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Castel Volturno, la prossima Rosarno


marcopa
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Castel Volturno, la prossima Rosarno
di Lia Bonelli

E’ davvero difficile leggere una lettera più disperata e cupa di quella scritta dal consiglio comunale di Castel Volturno al ministro Roberto Maroni. Il documento, approvato il primo ottobre, chiede al Viminale di espellere immediatamente i quindicimila migranti senza permesso di soggiorno che vivono e tentano di lavorare nella città campana. Nessun riferimento a Rosarno, eppure il modello invocato è chiaro: fare pulizia degli indesiderati perché gravano sulle spalle dei cittadini italiani onesti e già tartassati dalla criminalità organizzata, dai traffici di droga e dalla prostituzione.

Scrivono i consiglieri comunali della maggioranza di centrodestra: «La nostra comunità sta sprofondando sotto il peso dell’immigrazione non più sostenibile e vuole continuare a restare e vivere in una città che non sia più definita la Soweto italiana».
E difendono il sindaco Antonio Scalzone (Pdl) che si è opposto al monumento in memoria dei sei africani trucidati dalla camorra il 18 settembre 2008, voluto dai centri sociali, dalle associazioni cattoliche e dalla rete antirazzista. Scalzone li chiama «i professionisti della solidarietà», i «demagoghi». Sono quelli, prosegue la lettera, che continuano a dire che i migranti sono una risorsa mentre sono soltanto un problema: dormono in «porcilaie», non pagano le tasse, sono coinvolti nella mafia nigeriana e nella camorra.

La lettera però ripercorre la storia recente di Castel Volturno, che dopo il terremoto in Irpinia accolse migliaia di sfollati dall’indole criminale: «con loro trasferirono anche il loro bagaglio culturale, i loro drammi esistenziali di generazioni e la cosiddetta arte di arrangiarsi, infatti cominciammo subito ad avere lungo le strade le bancarelle di sigarette, furti di auto, furti in appartamenti ed una diffusa illegalità». Poi vennero i depuratori nel golfo di Napoli che però lasciarono inquinato il litorale domitano, poi venne la camorra, il traffico di esseri umani, la prostituzione. E infine, a cominciare dagli anni ’90, l’immigrazione. Un’immigrazione che arriva povera e rimane poverissima o peggio, ridotta in schiavitù, derelitta come molti abitanti di Castel Volturno.

In un territorio sconnesso, macilento e malato come la provincia casertana è inevitabile che l’arrivo di migliaia di persone bisognose di assistenza sia un problema, esattamente come è successo a Rosarno. Su questo Scalzone ha ragione. E il documento non è soltanto razzista ma è anche una testimonianza scritta di come la perseverante cattiva amministrazione del disagio porta inevitabilmente allo scoppio delle bombe sociali dove le vittime non sono soltanto i migranti.

Maroni, come Scalzone, spera di risolvere il malessere sociale eliminando soltanto uno strato, il più recente, dai territori corrosi dalla malgestione e dalla criminalità organizzata. Dopo Rosarno, il ministro leghista promise a Castel Volturno che avrebbe espulso i migranti illegali. A distanza di mesi la ricetta xenofoba non è stata ancora messa in atto, e ora la città chiede nuovamente aiuto.

Nel frattempo i migranti organizzano il primo sciopero degli schiavi in Italia: venerdì 7 ottobre andranno come sempre sulle strade del litorale a cercare lavoro nei cantieri e nei campi ma questa volta porteranno un cartello: “Non lavoro per meno di 50 euro”. Perché il lavoro schiavile costa addirittura meno che a Rosarno, dove gli africani raggranellavano 25 euro al giorno per dodici ore di fatica. Oggi, a pochi passi da Roma, le paghe degli schiavi arrivano a 15 euro, e c’è addirittura chi si vende per 5 euro. Cinque euro.

Dopo anni di incuria e abbandono, Castel Volturno si sta dividendo in due fazioni: da una parte il sindaco con una parte di cittadini, dall’altra i migranti con le associazioni antirazziste. In questo scenario pre-rosarnese è arrivato, come fosse attirato dal sangue dell’imminente battaglia (speriamo metaforica), il segretario di Forza Nuova. Ad un comizio Roberto Fiore ha detto che i problemi della città sono tre C: «Comunisti, clandestini e camorra». Il sindaco ringrazia.

E intanto sabato gli immigrati, i centri sociali, i padri comboniani e parte della società civile marceranno in città per chiedere maggiori diritti e aiuto per i più svantaggiati ovvero per i migranti. Ma dopo la lettura di quel documento disperato, è difficile stabilire chi sia il più svantaggiato a Castel Volturno.

Scarica il documento sull’immigrazione approvato dal consiglio comunale di Castel Volturno il primo ottobre

Fonte www.altronline.it


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