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Perché milioni di cattolici ancora credono che Gesù sia riso

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Zret
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L’abbiamo accusato, difeso, scagionato, implorato, negato… Non manca chi attribuisce il male a Dio stesso. Così in Lamentazioni 3:38 si legge “Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse le sventure e il bene?” Il profeta Amos (3:6) è d’accordo: “Risuona forse la tromba nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?” Sarà…

Assai più intelligente è l’idea di Schelling che, tentando di dar conto di ciò che nei conti non torna, ipotizzò che l’Assoluto contenesse in sé le tenebre stesse, con buona pace di Hegel e delle sue vacche nere. Quanto è diversa l’idea di Schelling, risultato di una speculazione sofferta ed interrogativa, rispetto al quietismo anestetico dei “filosofi” che proclamano “Tutto è uno”!

Secondo alcuni, il male è uno strumento per promuovere l’evoluzione umana. Se il dolore è un viatico dell’esistenza, un mezzo per l’introspezione, la conoscenza, persino il miglioramento di sé, la sua sovrabbondanza a nulla conduce, se non alla pazzia. Est modus in rebus: esiste una misura per tutte le cose. Eppure taluni non esitano a vedere il male ipertrofico ed assurdo come una sfida: vediamo per quanto resisti alle sevizie. Vediamo come va a finire: somma incongruenza per chi dovrebbe conoscere, se non il fine, almeno la fine.

Avremo l’umiltà di ammettere che il male eccessivo non trova né giustificazione né motivazione?

No! Ecco allora le legioni di teologi dilettanti che spiegano, disquisiscono, chiariscono, illustrano. “Il male ti serve per evolvere ed è una meravigliosa dimostrazione che esiste il libero arbitrio. Se tu non esistessero il bene ed il male, non saresti libero di scegliere. Se hai scelto il male, significa che sei libero di sbagliare, anche se poi ne pagherai le conseguenze, anzi già stai pagando perché il tuo karma è negativo. Che bello! L’universo è duale e nella dualità si esplica il dinamismo del cosmo. D’altronde lo yin e lo yang sono lì a dimostrare che ho ragione. Non vedi? Anche i Cinesi, prima dei geniali maestri della New age, avevano capito che tutto è basato sul magnifico contrasto tra bene e male, da cui provengono tutte le stupende atrocità che ti permettono di crescere: le guerre, le torture, le malattie, l’agonia, la morte, la fame, la sete, l’infelicità, la disperazione, le ingiustizie, le sopraffazioni… Che l’introduzione del male consuoni con il libero arbitrio, è petizione di principio, mentre il concetto di libero arbitrio è e può essere solo un postulato della ragion pratica. La vera libertà è scegliere il bene: i malvagi sono schiavi. Non a caso, il termine cattivo deriva da “captivus diaboli”, prigioniero del diavolo. E’ difficile comprendere come un prigioniero possa essere libero.

Aveva ragione Gerolamo: Venter plenus facile de ieuniis disputat, ossia “Quelli che hanno la pancia piena facilmente disquisiscono di digiuni”. Quindi chi, per un fortunato concorso di circostanze, nella sua vita, non è stato mai scuoiato da patimenti fisici e morali, ma semmai è stato solo lambito da qualche contrarietà, è subito pronto a spiegare origini e scopi del male. Invece di tacere, di fronte all’inquietante enigma, si offrono risposte tanto dozzinali, quanto categoriche. E’ così e basta. Dall’apologia del male all’apologia dei malfattori il passo è breve. Essi sono i nostri addestratori, anzi i nostri redentori: senza i tagliagole, quale possibilità avremmo di evolvere? Commossi, ringraziamo. Ringraziano in primis i seviziati che, rivolgendosi ai loro benevolentissimi carnefici, chiedono: “Raddoppia i supplizi , intensifica la brutalità: in questo modo ci assottiglierai il karma”. [1]

Insomma, siamo noi ignoranti che non comprendiamo: i campi di battaglia pieni di soldati semivivi maciullati e ridotti a moncherini, gli ospizi dove gli anziani si riempiono di piaghe purulente, le strade in cui le prostitute sono percosse in modo selvaggio dai protettori, le camere di tortura che echeggiano di grida laceranti, gli ospedali psichiatrici, albergo di un’umanità disfatta ed umiliata, le caserme dove le reclute subiscono vessazioni indicibili e, perché no? Gli strazi psicologici, tutto questo e molto altro ancora – non ce ne eravamo accorti, a causa di un’imperdonabile distrazione – se non è l’Eden, è l’anticamera del Paradiso. Neanche Jacopone da Todi era così autolesionista.

