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Istat,Italia paese di vecchi e disoccupati.Meno scuola e ...


helios
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19/12/2013
Istat, più disoccupati fra i laureati
Tra i giovani di 25-29 anni il tasso di disoccupazione è meno elevato tra i diplomati. Annuario statistico 2013: “Italiani affezionati alla macchina e al pranzo in casa, ma i problemi maggiori sono traffico e parcheggio”

I laureati che, nel breve periodo, stanno peggio dei diplomati, il costo del lavoro dipendente giunto a quota 34 mila euro annui e pensioni pubbliche quasi doppie rispetto alle private. È quanto rileva l’Istat nell’Annuario statistico, che mette in luce diversi aspetti della vita degli italiani, dalla sfera lavorativa a quella privata.

Laureati e lavoro

Tra i giovani di 25-29 anni nel 2012 il tasso di disoccupazione dei laureati (19%) è risultato più elevato rispetto a quello dei diplomati (16,3%). Tra le ragioni ci sono sia «il più recente ingresso nel mercato del lavoro di coloro che hanno prolungato gli studi», sia «le crescenti difficoltà occupazionali dei più giovani, anche se in possesso di titolo elevato».

Il costo del lavoro

Per quanto riguarda il costo del lavoro, secondo le rilevazioni dell’Istituto basate su dati del 2010, arriverebbe di media a 34 mila euro. L’Istat spiega anche come il valore aumenti in «in funzione della dimensione aziendale». Ecco che si passa dai 24.500 euro delle microimprese, ai 38.600 delle medie, fino a 41.300 delle grandi aziende.

Il lavoro precario vale metà del fisso

E se il lavoro precario vale meno, circa la metà, rispetto a chi può vantare un posto fisso (le retribuzioni annue pro-capite si fermano per chi ha un contratto a termine a 15.633 euro, contro i 29.852 di chi è assunto a tempo indeterminato), è tra pubblico e privato che si hanno le differenze maggiori, per esempio per quanto riguarda le pensioni, con « importi medi annui delle prestazioni erogate nel comparto pubblico doppi rispetto a quelli delle pensioni erogate nel comparto privato e nell’ordine assumono valore pari a 21.951 e 11.023 euro».

Italiani affezionati al pranzo in casa

Per quanto riguarda le abitudini degli italiani, l’Istat rileva come i pasti veloci e fuori casa non piacciano agli italiani, con l’abitudine del pranzo a casa che «permette così una scelta degli alimenti e una composizione dei cibi e degli ingredienti più attenta rispetto ai pasti consumati fuori casa». I più affezionati al pranzo in famiglia restano gli abitanti del Mezzogiorno (84,7%) poi quelli del Centro (69,5%) e infine quelli del Nord (68,4%).

E se anche l’automobile «è il mezzo di trasporto privato maggiormente utilizzato, sia dagli studenti, come passeggeri (34,9%), sia dagli occupati, come conducenti (68,9%)», gli italiani mettono al primo posto dei problemi ambientali più sentiti il traffico, il parcheggio difficile e lo smog.

I dati mostrano che il traffico è considerato il problema più grave dal 38,1% degli italiani, seguono la difficoltà di parcheggio (37,2%), l’inquinamento dell’aria (36,7%), il rumore (32,4%), la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (31,2%).

I matrimoni crescono, ma sono in calo quelli in Chiesa

Dopo quattro anni di calo, torna a crescere il numero di matrimoni: nel 2012 ne sono stati celebrati 210.082, contro i 204.830 del 2011. Il tasso di nuzialità, al 3,5 per mille, resta però tra i più bassi d’Europa. Chi si sposa - riferisce l’Istat - continua a farlo di più in Chiesa (58,8%) rispetto al rito civile ma i matrimoni religiosi sono in calo: nel 2012 ne sono stati celebrati 123.428, oltre mille in meno rispetto all’anno precedente. Il Sud si conferma l’area del Paese dove ci sono più matrimoni e tre su quattro sono celebrati in Chiesa.

Maternità posticipata

La maternità è sempre più posticipata, considerato che l’età media al parto è 31,4 anni. Nel 2011 il numero medio di figli per donna è pari a 1,39, dato in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, quando l’indicatore era pari a 1,41. A livello internazionale l’Italia, nell’Ue a 15 Stati, è il quinto paese per bassa fecondità, preceduta da Portogallo e Regno Unito (1,35) e da Spagna e Germania (1,36). Estendendo l’analisi all’Ue a 27 Stati, invece, l’Italia si trova al decimo posto. I paesi col minor numero medio di figli per donna sono l’Ungheria (1,23) e la Romania

Italia uno dei Paesi più vecchi

Infine l’Italia si conferma uno dei Paesi più vecchi del mondo, a causa della «elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità». L’indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.

http://www.lastampa.it/2013/12/19/italia/istat-pi-disoccupati-fra-i-laureati-vVj2q5O1Fo1cwAtL01O2JK/pagina.html


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