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David Irving: «Sì, l’Olocausto c’è stato

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TonyConcilianti
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Durante la notte sentimmo il rumore delle colonne di Ebrei che venivano scortati dai Tedeschi. Passavano davanti alla nostra casa perché noi abitavamo alla periferia della città, vicino al cimitero, e loro li stavano portando verso i boschi dietro la città. E come scoprimmo dopo, li fucilarono tutti. Dunque... durante il giorno guardavo fuori attraverso le assi; mio padre mi diceva che non dovevo, ma, insomma, io ero un ragazzino ed ero curioso. E poi il tetto guardava proprio sul cimitero e io vedevo arrivare i vagoni, pieni di cadaveri. Poi portavano interi gruppi di Ebrei e facevano loro scavare delle fosse e poi buttare dentro i corpi Poi, insomma, anche quegli Ebrei che avevano scavato le fosse venivano uccisi e buttati dentro da un altro gruppo che era stato portato lì dopo di loro; venivano buttati in quelle fosse e poi ci versavano sopra la calce, sopra ai corpi e il gruppo successivo copriva quelle fosse e ne scavava altre. Portarono... [Martin si interrompe] ecco portarono [si interrompe nuovamente] donne incinte e non usarono pallottole... usarono le baionette [si interrompe ancora]. Le grida delle madri, quando i bambini... quando glieli strapparono dalle braccia [esita nuovamente] e le grida dei bambini... le sento ancora oggi.

Martin Spett

Ma il campo... quello era proprio la fabbrica della morte, davvero. Birkenau aveva quattro crematori, due camere a gas... cioè ... due crematori da una parte della strada, due camere a gas ... cioè due crematori dall'altra parte della strada. I binari della ferrovia finivano proprio vicino ai crematori e tutto il campo poteva vedere. Si potevano vedere le fiamme - non solo il fumo - si vedevanole fiamme uscire dal camino. E poi, ovviamente, quandobruciavano i "Muselmaenner", cioè quelli che erano praticamente solo più degli scheletri, allora si vedeva solo il fumo. Ma quando invece erano persone che avevano ancora un po' di grasso addossoallora c'erano anche le fiamme.

Miso (Michael) Vogel

Non so perché, ma forse essendo una bambina ero in grado di accettare le cose così come venivano, anche perché non c'era niente che potessi fare, a parte cercare di fare del mio meglio per sopravvivere. Per qualche ragione quella sembrava la cosa più importante, sopravvivere. Quello era ciò che sentivi dire sempre da tutti: "Dobbiamo sopravvivere e raccontare al mondo cosa sta succedendo." Insomma, era così. Voglio dire, anche solo per quella ragione, [per raccontare], perché quello che stava succedendo era semplicemente incredibile. E poi l'idea che saremmo tutti diventati uno sbuffo di fumo diventò una realtà, perché la gente arrivava... un trasporto arrivava con tanti prigionieri che poi andavano da una certa parte e sparivano. Non uscivano più. Allora capivi che era successo loro qualcosa e vedere il fumo uscire senza interruzione dai camini, specialmente dopo l'arrivo di un convoglio - insomma, anche alla mia età ero capace di fare due più due e capire che, sì, lì era dove andavi, dietro quei... quel reticolato, dove le coperte appese e gli alberi nascondevano ciò che succedeva; insomma, capivi che andavi lì dentro e non uscivi più. Cosa accadesse esattamente non lo so; tutto quello che so è che venivi fuori dal camino. E quando i crematori erano in funzione lasciavano un sapore dolciastro in bocca, così forte che non avevi neanche più voglia di mangiare. In quei momenti posso dire che veramente, a volte, non avevo neanche più fame, tanto era nauseante.

