Il caso Qatargate rischia di finire con un sostanziale nulla di fatto. L’ex europarlamentare eletto in quota PD, Antonio Panzeri, ha infatti ottenuto dalla magistratura belga un accordo a dir poco favorevole.
La buona uscita per Panzeri
Un solo anno di detenzione, di cui la maggior parte ai domiciliari con braccialetto elettronico, in cambio dei nomi di qualche pesce piccolo e nulla di più. È già stato confermato, per esempio, il nome di un altro eurodeputato di area socialista Marc Tarabella. La magistratura belga sembra essere infatti interessata esclusivamente ad ottenere il nome di qualche europarlamentare coinvolto nel giro di mazzette proveniente dal Qatar, senza però risalire alla radice.
Su Byoblu abbiamo più volte sottolineato il ruolo del tutto marginale del Parlamento europeo nel prendere decisioni vincolanti per il continente. Di conseguenza l’attenzione di qualsiasi corruttore deve essere indirizzata verso i principali organi decisionali, Commissione europea e Banca Centrale su tutti, come confermato dall’europarlamentare Silvia Sardone.
Eppure la magistratura belga aveva anche trovato conferma del coinvolgimento della Commissione, in particolare nella figura di Josep Borrell, alto rappresentante degli affari esteri dell’Unione, indicato dagli stessi avvocati di Eva Kaili come guida per le iniziative in favore del Qatar. Al momento però l’indagine della Procura non sembra voler proseguire su quella direzione e il generoso trattamento concesso a Panzeri può rappresentare una tutela dell’immagine delle istituzioni europee.
Chi c’è dietro la direttiva sulle case green?
A meno di incredibili ribaltoni l’Unione europea continuerà ad essere un’istituzione estremamente permeabile alle attività di lobbying da parte di aziende e Stati stranieri. E infatti le ultime iniziative prese dalle parti di Bruxelles potrebbero essere dettate da una chirurgica azione di influenza da parte di soggetti portatori di interessi. Prendiamo per esempio la discussa direttiva che intende imporre la ristrutturazione energetica degli immobili in tutti i Paesi dell’Unione che saranno così obbligati ad arrivare alla classe D entro il 2030.
L’iniziativa, che ha già portato ad un rischio di svalutazione per il 70% degli immobili in Italia, è da far risalire al pacchetto climatico denominato Fit for 55 e che ha subito un’accelerazione nel 2019, alla vigilia della diffusione del Covid 19. L’obiettivo della Fit for 55 è quello di portare l’Unione europea alla cosiddetta neutralità climatica entro il 2050, che comprende appunto la conversione energetica degli edifici. Quest’iniziativa non è però frutto della volontà ambientalista dei commissari europei, quanto piuttosto gli interessi economici di alcuni noti soggetti finanziari.
Il ruolo di BlackRock nella transizione energetica
Nel 2015 Bill Gates ha infatti dato origine al Breakthrough Energy, un consorzio mondiale di investitori, tra cui BlackRock, George Soros, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e molti altri. Obiettivo dell’organizzazione: inondare di soldi il settore green. Poi nel 2021 l’Unione europea ha affidato proprio alla BlackRock Investment Management l’esecuzione di uno studio l’integrazione degli obiettivi ambientali, sociali e di governance.
E su Byoblu avevamo denunciato l’anomalia di questo appalto aggiudicato senza gara e che avrebbe permesso di suggerire all’Unione europea scelte che alla fine potranno favorire gli interessi economici dello stesso fondo. Detto fatto. Perché quest’ultima direttiva non può che avere un unico effetto: la svalutazione immediata del settore immobiliare. E qual è uno dei settori in cui BlackRock sta investendo di più? Quello immobiliare.
Dal registro della trasparenza del Parlamento europeo risulta che il fondo americano investa circa 1 milione di euro all’anno per le attività di lobbying a Bruxelles e che comprendono anche il settore della transizione energetica degli edifici. Questa è però l’attività lobbistica registrata, mentre nulla si può dire di quella sommersa. Quanti soldi ha investito BlackRock nell’Unione europea per far passare queste politiche green? Il Qatargate poteva essere l’occasione per scoperchiare una volta per tutte il marcio presente all’interno delle istituzioni comunitarie, tuttavia questo non sembra essere lo scopo della Procura belga.