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La Notte dell'Uomo

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GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Topic starter  
Postato da: @kami

L'emozione è identificazione con la mente, una manifestazione contingente. In tal senso, l'emozione è figlia dell'emozione madre "paura della morte". 

Teoria vecchia che ho smentito infinite volte. Personalmente non ho mai avuto paura della morte (da distinguere però dall'istinto di autoconservazione che è ben diverso). Curiosità forse, ma non paura. Quando abbiamo accompagnato il cane per la soppressione, avevo meno di 18 anni e fui l'unico a portarlo fisicamente dentro l'ambulatorio e a guardare fino alla fine cosa succedeva. Non successe gran che ma cercai di stare attento ad ogni segno fisico della fine e tutto questo non mi turbò nemmeno un poco. Il resto della mia famiglia disse che "non resisteva" e non volle nemmeno entrare. Personalmente ho molta più paura del prossimo e delle sue reazioni ma non perché possono provocare la morte, piuttosto per l'assenza di buon senso: non sanno quello che stanno facendo... o perché. Questo non vuol dire che invece posso fregiarmi della superiore capacità di sapere sempre quello che faccio, solo me ne preoccupo. La spensieratezza con cui la media delle persone affronta la realtà è per me inconciliabile con la serietà con cui andrebbe affrontata, cioè la serietà con cui si considera (inflessibilmente) l'emotus, cioè quel movimento interiore a fronte di quel che accade che è la radice stessa dei significati che diamo al mondo. Ma guarda che questo vale a prescindere. Tu non mi rispondi perché hai paura di morire, mi rispondi perché sostieni emotivamente questa conversazione. Se no ti occuperesti di altro, qualsiasi "altro" emotivamente per te più rilevante. Ma è un discorso lungo e che va distinto tra chi effettivamente ha paura della morte e chi no. In pratica se la teoria fosse corretta varrebbe per tutti e oltre ogni evidenza evidente così non è...

I mostri sono il contenuto inconscio, ciò che la mia mente normalmente non capta consciamente. Se non penso troppo ho modo di vederli e di comprenderli. Se non li giudico, mi aiutano e li integro, sennò mi terrorizzano. Li chiamo mostri solo perchè era il nome che gli davo da bambina. (Che non era tanto tempo fa quindi ne ho sempre memoria 😉 ).

Aah, quanti danni ha fatto quel Freud! Personalmente non sostengo la tesi dell'inconscio, qualsiasi cosa questo termine vorrebbe insinuare. Parlo in altre sedi di "ricordanza", termine arcaico e poetico usato anche nel decamerone per intendere qualcosa lasciato a testimonianza di qualcos'altro. Apparentemente quindi distante e distinto da una cosa come "'inconscio" che riguarda ciò di cui non abbiamo coscienza, cioè di quella supposta "facoltà immediata di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano nella sfera dell'esperienza individuale o si prospettano in un futuro più o meno vicino" che stranamente (non per me) si sovrappone al concetto di percezione che mal s'addice a una equivalenza "impercepibile=inconscio", no? Vedi, quello dell'inconscio è (tanto per cominciare) un concetto statico e stagno (sideralmente distante dalla realtà osservabile) come se fosse una cassaforte chiusa da una combinazione che dovremmo indovinare dentro cui ci si mette tutto quello che abbiamo di più prezioso e inconfessabile. Dal mio punto di vista è più facile che Freud stesse descrivendo se stesso e le sue speranze di mantenere segreti i suoi pensieri più oscuri e forse stava cercando "inconsciamente" giustificazioni alle cose che non poteva e non voleva confessare a se stesso. In altre parole la cassaforte esiste se per il tuo caso specifico ha senso farla esistere se no non c'è nessun mostro, tutto è alla luce del sole. Comunque gli aspiranti strizzacervelli che ho conosciuto tendono ad aderire a questo stereotipo del "così mi curo le mie psicopatie".

Citi Gaber e un brano-poesia che conosco. Anche io l'ho scoperto al momento giusto, Gaber. L'ho sempre conosciuto solo di nome e per la sua roba meno interessante. I suoi mostri sono compresi nei miei,ma non ne compongono la totalità.

Parliamo allora di "mostri" ma con un accezione differente, come esercizio, ti va? L'esoterismo parla da sempre di "forme pensiero" intendendo che i pensieri sono tutto tranne che semplici proiezioni mentali che in qualche modo "spontaneamente" si generano nel sistema nervoso umano. In altre parole si dissocia completamente dal concetto di "informazione pura" (inconsistente, vaga) che caratterizza l'attributo qualitativo secondo la vulgata comune per significare il "pensiero" da cui ne discendono tutta una serie di interpretazioni del tipo che l'incubo è ritenuto in fondo solo "un brutto sogno". Questo aggettivo riduttivo che serve a togliere l'attenzione da dove è meglio che rimanga, è tremendo quando usato in questo modo. Personalmente ritengo che il pensiero è forma in sé ma questo è un concetto molto sottile. Significa che se penso qualcosa, qualsiasi cosa, essa è già forma e "paradossalmente" da sempre. Nel pensiero il tempo decade nel senso che una forma-pensiero è tale da sempre nel momento in cui esiste perché definisce il tempo ed è sostanza da cui il tempo trae origine. Diventa quindi complesso definire "il mio pensiero" e il pensiero che non è mio. Cioè la relazione e i rapporti tra le forme-pensiero. Però secondo questa impostazione "i mostri" sono le forme pensiero (a noi note) da cui ci dissociamo.

