Lenin, Stalin... (C...
 
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Lenin, Stalin... (Che pa...)

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Anonymous
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Che noia essere costretti dagli asini perniciosi a ripetersi, come dice quel proverbio: non c'è un asino più asino di due asini messi insieme. (forse non era così ma fa lo stesso).

Sono passati tanti anni da quando per la prima volta nella storia, la classe operaia di una nazione ha distrutto lo stato borghese, ha posto fine alla guerra imperialistica che stava massacrando milioni di persone, ha preso il potere nelle sue ,mani, ha cercato di usarlo per aiutare il proletariato degli altri paesi, per la rivoluzione mondiale, per il comunismo.

In due parole la molla della rivoluzione nel 1917 fu l'esplosione delle contraddizioni del capitalismo, furono lo sfruttamento della classe operaia e la concorrenza intercapitalistica e interimperialistica che portati fino alle estreme conseguenze sfociarono nella più spaventosa e orribile guerra che fosse mai stata combattuta fino ad allora. Furono la disoccupazione, la povertà, la fame. Furono le sofferenze nel fango delle trincee, tra i gas, le bombe, le malattie. Furono i massacri inumani.

Tutto questo per chi? ( Come in ogni conflitto bisogna chiedersi a chi conviene, chi ci guadagna e chi a da perdere)
Ad un certo momento il proletariato, e non solo quello russo, si pose la domanda " per chi?". Perché sparare contro operai come noi; per chi sacrificarsi, sofrire le privazioni, lavorare tutto il giorno per tutta la vita, sempre a combattere con le necessità quotidiane?
Per il profitto!

Quello che i marxisti, i bolscevichi per anni avevano sostenuto sui loro giornali, agitato e propagandato nelle fabbriche e nelle campagne, improvvisamente, nel giro di pochi mesi diventò evidente per la gran massa degli operai.
"Noi lavoriamo, soffriamo, ci ammazziamo per il profitto dei padroni, per la borghesia, per il capitalismo".
Nello stato si vide non solo la vecchia oppressione zarista, feudale, ma anche, dopo la prima rivoluzione di febbraio, l'emergere del potere borghese, capitalistico. Nei ministri "democratici" si videro chiaramente i rappresentanti dei capitalisti, fantocci manovrati dagli azionisti, dai banchieri, dagli industriali, dagli agrari.
Nell'idea di "patria" si vide un tranello della borghesia per spingere il proletariato dei vari paesi a combattersi.

Il lento lavoro di educazione e di organizzazione del proletariato fatto dal partito bolscevico negli anni precedenti si concretizzava. E le grandi masse, anche se non arrivavano alla piena coscienza rivoluzionaria, a differenza degli operai delle fabbriche che furono l'asse portante della rivoluzione, riconobbero che gli obbiettivi del partito bolscevico, comunista, rispondevano ai loro interessi vitali.
Le parole d'ordine bolsceviche per la pace, per la fraternizzazione nelle trincee con il "nemico", per tutto il potere ai soviet operai, trovarono una rispondenza di massa.
Il partito bolscevico che fino a poco tempo prima era in posizione di minoranza, e fatto oggetto di una violenta campagna di calunnie da parte della borghesia (criminali, agenti tedeschi, ecc.) si conquistò l'appoggio e la partecipazione della stragrande maggioranza dei lavoratori.
Questa prima vittoria fu data dall'esistenza della teoria rivoluzionaria e dell'organizzazione del partito bolscevico.

La spinta decisiva alla rivoluzione fu data dalla esplosione delle contraddizioni del capitalismo, dalla crisi e dalla guerra. Ma la condizione della vittoria del proletariato fu l'esistenza di un partito, il partito bolscevico, costruito sulla base della scienza marxista, capace di organizzare e di dirigere la rivoluzione secondo una precisa strategia.

"Senza teoria rivoluzionaria non esiste movimento rivoluzionario" aveva affermato Lenin...


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spadaccinonero
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"Senza teoria rivoluzionaria non esiste movimento rivoluzionario"

8)


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PietroGE
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La prima "rivoluzione colorata" (di rosso) finanziata dai precursori di George Soros, in particolare Jacob Schiff.
Ma forse sarebbe meglio chiamarla con il vero nome : un colpo di stato.


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spadaccinonero
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PGE

sei un altro da convertire tu

come osi mettere il dubbio la sacra parola di un testimone di levi?

