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TI - l'economia va bene


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http://www.gdp.ch/ticino-e-regioni/ticino/leconomia-ticinese-va-bene-id153087.html

Ticino
"L'economia ticinese va bene"
I risultati dell'inchiesta congiunturale della Camera di Commercio ticinese presentati oggi rilevano che il 69% delle aziende ticinesi considera di segno positivo l'anno 2016.

Red - 17 gennaio 2017

L’andamento generale degli affari registrato nel 2016 è stato considerato di segno positivo dal 69% delle aziende ticinesi (43% lo giudica soddisfacente, 26% buono). È il risultato dell'inchiesta congiunturale presentata oggi dalla Camera di commercio ticinese.

Malgrado le innegabili e note difficoltà di taluni settori (commercio su tutti) le tendenze generali restano quindi abbastanza buone. Occorre tuttavia sottolineare che il livello positivo si è attestato sostanzialmente sui valori del 2015, decisamente inferiori rispetto agli anni precedenti, anche a causa del franco forte. Le tendenze ticinesi sono comunque assolutamente in linea con le altre regioni svizzere e in taluni casi anche chiaramente migliori, grazie alla diversificazione del tessuto economico che permette di mantenere un certo equilibrio in caso di difficoltà settoriali. L’economia ticinese nel suo complesso, come quella svizzera, ha pertanto dimostrato una buona capacità di reazione in un contesto che, ricordiamo, ha vissuto nello spazio di otto anni tre crisi molto importanti (2008, 2011 e 2015).

Per quanto riguarda l’andamento futuro, per il primo semestre del 2017, il 67% delle aziende stima un andamento da soddisfacente (43%) a buono (24%), in linea con i valori attuali. Per il secondo semestre la percentuale resta identica. L’andamento degli affari risulta essere più stabile rispetto agli altri cantoni che hanno partecipato all’inchiesta (Ginevra, Neuchâtel e Vaud).

Attenzione particolare è stata rivolta al margine di autofinanziamento delle aziende, elemento poco spettacolare ma di cui da qualche anno si constata una certa erosione. Questo può essere preoccupante in prospettiva futura per la competivitità. Pure tale elemento si è attestato sui valori del 2015, con il 62% delle imprese ticinesi che lo considera di segno positivo (29% soddisfacente e 33% buono). E’ però innegabile il calo rispetto al periodo 2013/2014. Rimangono buoni i livelli di investimenti aziendali, fondamentali per la competitività e quindi anche per l’occupazione, con il 52% delle aziende che ha investito e il 49% che intende farlo nel 2017. L’evoluzione degli investimenti rimane costante, a dimostrazione del fatto che le aziende credono ancora nelle potenzialità del territorio.

Per quanto riguarda l’occupazione, nel 2016 si è registrata una stabilità dell’effettivo del personale (61% delle aziende). Nel 17% dei casi vi è stata una diminuzione e per il 22% un aumento, all’insegna di una certa stabilità globale. Per il 2017 ben il 79% delle imprese ticinesi prevede una stabilità dell’effettivo.

Le aziende hanno poi anche risposto a domande su temi specifici: l’innovazione, la digitalizzazione, la formazione professionale e gli Accordi bilaterali con l’Unione europea.

Sull’innovazione, il 60% delle imprese destina oltre il 15% (con punte di oltre il 70%) degli investimenti aziendali all’innovazione, il che rappresenta una cifra ragguardevole. Per quanto riguarda la digitalizzazione, essa modificherà le attività per il 56% delle imprese. I relativi investimenti nel digitale concernono i prodotti e i servizi (21%), i processi (26%) gli aspetti commerciali (30%) e l’organizzazione (23%). Importante è anche il fatto che l’80% delle aziende stima che con la digitalizzazione non vi saranno riduzioni del numero di impiegati, ciò che è molto confortante per il mercato del lavoro. La sensibilità su temi come l’innovazione e la digitalizzazione evidenzia come vi sia una buona base per affrontare i cambiamenti futuri.

Per quanto riguarda la formazione, il 40% delle aziende ha formato apprendisti negli ultimi tre anni o ne sta formando attualmente, il che può essere considerato un buon numero. Fra i motivi alla base della rinuncia a formare apprendisti figurano la scarsa conoscenza dei percorsi formativi (2%), la mancanza di infrastrutture (26%), i costi troppo elevati (5%), bisogni specifici difficili da soddisfare (15%), mancanza di tempo (50%), carichi troppo onerosi (5%) e l’assenza di formatori in azienda (27%). Mancanza di tempo e assenza di formatori in azienda sono elementi caratteristici delle piccole aziende, che costituiscono la grande maggioranza del tessuto aziendale cantonale. Non a caso si ritengono utili per migliorare la situazione un maggiore aiuto nelle pratiche amministrative (12%), corsi di formazione continua per formatori (29%), sostegno finanziario (48%), sostegno agli apprendisti in difficoltà (25%), cofinanziamento di un centro di formazione interna (22%) e strumenti di contatto e messa in relazione (9%). In un quadro tutto sommato positivo emerge la necessità di rafforzare ulteriormente la collaborazione fra economia e Stato per facilitare ulteriormente l’assunzione e la formazione di apprendisti.

Infine, sugli Accordi bilaterali con l’Unione europea, il 71% delle aziende ticinesi è direttamente toccato nel business quotidiano dal pacchetto complessivo degli accordi (non sono stati tenuti in considerazione fattori come la facilità di reclutamento del personale e altro, ma solo la realizzazione della cifra d’affari). Il 28% delle aziende molto toccate è sostanzialmente riconducibile alla proporzione di aziende che lavorano prevalentemente nell’export, mentre il 43% di chi si dichiara meno toccato raggruppa chi ha una parte di export massima del 20%, chi opera anche su altri mercati non UE e chi invece non esporta (o solo indirettamente) ma ha altre relazioni commerciali. Il 29% non risulta toccato. La proporzione delle conseguenze di un’eventuale caduta degli Accordi bilaterali resta quindi sostanzialmente la stessa, con il 72% delle aziende toccate (21% in modo grave e 51% con conseguenze limitate, mentre per il 28% non vi sarebbero conseguenze). Tenuto conto che l'UE rappresenta circa il 65% degli scambi commerciali con la Svizzera, tali cifre risultano pertanto coerenti.

Hanno partecipato all’inchiesta 281 aziende commerciali, industriali, artigianali e dei servizi associate alla Cc-Ti e da tempo presenti e ben radicate sul territorio cantonale, in rappresentanza dei 18'318 posti di lavoro in Ticino. Le aziende sono state suddivise in due gruppi: industria/artigianato (96 aziende) e servizi/commercio (185 imprese). Il campione di aziende è ormai consolidato da sette anni, per cui i risultati possono essere considerati attendibili e sono sempre confermati dalle analisi scientifiche sull’andamento economico condotte dagli istituti federali e cantonali specializzati. L’inchiesta mira a dare indicazioni sulle tendenze generali dell’economia ticinese e non intende sostituire analisi più mirate effettuate dai singoli settori economici, benché vi siano indicazioni generali sui due gruppi summenzionati.


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Qualcosa non torna:

ogni giorno entrano in Ticino al mattino e riescono la sera ben 65mila frontalieri.
Ammettendo che non facciano i turisti, dov'e' che lavorano, visto che la camera di commercio rappresenta solo 18 mila lavoratori?

Detto in altro modo: non e' che il grosso dell'economia sfugga all'attenzione della camera di commercio? O forse questi frontalieri lavorano tutti per lo stato, il parastato, la sanita' e la ristorazione?

Qualcuno mi illumina d'immenso?


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