Ti invito a rivedere ciò che hai scritto riguardo ai 10 anni e al percorso serio etc etc. Non aggiungo altro, a parte che se fossi in te ci mediterei su. Non si addice ad un ricercatore "serio" fare certi commenti. Non siamo mica a scuola eh! (Grazie al cielo!)

Andiamo bene piccola se mi inviti a rivedere ciò che rivedo costantemente senza pause. Non ho la scienza infusa e non sto affermando niente. Come dice la "vecchia scuola" se non sei pronta per vedere, semplicemente non vedi e non puoi accettare ciò che non vedi (come gli spettri ad esempio). Poi che ciò che consideriamo lo interpretiamo nel modo corretto, questo è tuutta un altra faccenda. Ma come ho scritto non descrivo ciò in cui credo, ma ciò che vedo. Dalla mia personalissima angolatura e dall'alto della mia età, certamente, ma è quel che vedo e stranamente chi è più anziano di me tende a confermare. Non ci sono dubbi, quel che ho scritto è quel che vedo. Tutto ciò di cui ho potuto prendere coscienza è frutto di un lavoro durato come minimo 10 anni e questo vale persino per chi si occupa di altro, come certe arti marziali. Ma forse ti ci vorrà del tempo per capire. Il tempo è il migliore dei medici in queste cose.

Sapevo della trinacria solamente perchè ho vissuto estensivamente in Gran Bretagna e la bandiera dell'isola di Mann è molto simile e quindi la curiosità di saperne di più mi era venuta in quel frangente lì. Magari ti interesserà vedere perchè sono simili. 

Perché i concetti sottostanti ricorrono. Ma senza il concetto cardine o madre di forma-pensiero, vai poco lontano. Comunque di esempi ne ho tantissimi. Uno che ad esempio fa spesso un massone "famoso" (Carpeoro) è quello che riguarda le fontanelle d'acqua: perché così spesso si associa a una bocca di un leone? (QUI)

Mi interesso un po' di storia locale e nazionale, sia italiana che non. Mi piace però trovare la matrice comune a culture apparetemente così diverse. Evitare i dettagli e concentrarmi sul quadro generale. Alle volte, per contro, scoprire il quadro generale grazie ai dettagli. Mi lascio guidare dagli indizi che sono sulla mia strada e mantengo il livello di curiosità alto. Non è una ricerca razionale la mia, ma molto più simile ad una caccia al tesoro 🙂 sono italiana di nascita e di carattere, parlo quella lingua lì come lingua madre e ne sono inevitabilmente stata scolpita. Ma finisce qua la mia storia italiana. Non perchè consideri la mia cultura meno importante (questa è stata una veloce illusione quando decisi di mettermi in cammino e lasciai il mio paese e mi salì una certa becera anti italianità), ma perchè sono categorie con cui è fin troppo semplice identificarsi, e sto cercando (anzi, a dire il vero sta avvenendo da sè) di non lasciare che mi si appiccichino addosso delle etichette di nessun tipo. Per di più, avendo avuto la fortuna di conoscere persone da ogni lato di questo piccolo pianeta,mi ripeto e dico che la cultura è solo una barriera facilmente scavalcabile. Gli uomini sono gli stessi. Non dimentico da dove vengo, però, e amo la storia locale anche solo della mia piccola realtà d'origine, la mitica terra dei liguri apuani,  ma guardo ad orizzonti più ampi, forse perchè come dici tu mi manca la spinta ad indagare o forse perchè credo che i dettagli ci annebbini poi la vista alla lunga.

Qualsiasi "caso" vuoi considerare è proprio sui dettagli che affonda le sue radici. I dettagli fanno la differenza nel luogo di un delitto per condurre un indagine seria. Fanno la differenza tra il modo in cui guardi la tua stanza e ciò che vedi: ti sembra vuota? Fanno la differenza quando ti innamori, quando cerchi un rapporto sincero, quando vivi i tuoi sogni e cerchi di capirne la radice. Sono indispensabili poi per giungere a vedere l'evidenza evidente che ti circonda e che altrimenti non potresti valorizzare perché è così che funziona: considerandola di nessun valore (in automatico) non la vedi. Solo una ricerca dei dettagli può infatti aggirare le barriere del sistema nervoso che ci impediscono di vedere quello che potrebbe avere anche importanza vitale ma che abbiamo imparato senza volere a trascurare. Senza dettagli e come fossimo ubriachi che incespicano su tutte le imperfezioni del terreno, perché non sappiamo camminare decentemente, oppure come un gatto a cui qualche idiota abbia tagliato per il suo piacere personale le vibrisse.

