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Diffondere un monachesimo vincente?

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Tibidabo
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Hito;235400 wrote:

Sprizzate odio ed invidia da tutti i pori. Il tuo caro comunismo è un ricordo del passato, e nessuno che l'abbia vissuto lo rimpiange, da nessuna parte. Fai i conti con la realtà, O sai fare l'esempio di un comunismo funzionante oppure è tardi per sognare un "altro" comunismo come un bambino piccolo.
Oh God... Tra quelli che credono all'altra europa e quelli che credono nell'altro comunismo doppiamo facilmente quelli che credono a Babbo Natale........

Non capisco...qualcuno gentilmente vorrebbe tradurre per me le parole del vivace aborigeno?


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Cataldo
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@HITO
"Ti faccio notare che lo zimbabwe come moneta ufficiale ha il "dollaro statunitense"
Ecco il problema, sei nato nel 2015. o poco prima, e non hai alcuna contezza del passato, purtroppo non ho la spinta pedagogica necessaria a continuare la conversazione.


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Hito
 Hito
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@Cataldo
Io sono del 1972 e ciò che è successo in passato non cambia lo stato attuale delle cose, cioè che nel 2017 lo zimbabwe è ancora tenuto al guinzaglio agganciato al dollaro, con tutto ciò che ne consegue.
Questi sono i dati che avevo promesso, per chi fosse interessato:

Nella prima immagine si vede, numeri alla mano, che il risparmio italiano era il 1° al mondo, curioso che si faccia lo stesso esempio...

Nella seconda immagine si vede che la capacità di risparmio era più alta dell'inflazione.

Nella terza immagine alcuni dati, e un po' di logica, dimostrano che è sbagliato imputare ad altre cause i problemi:

Volendo si potrebbe vedere cosa si inventava la politica ai tempi (soprattutto una parte), pur di aderire all'euro...


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Hito
 Hito
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DesEsseintes;235401 wrote: [quote=Hito;235400]

Sprizzate odio ed invidia da tutti i pori. Il tuo caro comunismo è un ricordo del passato, e nessuno che l'abbia vissuto lo rimpiange, da nessuna parte. Fai i conti con la realtà, O sai fare l'esempio di un comunismo funzionante oppure è tardi per sognare un "altro" comunismo come un bambino piccolo.
Oh God... Tra quelli che credono all'altra europa e quelli che credono nell'altro comunismo doppiamo facilmente quelli che credono a Babbo Natale........

Non capisco...qualcuno gentilmente vorrebbe tradurre per me le parole del vivace aborigeno?

Io non ti posso essere d'aiuto perchè parlo quella lingua e mi sembra tutto comprensibile... magari aiutati con un dizionario aborigeno-italiano...


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Cataldo
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DesEsseintes;235399 wrote: [quote=Cataldo;235395]
Perché questa cosa non viene compresa?

Più che incomprese sono state espunte dal pensiero economico e dalla politica, tanto che un certo Picketty ha potuto fare un compendio di analisi sulle conseguenze della redistribuzione, mi dicono anche banalotto, e diventare un "guru" del pensiero economico 😉 Può darsi che siamo al crinale di una inversione di tendenza, e che ritornino man mano alcune consapevolezze minimali.


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Tibidabo
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Cataldo;235406 wrote: Più che incomprese sono state espunte dal pensiero economico e dalla politica...

Credo piuttosto che ci sia una fitta rete di inconfessabili complicità a tutti i livelli da parte della classe media e degli stessi "lavoratori".


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MarioG
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DesEsseintes;235399 wrote:

La chiave è proprio nel rapporto "quota salari/quota profitti".
E' un problema politico, non è una questione di "leggi naturali" dell'economia o dell'agire umano.
E' la conseguenza di una libera scelta fondata su una certa visione della società, delle sue finalità e dei rapporti fra le classi.

In pratica è la pressione fiscale il mezzo efficace con cui si è stabilita la depressione della quota salari. E' quella che stabilisce il limite invalicabile oltre il quale nessuna azienda media o piccola può permettersi di pagare i propri dipendenti.
Le aziende più grandi che dispongono di grandi capitali o di facile accesso al credito a basso costo ne traggono ovviamente il maggior vantaggio.
Infatti, dopotutto il maltolto (il gettito fiscale esorbitante preso dalle buste paga) va alla fine a finanziare le strutture creditizie, visto che queste si mangiano l'avanzo primario.

Secondo me questa è la chiave per scardinare il rapporto infausto "quota salari/quota profitti".


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Tibidabo
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MarioG;235409 wrote:
In pratica è la pressione fiscale il mezzo efficace con cui si è stabilita la depressione della quota salari. E' quella che stabilisce il limite invalicabile oltre il quale nessuna azienda media o piccola può permettersi di pagare i propri dipendenti.

Però non si spiegherebbe come mai questa drastica riduzione della quota salari sia avvenuta innanzitutto in un paese con molte meno tasse che da noi come gli USA (la walmartizzazione del lavoro).

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41708

E anzi, più abbassano le tasse (ai ricchi...) meno pagano i lavoratori.

PS: e si chiedono come mai non ci sia inflazione nonostante i QE...


