Il male è il vuoto ...
 
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Il male è il vuoto banale


GioCo
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Per la Arendt il radicamento è la risposta alla banalità del male. Per me il radicamento è l'effetto adattivo dello sviluppo emotivo.

La guida di tale sviluppo è centrata nel cuore, non nel "cogitare", non nel cervello. Ciò che poi il cervello diviene è una conseguenza della risposta emotiva e adattiva all'esperienza che viene fatta nel rapporto con l'ambiente.

Tale rapporto è permesso da una configurazione complessa e dinamica di identificazioni che facciamo nostre, non diversamente da come un attore fa propria una maschera teatrale.

A seconda della configurazione attiva di maschere che indossiamo, si stabilisce un rapporto con l'ambiente che descrive un contesto. Per esempio siamo bambini e giochiamo con l'orsacchiotto, esercitando così i nostri ruoli e le nostre simulazioni in preparazione del successivo stadio di sviluppo adattivo futuro.

Lo sviluppo nervoso quindi è il radicamento che avviene nel corpo e nella carne che si fa "humus" e per ciò ci fa umani... E no, mi dispiace Eichmann era umano. Uno come noi e la Arendt è correttamente colpita di come non sia consapevole delle conseguenze delle sue azioni.

Ma è sempre così. Quando alziamo le mani, quando urliamo, quando scappiamo, non siamo coscienti delle nostre azioni. Si potrebbe dire che Eichmann non fu costretto e fece quel che fece per dovere. Non per piacere ne per forza. Come uno a cui era chiesto di tirare su un muro: eseguiva ordini. Ma è un errore pensare che per questo non sia stato governato da altrettanto potenti emozioni. Un errore enorme.

Lo stoicismo ad esempio sa da sempre che la disciplina emotiva (nel riconoscimento) è alla base del governo, non solo di se stessi ma del governo di noi stessi. Un governante semplicemente non governa senza disciplina e per ciò viene governato. Quindi, quando vediamo macchiette stereotipate con una evoluzione timica vicina a una pecora, ne abbiamo la politica piena oggi, poi la confrontiamo con chi invece ce l'ha sviluppata e matura, come un Putin o uno Xi, è evidente che emerge una stridente differenza palese. Putin vince quindi a mani basse quando svergogna il lato politico in vista di st'accidente di occidente.

Sa perfettamente che le macchiette occidentali che pretendono di rappresentare un potere che non gestiscono, sono solo perdite di tempo. I tavoli ormai iconici lunghi chilometri dove questi pagliacci sono accolti, fanno la cifra solare della inutilità politica occidentale (per dirigere il futuro da qualsivoglia parte) resa visivamente al mondo.

Di fatto è da tempo che l'occidente non governa più i destini globali. Esso pende letteralmente dalle labbra e dai gesti dei suoi nemici ed è sempre più evidente.

Dire che ciò dipende dalla propaganda (per esempio Russa) è un altro errore grossolano, ma essendo noi dentro una gerra delle parole, siamo solo colti dalla confusione generale crescente (del torrente tsunamico verbale) ed è difficile rendersene conto.

Se la guerra delle parole è dominio incontrastato occidentale per grazia dei mezzi di cui dispone, non lo è quella dei gesti che è infinitamente più pericolosa per l'occidente. Perché la semantica non verbale è direttamente emotiva e le emozioni comandano sempre. Per ciò Putin, nonostante le incredibili sfide che ha davanti (il suo è un paese tutto sommato modesto) è abbastanza sereno. Perché se i pagliacchi che governano l'occidente e sono premiati perché rimangano a fare i pagliacci proprio perché sono pagliacci possono essere così meglio gestiti dalle ansie dei militari anglofoni e del cattogiudaismo, gli stessi subiscono poi pari pressione dai nemici, ne più e ne meno che un orda di inutili bimbi-minchia. Non rappresentano semplicemente un problema perché ogni loro patetico gesto si risolve praticamente in un massacro di immagine unilaterale garantito.

Cioè una figura colossale di merda dietro l'altra senza soluzione di continuità che mette in luce tutta la debolezza occidentale.

Per ciò urge una guerra mondiale che rimetta in campo la gente seria e spazzi via i pagliacci. Putroppo non se ne vede di gente seria all'orizzonte in occidente e quindi una guerra "convenzionale" in queste condizioni si tradurrebbe comunque in un massacro unilaterale. Putin e Xi lo sanno bene e per ciò non hanno fretta.

Semplicemente si limitano ad agevolare la marcescenza occidentale "accarezzandone" incessantemente le voglie più turpi e deviate. Così da non farli mai stare senza "divertimenti". Ma soprattutto facendo bene attenzione che "i divertimenti" siano possibili solo se continuano a volerlo loro.