Il mio non è un sincretismo o un calderone new age però. Seguo gli indizi, come dicevo; se vedo diciamo il numero 64 da ogni parte, faccio una ricerca. Scopro sempre per esempio, che è collegato al Libro dei mutamenti. Perchè non dovrei approcciarmici? Avrà magari qualcosa da dirmi? 64 è anche associato con gli scacchi. Magari scopro che gli scacchi sono associati temporalmente al gioco dell'oca, a sua volta associato al 64. Che a loro volta appartengono a società diversissime, dalla cinese a quella minoica. Cerco punti in comune. E via così..questa era solo un esempio di fantasia, per spiegarti come studio io. Poi se scopro che il 64 è legato ad un sito in particolare, magari megalitico, vado e vedo se trovo qualcosa da cui continuare la ricerca. Magari il signore del bar del paese mi dice qualcosa di interessante. Collegato a qualcos'altro che stavo studiando.  Non so niente, ma mi diverto un po' 🙂 ho avuto un sacco di esperienze particolari in questo modo. Quindi, come vedi, nel mio cammino non contano gli anni, ma quanta voglia hai di giocare. 🙂

64 è anche 2^6 (una potenza di 2) ed è un valore importante in informatica. Non difficile da vedere ovunque per ciò oggi come oggi. Comunque, per me gli anni contano nella comprensione dei significati, ma come ti ripeto è solo quello che constato. Il @GioCo non ha età ed è uno stato dell'essere sempre auspicabile.

Per gli adulti la crisi deve essere sempre maggiore sì e sono d'accordo con te che non ne venga inficiato il grado di cambiamento, non a caso tra adulti si parla di conversione, o tutto o nulla. Costruiamo delle dighe per sbarrare il fiume della vita. È la rigidità che bisogna disimparare. Alla fine, con un'immagine presa dalla cultura orientale, la vita è come l'acqua. Per quanto ci abbia meditato su, non ho trovato un frangente in cui questa affermazione sia incorretta. 

La Vita è esperienza. L'acqua è più vicina a una soglia ma il discorso è davvero molto complesso e lungo. Sicuramente c'è una sovrapposizione di significati, basta vedere come la vita inizia nell'acqua del liquido amniotico. Ma la parte che "mi disturba" di questa associazione è la staticità intrinseca: l'acqua può scorrere per anni e appartenere sempre allo stesso ciclo. Per quanto la osservi la sua dinamicità riguarda lo scorrere non il divenire. Può apprendere ma i modi in cui lo fa sono catartici: dilava, cioè tende a portare via oppure (di converso) trattiene. Certi sciamani dicono che se contempli troppo l'acqua il tuo spirito potrebbe venire strappato e tu ti potresti perdere (=andare in catalessi irreversibile) oltre le soglie della non esistenza. Per me la Vita è come la Vita e basta. Non è un caso che tutte le culture abbiano come radice 5 elementi e il quinto (che la nostra per motivi che qui non riporto per brevità) è la Vita. Quindi è un elemento a sé ben distinto dall'acqua e chi ne fa sovrapposizione, fa inevitabilmente confusione. Detto questo, qualsiasi elemento contiene di certo gli altri 4 (secondo le antiche scienze sapienziali).

Sta cosa della luce nella stanza non è qualcosa che prendo da te, ma qualcosa che penso io. Nel momento più buio si rivedrà la luce. Tutto qua. Semplice semplice. Tra tanti morti che camminano, si nota subito qualcuno un po' sveglio, qualcosa di vero. Che la luce accechi è vero, che ci renda visibili anche. Ne ho fatte le spese più volte. Trovo però che la luce sia anche una corazza che ci rende meno vulnerabili agli attacchi (più frequenti). Comunque gli attacchi sono inevitabili, se si rimane una luce, anche piccola. Mi piace pensare che se si guarda negli occhi del nemico ci si renderebbe conto che è lui ad avere paura di noi(cit).

Una dose di Fede per me, in definitiva, è indispensabile. Troppe cose che non si possono capire. Chiamalo un mio limite. Mi va bene così.

Darò un'occhiata al libro che mi hai consigliato. 🙂

Poi fammi sapere quando riesci. 😉 


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Kami
 Kami
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Ti ringrazio per l'interessante chiacchierata, @GioCo! Indirettamente mi ha aiutata a comprendere cose che mi erano rimaste in sospeso..è proprio vero che le coincidenze non esistono. 😉 Adesso però passo e chiudo, non c'ho altro da dire. Un saluto! Kami 🙂


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