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Perché milioni di cattolici ancora credono che Gesù sia riso

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E' un lavoro eterno, infatti e, come già scritto, anche questo assicura l'eternità della esistenza.

Si narra nelle dottrine di entità di enorme evoluzione che sono venute in Terra a lasciare messaggi, in tempi passati.

In India vengono definite Avatara, manifestazioni del Dio in Terra, con diversi livelli, ad esempio dai Maha Avatara (in numero di 10) al Kalki Avatara (decima e ultima incarnazione, la "maggiore" per così dire).

Quel che pare certo è che l'entità Cristo, per quel che era la sua evoluzione e nei confronti di un essere umano comune, medio, poteva ben essere considerato un "Dio" ed è difficile trovare riscontro alcuno, sia storico che immaginario, diciamo, sia pure anche mitologico, di entità di pari levatura, nel rapporto quali-quantitativo, per usare un termine poco consono.

E' comunque chiaro quanto sia difficile accettare queste cose, data la natura spesso così depressa, sofferente, triste, affannata e stressata e afflitta di un essere umano che, particolarmente di questi tempi, è già da considerarsi un vero e proprio miracolo se riesce a reggersi in piedi e a deambulare.
Un vissuto simile genera insofferenza e si vive tutto con un senso di smarrimento, di coercizione e di ingiustizia che portano a "ribellarsi", appunto, a qualsiasi teoria o ipotesi che presenti simili possibilità.

E' un mondo in cui non è facile trovare il senso delle cose, in verità.


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Giovina
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E' un mondo difficile. Si soffre molto.
No. Non abbiamo certo nessuno la pretesa di insegnare nulla a chichessia..
Condividiamo dei pensieri.


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MM
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La partecipazione, la condivisione, è uno dei motivi, diciamo una delle lezioni che lo spirito viene ad apprendere, il lavoro di squadra, di gruppo, la comunità, l'esercizio di se stessi in un ambiente di tanti se stessi.

Non vi è necessità di sviscerare alcun mistero di chissà quale natura, a mio avviso, al fine di comprendere quali siano i motivi per cui uno spirito decide di incarnarsi, è sufficiente osservare quali siano le metodiche di questa struttura terrena, umana.
La pazienza, ad esempio, pare essere una delle esperienze fondamentali per lo spirito, tutto il lavoro e gli aspetti pratici e psichici che ruotano attorno ad essa sono di grande interesse per lo spirito, lo fanno crescere più di tante altre esperienze, anche perché la pazienza deve venire continuamente esercitata, vuoi per le code agli sportelli o in autostrada, vuoi per una malattia vuoi, in generale, per aver a che fare con la gente, familiari, conosciuti e sconosciuti, mariti, mogli, figli, genitori anziani da accudire, per avere a che fare, proprio, con la vita umana. In ogni aspetto della vita umana si trova questo fenomeno della pazienza da avere, da coltivare, da esercitare volenti o nolenti.
Il suo significato è molto importante.

E' un mondo difficile e si soffre molto, di questo ho ampia esperienza e lo dico senza alcuna presunzione ma come dato di fatto, d'altra parte è esperienza piuttosto comune. Malattia, traumi, drammi, difficoltà di ogni tipo.
Per mia buona fortuna sono di estrazione contadina e per altrettanta buona fortuna, pur non possedendo età veneranda, sono nato in una famiglia molto povera, una casa dove mancavano i normali servizi di gas, acqua, elettricità, non vi era televisore, il gabinetto si trovava all'esterno, ci si lavava con il secchio di acqua, non c'era automobile e si era lontani dal centro abitato, questo fino all'età dei 9-10 anni e i ricordi sono ancora molto presenti e chiari. I miei compagni di gioco erano anatre, galline, gatti e cani anche di passaggio.

