Il ciarlatano e la ...
 
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Il ciarlatano e la cocaina

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Diplomat
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La tua ermeneutica va bene per le nuvole, le viscere degli animali, le macchie d'inchiostro sulla carta o di muffa sull'intonaco, per i sogni, perché non hanno alcun messaggio. Nella comunicazione normale un amico scrive all'altro una lettera: il destinatario legge e comprende il messaggio. Nella comunicazione alla "DesEsseintes" il destinatario se ne infischia dello scritto e fa analisi grafico-calligrafiche (rigorosamente su base analogica) volte a tirar fuori le migliori, o peggiori se preferite, puttanate dal proprio inconscio.
Ovviamente ora replicherai "a penem segugium" perché un altro dei tuoi obiettivi è quello di dare spettacolo, con la gente che mentre legge sgranocchia pop corn e tifa per quello che dà le risposte più divertenti.


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Tibidabo
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La tua ermeneutica va bene per le nuvole, le viscere degli animali, le macchie d'inchiostro sulla carta o di muffa sull'intonaco, per i sogni, perché non hanno alcun messaggio. Nella comunicazione normale un amico scrive all'altro una lettera: il destinatario legge e comprende il messaggio. Nella comunicazione alla "DesEsseintes" il destinatario se ne infischia dello scritto e fa analisi grafico-calligrafiche (rigorosamente su base analogica) volte a tirar fuori le migliori, o peggiori se preferite, puttanate dal proprio inconscio.
Ovviamente ora replicherai "a penem segugium" perché un altro dei tuoi obiettivi è quello di dare spettacolo, con la gente che mentre legge sgranocchia pop corn e tifa per quello che dà le risposte più divertenti.

Sei semplicemente uno che non sa di cosa parla.


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PietroGE
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Sei semplicemente uno che non sa di cosa parla.

Aspetto la recensione del film : Alien Covenant dove, ovviamente, non ci sono alieni.


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Tibidabo
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Aspetto la recensione del film : Alien Covenant dove, ovviamente, non ci sono alieni.

Te li vedi tu i filmucoli di quell'attrezzo di Ridely Scott.


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Tibidabo
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E non capisci...in che lingua te lo devo dire?
Gli alieni non esistono come non esistono i fantasmi, i vampiri, i lupi mannari, gli zombie.
Un film che parla di quelle cose secondo te sta dicendo che quei mostri esistono?
No.
Quindi sta parlando di altro e ognuna di quelle entità soprannaturali inesistenti è una metafora.
Metafora.
Metà fora e metà dentro.


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oriundo2006
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Lessi tempo addietro le lettere tra i due grandi: mi parve un dialogo tra sordi ... un esempio in negativo di come tutto l'afflato umanistico e-a-favore-del mondo o quantomeno della 'verità' ( per cui si da ricerca scientifica ) si riduca a tenzone fra cavalieri ben saldi nella loro armatura caratteriale ... Non facevano che accusarsi reciprocamente e con astio delle peggiori distorsioni nel campo ( indimostrabile ) della psiche. In particolare Jung accusava Freud di 'pansessualismo', larvamente addebitandolo a pulsioni inconsce represse dallo stesso che gli facevano vedere il sesso come motore primo dell'agire umano ...Freud rintuzzava gli attacchi respingendo in toto la visione eclettica dell'ex allievo attribuendola a proiezioni fantastiche di dinamiche psichiche che Freud intendeva misurare e quantificare depurandole di ogni sovrastruttura 'culturale' ( tema che invece poi sviluppo' Fromm dando seguito a questo aspetto ): non sesso ma 'libido', come pulsione insopprimibile poi ripartita ed oggettivata in molteplici ambiti. E' questa la differenza tra i due, materialismo psichico contra sviluppo della psiche oltre le condizioni date ( e a volte contro le stesse in nome di una irriducibilità dell' 'anima' alle categorie precostituite socialmente: le 'macchine desideranti' di Deleuze e Guattari - la libido come 'animante' la psiche e sua musa ispiratrice ) ed a leggere gli scritti con cui entrambi professano le loro posizioni si nota però una cosa interessante. Questa: due psicologi di tale levatura che non si capiscono ed anzi si attaccano con forza ed anche un certo livore. dunque, se persino loro non si capiscono, a che serve la psicologia analitica od il metodo freudiano ? Una cosa sola: a vedere il presente come storia ( Marcuse ) ma della follia umana, da sempre alienata dai suoi fondamenti 'ontologici'. Allora il 'vecchio' Nietzsche ( per modo di dire: era contemporaneo di F. e amico di Lou Salomè, da entrambi frequentata ) con la sua 'Genealogia della morale' ha da insegnarci parecchio...