[1] Ha scritto l’amica Ginger sulle folli motivazioni di Hidden hand: “Male intenzionale chiama male e non si capisce come questo potrebbe mai condurre al bene. Chi ordina il male o lo procura ad altri, lo riceva in cambio. Siamo già abbastanza bravi a farci del male con le nostre stesse mani, certe volte. Rifiuto di dar credito alle entità propagandate che si professano in diritto di giudicare i vivi ed i morti. Tutti abbiamo il nostro margine di miglioramento, forse siamo proprio qua per questo ma la strada non è quella prospettata dal fantasioso Hidden hand e dalle sue "muse ispiratrici". Mi spiace per lui e per chi ci crede".

Si abbia la compiacenza di rispondere agli strazianti interrogativi sul Male con l’unica parola che non risulterà falsa, stonata, insincera: il silenzio.


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Zret
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Guido Pagliarino, nel saggio “Cristianesimo e Gnosticismo 2000 anni di sfida”, riporta la dottrina di Tolomeo, teologo gnostico-cristiano, di scuola valentiniana.[1]

Scrive l’autore: “Per Tolomeo, Cristo ha, oltre allo Spirito, un corpo psichico, non carnale, ma neppure solo apparente, in quanto è dotato di reale anima (psiche) umana, per cui possono essere salvati gli psichici oltre agli spirituali: secondo lui, solo i materiali (ilici) cadono senz’altro nel nulla. Anche per Tolomeo, quindi come per tutti gli gnostici, l’immortalità dei salvati da Cristo non è quella cristiana in corpo ed anima; anzi, come vedremo parlando di Paolo, quella di un corpo animale psichico trasformato in corpo spirituale glorioso. Secondo Tolomeo, Dio è Uno e si devono considerare inesistenti Abisso e Silenzio predicati da Valentino. Il Demiurgo è buono anche se, potremmo dire, pasticcione: non è in grado di realizzare, pur con ottima intenzione, il mondo che è nella mente dell’Uno. L’ha fatto maligno per avventatezza, non apposta, un po’ come certi piccoli che vogliono di nascosto imitare la madre in cucina e vi combinano qualche guaio”.

Come si comprende dai lineamenti della dottrina elaborata da Tolomeo, la presenza del male è spiegata, delineando un Demiurgo imperfetto e maldestro. In questo modo non solo si scagiona Dio (l’Uno), ma pure l’artefice del mondo considerato, invece, malvagio da alcune frange gnostiche e talora identificato con YHWH. La teologia di Tolomeo implica una visione entropica del processo creativo che genera una realtà inferiore all’idea primigenia: uno scollamento ontologico separa l’archetipo dalla materia, secondo un quadro che si ritrova nel Neoplatonismo e, più in generale, in tutte le fiosofie incentrate sul concetto di emanazione. Il male è dunque, per così dire, non tenebra, ma luce molto fioca.

E’ una delle tante congetture che – ne sono conscio – molti reputeranno una bestemmia più che un’eresia: la visione di un Dio incompiuto, non onnipotente è un escamotage teorico per tentare di chiarire il mysterium iniquitatis o contiene un’intuizione corretta? Un Dio simile è ipotizzato da alcuni scienziati: essi ritengono che la Mente cosmica, per evolvere, per diventare cosciente di sé, abbisogni di esperire lo spazio-tempo, di proiettarsi nella dimensione fisica. Solo, postulando un Essere siffatto, ha senso riferirsi al concetto di evoluzione, poiché è palese che un Dio perfetto non esige alcuno sviluppo. Il cosmo stesso diventa la palestra in cui ci si allena per un salto evolutivo: chiuso un ciclo, se ne apre un altro ad un livello superiore, fino a quando il Tutto non culmina nel Compimento e nella Quiete. E’ un pensiero ragionevole o l’essere tende, a mo’ di asintoto, verso una Perfezione intangibile? Sono supposizioni che producono una gragnuola di domande, creando più aporie di quante ne “risolvano”, con il modello evolutivo che si oppone alla teoria dell’involuzione. (Si pensi a Fiorella Rustici).

