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La lezione di Pinter: le "verità" del comunismo


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Arte, verità e politica si intitolava un articolo di Le Monde che riportava alcuni estratti del discorso tenuto a Stoccolma da Harold Pinter, il grande drammaturgo inglese scomparso alcuni giorni fa, in occasione del Premio Nobel ricevuto nel 2005.

In questo discorso Pinter parlava della verità e della menzogna. «Non c'e distinzione netta tra quello che è reale e quello che è irreale, tra quello che vero e quello che è falso. Una cosa non è necessariamente vera o falsa; essa può essere allo stesso tempo vera e falsa». E poi proseguiva dicendo che questo aveva valore nell'arte, ma che come cittadino si doveva invece domandare che cosa è vero e che cosa è falso. E quindi anche come artista, continuava Pinter, la ricerca della verità non si deve mai fermare. Bisogna affrontarla qui, subito.

Nel nostro paese di "verità" ne abbiamo sentite sempre. Siamo stati assillati da grandi dichiarazioni di "verità". Prima di tutto le "verità" del libero mercato. Poi le grandi "verità" della Chiesa, che ha il monopolio di decidere ciò che è morale e ciò che è immorale (nessun paese al mondo ha una così forte presenza sui media delle dichiarazioni del Papa; dichiarazioni che, soprattutto in tema di sessualità, sanno più di arroccamento per paura che di un pensiero spirituale lucido). E poi ecco di nuovo riemergere vecchie "verità" comuniste che, ahimè, sanno di omofobia e chiusura. È forse la paura di addentrarsi in quella verità più ampia, complessa, contraddittoria, di cui parla Pinter, ciò che tende a far richiudere le persone in gabbie morali e ideologiche?
«La maggioranza degli uomini politici non si interessano alla verità ma al potere, e per mantenere questo potere - continua Pinter - è essenziale che la gente resti nell'ignoranza, viva nella ignoranza della verità». E' l'attaccamento al potere la costante che ha accomunato la storia della Chiesa, del capitalismo e del comunismo.
Quella verità di cui parla Pinter credo sia una verità dolorosa da attraversare, perché ti obbliga a rivedere e mettere in discussione innanzitutto te stesso, la tua storia, la tua ideologia. E questo fa male, molto male. Meglio attaccare l'esterno, ripristinare i vecchi valori, proteggersi.

Ci sono delle cose che si sa che sono vere, prosegue Pinter, e che tutto il mondo sa. Che gli Stati Uniti sono stati alla guida di grandi dittature nel mondo, dal Sudamerica alla Grecia alla Turchia. Che con il pretesto di annientare il terrorismo hanno perpetuato gli orrori di Guantanamo e dell'invasione in Iraq; e tutti sanno che questo è vero. «Ma tutti sanno anche che cosa è successo nell'Unione Sovietica e nei paesi dell'Est : la brutalità sistematica, le atrocità largamente diffuse, la repressione impietosa di tutti i pensieri indipendenti…».
Una politica nuova che rivoluzioni il fuori e il dentro in un modo artistico e trasgressivo, forse di questo abbiamo bisogno. Certo se guardiamo soprattutto il nostro paese ci rendiamo conto che la gran parte di arte che sopravvive o che è stata lasciata sopravvivere è quella che non fa altro che perpetuare una tranquillità, la normalità del pensiero comune. Il vecchio fool della tragedia shakespeariana, il matto, l'artista, era il solo che poteva contestare il re. Gli artisti nel nostro paese oggi sembra siano per la maggior parte sempre più paurosi di mandare affanculo i re, le certezze, le ideologie, le finte morali. Paurosi di gridare, come l'artista inglese scomparso, la propria indignazione. Sempre timorosi di perdere: il pubblico, l'audience, la direzione del teatro, del festival. Il posto che li rappresenta.
«Quando ci guardiamo allo specchio, pensiamo che l'immagine rappresentata è vera; ma cambiate di un millimetro l'inclinazione dello specchio e l'immagine cambia. Noi stiamo in effetti guardando una gamma infinita di riflessi, ma uno scrittore deve a volte frantumare lo specchio, perché è dall'altra parte dello specchio che la verità ci guarda negli occhi. Se una tale determinazione non si incarna nella nostra visione politica noi non abbiamo alcuna speranza di restaurare quello che abbiamo paura di perdere - la nostra dignità umana».

Pippo Delbono
Fonte: www.liberazione.it
2.01.2009


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mazzi
Reputable Member
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Post: 455
 

La solita botta al cerchio e alla botte!
Gli americani sono dei bastardi ma cazzo! i comunisti lo erano ancora di piu'.
Il postatore sottolinea nel titolo la "verita'" che gli fa piu' comodo sottolineare, dimostrando in caso ce ne fosse bisogno che la "verita'" e' solo per quelli che ci credono.
Quando finira' il comunismo di essere una giustificazione per le mostruosita' del capitalismo?
E bravo anche Pintor! quale sara' mai la verita'?
Nicholson diceva nell'onore dei Prizzi: "If he is so fucking smart, why is so fucking dead?"


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

ci sono articoli che colmano un vuoto necessario.
perchè pubblicarli anche su questo sito?


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