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PietroGE
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A confronto del cocainomane Jung era un vero ricercatore disposto ad analizzare fenomeni paranormali e persino la Meccanica Quantistica scambiando idee con uno dei fondatori : Wolfgang Pauli. Era affascinato dalla importanza che veniva data per la prima volta nella storia della Fisica all'osservatore e in particolare alla teoria della misura e al fenomeno del collasso della funzione d'onda In quel tempo non era stata ancora sviluppata la teoria della decoerenza e si pensava fosse l'osservatore a far collassare la funzione d'onda. Interessante l'invenzione del concetto di sincronicità acausale che metteva in relazione fenomeni che avvenivano simultaneamente.


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Tibidabo
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Una cosa sola: a vedere il presente come storia ( Marcuse ) ma della follia umana, da sempre alienata dai suoi fondamenti 'ontologici'. Allora il 'vecchio' Nietzsche ( per modo di dire: era contemporaneo di F. e amico di Lou Salomè, da entrambi frequentata ) con la sua 'Genealogia della morale' ha da insegnarci parecchio...

Scusa non ho capito.
A scanso di equivoci è una domanda vera e non polemica.

Quali sono i fondamenti ontologici?
Forse dei fini etici o spirituali o tradizionali?
Però allora Nietzsche non c'entrerebbe molto.
Non so a cosa ti riferisci...

Poi "alienata", quindi referente di quei fondamenti, chi è?
La storia, l'umanità o la follia...


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Georgejefferson
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Es Super Io ed Io sono astrazioni, come tutto il linguaggio che ha bisogno di analogie materiali da metaforizzare per capirsi (dimensione/ struttura/ profondità/ sottile / duro / sfere ecc...). Ma siamo noi, non sono "altro da noi", non contenitori, e nemmeno contenuti, non c'e' "cosa" materiale staccata, fissa e sempre uguale a sè stessa. Sono trucchi linguistici per agevolare la comunicazione di senso (trucchi sfruttati da gente senza scrupoli fin dalla notte dei tempi).

Sono diverse "posizioni" (il riferimento allo spazio e' analogia metaforica), cioè scelte del giudizio. L' io mediatore siamo sempre noi che possiamo raggiungere consapevolezza della presenza possibile di scelte un pò in antitesi, per esempio in senso lato:

A -L'amor proprio senza ragionamento che avendo esperito per tantissimo tempo la paura dalle avversità, e conoscendo quasi solo quel mondo di violenza e sopraffazione, lo crede "eterno" e può tendere facilmente all'aggressività distruttiva egoista.

B -L'empatia verso l' altro, che comprende l'evolversi delle soggettività per similitudine, e capisce l'esigenza di etica di base condivisa in vista del superamento di quel "vecchio mondo" infantile, e si dà un codice comportamentale, nella consapevolezza che senza il riconoscimento del diritto dell' altro, non c'e' ragione per il riconoscimento del suo.

La dimensione collettiva, l' ambiente, lo spazio esterno condizionano ovviamente, ma anche componenti innate, il problema e' che una terza componente e' negata, sostanzialmente, la negazione del soggetto come potenziale persona sensibile e ragionante capace di giudizio autonomo e dignitoso.

Non conta nulla che la individualità sia "originale", ma quanto quella persona sia libera di scegliere, cosa e' bene e cosa e' male. Una cosa negativa, originalissima magari, e unica, e' un disvalore anche se "unica" e "originale", perchè fa male, a sè e agli altri. Il "naturale" bisogno di appartenenza e' il desiderio di superare la paura e tristezza della solitudine, un desiderio di uguaglianza che ci conforta perchè allevia il sentimento di abbandono ad un mondo avverso e violento.