Ruth Webber

La camera a gas era anche uno stanzone proprio come questo, con duescarichi, cioè, due camini che andavano su fino al soffitto,[fatti] con metallo perforato. Avevano dei buchi di circa mezzo centimetro tuttointorno, a tutti e quattro gli angoli, e c'erano circa due o tre lamine di metallo infilate una nell'altra, con dei fori. Quello scarico andava sufino al tetto, che invece scendeva fino quasi a toccare il terreno, fuori.Lì era dove le SS stavano quando la stanza erapiena ... sì... un momento... cioè... dopo aver riempito il bunkercon tutte le donne allora mettevano anche gli uomini. E qualche volta avevano20 o 30 persone in più che non riuscivano a far entrare, allora lorotenevano sempre da parte dei bambini e quando la stanza era già così piena che non potevano metterci più altra gente... nessun'altro... allora facevano strisciare i bambini sulle teste degli altri, fin dentro; in praticali spingevano dentro, per farli entrare tutti. Poi la porta veniva chiusa dietro di loro; era una porta molto spessa, era circa 15 centimetri di spessore. L'ho costruita io stesso e so com'era: tre catenaccie tre barre di ferro messe di traverso. Le sbarre erano messe sopra e poi avvitate strette. Gli uomini delle SS stavano fuori con un'ambulanza della Croce Rossa e loro tenevano i contenitori del gas nel furgone,cioè, nell'ambulanza. Uno si metteva la maschera - doveva mettersela - e poi toglieva il coperchio del gas... del...della tanica del gas, e lo buttava giù dallo scarico, attraverso il camino e dentrola stanza. I crematori due e tre avevano due scarichi e nel momento in cui buttavano il gas chiudevano subito il coperchiocosì il gas non poteva uscire. Poi sentivi solo un forte suono: "Schema..." [la dichiarazione ebraica di fede] e poipiù nulla. E ci volevano circa cinque, dieci minuti. Nella porta avevano un piccolo spioncino, fatto di tre o quattro strati di vetro unosull'altro con una griglia così che nessuno potesse rompere ilvetro. E quando accendevano le luci nelbunker, potevi vedere se le persone erano già morte oppure no

Sam Itzkowitz

Quei camion non facevano pensare a niente di buono, specialmente per la bambina... perché a quel punto c'erano rimasti proprio pochi bambini, nel ghetto. La nonna, agitatissima, aveva messo la bimba nel letto - che di solito era diviso da tutt'e tre - e aveva ammucchiato sopra tutte le coperte e le trapunte. Insomma, aveva cercato di fare in modo che sembrasse solo un letto non rifatto. Poi, prima di tutto... ecco, uno di quei soldati o ufficiali si rivolge a me bruscamente e mi chiede come mai non sono al lavoro. Per fortuna ero già vestita e gli mostrai il mio permesso di lavoro, ma cosa gli dissi non... non me lo ricordo. Ero impietrita, terrorizzata e il mio cuore batteva a mille; sono sicura che si poteva vedere attraverso il vestito. Credo che a un certo punto abbia proprio smesso di battere. Poi quello mi lasciò stare e guardò i miei nonni con durezza. Forse mi avvertì anche di non restare più a casa, che quello avrebbe potuto avere gravi conseguenze, ma veramente non mi ricordo cosa mi disse, solo che il suo tono era molto duro; poi mi spinse via, lontano da lui. I nonni... li lasciò stare: disse loro qualcosa in modo aspro... ma li lasciò stare. Poi cominciò a metttere a soqquadro la stanza. Mi pare che tutti e tre lo abbiano fatto; misero per aria la stanza e non gli ci volle molto a togliere via le coperte dal letto e trovare la bambina. Poi la trascinarono fuori, quando furono sicuri che non ci fosse più nessuno nascosto e niente altro da trovare, allora la trascinarono sul camion. E la nonna... la nonna gli corse dietro... e poi si mise in ginocchio... si inginocchiò, pregando, supplicando, piangendo, seguendoli fino al camion, sulla strada. Allora uno dei soldati - non so se con un fucile o con una mazza - la colpì e lei cadde a terra, per strada. Il camion partì e lei restò lì. Così si presero la bambina; ma c'erano anche altri bambini su quel camion, li vedevo dalla finestra. Dopo aver visto quella scena, non volli vedere più niente.

