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Bail-out greco: dove sono finiti i soldi


ilnatta
Reputable Member
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Post: 314
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Tsipras sostiene che le risorse del primo salvataggio sono andate alle banche di Francia e Germania. Ma i numeri raccontano una storia diversa. Tra 2010 e 2013 banche e governo greci hanno ricevuto un flusso positivo di risorse dall’estero. Un accordo con i creditori l’avrebbe fatto continuare.

Un regalo alle banche straniere?

Nel suo appello al Parlamento europeo, il premier greco Alexis Tsipras ha detto: “I vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo”. È la stessa tesi di un nutrito gruppo di autorevoli economisti, tra cui Joseph Stiglitz e Luigi Zingales, e di esponenti politici italiani. Nella sostanza, il bail-out del maggio 2010 non avrebbe fatto altro che riempire le casse delle banche tedesche e francesi e i greci sarebbero stati costretti a girare i 110 miliardi ricevuti dalla Troika ai creditori privati sotto forma di interessi e principale. Su quale evidenza si basa questa tesi?
La prima domanda è se sia vero che il bail-out sia stato un grande regalo alle banche francesi e tedesche. Il taglio del debito pari a circa il 50 per cento, deciso nel 2012, le avrebbe colpite solo dopo che hanno potuto ridurre drasticamente la loro esposizione verso i titoli greci. Utilizzando i dati della Bank of International Settlements (Bis)(1), è possibile ricostruire i crediti del sistema finanziario tedesco e francese (a esclusione delle assicurazioni) nei confronti del governo e del settore privato greci (si vedano anche Leonid Bershidsky(2), Silvia Merler(3) e Francesco Daveri)(4).
Alla fine del 2009, il debito pubblico greco collocato presso investitori esteri era pari a 68 miliardi di euro. Alla fine del 2011, quindi dopo il primo bail-out, la cifra si era ridotta a 30 miliardi. Dunque, circa il 35 per cento dei complessivi 110 miliardi del primo bail-out è stato utilizzato per ripagare i creditori esteri. E il rimanente 65 per cento? Circa 15 miliardi sono finiti nelle casse delle banche greche e i restanti 57, poco meno del 30 per cento del Pil, in quelle del governo greco.
I dati Bis riportano anche l’esposizione complessiva delle banche tedesche e francesi – e delle loro controllate greche – nei confronti della Grecia. Se applichiamo alle banche tedesche e francesi la stessa proporzione tra crediti verso il governo e i privati che vale per il totale dei creditori esteri, si arriva a una esposizione, nei confronti del debito pubblico di Atene, rispettivamente di 16 e 25 miliardi. Quindi, è lecito ipotizzare che nelle casse delle banche tedesche e francesi siano finiti, rispettivamente, 9 e 14 miliardi del piano di salvataggio, ovvero, rispettivamente, solo 0,8 e 1,2 per cento del totale dei loro crediti esteri. Questi numeri sarebbero leggermente più grandi se prendessimo in considerazione anche la variazione dei crediti di investitori esteri nei confronti dei privati greci, come banche e imprese. Per esempio, se ipotizzassimo che i circa 15 miliardi che il governo greco versò nelle casse delle banche nazionali siano stati utilizzati interamente per ripagare debiti con creditori esteri, allora la frazione delle risorse del bail-out rimaste in Grecia scenderebbe dal 65 al 50 per cento.
Nel 2012 la Grecia beneficia di un secondo bail-out. Questa volta, il governo greco riesce a imporre un haircut sul debito pari al 52 per cento del valore nominale. Nel frattempo, l’esposizione delle banche europee nei confronti del governo greco era diminuita rispetto al 2010, ed era pari a circa 60 miliardi. Quindi, l’haircut sul debito ha comportato una perdita di 30 miliardi rispetto al valore nominale. Anche le banche greche sono state vittime del taglio del debito, perdendo 22 miliardi, subito però ripianati dal governo greco grazie a un prestito dal fondo salva-stati (Efsf).
Dunque, se è vero che il salvataggio del 2010 è servito principalmente a salvare le banche di alcuni paesi, qualcosa è andato storto. Queste banche, principalmente francesi e tedesche, avrebbero “evitato” perdite per 40 miliardi nel 2010 (che si sarebbero verificate sotto l’ipotesi di default completo) per poi perderne circa 30 due anni dopo. Una differenza, 10 miliardi, relativamente modesta, e che corrisponde a un limite massimo in quanto calcolata senza tenere conto che l’allungamento delle scadenze ha comportato un haircut maggiore in occasione del secondo salvataggio.
Inoltre, a fronte del “salvataggio” delle banche tedesche e francesi, i contribuenti di questi paesi sono ora esposti verso la Grecia, attraverso l’Efsf e la Banca centrale europea, per una cifra non inferiore ai 160 miliardi di euro. Non proprio un affare.