Questo mi consente tuttora di godere pienamente del "pane quotidiano", di due parole spese con amici, di una passeggiata nel bosco, ogni tanto della compagnia un minimo amorevole di una donna. Sono cose che non mi fanno avvertire la mancanza dei rombi di tuono e dei cieli che si aprono alla discesa di entità angeliche dotate di spade di fuoco con cui uccidono i draghi del Male.
Queste radici conservano anche il mio naturale aspetto animale, che non intendo affatto abbandonare e per cui, sia pure da considerarsi volgare se lo si vuole, ancora trovo grandemente soddisfacente il semplice atto della minzione all'aperto e l'emissione di un sonoro rutto mi procura gioia.
Posseggo ancora buona vista per vedere, gambe per camminare, naso per odorare, denti per mangiare e due lire per pagare le tasse.

Tutto questo, per me, è già dono divino, non mi serve la "Grazia" nè il miracolo, è già un miracolo la vita in sé, sia pure spesso sommamente cattiva, per così dire.


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Giovina
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Non si tratta di sviscerare, ma quantomeno di non trarne interpretazioni arbitrarie.
La vita e’ maestra ma accanto a essa lo Spirito deve prendere il suo legittimo posto di osservatore ed autore, in primis di Se’ , e del suo pensare, in difetto nessuna esperienza o karma di vita che dir si voglia possono donare la soluzione, per non usare parole abusate quali “salvezza”, “liberazione”, “elevazione”….
Percio’ nessuna contrapposizione ma intreccio consapevole ed armonico dell’esperienza concreta interiore con quella esteriore che la vita ci offre.
Poi alla fine e’ bene sempre rimarcare la differenza tra studio dei testi sacri e pratica interiore.

Anche io sono di estrazione contadina, mia madre ogni sera quando torno dal lavoro e passo un po’ di tempo con lei mi racconta di quando con la sua famiglia era a mezzadria, ma prima ancora nemmeno a quella, quasi schiavi, nomadi e poveri da un possidente terriero all’altro.
A volte racconta dei fatti cosi’ tristi del suo papa’ e della sua mamma e aggiunge: “Oggi invece abbiamo tante di quelle cose incredibili, se riuscissero gli antichi!” Allora quando sento queste cose distolgo per un po’ lo sguardo dalla mia fatica di vivere, dal mio istinto di indipendenza e ribellione contro le ingiustizie e le sopraffazioni, e riprendo coraggio per agire e reagire sempre, ma con piu’ equilibrio e con piu’ discernimento.

Qui e’ rinfrescato e non so da voi, e’ davvero una splendida domenica.


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Zret
 Zret
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Quale potrebbe essere la direzione? Che cosa potrebbe essere il sacro?

Potrebbe essere la coscienza del non-tempo, quando tutte le cose erano in accordo, in pace con sé stesse, prima che la percezione del passato e del futuro precipitasse l’uomo nel baratro del rimpianto, nell’inferno della speranza.

Alcuni decenni or sono, gli Aborigeni australiani, prima di entrare in contatto con gli Europei, gli uomini dell’orologio, non avevano alcuna nozione né del tempo trascorso né delll’avvenire. Il loro mondo era ancora avvolto nella luce ovattata dell’”Età del sogno”…


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Zret
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La caduta è nell'essere che, dimenticando se stesso, si proietta nell' esistenza, che è letteralmente "essere fuori". Questa potrebbe essere un'interpretazione. La creazione implica una distruzione, come lo scultore che plasma un capolavoro scavando il marmo. Questo, se intendiamo riferirci alla creazione.


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MM
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Una parola, sia pure abusata, definisce abbastanza bene questi concetti: Maya.

"Non si tratta di sviscerare, ma quantomeno di non trarne interpretazioni arbitrarie."

Intendevo, Giovina, che se si osservano le cose in maniera un poco semplice, senza porsi in tenuta filosofica e misteriosofica, senza avere la pretesa di interpretare con chissà quali artifizi mentali le cose del mondo, senza crearsi da se stessi tanti limiti, pensando che necessiti chissà quale dono o potere per essere in grado di "vedere" le verità della vita, della carne e dello spirito, allora si può vederle, nelle cose piccole, nelle cose di ogni giorno, nella carne, nelle dinamiche del mondo umano.