Brigitte Friedmann Altman

Io, naturalmente ho... ecco... sfortunatamente, ho molti ricordi... dell'ospedale e del... dello studio medico. Nei miei ricordi mi sembra di avere trascorso moltissimo tempo là dentro, nello studio medico, e anche molto tempo nell'ospedale, e ricordo anche che stavo molto male. Poi mi ricordo di una volta che andai nello studio del medic
o, dove mi prelevarono del sangue e fu molto doloroso perché me lo presero dalla parte sinistra del collo. E' una cosa strana da ricordare. Mi ricordo anche della volta in cui mi presero il sangue dal dito, ma quello non fu così terribile. E poi che mi constrinsero a sedermi per lunghi periodi alla volta... immobile... perché dovevano misurarmi e pesarmi, o dovevano farmi delle radiografie... me lo ricordo... radiografie su radiografie. Poi ci furono le iniezioni: rammento che mi facevano quelle iniezioni e poi stavo male e dovevo andare all'ospedale. Dovevo avere la febbre alta perché me la misuravano spesso. Insomma, cominciai proprio a odiare i dottori e anche... anche ad averne paura. Ero terrorizzata dai medici, e continuai ad esserlo per molto tempo... e lo sono ancora. I dottori sono un incubo; e non parlatemi poi di andare in un ospedale o della possibilità di ammalarmi; non è una cosa a cui possa neanche pensare.

Irene Hizme

Accadde nell'agosto del 1938: il governo passò un decreto secondo il quale tutti gli Ebrei, uomini e donne, dovevano avere un nome ebraico. E allora tu dovevi aggiungere un secondo nome al tuo. Tutte le donne diventarono Sara e tutti gli uomini diventarono Israel. Così il mio nome divenne Johanna Jutta Sara Gerechter e quello di mia madre Alice Sara Gerechter e mio padre Siegbert Israel Gerechter. Ed è interessante pensare che, come ho realizzato solo di recente, anche persone come mio figlio e mia nuora non hanno mai sentito di una legge simile, che obblighi ad aggiungere un certo nome al proprio. E come mai la gente non diventò abbastanza sospettosa da gettare via tutto e lasciare la Germania? Già, non lo fecero. E' stata mia nuora a farmi questa domanda e credo che fosse logica. No, nessuno lo fece. Mio padre ad esempio sottolineava sempre di essere stato un alto ufficiale durante la Prima Guerra Mondiale, e di aver ricevuto la Croce di ferro... Nel 1935 aveva ricevuto una croce da Hitler, una che veniva data solo a quelli che avevano combattuto al fronte, cioè persone che avevano trascorso tutti e quattro gli anni della guerra al fronte. E come potevano adesso quelle stesse persone negargli il diritto all'esistenza o a guadagnarsi la vita e addirittura buttarlo fuori? Voglio dire, quella era una cosa a cui non potevi proprio credere.

Johanna Gerechter Neumann

etc. etc.


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mincuo
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Scriva quel che vuole. Le dico solo, perchè ho guardato solo al volo, che fiamme dai crematori tecnicamente non ne potevano uscire in alcun modo.
Impossibile.
Eppure di queste testimonianze delle fiamme che uscivano gliene posso citare a decine, non solo ma ci sono anche i disegni di David Olere.
Lo vede anche qui. Il primo a sinistra.
https://www.google.it/search?q=olere+disegni&hl=it&gbv=2&oq=&gs_l=

Lascio perdere perchè diventa triste. Scriva pure quel che le pare. Saluti.

Studi qualcosa, così capirà anche la differenza tra testimoni (che hanno testimoniato in un tribunale e relativamente a fatti precisi) e racconti.