Forse non ha torto il filosofo Pareyson, secondo cui il male abita nel cuore stesso dell’universo. Ogni teodicea, più che una giustificazione della sofferenza, è una difesa di Dio: difficile stabilire chi sia l’avvocato migliore.


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"Ecco allora le legioni di teologi dilettanti che spiegano, disquisiscono, chiariscono, illustrano. “Il male ti serve per evolvere ed è una meravigliosa dimostrazione che esiste il libero arbitrio."

Su questo sono d'accordo, sono dilettanti, e pure allo sbaraglio, perchè sempre immersi in questo "struggimento" dell'anima che riguarda il Male, cioè un qualcosa che non esiste come Realtà ma, da un certo punto di vista, hanno ragione, quello che viene identificato come Male costituisce esperienza e lo spirito lo rende funzionale al suo percorso.
E' necessario il "male"? Non è necessario, più che altro è inevitabile data la natura umana, ma esiste quindi lo si sfrutta a scopo di crescita.

Queste affermazioni sottoriportate possono già dirsi di un qualche pregio, se non fosse che contengono il soggetto sbagliato, non è Dio che deve divenire cosciente di sè.

"Un Dio simile è ipotizzato da alcuni scienziati: essi ritengono che la Mente cosmica, per evolvere, per diventare cosciente di sé, abbisogni di esperire lo spazio-tempo, di proiettarsi nella dimensione fisica. Solo, postulando un Essere siffatto, ha senso riferirsi al concetto di evoluzione, poiché è palese che un Dio perfetto non esige alcuno sviluppo."


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Zret
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Difficile trovare una "filosofia" che abbia causato più danni della New age.


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La New Age è, a mio avviso, una accozzaglia di rimasugli sottratti qua e là.

E' comunque difficile anche trovare una filosofia non New Age che goda di un qualche significante di verità.


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Zret
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Molti pensatori si sono interrogati sulla causa della caduta primordiale e sulla sua natura. Di solito si ritiene che la creazione originariamente fosse perfetta, ma un'Intelligenza emanata da Dio, dotata di libero arbitrio, decise di ribellarsi. Pungolata da superbia e da invidia, questa Intelligenza, che possiamo anche chiamare Lucifero, non ricambiando l'amore effuso dall'Essere supremo, si chiuse in un orgoglio impenetrabile. Fu la catastrofe: le tenebre cominciarono a dilagare e parte dell'universo si corruppe.

Nelle varie correnti gnostiche fu il Demiurgo, di solito identificato con YHWH, a creare la materia: la materia, in quanto tale, è involuzione, poiché è emanazione di un essere inferiore al vero Dio.

Qualcosa accadde: un atto di insubordinazione o una scelta arbitraria. La caduta tuttavia si potrebbe ritenere consustanziale all'emanazione o creazione nello spazio-tempo: infatti il tempo, per sua stessa natura, è strappo, degenerazione. L'errore allora sarebbe nella protrusione dell'essere nell'esistere, un quid inevitabile, originario. Il peccato originale è nell'origine, in nuce.

Altri reputano che la creazione fosse perfetta fino a quando Lucifero o Satana (che poi Lucifero e Satana non siano la stessa entità nell'ambito di queste frammentarie note è di poco momento) tentò i progenitori, promettendo loro che non sarebbero morti, se avessero mangiato il frutto che cresceva sull'Albero della Conoscenza. Pertanto la responsabilità del Male deve essere attribuita ai protoplasti. Questa interpretazione non riesce a dar conto del motivo per cui Lucifero (o chi per lui) abbia potuto, animato da intenti malevoli, istigare Adamo ed Eva a compiere il peccato originale, dacché, prima di questo peccato, il Male non era ancora entrato nel mondo.

Sia come sia, è palese che è arduo elaborare una "teoria" unitaria della caduta primordiale. Le diverse spiegazioni non solo non paiono convergere verso un fulcro, ma sono anche in buona misura incompatibili. In questo modo la vera scaturigine della deviazione ci resta in gran parte ignota e sorge pure il dubbio che un’irrazionalità alligni nel cuore dell’essere: è un’irrazionalità, le cui tangibili e crudeli conseguenze sfidano qualsiasi tentativo ermeneutico, poiché è come il rapporto tra il lato e la diagonale del quadrato.