Come ad esempio l'inutilissima transizione ecologica. Tipo bineron dato in mano a bimbiminchia perché stiano buoni appunto. Perché non rassicurarli che verrà fatto tutto il possibile per accontentarli? Tra una colossare smerdata e l'altra in ogni caso i pannolini poi te li dovranno cambiare loro e la dipendenza sarà totale.

La tecnica e l'emozione "adulta" quindi rende abili pochi con poco a gestire il resto. Come già ci insegnava Tronchetti in economia con la Pirelli e la Telecom quando ne svuotò del tutto il potere decisionale amministrativo interno detenendo una quota di azioni irrisoria. Con pochissimo si gestisce tutto. La tecnologia consente questo piccolo "miracolo" le cui chiavi sono consegnate agli adulti, non alle pecore.

Peccato che il male sia banale e che rappresenti un vuoto di consapevolezza. Esso fluisce dall'intento che essendo disarmonico e incoerente, gestisce esclusivamente disadattamento. Sia comportamentale che psicologico. Se lo vedi il male è fotutto. Non c'è storia.

Il male per vincere vede solo la necessità di aumentare la cifra della sua propria forza e in ciò la cifra diventa sempre esagerazione. Qualsiasi sia questa forza che è qualitativamente limitata e "monometrica". Deve esserlo perché vi sia l'ossessione della misura. Per esempio, se decido di sfondare un muro a testate, non è che non riuscendo secondo il metro del male è giunta l'ora di usare un piccone o una mazza abbastanza pesante, perché è una forma di debolezza. Devo solo aumentare le testate finché il muro non va giù e se muoio male il muro è andato giù uguale oppure sono una pippa. Tanto non fa più differenza (per me).

Bisognerebbe chiedersi perché dovrei tirare giù il muro per forza a testate ma quello è già un modo troppo "intelligente" di agire, dove l'intelligenza non è un pensiero razionale e misurato, ma emotivo e connesso all'infinito.

L'emozione a differenza del ragionamento (che si basa sulla dicotomia "vero/falso") non può mai essere "falsa". Posso avere o non avere una certa emozione ma non esiste l'emozione "falsa". Posso falsare l'emozione, recitando, ma non posso avere emozione e saperla falsa. Ce l'ho o no e basta.

Il carattere quindi intrisecamente vero dell'emozione ne fa un ente da cui promana pura verità senza appello. Non solo, l'emozione racchiude il potere più grande, quello assoluto. Che quindi non teme "controllo" di sorta da parte di chicchessia. Indipendentemente dalla intenzione di questo "chicchessia" fosse pure Sauron, Satana o Lucifero in persona. Insomma non è importante quale divinità o suprematismo sia evocato per dire che quel potere è dominato, tanto comunque il millantatore dovrà sottostare alle leggi che gli permettono di esprimersi e questo è più che sufficiente per mettere a nudo la banalità che no, non è vero. Solo il suo inganno rimane e funziona finché è celato. Se no smette di esistere e basta.

Il male deve agire sempre come un parassita. Far finta di essere quello che non è, ad esempio innoquo e affascinante. Come una zanarina che se ti punge però poi ti impone di grattare con il rischo di veicolare infezioni. Un danno enorme (potenzialmente mortale) per una sola goccia di sangue. Il male è così e la sua cifra è sempre l'esagerazione.

Il ragionamento contiene il falso e quindi solo la mente può mentire. Non l'emozione. Quando recito, recito con la mente non con il cuore.

Ma il cuore procede secondo le sue leggi, non quelle della mente!!! Tentare di decondificare quindi le ragioni del cuore con la mente che mente al fine di comandarne il potere è come cercare di capire un bambino mentre viene seviziato. Come accade nel mondo reale e non di rado tra chi pensa che la disciplina basti a governare il cuore di chicchessia (ridotto in stato infantile che se no diventa troppo difficile) e chi invece subisce questo pensiero perverso senza poterci fare niente.

In primis il diretto interessato dalla sua stessa disciplina.

Per esempio viene sessualmente abusato anche prima della sua età fertile e queste sevizie grautite sono elevate allo stadio più alto e nobile di "amore" dai suoi genitori. Un perfetto esempio di perversione semantica emotiva dettata dalla mente che mente.

La perversione genera poi altra perversione e il bambino seviziato da adulto diventerà un seviziatore di bambini e tutto ciò apparira "naturale", giusto e corretto. Come un tempo le sberle del babbo severo o la riga sulle nocche dell'insegnante altrettanto severo. La logica è sempre la stessa e promana sempre dalle stesse sorgenti di pensiero cattogiudaiche dove serietà e severità si combinano in infinite patetiche forme di possessione. Cambia la veste ma non la sostanza. La banalità del male.