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TonyConcilianti
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TonyConcilianti
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Autorizzazione del 31 luglio 1941 di Hermann Göring
per il capo della Polizia di sicurezza e del SD,
Gruppenführer delle SS Reinhard Heydrich, a preparare
una «soluzione globale della questione ebraica»

"A integrazione delle disposizioni dell'ordinanza del 24 gennaio 1939,1 nella quale La si incaricava di avviare la questione ebraica, mediante emigrazione o evacuazione, alla soluzione più favorevole in relazione alle circostanze, con la presente Le assegno l'incarico di predisporre tutte le necessarie misure per preparare dal punto di vista organizzativo, pratico e materiale una soluzione globale della questione ebraica nell'area dell'Europa sotto influenza tedesca.
Tutte le altre istanze centrali devono cooperare allo scopo.
Inoltre, La incarico di rimettermi al più presto un piano complessivo dei provvedimenti da adottare riguardo all'organizzazione, l'attuazione e i mezzi materiali necessari per realizzare la desiderata soluzione finale della questione ebraica".

Fonte IMT, vol. 26, pp. 266 sg.

Lettera del 16 marzo I942 del segretario di Stato agli Interni Wilhelm Stuckart ai partecipanti alla conferenza del Wannsee, riguardante la “soluzione finale della questione ebraica”

La questione discussa nella riunione del 20 gennaio 1942, relativa allo stato da attribuire nell'immediato futuro ai Mischlinge ebrei di primo grado, mi induce a esaminare ancora una volta le possibilità prese in considerazione ai fini della soluzione di questa questione, laddove l'unico criterio - cosa che non occorre sottolineare esplicitamente - è l'interesse del popolo tedesco.
Esiste totale chiarezza e accordo sul fatto che il sangue ebraico, anche nel caso in cui i suoi portatori siano mezzo-ebrei, deve essere espulso dal flusso di sangue tedesco e, oltre a questo, dal flusso di sangue europeo, che deve essere cioè impedita innanzi tutto ogni mescolanza di sangue con i tedeschi o con le razze affini. [...]
Tuttavia, anche se si volesse prescindere dalle considerazioni precedenti, ciò non può, a mio parere, avvenire rispetto all'argomento decisivo, cioè al fatto che, con il trasferimento dei mezzo-ebrei si sacrifica anche il cinquanta per cento di sangue tedesco. Dal punto di vista biologico ho sempre ritenuto estremamente pericoloso alimentare con sangue tedesco un fronte nemico.
Questo sangue è idoneo a produrre, sull'altro fronte, delle personalità in grado di utilizzare contro il sangue tedesco i preziosi caratteri ereditati in virtù di quel sangue.
L'esperienza ci insegna che la buona intelligenza e cultura, unitamente al patrimonio ereditario germanico, fanno dei mezzo-ebrei fuori del popolo tedesco dei leader nati, ma anche dei pericolosi nemici.
Questo aspetto acquista un peso ancora maggiore, se lo si considera in una ottica europea complessiva. Non ho dubbi sul fatto che in Europa la soluzione di questo problema debba avvenire seguendo una linea sostanzialmente unitaria.
Tuttavia, se accadesse che i mezzo-ebrei venissero separati anche dagli altri popoli europei e trasferiti altrove, ciò equivarrebbe a respingere centinaia di migliaia di portatori di un patrimonio ereditario tedesco e di razza affine e a spingerli verso una opposizione battagliera contro di noi, la quale si sottrae sostanzialmente alla nostra influenza.
Nei confronti di ciò, e nell'interesse del popolo tedesco, nutro dubbi così forti da ritenere improponibile la strada della equiparazione tra mezzo-ebrei ed ebrei, e di conseguenza del loro trasferimento, e da privilegiare pertanto l'estinzione naturale dei mezzo-ebrei. A tal fine è però necessario un arco di tempo di tre-quattro decenni. Preferisco tuttavia accettare questo inconveniente, che peraltro presenta il vantaggio di conservare della manodopera volenterosa, piuttosto che espormi alle conseguenze estremamente pericolose, per ragioni politiche generali, di un improvviso trasferimento.
Per quanto riguarda il pericolo biologico rappresentato dai mezzoebrei, mi permetto di rimandare alla proposta di sterilizzazione di tutti i Mischlinge di primo grado, che non si rivelassero già sterili per altri motivi, da me avanzata nella riunione del 20 gennaio 1942.
A seguito di questa sterilizzazione verrebbe meno ogni ragione vincolante sotto il profilo biologico-razziale a un trattamento di altro tipo della questione dei Mischlinge.