I flussi finanziari verso la Grecia

In realtà, a conti fatti, sembra che tra i grandi beneficiari del bail-out greco vi siano le banche greche e, con loro, i depositanti greci che hanno avuto l’accortezza di liquidare i propri conti prima della chiusura forzata degli istituti. Infatti, mentre sarebbero fallite in caso di default nel 2010, nel 2012 hanno potuto utilizzare i fondi dell’Efsf per coprire le perdite dovute al taglio del debito. Se i denari delle banche greche non sono arrivati all’economia è, però, principalmente responsabilità dei governi di Atene.
La tesi secondo cui gli aiuti della Troika sarebbero una partita di giro perché rientrerebbero immediatamente nei paesi creditori sotto forma di pagamento di interessi e principale non convince anche guardando ai flussi finanziari aggregati. Jeremy Bulow e Kenneth Rogoff mostrano chiaramente come, dal 2010 al 2013, la Grecia abbia beneficiato di un flusso netto di fondi positivo e pari a circa 91 miliardi di euro. È vero che questo stesso flusso diviene poi negativo, tra il 2014 e il 2015, per circa 19 miliardi. Tuttavia, bisogna tenere conto che il 2015 è l’anno in cui matura una parte importante dello stock di debito e che una buona parte dei pagamenti sarebbe stata rifinanziata con soldi europei in caso di accordo con i creditori.
Fare chiarezza sui numeri non è solo una diatriba accademica. Le conseguenze di un messaggio sbagliato possono essere molto gravi.

http://www.lavoce.info/archives/36053/bail-out-greco-dove-sono-finiti-i-soldi/

1) http://www.bis.org/statistics/
2) http://www.bloombergview.com/articles/2015-07-07/how-greece-s-bank-bailout-benefited-greeks
3) http://www.bruegel.org/nc/blog/detail/article/1557-whos-still-exposed-to-greece/
4) http://www.lavoce.info/archives/36024/il-passato-che-frena-il-salvataggio-della-grecia/


Citazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4107
 

Il capo dell'Istituto economico tedesco Ifo, Hans-Werner Sinn, sostiene che un terzo sia andato al governo greco, un terzo alle banche straniere, principalmente tedesche, francesi e italiane e un terzo è servito a ricapitalizzare le banche greche e quindi a permettere che i greci portassero all'estero i loro risparmi.

http://www.cesifo-group.de/de/ifoHome/policy/Sinns-Corner.html#Eurokrise

By the end of March 2015, Greece had already received a total of 325 billion euros in rescue credit from
the measures instituted by the EU, the IMF and the ECB, and yet its unemployment has soared to more
than double the rate of five years ago, when the fiscal rescue operations started. The reason is that Greece
is suffering from a bout of Dutch Disease. The more money that flows in, the lower the incentives to roll
back the excessive price increases of the early years of the euro, and the lower the disposition to set off on
the stony path to restoring the country’s competitiveness.
Contrary to assertions, the Greek population has also benefited from the rescue credit. Calculated from
the onset of the crisis, in net terms one-third of the public credit has contributed to financing the Greek
current account deficit, one-third to paying off private foreign debt, and one-third to capital flight by
Greek people. Furthermore, the country has profited greatly from the lowering of interest rates on its foreign
debt, an advantage that translated into around 50 billion euros between 2008 and 2014. In 2014,
overall Greek private and public consumption amounted to almost 114% of net national income


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