Sul Fattoquotidiano cartaceo di oggi appello non ancora rintracciabile sul web , alle 13,33 del 1 luglio.
Qui l' articolo per soli abbonati
Gli ultimi avvenimenti dimostrano quali formidabili pericoli il mondo possa correre in seguito a un’esplosione “anarchica” dell’impero russo. Migliaia di sistemi d’arma micidiali possono finire nelle mani di gruppi politici e para-militari assolutamente irresponsabili. Uno scenario di questo genere dovrebbe spingere ogni autorità ragionevole, al di là della discussione e della ricerca sulle cause che […]
gli autori dell' appello
Massimo Cacciari, Donatella di Cesare, Raniero la Valle, Michele Santoro, Marco Tarquinio, Carlo Rovelli,
Non è ancora sul web ma Maurizio Acerbo sul sito di Rifondazione già esprime il suo consenso
Infatti ad una prima lettura, è pubblicato sul Fattoquotidiano cartaceo, l' appello sembra davvero ben scritto e che colga nel segno.
La posizione dell' Europa sulla guerra in Ucraina è assurda, una eventuale vittoria di Kiev provocherebbe una crisi ancora più grande per l' Europa.
In realtà , questo lo dico io, la rivolta della Wagner ha mostrato che quella ucraina non è la guerra di Putin ma della Russia, e che la sconfitta, improbabile, della Russia vorrebbe comunque dire instabilità ancora maggiore,
Le buone ragioni di un negoziato sono ormai evidenti anche al bar Sport
marcopa
Maurizio Acerbo ha scritto su Rifondazione.it
Condivido dalla prima all’ultima parola l’appello di Massimo Cacciari, Donatella Di Cesare, Raniero La Valle, Carlo Rovelli, Michele Santoro e Marco Tarquinio.
È la posizione che abbiamo sostenuto dall’inizio del conflitto e che abbiamo proposto in una risoluzione approvata nel dicembre scorso a Vienna al congresso dei partito della Sinistra Europea.
Purtroppo i governi europei, la Commissione Europea e lo stesso parlamento europeo hanno scelto la strada irresponsabile della guerra a oltranza e del riarmo.
Con i promotori dell’appello siamo pronti a lavorare per rilanciare la mobilitazione per la pace e il disarmo.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare
dal sito pressenza.com l' appello di Rovelli, De Cesare, Santoro, la Valle, Cacciari, Tarquinio
"I governi Ue invertano la rotta bellicista"
Gli ultimi avvenimenti dimostrano quali formidabili pericoli il mondo possa correre in seguito a un’esplosione “anarchica” dell’impero russo. Migliaia di sistemi d’arma micidiali possono finire nelle mani di gruppi politici e para-militari assolutamente irresponsabili. Uno scenario di questo genere dovrebbe spingere ogni autorità ragionevole, al di là della discussione e della ricerca sulle cause che ci hanno condotto a questo punto, ad assumere tutte le iniziative possibili per un cessate il fuoco, per una tregua, per l’avvio di serie trattative.
Che significa ostinarsi per la “vittoria”? Che significa “vittoria”? La continuazione del massacro bellico in terra ucraina sino, appunto, alla dissoluzione sic et simpliciter della Federazione Russa? Grandi Paesi come India, Brasile e Indonesia si sono espressi per una equa soluzione del conflitto, rimanendo del tutto inascoltati.
Il Papa e la Chiesa insistono invano da tempo perché parlino finalmente politica e diplomazia e con la missione promossa in queste settimane hanno osato dare un esempio.
Questa è la via che anche la nostra Costituzione esige senza mezzi termini. Non solo in essa non esiste traccia di un concetto di “guerra giusta”, ma comunque si voglia interpretare e in che limiti il nostro “ripudio” della guerra, quel che è certo è che il dettato costituzionale obbliga chi ci governa a privilegiare sempre e comunque la via della trattativa. Che si fa in questo senso? Quali atti ha assunto il nostro governo per promuovere iniziative già sperimentate in altri teatri di guerra, come l’invio di forze internazionali di interposizione? Noi riteniamo inoltre che un governo sia costituzionalmente tenuto ad agire per l’interesse nazionale.
Quale interesse ha il nostro Paese a che si continui una guerra, si continui in massacri e devastazioni, che calpestano ogni diritto umano? Nessuna persona dotata del ben dell’intelletto può ritenere altro che idiota propaganda i paragoni con la guerra mondiale delle democrazie contro il nazi-fascismo.
L’interesse europeo, economico, politico, culturale è che la guerra finisca, che la Federazione Russa mantenga la sua stabilità, che i rapporti economico-culturali con essa possano riprendere. Interesse nazionale è che i fondi per l’aumento delle spese militari possano essere utilizzati per sostenere le strutture già in crisi del nostro Stato sociale. Stiamo assistendo a un vergognoso aumento di queste spese in tutto il mondo, a un vero e proprio riarmo tedesco, mentre crollano gli investimenti in scuola, sanità, servizi. Anche questo è palesemente contrario a spirito e lettera della Costituzione.