(Fonte BA Koblenz, sezione di Potsdam, Nürnberger Prozesse, Processo XI, n. 372. ff. 160 sg., 163-65).

etc..


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mincuo
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Questa è la conferenza di Wansee (Mal tradotta per di più) Nessuno storico Ufficiale ne da conto come volontà di sterminio e ne hanno ben di che, se no casca anche quel po', ma lei non è nemmeno in grado di capire cosa dico. Così glielo spiego:
Quando i Revisionisti semplicemente ne analizzarono il contenuto, che non menziona stermini, e inoltre chiesero di spiegare la palese contraddizione per cui la data in cui sarebbe stata presa la decisione dello sterminio a Wannsee (1942), è posteriore alle date (1941) della stessa descrizione dello sterminio, come narrato da testimoni o “confessato” dai Nazisti a Norimberga, allora gli Storici Ufficiali fecero dietro-front. Si incaricò Yehuda Bauer, allora professore alla Hebrew University di Gerusalemme di rendere noto alla stampa il cambio di linea, attraverso un articolo in cui fra l'altro diceva: "The public still repeats, time after time, the silly story that at Wannsee the extermination of the Jews was arrived at." Il pubblico ancora ripete, giorno dopo giorno, la sciocca storia che a Wansee fu deciso lo sterminio degli ebrei. Bauer fu poi Academic Advisor allo Yad Vashem.

La faccio breve. Ci furono 6 milioni di morti. Almeno metà nelle "camere a gas". A tutt'oggi non esiste una sola autopsia che dimostri anche una sola vittima da avvelenamento da gas in questi campi di sterminio. Non una sola su 6 milioni. Solo ad Auschwitz furono eseguite 536 autopsie.

Lei mi citi un nome, uno su 3 milioni, che conosce Lei, di cui ci sia questo. Non un "testimone". E non 1000 o 100 o 10 nomi. Uno. Nome, cognome e referto. Non cosa ha detto Tizio.....


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TonyConcilianti
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mincuo
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Vabbè tutto il peggio....tanto a parlarle di dischi di cera e registratore a nastro (che era un'invenzione tedesca) a lei....O di files d'archivio...
(Scriva a Wikipedia "ma i files di Posen hanno qualcosa di strano?" Chieda su macchina da scrivere, numerazione delle pagine e tipo di carta. Chieda chieda, così vede se le rispondono...).

Mi citi un Nome Conciliante.
UNO SOLO SU 3 MILIONI. Non sarà così complicato no?


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haward
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TonyConcilianti@
Guardi, con tutto il massimo rispetto, credo che molti degli utenti del forum ben conoscano quello che riporta.
Di racconti dei cosiddetti testimoni (non forensi) c'è n'è a centinaia, forse migliaia. A proposito, gli internati sopravvissuti che nel 2003 ricevevano l'indennizzo erano 1.092.000 ( http://www.claimscon.org/forms/allocations/Review_Della%20Pergola%20ICHEIC_.pdf) secondo il Prof. Simone Della Pergola, docente di Statistica e Demografia presso l'Università Ebraica di Gerusalemme.
Cioè, dopo 60 anni, erano ancora vivi oltre un milione di ex internati.
I conti, quindi, li faccia lei.


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TonyConcilianti
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I negazionisti dell'Olocausto amano definirsi revisionisti , ma la storiografia ufficiale preferisce chiamarli negazionisti. Il motivo è semplice: mentre ogni storico che si rispetti è revisionista, nel senso che è disposto a rimettere costantemente in gioco le proprie conoscenze acquisite qualora l’evidenza documentaria lo induca a rivedere le sue posizioni, il negazionista è colui che nega l’evidenza storica stessa.