Ad esempio, chi potrebbe mai chiamarsi Eichmann? Chi nel nome deve sottolinare di essere "umano" perché non riesce ad esprimerlo con il cuore? Chi ha l'abitudine di prendere nomi come quello? Le radici semantiche ed etimologiche tradiscono gli stessi traditori e noi non possiamo che constatare come siano pizziacati sempre con le mani nella marmellata quando si tratta dei nostri tormenti.

L'emozione quindi non mente ma come la mattiamo con quelle distruttive? Banale, se la perversione cerca di sfruttare il potere emotivo, cos'altro vogliamo ne emerga?

La sincerità quindi (almeno quella verso noi stessi) rimane imprescindibile. Ma non è semplice. La mente abituata a mentire ci mette in grossa difficoltà anche solo avanti allo specchio e da soli. Figuriamoci con il prossimo, dove ogni ammissione è sempre direttamente tradotta in debolezza.

Certamente! Se l'ammissione è fatta come siamo abituati, indossando maschere, si rende debole la maschera. Perché la maschera eredita il flusso emotivo. Se non la glorifico la faccio a pezzi e siccome siamo identificati avrò la sensazione di andare io stesso in pezzi. Il mio ego, tutto ciò che sono e rappresento passano allo svilimento e l'autostima (caricata nella maschera) si riduce rapidamente a zero. Impossibile non andare in depressione.

Certo, se sapessi che è solo una maschera non mi importerebbe. Ad esempio, quando mi relaziono con un bambino e mi diverto con lui, quante maschere gioceremo per il puro gusto di prendere noi stessi per il culo? Ci svilisce? Certo che no!!!

Questa è la chiave. La chiave del @GioCo.


Citazione
oriundo2006
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Probabilmente tutto questo vale se si adotta l' idea che il foro del pensiero sia la 'mente'. Ma secondo le dottrine orientali è il cuore la sede del pensiero...

Prendere la mente come sede della facoltà critica e decisoria 'ultima' è sottoporsi alla dualità, ovvero all'esistenza di un 'altro' che 'comanda'. Comanda invero il cuore che 'decide', ovvero 'taglia via', de-caedo, separa il Sè in quanto fulcro dell' Anima da qualsiasi 'altro'. La mente invero lo segue, e la mano esegue, credendosi artefice del Tutto, che invece solo imita nella Potenza 'esteriore'. 

Il 'mentalismo' attuale è la sede e la cifra dell'alienazione. In questo, la paura, bloccando il 'cuore', la seduzione, imponendo l' altro come oggetto di piacere e dunque di espansione del Sè, il senso di 'colpa', irrigidendo i sensi esteriori e mortificandoli, sono strumento forissimi di alienazione, ovvero di dominio di altri sul 'soggetto', che diventa tale, ovvero 'subjecto', proprio perciò.

Se dobbiamo dar fede al nostro cuore, la vita pare davvero meravigliosa e nel contempo impossibile da vivere oggi. Osservare sè stessi negli atti e negli attimi può aiutare...ma conduce all'esito di escludersi dall'azione coerente con sè stessi entro la Vita. Perchè ? Perchè a questo punto la mente alienata prende il sopravvento.

Insomma se seguiamo il Wu Wei siamo in pace con noi stessi ... ma contiamo quanto un ikebana in un vaso di fiori. Siamo messi lì e di lì non ci muoviamo. Il richiamo all' azione, se pare una via d' uscita, è doppiamente illusorio. Seguire il cuore dunque si deve ma davvero si può ? Cancella le divisioni, uniforma l'esistente all' essere, scioglie e libera dai vincoli interni ... e solo questi però.


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GioCo
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Pubblicato da: @oriundo2006

Probabilmente tutto questo vale se si adotta l' idea che il foro del pensiero sia la 'mente'. Ma secondo le dottrine orientali è il cuore la sede del pensiero...

[...]

Il 'mentalismo' attuale è la sede e la cifra dell'alienazione. In questo, la paura, bloccando il 'cuore', la seduzione, imponendo l' altro come oggetto di piacere e dunque di espansione del Sè, il senso di 'colpa', irrigidendo i sensi esteriori e mortificandoli, sono strumento forissimi di alienazione, ovvero di dominio di altri sul 'soggetto', che diventa tale, ovvero 'subjecto', proprio perciò.

Se dobbiamo dar fede al nostro cuore, la vita pare davvero meravigliosa e nel contempo impossibile da vivere oggi.

[...]

Seguire il cuore dunque si deve ma davvero si può ? Cancella le divisioni, uniforma l'esistente all' essere, scioglie e libera dai vincoli interni ... e solo questi però.

Magari, tanto per rispondere all'ultimo passaggio, la questione ruota attorno al livello di accettazione e in particolare che sia il cuore a guidarti. Poco, te lo anticipo subito e ne sono ben cosciente.