Recentemente Fiorella Rustici ha congetturato che la deiezione sia solo in un secondo momento il risultato dell'hybris dimostrata da esseri emanati da Dio: infatti nel principio si annida un cedimento ontologico, dovuto ad una sorta di incoscienza ancestrale.

Se proviamo ad estendere il discorso alla cosmologia, notiamo che l'entropia è assimilabile al progressivo ed ineluttabile decadimento del manifesto, sebbene il movimento entropico sia contraddetto da fenomeni sintropici, tracce di un'invisibile armonia. Quanto più si procede lungo la linea (o linee?) cronologica, tanto più ci si allontana dalla perfezione primigenia, come di un suono, a notevole distanza, giunge solo una debole eco.

Il processo di palingenesi comincerà solo quando la creazione avrà toccato il punto infimo. Solo nel buio può risplendere la luce e soltanto nella più dura disperazione può germogliare il seme della speranza. Forse.


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Buoni spunti, lasciando perdere la sciocchezza dell'angelo ribelle, del satana, della tentazione e del Male.

Ma in base a quale criterio la si dovrebbe ritenere "caduta e allontanamento" o anche "deiezione"?

Intendo, piuttosto che un atto di amore, nell'aver "creato" individualità dotate di coscienza e nell'aver loro assicurato la vita eterna proprio attraverso il percorso eterno della conoscenza?


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Giovina
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La creazione non e’ perfetta senza auto-coscienza.
L’uomo dell’Eden non ha partecipato alla sua creazione.
Il male o Lucifero stimola l’uomo alla ribellione e all’emancipazione dal padre, alla indipendenza e alla ricerca e conquista finale della verita’ unica.
Nel paradosso della imperfezione o “passo falso” della creazione, insegnano le dottrine misteriche, e’ contenuto il segreto del dono della potenzialita della liberta’ da parte di Dio all’uomo.
Lucifero e' una entita' che l’uomo stesso potra’ redimere sfruttando l’istinto di ribellione e superiorita’, non facendosi soverchiare, per fini altamente umani e universali piuttosto che per la sua stessa distruzione soprattutto interiore.

Allato di Lucifero e' Satana, il tentatore della materia, del potere materiale. Anche qui non bisogna demonizzare la materia (ivi compreso il proprio corpo), ne' ritenerla "sconsacrata" a favore dello Spirito, piuttosto l'uomo non deve farsi dominare da essa e asservirvisi escludendo la sua controparte interiore.
A Dio quel che e' di Dio e a Cesare quel che e' di Cesare.

L'uomo e' chiamato ad essere in equilibrio al centro, tra la tentazione del suo istinto di superiorita', narcisismo, e quella della brama per il possesso e il potere materiale: l'esempio del Cristo e' di aiuto all'uomo che cerca.

Non credo sia corretto, al di la' delle manipolazioni che possono essere state fatte ai vangeli, aggiustarsi personalmente e arbitrariamente i grandi Misteri, esempio quello di Maria e della Resurrezione, li' offerti all'uomo, quando non si riesce ad accettarli o a farli accettare.


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MM
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Mi è piaciuta come analisi, più vicina alla antica dottrina, pur io vedendo le cose diversamente, ad esempio qui:

"Anche qui non bisogna demonizzare la materia (ivi compreso il proprio corpo), ne' ritenerla "sconsacrata" a favore dello Spirito, piuttosto l'uomo non deve farsi dominare da essa e asservirvisi escludendo la sua controparte interiore".

La materia non ha alcunché di demoniaco e, nel suo principio, è anch'essa eterna.
Certe facoltà dell'uomo esistono solo perché vi si è "aggregata", incarnata, l'entità spirituale, in altro modo essa resterebbe a livello puramente animale e anche per questo non le si può dare alcun carattere di sacralità poiché, se qualcosa di "sacro" vi è questa è l'esperienza dello spirito in essa e non la struttura di carne.

Può essere forse considerato "sacro" lo spirito, e infatti ha carattere eterno nella sua individualità, non è soggetto a malattia e morte, possiede la capacità di esperire ed evolvere.