Quella sana interazione tra persona e società e' negata, in larga parte negata da sempre, presente in modo artificiale che nasconde le abnormi differenze di classe e privilegio egoista spacciandola per "riconciliazione". E chiama cattivi i ribelli che intuiscono la presa in giro, spacciandoli per coloro che non la vogliono. Ma essa e' sostanzialmente negata, con strette di mano sul mondo egemone di logica mercantile amico/ nemico, che chiama "la società" al singolare ma nega le altre, le posiziona "fuori" dallo spettro della "società" che buffamente colora di universalità.

E' abbastanza acclarato, ma evidentemente, molti consolatori al "consolato" non se ne sono accorti. E come farebbero a "consolare" con la diplomazia senza la finzione millenaria?

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Georgejefferson
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Spieghiamo questa cosa che appare un controsenso. Le identità del collettivo.
Perchè le identità (plurale) del collettivo (singolare)?

Lapsus freudiano? Si riconosce la possibilità di identità dell' insieme, per lo meno nella base del diritto / dovere, ma lo si limità senza motivo ad una etnia, del luogo o del sangue, presunto o immaginato. Ma non e' un processo di armonizzazione, e' la sua parodia, la finzione che serve al mantenimento di una illusione funzionale alla legge del più forte, alla "cultura" patriarcale violenta e gerarchica del privilegio, la realtà e' che l'autostrada di alienazione e disgregazione e' la prassi storica consolidata, usata come spauracchio ma già reale, oggi come ieri. La logica mercantile capitalista, nella sua enorme ingiustizia, mostra tutta la sua brutalità anche spazzando via le maschere sociali di questi legami artificiosi, mostrando quanto quei legami siano deboli e poggianti sull' immaginario.

Spiace disilludere ma tutto quel romanticismo idealistico dell'interazione tra società e individuo e' un desiderio anche giusto ma non reale oggi, perche si nega che l' altro, il presunto diverso, possa condividere quella "serie di norme collettive" cosi da non sentirle imposte, per la società "sana" come sistema mondo, dal benessere condiviso. Lo spauracchio della "mondializzazione", non mira a stimolare le coscienze verso la prepotenza dell' imperialismo moderno, ma a incattivire la gente naturalizzado un conflitto farlocco del noi contro voi (ontologizzando le persone per categorie, negando lo sviluppo autonomo di ognuno nella sua dinamica vitale e riducendo il tutto alle due componenti di cui sopra, ambiente e dna) per impedire la costruzione futura dello stato sociale universale di base, presupposto per la convivenza pacifica e civile. E' quello che non si vuole condividere, non frega un cazzo a nessuno degli "usi e costumi" diversi.
E i "grandi patrimoni", usano sistematicamente l' immaginario della "famiglia coesa", dell'appartenenza alla "sua" società, per costruire (con le carote e bastone) le trincee di protezione ai loro privilegi.

Continua


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Georgejefferson
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Restando in metafora, la dimensione plurale e aperta di ognuno, in buona parte nascosta perchè rimossa con la violenza, e' intuita fin dai tempi del "conosci te stesso" (anche prima). Al di la delle sue definizioni ufficiali storiche. Anche il cagasotto impaurito schopenhauer, figuriamoci nietzsche, che ha sviscerato il possibile dei sui tempi per mostrare le maschere sotto le maschere, per poi credere di riuscire a convincere che la sua posizione valoriale sia quella "vera" e non maschera, teorizzando "l' uomo +" fingendo che la dimensione scimmia sia solo quella del debole,e non quella del prepotente che mena.

Fa sorridere una certa ingenuità, fin dalla notte dei tempi si escogitano mille trucchi per incatenare l'emancipazione delle persone, si hanno dei risultati per questo, poi si "sperimenta" la reazione, il rimosso resta rimosso, e si ostenta in pompa magna il mancato "status" di scienza ai "concetti psicoanalitici".

Ha ha, fantastico, nemmeno si nota la credenza del destino manifesto e si pensa ai "paradossi". Nel frattempo hanno costruito nell' immaginario (dopo la costruzione delle categorie) il giudizio verso storia, filosofia e linguistica come "serie B". Prevenire e' meglio che curare.