La prima mossa del negazionista consiste nel prendere una qualunque testimonianza che attesti l’esistenza delle camere a gas (le memorie di Rudolf Höss, le testimonianze dei superstiti, ecc.) e nell’isolarla dal suo contesto. Lo storico onesto sa bene che ogni testimonianza va corroborata da altre testimonianze, in quanto nessun singolo testimone è infallibile. La singola testimonianza costituisce la tessera di un mosaico più ampio che, complessivamente, ci informa di come si siano verosimilmente svolti gli eventi a cui ciascuna testimonianza si riferisce in modo necessariamente parziale. Invece di far dialogare le varie voci tra loro, il negazionista estrae la singola testimonianza dalla rete probatoria nella quale essa è inserita. Una volta isolata la testimonianza per renderla più facilmente attaccabile, il negazionista va alla ricerca spasmodica di tutte le increspature esegetiche, le minime inesattezze fattuali e le piccole contraddizioni di cui essa è portatrice.
Essendo un prodotto della memoria umana, qualunque testimonianza può contenere alcune inesattezze o contraddizioni. Il testimone può sbagliarsi sul numero di persone stipate nelle camere a gas, sull’altezza o sull’esatto colore di un edificio, sul giorno della settimana in cui Himmler visitò il lager di Auschwitz, ecc. Ora, è evidente che simili inesattezze non inficiano per nulla il valore della testimonianza per quanto riguarda i suoi contenuti principali. Invece, i negazionisti si appigliano a ogni minimo errore e saltano precipitosamente alla conclusione che, se il testimone (sia egli un superstite o un ex SS) si è sbagliato su un dettaglio, nulla garantisce che egli non si sia sbagliato anche sul resto . Un esempio: l’SS Kurt Gerstein , in virtù del suo ruolo di tecnico per la disinfestazione, visitò nel 1942 il lager di Treblinka. Durante la visita assistette a una gassazione e, subito dopo la guerra, redasse un rapporto in cui descriveva con orrore ciò a cui aveva assistito. Nel rapporto, Gerstein parla anche delle montagne di vestiti, appartenenti alle vittime delle camere a gas, che aveva visto a Treblinka, e aggiunge che queste montagne erano alte 35-40 metri. Evidentemente si tratta di un’esagerazione, in quanto una catasta di tali dimensioni sarebbe impensabile. Nel leggere il rapporto di Gerstein, un ricercatore che rispetta la deontologia della professione , si limita a constatare l’esagerazione e a pensare che, in preda all’emozione, il testimone abbia ceduto al meccanismo retorico dell’iperbole. Il negazionista, invece, dopo avere fatto della pesante ironia sull’incapacità di Gerstein di stimare l’altezza della montagna di vestiti, dice che questo errore è un chiaro segno del fatto che il testimone ha mentito (dunque, non che si è semplicemente sbagliato, perché per il negazionista ogni errore equivale a una menzogna) e che la sua testimonianza gli è stata estorta dagli Alleati durante la sua prigionia .


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mincuo
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Esatto, io li ho fatti i conti anche perchè Della Pergola mette le età.
E lei li ha fatti? E conosce qualcosa di demografia?

Non si appigliano a niente i Revisionisti. Non sono loro che hanno fatto leggi speciali per impedire di parlare. E se vuole vedere la volta che Storici Revisionisti e Storici classici sono andati in un tribunale e hanno testimoniato e si sono confrontati ci sono 1000 pagine a disposizione.
Di deposizioni.
Anche sul web.
Il rapporto Gerstein è un cavallo di battaglia Revisionista e se lei capisse anche un centesimo non lo menzionerebbe. Van Pelt infatti lo nomina di sfuggita, ma mica è scemo...
Sempre attendo UN NOME E COGNOME. Su 3 milioni. UNO SOLO. Ma non vedo che risponde. Cambia sempre. Come mai?

Per la verità visto quel che continua a mettere, che è proprio scadente, e si presta ad essere confutato fin troppo facilmente mentre ci sarebbero argomenti discutibili, ho pure il sospetto che lei voglia ottenere qualcosa da me.
Chi mai nominerebbe Bomba, le fiamme, Gerstein, Wansee, le fosse quando ci sono le foto della CIA.....

Non mi presto più. Saluti.


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TonyConcilianti
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Non c'è praticamente niente di giusto lì.
Inoltre Irving non è uno specialista di Shoah.