È necessario che un grande movimento di popolo costringa i governi europei a un drastico mutamento di rotta.
Dal Fatto Quotidiano
Bella cosa, la pace, suona bene e procura facili adesioni, almeno sulla carta. Senonché, per fare la pace, come per fare l'amore, bisogna essere in due, mentre la guerra basta che la voglia uno solo. E la guerra la vogliono fortemente i poteri che hanno plasmato il mondo in cui viviamo - il cosiddetto occidente - e che hanno nel golem americano e nella NATO il loro braccio armato.
Costoro vogliono la guerra non perché sia inevitabile, e forse nemmeno vantaggiosa, ma perché la nuda sopraffazione è l'unica logica conosciuta ed ammessa dalla loro natura predatoria. Per costoro non esistono il dialogo, la trattativa, se non come inganno e tattica dilatoria (vedi le ammissioni della Merckel), così come non esistono interlocutori, portatori di legittimi interessi a partire dai quali negoziare: esistono solo risorse di cui vogliono impadronirsi, territori che vogliono controllare, e soggetti terzi cui si lascia esclusivamente l'alternativa di sottomettersi o perire. Ricordiamoci di Saddam Hussein, di Gheddafi, di Assad (se non fossero intervenuti i russi), ma anche di Mattei, di Kennedy, di Moro e tanti altri.
La "resa incondizionata" è il loro principio ispiratore, come dovrebbero sapere gli italiani. Di conseguenza, finché questi poteri saranno vivi e in grado di operare, la pace resterà un miraggio, uno slogan poco impegnativo, un artificio retorico per carpire effimeri consensi. I russi dovrebbero capirlo meglio di tutti, visto che si trovano a dover lottare per la propria sopravvivenza dopo trent'anni di moderazione e pazienti ma sterili tentativi di giungere a un accordo accettabile.
Perciò smettiamola con le favole: il mondo non conoscerà mai pace finché quelle forze non saranno messe in condizioni di non nuocere, cosa che non avverrà sicuramente in maniera indolore. E poiché la maschera che questa entità oscura adotta da secoli nel suo assalto ai popoli del mondo è appunto quella delle "democrazie occidentali", la vuota retorica della "guerra delle democrazie contro il nazifascismo" (glissando sul fatto che il principale avversario dell'Asse fu il regime di Stalin), dimostra unicamente la subalternità ideologica e l'inconsistenza politica di certi personaggi.
@ marcopa. Grazie intanto per la rapida condivisione di questi testi, non sempre infatti è facile accedervi. Il punto di vista espresso è ampiamente condivisibile ma si resta sempre un po' sorpresi dalla relativa ingenuità con la quale intellettuali del calibro di Cacciari affrontano la questione. Leggo "Questa è la via che anche la nostra Costituzione esige, senza mezzi termini" e non riesco a credere che gli autorevoli sottoscrittori dell'appello non si siano già resi ben conto che i principi della suddetta carta sono argini debolissimi rispetto ai dettami di un'agenda politica che sta travolgendo più o meno tutta Europa. In Italia abbiamo anche recentissime conferme provenienti dalla stessa corte costituzionale. Inoltre "Quale interesse ha il nostro Paese a che si continui una guerra", beh ma diamine, fatta salva l'importanza della domanda, la risposta è più che ovvia: nessuno. Solo che le nostre istituzioni continuano imperterrite a sbandierare la propria adesione all'agenda "atlantista" che, oggi più di ieri, è sinonimo di sfegatato bellicismo guerrafondaio. Perché? Beh, perché tale adesione è la conditio sine qua non per restare al governo, magari fino al termine accordato per ritirarsi in bell'ordine e rispettare la tradizione italica delle legislature non portate a conclusione. E oso credere, purtroppo, che se al posto di meloni ci fosse qualunque altro soggetto ora all' "opposizione" ben poco cambierebbe. Ricordiamo fin troppo bene l'entusiasmo del parlamento, verso la fine del periodo drag.hi, per armare l'Ucraina nella sua sacrosanta battaglia per la libertà e la giustizia. Il problema semmai è a monte: come ci ricorda @BrunoWald, il dramma attuale sta molto nel nostro atteggiamento da "resa incondizionata" nei confronti dei dettami di una scuola politica che non rappresenta nemmeno uno dei sessanta milioni di italiani ma che tale deve essere. Non si muove una foglia da anni al punto tale che queste esternazioni sulla pace, per quanto condivisibili, appaiono ormai solo come operazioni per ravvivare un elettorato perduto e stanco e che molto probabilmente sta diventando refrattario anche rispetto a queste sacrosante ragioni. I fatti recenti ce lo confermano, purtroppo. Date queste premesse, penso si possa ritenere altamente improbabile la nascita di "un grande movimento di popolo che costringa i governi europei a un drastico mutamento di rotta". Probabilmente questo lo sanno anche coloro che hanno scritto l'articolo ma almeno, da personaggi pubblici quali sono, hanno fatto il loro piccolo dovere. Spero di sbagliarmi nei loro confronti.