Per quanto riguarda i "Misteri", senza alcuna intenzione di offendere nessuno, dopo averli indagati li ho rifiutati perchè non ne vedo, non ne avverto e non ne percepisco un senso che non sia manipolatorio.
La figura di Maria non trova in alcun contesto un significato che possa andare oltre il ruolo di madre di un essere di carne, un uomo, in cui si è incarnata una entità di straordinaria evoluzione, non svolge alcun ruolo nel messaggio portato e lasciato da quell'uomo, non svolge alcuna funzione. Brava donna, santa, quel che si vuole, ma semplice donna come ogni altra.

Per quanto riguarda la resurrezione, essa non trova un significato di alcun rilievo nel mio pensiero perché, morto e risorto che sia, stremato e rigenerato che sia, nulla cambia nella mia "visione" del Cristo, nulla gli toglie e nulla gli aggiunge.

Li reputo fenomeni da baraccone di nessuna rilevanza che non sia quella di suggestionare le menti per dominarle, ad esempio da parte di poteri temporali come le religioni o alcune dottrine similari.

Infine, una domanda: per quale motivo e per quale ragione si dovrebbe "accettare" un Mistero quando lo si ritenga un falso?

Con ciò non intendo che gli si debba muovere guerra, cosa che non rientra per nulla nelle mie intenzioni, né che si debba offendere e insultare o deridere che in essi crede, ma per quale motivo, io personalmente, dovrei accettare quel o quei misteri oppure non sentirmi libero di valutarli come un falso, dato che questa è una convinzione che nasce dalla mia personale esperienza?
Cosa conseguirebbe dalla mia mancata accettazione? Devo sentirmi in qualche modo vincolato e inibito nella espressione del mio pensiero?

Non che sia un problema, è solo per capire.

Ho già chiarito che, a mio avviso, il Vangelo è scarsamente manipolato nella sua essenza trattandosi di un messaggio chiaro e semplice, in fondo, al di là di qualche orpello e fronzolo di troppo ma si può ritenerlo genuino, diciamo.

Quel che è invece tutto manipolato è l'AT, rimaneggiato, reinterpretato in base ai comodi e ai piaceri del momento, inventato, in pratica.


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Giovina
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Mi sono piaciute anche molte cose da te scritte nei precedenti interventi.

Restando sempre sempre fermo il fatto che ognuno e’ libero di accettare e contestare cio’ che si desidera e si pensa giusto o piu’ opportuno, quel che volevo invece dire e’ che l’analisi e l’approccio “scientifico”, e’ sempre indicato.

Sul mistero non volevo portare le ragioni del dogmatismo quanto piuttosto proprio l’atteggiamento del rispetto di colui che cerca, nei confronti di cio’ che di celato puo’ di piu’ svelarglisi se non si fa condizionare dal preconcetto per esempio moralistico e provocatorio cattolico che appunto impone la credenza a prescindere.
Resta sempre che le nostre teorie intorno a determinati Misteri contenuti nei libri sacri restano nostre teorie.

Senza offesa, ma mi sembra un po’ azzardato ridurre alla nostra portata il Mistero della Madre che tra l’altro e’ presente nelle piu’ grandi religioni. Tu stesso hai rilevato l’importanza del mistero solare individuabile nelle altre religioni. Se tu hai deciso che determinati"Misteri" siano sciocchezze e manipolazioni questo e' certamente un tuo dirittto, che non contesto affatto. Il mio approccio e' diverso, piu' neutro diciamo, cio' non significa che un domani io non debba arrivare alle tue stesse conclusioni.

Letteralmente possiamo certamente dire che Maria era semplice madre.
Cosi’ “semplice” che conformo’ la sua vita, la sua anima alla perfezione e alla purezza per poter accogliere il divino. Non mi sembra cosa tanto comune, essere cioe’ veramente “semplici”, perfetti e puri per un compito tanto eccezionale. Questo narrano i testi sacri. Io non vi ho aggiunto nulla.
Di mio posso dire che come Cristo e’ l’esempio per l’uomo cosi’ sua Madre e’ esempio per la nostra anima che dovrebbe modellarsi per poter accogliere il Divino, la Verita’. Si potrebbe dire che chi trova il Cristo trova la Madre e chi trova la Madre trova il Cristo, come se fossero la stessa cosa: certamente sono discussioni queste molto belle e interessanti ma difficili da dialettizzare.

