Sabato 10 Maggio 2014
Un successo politico!
Difficile giudicare altrimenti l'esito di questa nuova giornata di lotta del movimento no tav, e forse non solo del movimento no tav, se è vero che questa lotta rappresenta e incarna oggi tutte le istanze di lotta e di alterità ad un sistema fatto solo più di grandi opere, grandi corruzioni,assenza di futuro e false promesse.
La scommessa era tanto importante quanto ardua: mobilitare oltre il perimetro della Val Susa su una tematica difficile, la difesa di quattro ragazz* del movimento da un'accusa spropositata di "terrorismo", senza abiurare - rivendicando anzi - la pratica del sabotaggio.
Il successo è dato dalle oltre 20.000 persone scese in piazza con la consapevolezza di cosa significava questo gesto. La grandezza della giornata sta nei numeri e nella composizione eterogenea, ampia, differenziata, in cui le componenti militanti rappresentavano una minoranza. Il movimento no tav e decine di compagn* hanno costruito una scadenza che è stata riempita da una significativa rappresentanza di quella che è la parte attiva e cosciente della società italiana odierna. Segno che, ancora una volta componenti battagliere e movimenti coerenti possono muovere numeri significativi, proporre un'agenda ed essere soggetti più riconosciuti del verbo istituzionale.
La controparte ce l'ha messa tutta: criminalizzazione spinta, allarmismi, grate, dispositivi securitari e allestimento di una zona rossa che sequestrava una parte sensibile" di città, quella segnata dal perimetro Tribunale-nuovo palazzo della Regione-nuova stazione di Porta susa; terrorismo mediatico dispiegato, elicotteri e militarizzazione del territorio fin dai giorni scorsi. Passare da piazza Adriano a corso Francia significava attraversare una sezione di città desertificata dalla Questura e dei Media. Oltre si iniziava ad incontrare la città, che osservava, applaudiva e rimpolpava un corteo già molto partecipato.
La città di Torino oggi ha dato buona prova di sé, mettendoci la faccia, sostenendo una battaglia tanto dura quanto sacrosanta. Segno che la perseveranza e la determinazione di 20 anni di lotta iniziano a farsi riconoscere; e segno forse anche che la piazza cittadina del 1 maggio e la violenza della polizia hanno spinto molti e molte a tornare in strada per dire che le cose non possono andare avanti così. Belle, determinate e importanti le delegazioni da fuori città: Milano, Genova, Bologna, Toscana, Roma...
E' stata una giornata che scalda il cuore, rinsalda le convinzioni e fa progettare nuovi scatti in avanti. E' stata una manifestazione di dignità ed orgoglio, contro quanti vogliono farci piegare la testa ed accettare un mondo il cui unico motto sembra essere il there is no alternative di thatcheriana memoria e il "dobbiamo essere competitivi" di renziana innovazione. Oggi il movimento no tav, tanti militanti e una città degna hanno dimostrato ancora una volta che si può e si deve dire ed essere altro!
Ancora una volta, contro i poteri costituiti. La Questura ha parlato di 2000 persone, Repubblica di qualche migliaio. Che schifo... e che coraggio! Noi ricordiamo le parole della mamma di Niccolò: "sono fiera di essere la madre di mio figlio, sono orgogliosa di essere parte della vostra storia!".
Non c'è altro da aggiungere... ci prepariamo a salutare e incoraggiare Chiara, Mattia Niccolò e Claudio per l'inizio del processo. Per quanto ci riguarda, sicuri di avere tant* compagn* al nostro fianco, ci lanciamo in una nuova avventura, per costruire la partecipazione alla contestazione del vertice europeo sull'occupazione giovanile, il prossimo 11 luglio.
#civediamolundici
InfoAut Torino
http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/11681-scalda-il-cuore-la-piazza-no-tav
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Più di ventimila ragioni per liberare Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò
Una grande giornata No Tav che non ha deluso né le aspettative né le promesse fatte nei giorni scorsi dal movimento è quella che si è conclusa poco fa per le vie di Torino.
Più di ventimila le persone che hanno animato il corteo che, partito da piazza Adriano, ha attraversato la città fino a raggiungere il cuore del centro torinese. Nonostante le numerose provocazioni e i rallentamenti messi in campo dalle forze dell'ordine per ostacolare l'arrivo dei No Tav dal resto d'Italia (cancellazione di treni, fermo dei bus, richieste di identificazione), intorno alle 15.30 la manifestazione ha mosso i suoi primi passi e il colpo d'occhio rivelava fin da subito la grandissima partecipazione. Tutt'attorno, lo scenario desolante dato dal mastodontico quanto ignobile apparato predisposto dalla Questura: reti e new jersey, blindati, uomini della Digos appostati sui tetti, elicotteri che sorvolavano il cielo, il tutto per difendere un Palazzo di Giustizia completamente vuoto ed evacuato già da metà della mattina. Il ritornello martellante intonato all'unisono da tutti i media mainstream già nei giorni scorsi, ansiosi di sbattere in prima pagina il nemico pubblico No Tav creando inutili allarmismi, è proseguito anche durante il corteo, con la solita schiera di pennivendoli a caccia di qualche colpa o responsabilità da addossare al movimento del treno crociato, fosse anche solo l'affissione di qualche manifesto o il "disagio" per i turisti (quest'ultimo, peraltro, causato dalla militarizzazione soffocante che circondava l'interno percorso del corteo, e non certo dalla manifestazione in sè!).