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MarioG
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Non conosco la legislazione fiscale sulle retribuzioni in USA. Non è detto che effetti simili siano prodotti da cause simili. Negli USA, paese tradizionalmente a intervento statale ridotto, l'evoluzione dei salari ha seguito senz'altro cause trainanti diverse, cioè la 'globalizzazione', nei suoi due aspetti:
uscita dai confini delle imprese nazionali ed entrata nei confini delle masse di nullatenenti.
(E questo vale anche per l'Europa, ovviamente).
Però, nella situazione italiana, in cui, in media, il datore di lavoro paga 190 e il lavoratore percepisce al netto 100, mi sembra che l'effetto sul rapporto salari/profitti sia evidente, dato che la tassazione 90 rimane, indipendentemente dal profitto.


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Tibidabo
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MarioG;235411 wrote: Non conosco la legislazione fiscale sulle retribuzioni in USA. Non è detto che effetti simili siano prodotti da cause simili..

???

MarioG;235411 wrote: Negli USA, paese tradizionalmente a intervento statale ridotto, l'evoluzione dei salari ha seguito senz'altro cause trainanti diverse, cioè la 'globalizzazione', nei suoi due aspetti:
uscita dai confini delle imprese nazionali ed entrata nei confini delle masse di nullatenenti.

Ecco l'immancabile fico secco.

Leggiti cos'è e come è stata realizzata la walmartizzazione del lavoro.

Qui un accenno:

"Nel suo eccellente documentario, Walmart: The High Cost of Low Price, Robert Greenwald documenta con dovizia come i grandi magazzini Walmart abbassino le paghe in tutto il settore delle vendite e come impongano alti costi sociali ed economici agli stati e alle comunità in cui operano, distruggendo le imprese locali.

Ma i prezzi bassi – che comportano costi altissimi – sono irresistibili per il consumatore americano. Walmart ha praticamente messo nell’angolo la vendita al dettaglio e ha ammassato una ricchezza sconvolgente in tutto questo processo."


L'immigrazione con l'attacco ai salari non c'entra, come più su preannunciato, un fico secco.

Poi tutto fa brodo e oggi l'immigrazione ha anche quella funzione di creazione dell' "esercito di riserva" ma la walmartizzazione non ha nulla a che vedere con l'immigrazione.

MarioG;235411 wrote:
Però, nella situazione italiana, in cui, in media, il datore di lavoro paga 190 e il lavoratore percepisce al netto 100, mi sembra che l'effetto sul rapporto salari/profitti sia evidente, dato che la tassazione 90 rimane, indipendentemente dal profitto.

La penso diversamente.
Non c'entrano niente le tasse tanto è vero che gli stipendi li abbassano in Italia con tasse alte ma anche in America con tasse basse.
C'entra la volontà politica la quale è frutto dei rapporti di forza fra le classi sociali

La volontà politica della classe dominante si afferma solo con la stupida complicità della classe media che è quella che chiacchiera di cambiare le cose e poi ti dice: "Sa io sono ingegnere...non amo sporcarmi le mani a fare il cemento...".

Così uno si rivela un buffalmacco figlio di buffalmacchi, che sarebbe la cosa meno grave, ma soprattutto manda a p... il paese intero e tutto il popolo del quale lui stesso fa parte.
Ma essendo buffalmacco non vuole farne parte...vuole distinguersi...


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MarioG
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La walmartizzazione, o amazonizzazione è appunto un aspetto della globalizzazione, appunto perchè è indifferente al fatto che, come dice lei:
impongano alti costi sociali ed economici agli stati e alle comunità in cui operano.
Esse infatti operano al di sopra, guadagnano qui e investono altrove.

Per il resto, sul fatto che le "tasse non c'entrino niente" (che poi sono anch'esse una traduzione della "volontà politica") non mi sembra che l'esempio dell'America sia una prova. In Italia dove sono (o erano) predominanti imprese piccole e medie, la pressione fiscale c'entra moltissimo con la decurtazione dei salari. E questo è evidente.
Secondo me c'entra anche col rapporto salari e profitti, fintantochè la forte tassazione sul salario comunque prescinde dall'entità del profitto.
Poi capisco che lei abbia voluto fare la sua giornaliera tirata contro il borghese medio che serve il Capitale distruttore a detrimento del proletario e di sè stesso.


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Tibidabo
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MarioG;235415 wrote: Poi capisco che lei abbia voluto fare la sua giornaliera tirata contro il borghese medio che serve il Capitale distruttore a detrimento del proletario e di sè stesso.

E purtroppo è il contrario...ero io che cercavo inutilmente di arginare l'ennesima filippica contro le tasse e l'immigrazione che avevo immediatamente visto profilarsi all'orizzonte.

Come è ovvio io non ho nemmeno nominato il "Capitale distruttore" che tu mi attribuisci ma voi siete fatti così e non riuscite a sbloccarvi dalla vostra posizione sempre rabbiosamente sulla difensiva.

Anzi no.

Ci ho ripensato.

Ti do ragione su tutta la linea.

Bravo, mi hai convinto.


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MarioG
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Sono stato un po' frettoloso e impreciso, un buffalmacco.
Tolgo subito "Capitale distruttore" e rimetto "elite dominanti".
Chiedo perdono, io son buffalmacco consumatore di fichi secchi.
Perdono anche per il peccato di mormorazione contro le tasse (che poi in questo caso si parlava di un tipo specifico). Anche qualcun'altro non sa sbloccarsi dalle solite posizioni rabbiose (e sinistre). Padoa Schioppa, guidaci tu!


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