Studi qualcosa, così capirà anche la differenza tra testimoni (che hanno testimoniato in un tribunale e relativamente a fatti precisi) e racconti.

Dovresti scegliere un po' meglio almeno, perchè c'è un po' di meglio.

Questa è la conferenza di Wansee (Mal tradotta per di più) Nessuno storico Ufficiale ne da conto come volontà di sterminio e ne hanno ben di che, se no casca anche quel po', ma lei non è nemmeno in grado di capire cosa dico

Per la verità visto quel che continua a mettere, che è proprio scadente, e si presta ad essere confutato fin troppo facilmente

Mah..


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PietroGE
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@TonyConcilianti

-Quando nessuno ha mai trovato una camera a gas si dice beh, vuol dire che i tedeschi le hanno fatte sparire.

-Quando nessuno ha mai presentato un documento in cui si dice che gli ebrei erano uccisi nelle camere a gas, si sono interpretate come "parole in codice" le minute di riunioni SEGRETE (soluzioni finali) o dei discorsi tenuti nella più grande segretezza (a Posen).
Uno si domanda : di che cosa avevano paura a scrivere che avevano intenzione o che gassavano gli ebrei a milioni? Avevano paura che gli avrebbero fatto la guerra? La guerra gliela stavano già facendo. Forse Hitler non voleva emttere un ordine scritto sullo sterminio degli ebrei perchè aveva paura che se avese perso la guerra non avrebbe ottenuto la pensione? Andiamo!

-Quando non si hanno prove dirette del crimine e si deve fare affidamento sulle testimonianze ci si deve accertare che la gente non menta. I racconti dei sopravvissuti sono pieni di menzogne, anche le più sfacciate. Menzogne che non reggono di fronte all'evidenza dei fatti :

le analisi chimiche effettuate sulle cosiddette camere a gas, il numero dei gassati, la disposizione della "camere a gas" vicino a zone coltivate, la cremazione dei cadaveri, la quantità di carbone necessaria per cremare tutte quelle persone. ecc. ecc.

-Analisi del terreno a Treblinka con il radar che penetra nel terreno conferma che non c'è stata nessuna fossa comune per le presunte 900 000 vittime.

-Quando si è capito che anche un bambino con una calcolatrice avrebbe sbugiardato i 3 milioni di vittime ebraiche ad Auschwitz si è ridotto, in una notte buia e tempestosa, il numero dei morti a circa un milione (alla faccia di Hoess). La cosa strana è che si è "dovuto" aumentare il numero dei morti negli altri campi altrimenti era in pericolo il numero (evidentemente magico) di 6 milioni.

-Sei milioni spariti senza lasciare traccia in 2 anni e mezzo? Piuttosto credo alla Befana.


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mincuo
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Esatto Conciliante sulle fiamme, su Bomba, su Wansee trova cosa ho scritto sopra, e su Gerstein che se vuole le metto, perchè nessuno si sogna nemmeno più di nominarlo. Di quelli citati da lei NON UNO è un testimone, tecnicamente. Le fosse comuni dei "testimoni" ad Auschwitz NON CI SONO, ci sono le foto aeree. ME LE MOSTRI le fosse.
Siccome ci sarebbero argomenti possibili e non ne ha citato UNO SOLO significa che lei non sa nulla di nulla oppure vuole che io dica delle cose.
E non mi presto.

Se intanto per il lettori vuol rispondere ALL'UNICA DOMANDA CHE IO HO LE FATTO ci faccia questo nome e cognome e referto autoptico.

UNO SOLO Conciliante.


