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Framboise.


Primadellesabbie
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Tra un bombardamento ed un attentato, una previsione economica e la sua smentita, queste quattro righe (specialmente le ultime) descrivono garbatamente, secondo i dettami dello schietto spirito transalpino, una collaudata tecnica di sopravvivenza.

Traduco? Ho qualche esitazione (...notre peuple est malin...é intraducibile).

Manifeste pour le raisin framboise

« Autrefois, nous avions sous nos tonnelles et à flanc de coteau de nos collines un fruit délicieux. On l’appelait le raisin framboise (Noha ou Clinton) appelé aussi par nos cousins transalpins : Uva Fragola. Ce raisin dont la peau avait le goût de framboise, avec lequel on faisait aussi du vin, un apéritif appelé Velouté de Framboise, mais aussi un eau de vie superbe et de la confiture fut interdit par l’Etat Français.(En 1956, si je me souviens bien).Le prétexte était que sa consommation rendait fou.

Or, il n’existe aucune communication médicale ou scientifique prouvant de tel fait. Par contre le sénateur et le député qui déposèrent le projet de loi visant à interdire ce cépage avaient de gros intérêts dans la culture et le commerce du vin en Algérie. En fait le raisin framboise concurrençait le coupage des vins du midi par les vins d’Algérie (française), car récolté à pleine maturité ; il monte rapidement en alcool sans chaptalisation au sucre de betterave. L’etat Français envoya donc ses pandores dans nos collines et nos campagnes afin d’éradiquer le cépage maudit.

Mais notre peuple est malin ; il est doté d’un esprit de résistance, ainsi nous furent plusieurs à dissimuler et à bouturer ce cépage délicieux. Ainsi, sur les collines de notre pays subsiste encore la vigne de raisin framboise.

Si vous avez dans vos relations quelques vielles familles niçoises qui ont participé à cet acte de résistance et que vous disposez d’un bout de terrain ; n’hésitez pas plantez vous aussi une treille de raisin framboise ; c’est un acte de résistance qui conforte notre identité nissarde et qui en plus vous apportera beaucoup de plaisir gustatif. Sans parler du plaisir d’emmerder les autorités de la puissance occupante. »

Barbajohan

Da qui:

https://lacountea.com/2010/06/28/manifeste-pour-le-raisin-framboise-texte-de-jm-de-fonseca/


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sotis
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Bravi!


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PietroGE
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Siamo passati dal Manifesto comunista al Manifesto di Ventotene al... Manifeste pour le raisin framboise.
Tutto sommato...un miglioramento notevole.


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cedric
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Da noi si è sempre fatto e bevuto il fragolino o clinton anche se era vietato dalla legge fascista del 1931 mai abrogata.

L'intento della legge fascista era di proibire ila produzione di "vini scadenti" ma "rispetto alle porcherie" che si vendono oggi il clinton sarebbe un vino eccellente.


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Tonguessy
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"rispetto alle porcherie" che si vendono oggi il clinton sarebbe un vino eccellente.

Non sarebbe ma rimane un vino eccellente, nato da una necessità: verso la fine dell'800 la peronospera aveva letteralmente divorato intere campagne zeppe di vigne. L'unico ceppo che le resisteva orgogliosamente era la vite americana, da cui si poteva fare il clinto, grinto, griton, grintin, clinton.


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[Utente Cancellato]
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Da noi si è sempre fatto e bevuto il fragolino o clinton anche se era vietato dalla legge fascista del 1931 mai abrogata.

Perché non s'intrattiene sulle materie che conosce invece di scrivere simili corbellerie, cedric?


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Rosanna
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Post: 3536
 

Da noi si è sempre fatto e bevuto il fragolino o clinton anche se era vietato dalla legge fascista del 1931 mai abrogata.

L'intento della legge fascista era di proibire ila produzione di "vini scadenti" ma "rispetto alle porcherie" che si vendono oggi il clinton sarebbe un vino eccellente.

Hai ragione cedric ... infatti anche oggi la produzione e vendita del Clinto e del Bacò è vietata dalla legge. Sono i cosiddetti vini “proibiti”, cioè vini dei quali è vietata la commercializzazione (Con legge 23 marzo 1931 n° 376 si è inteso porre un freno al dilagare di “ibridi produttori diretti” che avevano condotto a una sovrapproduzione di vini scadenti. Questa legge vietava “la coltivazione dei vitigni ibridi produttori diretti”, salvo che nelle province in cui gli organi ministeriali “ne riconoscevano l’utilità” e con modalità da stabilirsi attraverso decreto ministeriale).