La ragione che decide a suo insindacabile giudizio quali "regole", significa negare legittimità al sentimento, quando non lascia spazio alla decisione di cosa sia meritevole dello status di "delirante" al sentimento, si tramuta in mostro con lo stesso rischio che se a "dominare" sia l'altro. E questo perchè e' il concetto di "dominio" il problema, la credenza che sia naturale ed eterno, che una parte debba "dominare" sull'altra, la competizione al posto della collaborazione. Non importa se tale "dominio" lo coloriamo con parole quali "connubbio"...o "potenza"

I "messaggi autentici" degli autori sono "tralasciati"..."soppressi" e "pervertiti" come prassi storica, qual'ora non si adeguano all'ordine costituito conservatore dei privilegi, per quello le intenzioni vengono spesso nascoste. Un attento guardiano dell'ermeneutica ufficiale e permessa, si incazza di brutto a farglielo notare, perchè si enfatizza la posizione di sudditanza.

Ci inchiniamo a chi ha studiato l'opera, l'autore, i predecessori, le fonti, il contesto. Se poi tutti questi servizievoli, attentissimi a non aprire possibili interpretazioni pericolose per l' ordine costituito (sopratutto inconsciamente), hanno anche la brillante idea di fare i pagliacci avremmo molti sgarbati potenziali...he he.

Il terreno comune va costruito, nelle basi, lasciando libere le persone di interpretare con una maggiore consapevolezza della realtà, ma per liberà scelta, ed e' un cammino ancora quasi da iniziare, altro che già bello fatto e collocato nel passato. Il problema e' verebbero troppo a galla le ingiustizie e si ha paura dell'effetto onda irrazionale che tutto distrugge.
La condivisione pacifica e libera unisce le persone, e' la imposizione violenta che le isola, sembrano unite "nel riconoscere la versione ufficiale" di un'opera d'arte o altro, ma non lo sono liberamente, sono oppresse, incatenate, obbligate a dire si, ha ragione "il competente"... e poi lo chiamano "forma di comunicazione"...universalizzando la "loro" forma.

Lo spauracchio della "abolizione" della ragione, denota il problema di cui sopra, la logica del "dominio" come dato di natura sempre e comunque, sia che si denunci la paura della "abolizione" della ragione, sia quella del sentimento.

Il "dividi e impera", esisteva anche quando masse di schiavi (come ancora parzialmente oggi) si illudevano, nel loro modo di pensare imposto con la violenza, di essere unite armoniosamente.


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PietroGE
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George, le identità sono la base di linguaggio comune per l'interazione tra individuo e collettivo. Se io parlo in inglese ad un cinese perché non so il cinese, l'inglese diventa il mezzo che rende possibile una comunicazione tra le due persone. Quando questo mezzo viene distrutto cessa ogni comunicazione e interviene l'alienazione individuale con il conseguente consumo di droghe, lo sballo del sabato sera, la società disgregata.
Le identità non possono essere rimpiazzate da pezzi di carta, diritti e doveri e via dicendo. Questi concetti si sono sviluppati in società omogenee, e quindi presuppongono già una base identitaria come collante che unisce l'individuo al collettivo.
La parola che esemplifica il tutto è quella tedesca di 'Volk'
'Volk' non è l'etnia o la razza che dir si voglia (per questo c'è la parola 'Rasse'), è l'unione tra etnia, cultura, tradizioni e condivisione di un unico destino. Non è possibile crearla a tavolino con un pezzo di carta e una fotografia.
"La condivisione pacifica e libera " ha come condizione l'esistenza di un mezzo che fa da intermediatore, e questo mezzo sono le identità.


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Ale
 Ale
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Il concetto di inconscio collettivo, contenitore di questi famosi archetipi, con diverse funzioni (modello di comportamento-mediatore tra conscio e inconscio-ordinatore di immagini e rappresentazioni), fa riferimento ad un patrimonio innato (arke=originale, tipos=modello) comune a tutto il genere umano.
Queste funzioni psichiche non possono emergere esplicitamente alla coscienza, a differenza dell'inconscio personale, dove gli elementi (percezioni, ricordi,ecc.) rimossi una volta erano coscienti.
Jung elabora questa tesi anche partendo da un'intuizione di Freud, è lo stesso svizzero ad affermarlo. Avevano entrambi riconosciuto nei sogni di diverse persone elementi ricorrenti, immagini simboliche che rappresentavano i medesimi significati.
L'idea di un patrimonio innato riferita alla capaciltà di elaborare la realtà ritorna anche nella Gestalt, dove la percezione e quindi l'elaborazione avviene sia attraverso l'influenza delle esperienze personali e sia per modalità percettive, e di strutturazione interne, comuni a tutto il genere umano.