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Giovina
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No, non mi riferivo ad artifizi mentali.
Ma proprio alla attivita' piu' semplice e possibile dell'uomo, spesso ignorata. che e' appunto quella della presenza e della coscienza di se'.
Semplice ma nello stesso tempo difficile e faticosa, dura da attuare quotidianamente.


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MM
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Questo perché il "mondo" opera distrazione continua, ansie, problemi, dolori, affanni, afflizioni, tentazioni anche, gioie mondane diciamo che però tengono vicini al mondo e lontani da se stessi.


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Giovina
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Affinche' si scelga di riavvicinarsi in maniera consapevole a se' stessi e si conquisti le necessarie virtu' o qualita' necessarie a dominare, non ad annientare, la nostra natura e quella del mondo.
La nostra attenzione quotidiana tende tutta all'esterno, come due mani che cercano di trattenere un muro che ci sta crollando addosso.

E' necessario riequilibrare ed operare una inversione e una educazione del nostro pensare, per ora questo si attiva di riflesso ad ogni sollecitazione esterna, per quanto noi ci si illuda di poter essere presenti a noi stessi, non e' cosi'. Il nostro pensare vive di rendita e si attiva solo a posteriori a partire da concetti scontati o pronti, conosciuti, offertici dalla storia e dalle scienze, dalla cultura, dalle dottrine filosofiche e religiose.... e a partire dalla percezione immediata ma non completa delle cose e degli accadimenti.

Nessun artifizio ma concreti metodi e tecniche di sviluppo del proprio libero pensare e della percezione da tempo illusoriamente utilizzati nel proprio giusto libero modo....per ora il nostro Io e' privo del suo arto che e' il vero completo libero pensare, sebbene noi si sia convinti del contrario.
Sono "cose" che bisogna conquistare, con grande fatica e fedele dedizione.


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Zret
 Zret
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Giovina, non credi che esterno ed interno siano, in fondo, la stessa cosa, colta da differenti prospettive? E' come se si capovolgesse un quadro e si formasse un'altra immagine... inattesa.


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Solounintervento
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Giovina, hai illustrato in modo stupendamente semplice . Condivido totalmente tutto quello che hai scritto.


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MM
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Giovina, potrei sostituirti ai tanti pseudo e falsi guru che in ogni parte del mondo albergano e crescono come funghi, sicuro che il risultato sarebbe grandemente superiore, quantomeno valido, buono, sicuro, degno.

Tecniche, si, metodo, volontà.

L'attenzione, forma di energia potente, deve essere posta verso un determinato obiettivo, focalizzando.
La mente deve cessare e fare spazio all'osservatore, che per certi aspetti io chiamo "agente di causa".


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Zret
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Giovina, penso sia più giovevole un minuto intenso di ascolto dell'essere che un corso di mille ore per apprendere tecniche di meditazione. Certo è che non è facile.


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Giovina
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Giovina, non credi che esterno ed interno siano, in fondo, la stessa cosa, colta da differenti prospettive? E' come se si capovolgesse un quadro e si formasse un'altra immagine... inattesa.

Tutto e’ da riunire. Nel frattempo il tempo “esiste”, lo spazio “esiste”, per poter essere di nuovo risolti, non in ipotetiche terze quarte, quinte dimensioni, ma in Una.
Il pensare e’ cio’ che definisce la realta’, che la fa esistere, si puo’ osare di dire che la crea. Se il pensare non ci fosse non avremmo consapevolezza di nulla. E c’e’ una progressione di tempo e se vogliamo anche di spazio tra il pensare e qualsiasi oggetto del pensare. Questa e’ l’esperienza umana, conquistare e quindi meritare cio’ che gli e’ stato donato gratuitamente, se lo vuole.
Noi pensiamo molto e su molte cose ma mai sul pensare stesso: per questo la realta’ esterna si impone a noi come preponderante e primaria rispetto al pensare.


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