Qualche vitigno di “Clinto” e di “Bacò” esiste ancora nelle Valli del Natisone ma la produzione ed il consumo rimangono limitati al mero ambito familiare a ricordo di un passato neanche tanto lontano ma che fa parte della nostra tradizione.

http://artigianatovallidelnatisone.it/clinto-e-baco-i-vini-proibiti/


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Primadellesabbie
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Le noha ou vin qui rend fou

Apres la disparition des Atlantes, des Hyperboréens et des grand ancêtres aryens, dont la patrie d’origine était l’Amérique du Nord, les Celtes se trouvèrent “coupés du pays des dieux” c’est-à-dire de la source de l’initiation et de la connaissance.
Mais ils savaient que “par-delà le fleuve Océan, aux limites du monde occidental” on pouvait trouver le greal, boisson merveilleuse des anciens pères; de là ces tentatives millénaires pour retourner aux sources, cette prodigieuse queste du Graal qui, sous l’influence des idées chrétiennes dévia de sa véritable voie, perdit toute son essence. Or, qu’était le gréal enivrant, qui amenait la joie dans le cœr et les idées au cerveau?
Il était probablement à base de noha, ce plant de vigne...
Le noha a la réputation de donner un vin “qui rende fou”, ce qui est une raison astucieuse d’éliminer le véritable breuvage d’initiation aryenne, le véritable graal!

(da un testo vecchiotto)

@ Rosanna

Nel mio quasi annuale viaggio da quelle parti, ho visitato questo interessante museo multimediale: http://www.smo-center.eu/wp/it/, che ti consiglio, se avessi occasione di inoltrarti in quei (remoti) luoghi.

Allego referenze:


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Primadellesabbie
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"La strana storia dei vini proibiti

Oltre agli Ibridi Produttori Diretti prima ricordati – l’Isabella o Fragolino rosso, il Noax o clinton bianco e il Clinton, furono creati e diffusi anche altri ibridi e cioè l’Oberlin (ibrido tra la Labrusca e la Vinifera), l'Elvira e il Taylor, (ibridi tra la Labrusca e la Riparia), lo York-Madeira (Labrusca x Aestivalis), l'Othello (Labrusca x Riparia x Vinifera), lo Jacquez e l'Herbemont (Aestivalis x Cinere x Vinifera), questi ultimi privi del sapore foxy.
Come ben sappiamo, tutti questi vini sono non sono commerciabili, perché sono “vini non vini”, la legge, infatti, vieta di chiamarli vini, perché solo il succo fermentato del frutto della Vitis vinifera può essere, per la legge, chiamato vino.
Vediamo, allora, perché hanno subito questa condanna.
Il dilagare di questi ibridi produttori diretti, troppo spesso considerati la soluzione nazionale al problema vinicolo al tempo della Fillossera, portarono a una sovrapproduzione di vini scadenti e alla percezione del pericolo che rappresentavano per la qualità del prodotto.
Fu allora che intervenne il legislatore con la legge 23 marzo 1931 n° 376 che vietava, diceva testualmente, "la coltivazione dei vitigni ibridi produttori diretti" salvo che nelle province in cui gli organi ministeriali "ne riconoscano l'utilità" e con modalità da stabilirsi con decreto ministeriale. Tale legge non riguardava tuttavia l'uva fragola, considerata allora non un ibrido ma figlia unicamente della vitis labrusca, ma pochi anni dopo, con la legge 2 aprile 1936 n° 729 venne estesa la norma anche ad essa stabilendo che il divieto si applica "anche alla coltivazione del vitigno Isabella (vitis labrusca) sotto qualunque nome venga qualificata. Tale coltivazione è peraltro ammessa anche fuori dei limiti stabiliti, nei casi nei quali risulti accertato che è fatta solo allo scopo di produzione di uva destinata al consumo diretto".
Per consumo diretto doveva ovviamente intendersi sia il consumo come uva da tavola che la sua vinificazione.Queste norme vennero poi riprodotte nel Testo Unico del Regio Decreto 16 luglio 1936 n° 1634. Le disposizioni appena viste non sono mai state applicate con molta rigidità e sia l'uva fragola che gli altri ibridi produttori diretti hanno continuato ad essere coltivati. Né il Ministero ha mai emanato i decreti che avrebbero dovuto disciplinarne la coltivazione.
Si può quindi concludere che, a parte il divieto teorico della coltivazione e privo di sanzioni (salvo ovviamente quella patrimoniale di non poter chiedere contributi per l'impianto di coltivazioni di uva fragola o di Clinton o di Bacò o di Noax!), nulla impediva all'epoca di coltivare uva fragola, di venderla e di vinificarla.
"

Da qui:

http://giampierororato.blogspot.it/2009/05/i-vini-proibiti.html


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