😉


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Jor-el
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"Quello che i marxisti, i bolscevichi per anni avevano sostenuto sui loro giornali, agitato e propagandato nelle fabbriche e nelle campagne, improvvisamente, nel giro di pochi mesi diventò evidente per la gran massa degli operai.

A parte la vertiginosa contraddizione che c'è fra "improvvisamente" e "nel giro di pochi mesi", ti rendi conto che questa è mitologia?


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tania
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Spero che Babuskin non se la prenderà se provo a ricordare l’ovvio : cioè che una persona convinta della bontà dei propri ideali non ha bisogno di erigere totem ( totem che , en passant , hanno tra l’altro l’unica funzione di far diventare quegli ideali una macchietta ) . In ogni caso i soviet non c’entrano nulla con l’Ottobre , e l’Ottobre non c’entra nulla con Marx .


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No_Fear87
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"Marx fu una pedina dei Rothchilds".

Si può dire questo?


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tania
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Spero che Babuskin non se la prenderà se provo a ricordare l’ovvio : cioè che una persona convinta della bontà dei propri ideali non ha bisogno di erigere totem ( totem che , en passant , hanno tra l’altro l’unica funzione di far diventare quegli ideali una macchietta ) . In ogni caso i soviet non c’entrano nulla con l’Ottobre , e l’Ottobre non c’entra nulla con Marx .

L’equivoco originario è che la cosiddetta Rivoluzione d’Ottobre non si disse bolscevica , ma sovietica . Mentre in realtà a decidere l’insurrezione dell’Ottobre non era stato altri che il partito bolscevico ( piccolo partito , non certo rappresentativo di tutti i consigli , per altro poco convinto della scelta fino all’ultimo : l’unico deciso fu solo Lenin ) ; e tra i motivi dell’urgenza di tale decisione c’era proprio il timore del voto negativo da parte dei soviet . Lenin contraddice se stesso , contraddice le sue Tesi d’Aprile di soli sette mesi prima ( tesi tipicamente “marxiane” : spettava ai consigli il compito di premere sul nuovo governo Kerenskij perché svolgesse fino in fondo il suo ruolo storico , ruolo borghese , consistente nello smantellamento dei residui del vecchio regime ) .
Circa l’aspetto filosofico , l’Ottobre può avere molto più a che fare se mai con il pensiero cosiddetto negativo o decostruzionista che con Marx ( mi riferisco alla forma del pensiero , non ai contenuti : Nietzsche è a-politico , non è un pensatore politico ) : se l’Ottobre invece di Lenin l’avesse fatto Nietzsche , al posto di “rivoluzione” avremmo parlato di “volontà di potenza” . Non voglio giudicare moralmente o biasimare l’Ottobre ( anzi non solo la pace di Brest-Litovsk , che ne è conseguente , rappresentò il primo atto unilaterale di cessazione della carneficina della Grande Guerra ; ma fece anche divampare entusiasmo in ogni angolo del mondo , basato su ideali e speranze emancipatrici eccetera ) : ma non c’entra né con i soviet come ho già detto , né con Marx e il pensiero dialettico . Nel pensiero dialettico la rivoluzione non è una cesura violenta che vuole spaccare il mondo , ma è come una spintarella finale che vuole completare dei processi già maturi ( tanto che l’elemento carente in Marx è proprio la rivoluzione : certo descrive le giornate della Comune come “la soluzione al fin trovata” , anche se nelle giornate precedenti aveva provato a disincentivare i futuri comunardi per scongiurare un inutile massacro ; ma la rivoluzione intesa come rivolta non fa parte del suo impianto teorico : non ne parla sostanzialmente ) .


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mincuo
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Io al "professore" che dà ripetutamente dei cialtroni e degli asini agli altri faccio delle domande e non risponde mai.

Gliene rifaccio una:

Vedo che ha illustrato con la solita prosopopea il materialismo storico di Marx e il materialismo dialettico di Marx.
E visto che dice che lui cita le "fonti": mi dica in quale opera Marx usa i termini: "materialismo storico" e "materialismo dialettico", che sono curioso e poi voglio imparare da cotanta scienza.

Per Marx intendo proprio Chaim Hirschel Mordechai, poi chiamato Karl Heinrich Marx, cioè il cugino di Rothschild, e intendo scritto di suo pugno in qualsivoglia sua opera, non scritto o "attribuito" da qualche "marxologo" più o meno da strapazzo e men che meno da qualche oscuro "collettivo" da blog buono per uno con la terza media o per i semideficienti.