Ma ancora una volta il movimento No Tav ha fatto ciò che aveva annunciato, costruendo con serenità un'altra importante tappa di questa lunga lotta. Era chiaro a tutti che a essere chiusi in gabbia oggi fossero i 1600 uomini delle forze dell'ordine barricati dietro le reti a difesa di un Tribunale vuoto e non il lunghissimo corteo No Tav che si snodava per le vie della città portando con sè Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, Paolo e Forgi e tutti gli altri attivisti impossibilitati a essere in quella piazza ma ugualmente parte di un movimento grande e composito.
altIl volto di tutto ciò che rappresenta attualmente la lotta No Tav si leggeva nella partecipazione stessa che animava il corteo, aperto dal grosso striscione che recitava "siamo tutti colpevoli di resistere" e dai familiari dei quattro arrestati: tanti valligiani ma anche migliaia di persone arrivate da tutta Italia, a ennesima riprova di come i confini di questa battaglia siano ormai ben più ampi di quelli della Valle di Susa, scrittori e attori che nelle scorse settimane hanno espresso pubblicamente il proprio supporto alla giornata di oggi, studenti e giovanissimi, occupanti di case e movimenti per il diritto all'abitare, realtà di lotta che da Nord a Sud si battono contro la devastazione dei territori e per la difesa dei beni comuni. Ma soprattutto tanti semplici cittadini torinesi che oggi riconoscono nella lotta No Tav un'opzione di riscatto alla crisi, al sistema-città fondato su debito, speculazioni e grandi eventi, un'alternativa valida e concreta a un presente di miseria e impoverimento e a un modello di sviluppo predatorio e devastante.
Una piazza estremamente composita che ha però assunto e rivendicato in maniera compatta la pratica del sabotaggio e chiesto con una sola voce l'immediata liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, respingendo fermamente l'accusa di terrorismo. L'ingresso festoso nella meta finale di piazza Castello, col corteo che gridava a gran voce "Liberi tutti" tra gli applausi dei passanti, dava la misura dell'importanza e della riuscita della giornata di oggi. Tantissimi gli interventi che si sono alternati nella piazza gremita, mentre la coda del corteo era ancora in marcia per raggiungere l'arrivo.
E molti anche gli appuntamenti su cui il corteo ha rilanciato per continuar
e a lottare: il 13 maggio in Valle di Susa, a un anno dai fatti di cui sono accusati Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, per ricordare ironicamente assieme "la morte del compressore", il 15 maggio sotto la Cassazione a Roma, data nella quale la corte si esprimerà sull'accusa di terrorismo, e il 22 sotto il Tribunale di Torino in occasione dell'apertura del processo. Ma guardando più avanti è stato anche ricordato con forza l'impegno a costruire assieme nelle settimane a venire la contestazione al vertice europeo sull'occupazione giovanile che si terrà l'11 luglio a Torino.
...a sarà dura! Liberi tutti!
Domenica 11 Maggio 2014
Torino città aperta
Torino città chiusa. Blindata. Serrata in un dispositivo militare soffocante, che aveva sigillato dietro un muro di armati ogni strada laterale, ogni svincolo, ogni piazza. Il movimento No Tav l’ha aperta «come una scatola di tonno», con la propria forza tranquilla. Un corteo immenso, sorridente, amichevole è penetrato al suo interno sciogliendola e conquistandola alle proprie ragioni. Trascinando con sé gli spettatori. Mostrando un volto che la Valle già conosceva – le famiglie con i bambini in testa, la banda che suona le musiche delle sagre mescolate a quelle partigiane, gli anziani con i nipoti, i gruppi di paese e di frazione -, ma che la città in parte ignorava, accecata da un’informazione tossica, che ogni volta manipola e nasconde.
Il monumentale tribunale vuoto, assolutamente vuoto, circondato dai blindati e dalle grate di ferro ancorate col cemento al suolo come la zona rossa di Genova nel 2001 — quasi lì dentro ci fosse l’oggetto del desiderio della folla che gli sfilava accanto -, è il simbolo dell’ottusità del potere. Della sua incapacità di capire e pensare, come accade, appunto, a ogni potere, quando perde la ragione del proprio agire, e resta appeso al proprio apparato della forza senza giustizia (che si rivela, appunto, violenza).
Guardando quella folla multicolore, che sfilava serena, a volto scoperto, davanti ai cordoni cupi, catafratti, chiusi dietro i propri scudi, che sigillavano il percorso con un muro nero blu e verde scuro (c’erano tutti i corpi dello Stato, carabinieri, polizia, guardia di finanza) era difficile immaginare come sui primi fosse possibile distendere l’ombra fosca del terrorismo e sui secondi appiccicare l’etichetta della legalità. Ai primi la violenza, agli altri la giustizia. Piuttosto, verrebbe da dire, il contrario.
Il Movimento No Tav ieri, come altre volte, ha vinto. Con una semplice marcia ha strappato di mano ai propri nemici ogni elemento di credibilità per sostenere l’assurda teoria – ma sarebbe meglio chiamarlo teorema – che tenta di riconfigurare le azioni di protesta di quella popolazione sotto il segno cruento dell’accusa di terrorismo. E nello stesso tempo ha mostrato l’isolamento, l’irragionevolezza, la povertà di argomenti di chi, per sostenere una causa razionalmente insostenibile, è costretto a ridurla a questione di ordine pubblico, in cui, come è noto, chi ha il manganello dalla parte del manico decide.
Da oggi, almeno qui, sull’asse che va da Piazza Castello alla Sagra di San Michele, quell’operazione si è infranta contro un materiale resistente e intelligente che sarà davvero difficile ignorare.
Marco Revelli – Il Manifesto –