La sapienza e l’amore che ci rimanda il Mistero della Madre si offrono alla nostra intelligenza e anche al nostro cuore, piuttosto che al solo semplice nostro raziocinio. D’altronde lo stesso Cristo, come narrano i Vangeli, dalla Croce disse a sua madre: “Donna, ecco tuo figlio". Poi disse al discepolo che piu’ amava: "Ecco tua madre".

Bene, mi fermo qui, non vorrei urtare qualcuno allergico a determinati argomenti religiosi, anzi, riconosco che la discussione ha incontrato piu’ rispetto di quanto si poteva immaginare.
Ciao e grazie.


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Mi trovo molto d'accordo su gran parte di quanto hai scritto.

Ottimo questo spunto, degno di profonda riflessione:

"Cosi’ “semplice” che conformo’ la sua vita, la sua anima alla perfezione e alla purezza per poter accogliere il divino. Non mi sembra cosa tanto comune, essere cioe’ veramente “semplici”, perfetti e puri per un compito tanto eccezionale. Questo narrano i testi sacri. Io non vi ho aggiunto nulla.
Di mio posso dire che come Cristo e’ l’esempio per l’uomo cosi’ sua Madre e’ esempio per la nostra anima che dovrebbe modellarsi per poter accogliere il Divino, la Verita’. Si potrebbe dire che chi trova il Cristo trova la Madre e chi trova la Madre trova il Cristo, come se fossero la stessa cosa: certamente sono discussioni queste molto belle e interessanti ma difficili da dialettizzare."

Senza nulla togliere al Cristo nè alla figura della donna e della madre (intendo qualsiasi donna e qualsiasi madre), vorrei solo aggiungere e, se concesso, aggiustare il tiro, per così dire, al fine di "restituire" giustizia, nel senso che ogni donna ha in sè il divino e, al momento del concepimento, ogni donna accoglie il divino in sè.
Che Maria fosse madre vergine o che fosse madre in modo naturale normale, biologico, nella mia visione nulla cambia e soprattutto nulla toglie a questo. E' un evento in cui la donna accoglie il divino, poiché portatrice di un essere il quale è comunque emanazione divina e che "ospiterà", dal 3 o 4 mese di gravidanza, l'entità spirituale che viene a percorrere il mondo umano, materiale, e per quante brutture e storture siano in atto nel mondo, questa entità viene a qualificarlo, questo mondo, a renderlo degno di amorevole attenzione divina.

Nel mio convincimento, per quel che è la mia esperienza, per quanto questo mondo possa apparire anche terribile, terrificante, in certe sue crude realtà e manifestazioni, per quanto possa apparire orrendo, crudele e dissennato, esso è una manifestazione del Dio, esso è un mondo dove entità spirituali di origine divina vengono a conoscere la loro divinità, a riscoprirla, sia pure a livelli minimi, infimi, non è questo ciò che importa, quel che importa è la meraviglia di tali processi di vita.
Ed è una meraviglia che davvero parla di infinito e di eternità.

Ciao Giovina e grazie a te.


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Coilli
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I vangeli narrano vicende di due millenni fa. Gesù parlava a pescatori, contadini, allevatori. Persone semplici senza istruzione. Parlava per metafore. Messaggi semplici. Messaggi che un umile ed analfabeta pecoraio capiva al volo. Oggi orde di teologi e scienziati, studiosi e archeologi non li comprendono. Addirittura il vaticano ha istituito la pontificia commissione biblica che dà le interpretazioni "corrette" delle scritture. C'è da ridere per non piangere. Sono metafore non telecronache. La resurrezione, l'ascesa al cielo, la verginità di Maria, la guarigione del cieco e dello storpio sono metafore. La verginità potrebbe essere sinonimo di purezza d'animo, di amore sincero, non bisogna andare a pensare all'imene. Il cieco magari ci vedeva benissimo ma non "vedeva" il vero significato della vita.
Io sento questo.
Saluti.


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Giovina
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Non faccio certo questione di questo o di quello. Non si tratta di cio'.
Noi poi non eravamo li a quel tempo, come Tommaso per esempio, a mettere il dito nella piaga del costato del Cristo (Risorto, lo porta il Vangelo), o a ricevere l’ Angelo e ascoltarne l’ Annunciazione.