E intendo proprio i termini "materialismo storico" e "materialismo dialettico", non il termine "materialismo" che non l'ha certo inventato lui o "dialettica" che nemmeno ha inventato lui.

Vediamo un po' se il "professor" Babuskin risponde...
Casomai anche previo consulto col "collettivo".

N.B.
Per fonte si intende Opera, Edizione e Pagina.
(Meglio specificarlo, visto il livello del "professore").

P.S.
Normalmente un "professore" che illustra con prosopopea il "materialismo storico" di Marx e il "materialismo dialettico" di Marx è in grado di rispondere e di produrre varie fonti in cui il suddetto autore perlomeno li nomina.
Altrimenti più che dirlo agli altri fa lui la figura del cialtrone e dell'asino e di chi nella sua vita ha avuto consuetudine solo con cialtroni e asini.


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mincuo
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Tra le altre perplessità avrei questa:

Nel pensiero dialettico la rivoluzione non è una cesura violenta che vuole spaccare il mondo ...

Sicura, sì?

Guarda che non ne faccio una questione "morale". [Al più intellettuale, ma questo non ha importanza, è un giudizio soggettivo.]

Uno può attendersi o avere proprio la convinzione che solo attraverso la violenza si possa ottenere quello che auspica. O viceversa non la ritiene indispensabile e comunque non la auspica.
Negli scritti di Marx quindi si dovrebbe trovare qualcosa, e anche più di qualcosa, a riguardo o dell'una o dell'altra impostazione.
A me consta, a memoria, che ci sia di che farsi ampiamente un'idea sia sui suoi scritti che su quelli di Engels. E intendo frasi esplicite e inequivocabili.
Che, nel caso, farebbero Lenin tutto sommato un po' meno "deviazionista" per così dire, rispetto a Marx, di quanto si desumerebbe dalla tua affermazione.
Ma prima vorrei sentire da te un parere, perchè forse è una questione "interpretativa". Spesso ho constatato che è così. In questo campo....
Ad esempio se uno dicesse "oggi è una magnifica giornata di sole" si potrebbe interpretare che lui intendesse dire che stava piovendo?
Per quello chiedo:
Se uno auspicasse la violenza esplicitamente e inequivocabilmente e anzi la indicasse come necessaria, si desumerebbe lo stesso che "la rivoluzione non è una cesura violenta che vuole spaccare il mondo" oppure no?


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tania
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Tra le altre perplessità avrei questa:

Nel pensiero dialettico la rivoluzione non è una cesura violenta che vuole spaccare il mondo ...

Sicura, sì?

Guarda che non ne faccio una questione "morale". [Al più intellettuale, ma questo non ha importanza, è un giudizio soggettivo.]

Uno può attendersi o avere proprio la convinzione che solo attraverso la violenza si possa ottenere quello che auspica. O viceversa non la ritiene indispensabile e comunque non la auspica.
Negli scritti di Marx quindi si dovrebbe trovare qualcosa, e anche più di qualcosa, a riguardo o dell'una o dell'altra impostazione.
A me consta, a memoria, che ci sia di che farsi ampiamente un'idea sia sui suoi scritti che su quelli di Engels. E intendo frasi esplicite e inequivocabili.
Che, nel caso, farebbero Lenin tutto sommato un po' meno "deviazionista" per così dire, rispetto a Marx, di quanto si desumerebbe dalla tua affermazione.
Ma prima vorrei sentire da te un parere, perchè forse è una questione "interpretativa". Spesso ho constatato che è così. In questo campo....
Ad esempio se uno dicesse "oggi è una magnifica giornata di sole" si potrebbe interpretare che lui intendesse dire che stava piovendo?
Per quello chiedo:
Se uno auspicasse la violenza esplicitamente e inequivocabilmente e anzi la indicasse come necessaria, si desumerebbe lo stesso che "la rivoluzione non è una cesura violenta che vuole spaccare il mondo" oppure no?

Sopra , con “non è una cesura violenta” , non mi riferisco né ad un episodio , né alla violenza su persone o all’abbattimento di un ordinamento sociale esistente ( che esistono anche senza rivoluzioni ) . Con (non) violenza mi riferisco appunto a “cesura” . Cesura rispetto a cosa ? Rispetto alla storia . Vuol dire che le rivoluzioni ( in Marx ) non sono strappi improvvisi con la storia . Poichè “una formazione sociale non perisce finchè non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso” ( Marx ) , le rivoluzioni vere non sono de-cisioni ( da de-caedere , tagliare , tagliare via ,cioè appunto “strappi” , “cesure” ) arbitrarie e improvvise , ma sono processi storici .