Recenti studi sull' interazione tra i due sistemi di memoria che possiede l'uomo, la memoria "emozionale" (l'amigdala, residuo del nostro passato rettiliano) e la memoria "descrittiva" (l'ippocampo), dimostrano come il funzionamento non cosciente della mente dia spesso una valenza maggiore all'aspetto emozionale.
Ad un determinato oggetto, persona,ecc. la memoria descrittiva ci dice cos'è (donna, bionda,...) la memoria emozionale gli da un valore emotivo (è una ragazza che ho conusciuto, mi piace,...), il valore determinante, probabilmente perchè più primitivo, è quello emozionale. Pensiamo al cosiddetto sequestro emozionale.
Come funziona questa "intelligenza" emotiva? E' la domanda che si pongono diversi tipi di studio.
Ed è quì secondo me che si evidenzia una difficoltà della società contemporanea, soprattutto quella occidentale: si è sempre dato maggiore peso alla ragione, al "logos", determinando una scissione di quella che è la realtà umana, a volte persino negando l'attività inconscia della mente.

Il punto non è tanto determinare cos'è l'io, l'es, il super Io (una terminologia antica che via via è sempre meno utilizzata) o quale teoria sia più veritieria.
Basti pensare, per esempio prendendo quelle accennate in questi posts, che junghiana e freudiana partono entrambe da una concezione delll'essere umano folle.
Alla nascita il bambino sarebbe l'equivalente di una bomba, con una serie di pulsioni sessuali e istinti di morte da sfogare !
Per loro si nasce malati e poi nell'evoluzione personale si riescono a mitigare questi istinti. Allucinante.

Il punto non è neanche tanto accettare l'esistenza di un'attività inconscia della mente, magnificare le psicoterapie, o speculare sul senso della vita, indice di un'inquietudine profonda, ma raggiungere un grado di soddisfazione, di capacità/competenze, che tutte queste pippe mentali non vengono.
Pensare di meno e vivere di più.

P.S.
Il processo di individuazione, nell'accezione junghiana, ha degli elementi importanti, focalizzandosi giustamente sugli aspetti negativi dell'omologazione aprioristica.
Il concetto di unicità infatti aqcuisisce ancora più significato in una collettività che superficialmente incoraggia lo sviluppo di una propria originalità ma fondamentalmente impone un adeguamento alla folla, un assenso da parte della generalità. L'identità personale più che un unico diventa uno specchio dove gli altri si possano riconoscere.
Tutto ciò da contesti ampi a contesti più piccoli, come la famiglia, può creare problemi nella psiche di una persone perchè vive un'identità che non è la sua, con tuttoquello che ne consegue.


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PietroGE
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Problema : ma l'archetipo è veramente universale? È lo stesso per il cinese l'africano, l'europeo ecc. ecc.? Leggo su Wikipedia :

In psicologia analitica potrebbe essere definito come una forma universale del pensiero dotato di un certo contenuto affettivo per il soggetto, dunque un simbolo, e che potrebbe a sua volta autodefinirsi come una sorta di valore etico-sociale cui il soggetto crede, si appoggia o è condizionato, consciamente o inconsciamente, nell'arco della sua esistenza o parte di essa, nella realizzazione dei suoi progetti di vita o semplicemente nel suo modo di essere o comportarsi.

Da quello che si capisce, gli archetipi dovrebbero essere universali, quindi appartenenti all'umanità intera. Ora però sappiamo che l'umanità non esiste se non nella dimensione biologica. Quello che esiste sono i popoli con i loro miti credenze valori etico- sociali. Sempre sullo stesso sito :

In sostanza Jung sposta sul piano inconscio alcuni condizionamenti culturali (religiosi e artistici) e ambientali, comuni a tutti gli individui di un certo gruppo,

Ah quindi non dell'umanità! Sembrerebbe, a prima vista, che per Jung esistano due piani : quello individuale e quello collettivo universale. Ma in realtà ne esiste anche un altro : quello del collettivo etnico-culturale mitologico e religioso, differente da popolo a popolo.


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Georgejefferson
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Pietro, si e' capito che sei contro il diritto universale di base, non ci vuole un genio a capire la tua visione mondo.


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