Il mio approccio vuole essere il piu’ “onesto” possibile. Se mi accosto ai Vangeli e accolgo il Concetto del Cristo, io "accolgo" o almeno non nego, anche tutto il resto, non seziono, non amputo, non estrapolo, non sostituisco.

Non decido io della verginita' completa di Maria, ne' del riacquisto della vista da parte del cieco nato, che di questo si parla nel Vangelo e non di cose che vi immetto io ( Sebbene possa essere un mio diritto contestare qualcosa, rifiutare e aggiungere di mio).

Se guardo un albero, una casa, una persona davanti a me, non sostituisco con la mia immaginazione le parti rimaste nascoste alla mia vista, e se lo faccio certo cio’ che vi ho aggiunto e’ semplice speculazione e non so quanto piu’ aiutarmi o danneggiarmi nella conoscenza, nella comprensione del reale oggetto di studio davanti a me, lo sapro’ quando, e se, avro’ assunto tutti i punti di osservazione.

Comunque in questi contesti spirituali, gia’ mettersi in attenzione e in “ascolto” , a prescindere dalla comprensione parziale o totale che possiamo conseguire, a prescindere dalla nostra “onesta'” o scientificita’ d’approccio, e’ tantissimo.

Buongiorno e buona domenica.


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MM
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Una visione più profonda, diciamo più "articolata" del potenziale dello spirito e delle capacità che questa struttura divina, eterna, può esprimere a certi livelli la si può ottenere indagando parti delle antiche dottrine, si può pensare ad esempio di avvicinarsi ad una lettura, su cui riflettere con attenzione e senza pregiudizi, come il bhagavad gita nel mahabharata, per certi aspetti illuminanti.
La facoltà o capacità di restituire salute, vista al cieco, gambe allo storpio non è in realtà nulla di così astruso quando si tratta di entità di evoluzione tale da rappresentare esse stesse la Legge, sono "poteri naturali" dello spirito giunto a quel livello, per così dire.
La materia non è altro che energia ed essa può essere gestita, destrutturata, ristrutturata, fino a un certo punto.
Così come, ad una entità del livello del Cristo, apparteneva la possibilità di "resuscitare" morti.
Di alcuni fenomeni particolari di guarigione, nel mio peregrinare nel percorso della ricerca, sono stato io stesso testimone in un paio di occasioni nell'India e in Tibet.

Gesù parlava a pescatori, contadini, allevatori, in pubblico, è ovvio, e nel "segreto" parlava e insegnava a iniziati e maestri.


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Giovina
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Gesù parlava a pescatori, contadini, allevatori, in pubblico, è ovvio, e nel "segreto" parlava e insegnava a iniziati e maestri.

🙂 Volevo aggiungere tante altre cose, anche questa.
L'uomo e' chiamato all'iniziazione e a comprendere dunque quello che di piu' e di sempre vero puo' contenere la prima verita' che ci coglie nel verbo, nellaparola. In tutti noi ci sara' sempre il discepolo e il maestro in divenire.

Il testamento al momento della crocifissione comunque, che prima ho riportato, a me colpisce sempre profondamente, perche' e' un richiamo al lavoro interiore dell'anima nei flutti dell' esistenza materiale, per non soccombere, per conquistare la forza e la volonta' dell'IO.

Anche qui l'esempio della missione del Cristo e' forte:
"Prima che Abramo fosse, Io Sono."

Noi siamo chiamati a rispondere alla stessa domanda (Chi sei tu?), ma secondo verita', ossia siamo chiamati a "incarnare", a sostanziare quelle potenti parole, non solo a pronunciarle astrattamente.
E non c'e' liberta' piu' grande, ossia il poterlo scegliere e tentare, di "Essere", oppure liberi di non essere o di desiderare di rientrare nell'eden dove non si aveva contezza ne' vera percezione di se' ne' dell'altro.
E scegliere di essere non si riduce a un sogno o a una immaginazione, si tratta di un lavoro concreto incessante e quotidiano, come il respiro e' fondamento ritmico e fedele della vita.

Molte entita' sante ha avuto in dono l'umanita' ma nessuna grande come il Cristo.


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