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TonyConcilianti
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"i disinfestatori sono al lavoro […] con una spranga di ferro e un martello aprono un paio di scatole di latta dall’aria innocua, le indicazioni dicono Cyclon Antiparassitario, Avvertenza, Velenoso. Le scatole sono piene di piccole pallottoline che sembrano piselli blu. Non appena la scatola è stata aperta, i contenuti vengono fatti cadere attraverso un’apertura sul tetto. Poi viene svuotata un’altra scatola nell’apertura successiva, e così via. Dopo circa due minuti le grida si affievoliscono e si trasformano in un gemito sommesso. La maggior parte degli uomini ha già perso conoscenza. Dopo altri due minuti […] è tutto finito. Regna una calma mortale […] i cadaveri vengono ammucchiati insieme, le bocche spalancate […] E’ difficile sollevare i cadaveri intrecciati fuori dalla stanza perché il gas ne sta irrigidendo tutti gli arti"

Pery Broad , Unterscharführer (sergente) delle SS

Quindi, molto in fretta, la porta veniva sigillata ermeticamente e veniva immediatamente tirato un barattolo di gas sul pavimento, attraverso un’apertura collegata ad un condotto dell’aria sul soffitto della camera a gas per mano dei disinfestatori, che stavano pronti in attesa. Questo portava all’immediata diffusione del gas. Attraverso lo spioncino era possibile vedere che coloro che stavano vicino al condotto dell’aria morivano quasi immediatamente. Si può dire che circa un terzo moriva nel giro di un attimo. Gli altri cominciavano a dibattersi, a urlare, a soffocare. Ma molto presto le grida diventavano rantolii di morte, e dopo un paio di minuti tutti erano a terra. Dopo venti minuti al massimo non si muoveva più nessuno.

Rudolph Hoss, comandante di Auschwitz dal 20 maggio 1940 all’11 novembre 1943 :

Giunti al 2 settembre 1942, alle due del mattino ero già stato assegnato alla partecipazione nell’azione di uccisione delle persone con il gas. Questi omicidi di massa avvenivano in piccole casette situate all’esterno del campo di Birkenau, in un bosco. Le casette venivano chiamate bunker nel gergo degli uomini delle SS. Tutti i medici delle SS in servizio nel campo facevano a turno per partecipare alle esecuzione con il gas, che venivano chiamate Sonderaktion [azione speciale]. Il mio ruolo come medico in queste operazioni consisteva nell’essere a disposizione vicino al bunker. Vi venivo portato con la macchina. Stavo seduto davanti con l’autista, e un inserviente dell’ospedale delle SS stava seduto dietro con un apparecchio con l’ossigeno per rianimare gli uomini delle SS utilizzati nelle esecuzioni con il gas, nel caso in cui qualcuno di loro fosse rimasto vittima delle esalazioni velenose. Quando alla rampa della stazione arrivava il convoglio con le persone destinate alle camere a gas, gli ufficiali delle SS selezionavano tra i nuovi arrivati le persone in grado di lavorare, mentre il resto – anziani, tutti i bambini, le donne con in braccio i bambini e altre persone considerate non in grado di lavorare‐ veniva caricato sui camion e portato alle camere a gas. Queste persone venivano sospinte nelle baracche dove si spogliavano e poi andavano nude nelle camere a gas. Molto spesso non c’erano incidenti, dato che gli uomini delle SS tranquillizzavano le persone, sostenendo che si sarebbero lavati e che sarebbero stati spidocchiati. Dopo averli sospinti tutti nella camera a gas vaniva chiusa la porta, e un uomo delle SS con una maschera antigas tirava il contenuto di un barattolo di Zyclon attraverso un’apertura nel muro laterale. Le urla e le grida delle vittime si sentivano da questa apertura ed era chiaro che stavano combattendo per la vita. Queste urla si sentivano per un periodo molto breve.

Paul Kremer , medico di campo di Auschwitz

etc. etc.

fonte : P. BROAD, in R. HÖSS, P. BROAD, J.P. KREMER, Oswi’cim w oczach SS, Oswiecim, Museum w Oswiecimu, 1973


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mincuo
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Guardi già quello è leggermente meglio.
Ora io le do un sito "Sterminazionista" e pure un po' così...quello Revisionista invece non glielo do.
Almeno così si studia qualcosa.
http://holocaustcontroversies.blogspot.it/2011/10/how-reliable-and-authentic-is-broad.html

IL NOME E COGNOME CONCILIANTE? UNO SOLO, su 3 milioni.

MA NON LEGGE?

Dica NON LO CONOSCO se no non si capisce bene.


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