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ohmygod
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? :- le rivoluzioni vere non sono de-cisioni ( da de-caedere , tagliare , tagliare via ,cioè appunto “strappi” , “cesure” ) arbitrarie e improvvise , ma sono processi storici .

chissà Guglielmo cosa penserebbe in merito.
da Baskervile -:- epocale, volendo tacciare la freddura per la scoperta.


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tania
Honorable Member
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Se uno auspicasse la violenza esplicitamente e inequivocabilmente e anzi la indicasse come necessaria, si desumerebbe lo stesso che "la rivoluzione non è una cesura violenta che vuole spaccare il mondo" oppure no?

Ho già spiegato a cosa mi riferivo con (non) violenza ; poi , detto questo , in realtà Marx non “auspica” nessun tipo violenza : realisticamente ammette una varia gamma di possibilità , sia pacifiche che violente , e sostanzialmente non ne parla . In ogni caso se mai “auspica” il contrario :
“è possibile che la lotta fra lavoratori e capitalisti sia meno terribile e meno sanguinosa della lotta fra signori feudali e borghesia in Inghilterra e in Francia . Speriamolo” ( in un discorso nel 1867 di celebrazione sull’insurrezione polacca )
“Non neghiamo che esistano dei paesi come l’America , l’Inghilterra , e ..l’Olanda , in cui i lavoratori possono raggiungere il loro scopo con mezzi pacifici” ( ad un congresso dell'Internazionale )


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mincuo
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@Tania.
Quale storia? E quale non "cesura?"
Qui si tratta se la violenza politica è vista come mezzo o meno.
Non mi risulta certo "nella storia" che ognuno abbia visto il potere da prendersi invocando come metodo d'elezione l'assassinio e il terrore, mi risulta.

...poi , detto questo , in realtà Marx non “auspica” nessun tipo violenza : realisticamente ammette una varia gamma di possibilità , sia pacifiche che violente , e sostanzialmente non ne parla . In ogni caso se mai “auspica” il contrario.

"We have no compassion and we ask no compassion from you. When our turn comes, we shall not make excuses for the terror."
Karl Marx and Friedrich Engels "Suppression of the Neue Rheinische Zeitung", Neue Rheinische Zeitung, May 19, 1849

"...the very cannibalism of the counterrevolution will convince the nations that there is only one way in which the murderous death agonies of the old society and the bloody birth throes of the new society can be shortened, simplified and concentrated, and that way is revolutionary terrorism."
Karl Marx, "The Victory of the Counter-Revolution in Vienna," Neue Rheinische Zeitung, 7 November 1848.

"...only by the most determined use of terror against these Slav peoples can we, jointly with the Poles and Magyars, safeguard the revolution there will be a struggle, an 'inexorable life-and-death struggle', against those Slavs who betray the revolution; an annihilating fight and ruthless terror -- not in the interests of Germany, but in the interests of the revolution!"
Friedrich Engels, "Democratic Pan-Slavism, Continued," Neue Rheinische Zeitung, 16 February 1849

"Have these gentlemen ever seen a revolution? A revolution is certainly the most authoritarian thing there is; it is an act whereby one part of the population imposes its will upon the other part by means of rifles, bayonets and cannon, all of which are highly authoritarian means. And the victorious party must maintain its rule by means of the terror which its arms inspire in the reactionaries.
Friedrich Engels: "Controversy with the Anarchists", 1873
(N.B. Qui sopra il terrore è invocato anche per poi mantenerlo il potere. Quindi il buon Lenin si è attenuto scrupolosamente alla "teoria", firmando appunto il decreto del Terrore di massa a Settembre del 1918).

The man is too wise. And on top of that, such offensive, vulgar, democratic arguments! To denigrate violence as something to be rejected, when we all know that in the end nothing can be achieved without violence!"
Friedrich Engels to Wilhelm Blos, (Letter, 21 February 1874)

Quante ne devo mettere ancora?

Ah già però...
"Oggi è una magnifica giornata di sole" si può "intepretare" anche "oggettivamente" e "nella misura in cui..." come "brutto tempo, piove".
L'avevo già previsto che era questione di "interpretazione".
Non che fosse difficile.

La menzogna come sistema, la calunnia come prassi, l'inversione come metodo.

Una volta inquadrati non vi potete sbagliare. MAI.


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