Se ad esempio mi immedesimo nel mio prossimo, dov'è la difficoltà di armonizzare il divenire anche quando il mio prossimo sbaglia? Poca. Ma accade di rado, tant'è che noi ne facciamo un mito poi dell'anima gemella. Dovrebbe essere la norma e invece in tanti credono sia solo una favoletta.

Ti faccio un esempio sciocco. Oggi ero ad un evento organizzato in un castello, uno di quelli che non mi sognerei mai di frequentare se non avessi da portare uno dei miei assistiti. Una cosa casereccia: una mezza dozzina di bancarelle d'artigianato, uno spettacolino teatrale di un paio di minuti ispirato alla commedia dell'arte, un paio di maghi finti e attempati che intrattenevano con battute un po' stantie bimbi e famiglie, un gruppetto di ragazzi che arredavano un percorso hororr fatto con clown, zombie e vampiri. Putroppo pioveva e la gente era poca.

Neanche a dirlo il percorso horror è quello che il mio assistito prediligeva e quindi attendiamo che lo approntino... Sotto la pioggia (perché l'ingresso era nel cortile del castello). Premetto che la giornata si era già palesata come pesante, perché non eravamo riusciti a trovare un ristorante dove mangiare. Tutti stracolmi quelli aperti e si accedeva solo con prenotazione. Alla fine, optato per un bar assalito dalle cavallette affamate che avevano già fatto la nostra stessa scoperta, abbiamo rimediato alle 14:00 passate con un pezzetto di torta e un toast. Tutto quello che era rimasto. Ma almeno il caffé era buono.

Il tipo che "gestisce" l'ingresso dell'horror (un ragazzotto non troppo sveglio) ci lascia sotto la pioggia perché fuori dalla porta c'era scritto che si poteva entrare massimo in 15 e lui diligentemente aspettava 15 persone in fila. Ma era difficile fossero 15 tutti gli avventori in quel momento presenti nell'intera struttura e alcuni non erano di certo interessati (tipo ultraottantenni ?!). Glielo accennai, immaginando che avesse "qualche problema" nell'avere contezza del suo ruolo in quel momento. Dopo quindi una buona ventina di minuti d'attesa (inutile, eravamo in 8 e tanto avrebbe dovuto bastare) arrivano i maghi a "porre rimedio" e ci invitano a vedere uno spettacolino al riparo prima di arrivare a "livello insuppati fradici". Un evidente scusa. La fila si disfa rapidamente e il nostro custode ci segue col sorriso ebete (non aveva capito la mossa, evidentemente). Seguiamo un poco i maghi nel loro tentativo di distrarci ma a parte i bambini e i genitori non è che per noi la cosa era sostenibile a lungo. Torno allora verso la porta del percorso horror, profittando che il custode ci stava alle spalle e senza attendere permessi entro deciso. Dio solo sa se avevo voglia d'altro oltre che di tornare a casa a farmi i ca%%i miei all'asciutto, ma in quella situazione non potevo nemmeno risparmiarmi il percorso. Di solito ci ficco dentro il mio assistito in queste robe e poi lo aspetto fuori, perché la gente lì dentro urla (devono almeno fare finta di spaventarti) e mi da fastidio.

Provo (male) a farmela piacere. Loro provano (ancora peggio) a rimediare alla mia impassibilità evitentemente travisandola. La noia (per me) è l'unica cifra stabile per queste occasioni. Finalmente si esce. Primo a entrare (seguito da tutti gli altri in coda) e primo a... Tentare di uscire, perché la porta la trovo chiusa. Una delle maschere, tra quelle più vicino all'ingresso, mi sorpassa. "Come è chiusa?" chiede "non ci posso credere!". Tenta ed è chiusa. Il nostro custode, dato che non aveva gestito l'ingresso aveva pensato bene di non farci scappare via una volta entrati.

La mia reazione? Se non avessi capito che aveva evidentissimi problemi relazionali probabilmente di natura autistica, sarei andato in modalità berserker immagino. Ma ho pensato che per lui quello era probabilmente quello il suo solo attimo di gloria dopo chissà quanta pena. Chi avrebbe avuto il cuore di perseguirlo per sta minchiata? Per ciò ho semplicemente chinato la testa per la stachezza (atavica) e atteso in silenzio. Tanto il demone se vuole farti ballare nudo sui tavoli... Dentro ero calmo. Ho lasciato che i presenti lo richiamassero per fargli riaprire la porta e senza fare una piega, come non fosse mai stata chiusa esco con il mio assistito per tornare a casa.

Quando scrivi "... e solo questi però", intendendo che il cuore libera dai vincoli, dobbiamo stare attenti nel considerare come "dentro" vi è incluso anche il nostro benessere. Torno a casa e dormo, non rimungino malanimo e questo è certamente già "solo" tutto.


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