L'Orgoglio di... NO...
 
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L'Orgoglio di... NON essere


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Ciò che alla fine conta è sempre ciò che manca, ma siccome manca è impossibile parlarne. Un Rebus, non c'è che dire.

Di solito quando vediamo due cose qualsiasi, ad esempio due pali della luce di notte, la nostra attenzione cade su ciò che c'è e si palesa in via evidente. Come la luce che si alterna nei riflessi sui finestrini mentre con l'auto passiamo sotto quei lampioni, magari procedendo lentamente in città e con il pensiero perso in quello che saremo chiamati a fare di lì a poco, tornado a casa.

Ecco, il mio demone comanda di nuovo. Il suo è uno sguardo mite ma severo. Non è mai con me meno che infinitamente paziente e alle mie opposizioni non tenta neppure di "tagliare corto" come invece tutti fin troppo spesso abbiamo la tentazione di fare con "lo scocciatore" che non è con noi "in sintonia". Entrambi sappiamo che le mie sono solo scuse dettate dalla paura. La paura del futuro, la paura del giudizio del prossimo, la paura di quello che potrebbe accadere. La mia Mente è particolarmente fertile e procede generando con estrema agilità infiniti scenari di fantasia e la paura è somma imperatrice. Tutta la vita non ho fatto altro che coltivare scenari fantastici e mi ha sempre divertito farlo per @GioCo. Perdermi in fantasticherie è l'atto che ricordo più spesso e volentieri.

Ma la fantasia è un potere enorme e se non impari a dominarlo ti dominerà. Senza scampo.

C'è solo un potere che è più Grande della Paura e può vincerla definitivamente nel cuore dell'Uomo ed è la Compassione. Per ciò tutte le volte che esorciziamo la Paura lo facciamo per Compassione. Altrimenti, in qualsiasi altro modo tenteremo di esorcizzare, ne rimarremo preda potenziale, perché anche quando sconfitta al momento essa tornerà più astuta e forte di prima, strisciando nella nostra intimità di soppiatto, finché non torneremo sue vittime come e più di prima.

La caparbietà e l'insistenza della sua perseveranza non conosce limiti. Senza dubbio ha origini disumane e forse divine, ma anche estremamente oscure e ottuse. Il mio demone mi chiede di parlarne e mi chino alla sua volontà, ma qui oltrepassiamo l'impossibile. Solo chi può comprendere avrà modo di comprendere perché ne ha già intravisto con l'esperienza il significato. Gli altri non potranno che travisare.

La paura ha tante diramazioni. Cresce veloce in noi come una pianta parassita e ciò che parassita sono le nostre energie migliori, le nostre migliori intenzioni. Essa trasforma tutto ciò che di meglio può prodursi nell'Uomo in veleno. Veleno che uccide l'Amore, lentamente ma inesorabilmente, come il ragno che succhia viva la sua preda, giorno dopo giorno, prolungandone l'agonia fino all'ultimo respiro. Perché quel veleno ottunde la Mente che non può con ciò fare altro se non mentire. Siccome è la nostra Mente, fatichiamo a capire che ci sta mentendo. E' un po' come l'Asino che da del cornuto al Bue, se lo fa non può essere cosciente di ciò che fa.

L'Amore però è eterno, non può morire. Quindi si trasforma e diventa tutto il peggio che possiamo vivere. Diventa la nostra Pena. Così, quello che era nato per essere il paradiso, diventa il nostro inferno. Ciò che era nato per darci Gioia eterna, ci restituisce Pena altrettanto eterna. Non eterna per restare tale però, ma eterna finché non verrà trascesa. Dato che l'abbiamo ingabbiata nel bozzolo della quiescenza dove regna il nostro oblio, tutto ciò di cui viviamo sono briciole, ombre, riflessi spettrali di quella sorgente originale della nostra natura divina. Siamo Umani perché siamo condannati all'oblio.

Tutte le volte che qualsiasi considerazione è fuori dall'ordinario, ad esempio fuori dalle considerazioni ordinarie dei legami prossismi affettivi ma terreni o da ciò di cui possiamo dirci orgogliosi, ad esempio i risultati onorevoli ottenuti nella società e a dispetto di una Grande fatica e di un Grande sacrificio personale e poniamo tutto ciò all'esterno da noi, come se non ci riguardasse, accade il paradosso. L'orgoglio ad esempio di essere "figlio di Re" passa in secondo piano, non agli occhi dell'ultraterreno per cui tutto e il suo contrario convive senza conflitto e giace sullo stesso piano ma della società.

Nel paradosso possiamo essere preda della Paura o della Compassione. Perché fuori dall'ordinario regnano solo queste due radici e solo queste foreste ci daranno da vivere. Dove collocheremo il nostro cuore, collocheremo il significato che daremo all'ordinario e allo straordinario. Ma entrambe rappresentano Regni di una vastità infinita.

Per ciò ognuno non potrà mai vivere lo stesso luogo nell'una o nell'altra. Potra solo rimanere vinto dall'una o dall'altra e per fascino.

Non c'è un percorso "positivo" per forza. Ogni percorso è perfetto, semplicemente perchè si realizza. Avere fede incrollabile nella magnanimità del Tempo è fondamentale finché siamo incarnati e dipendiamo dai sensi.

La Paura porta sempre verso il conflitto e più precisamente il conflitto verso la Compassione. La Paura è l'acerrima nemica della Compassione. La Paura tende sempre a vincere all'inizio e a perdere alle fine del percorso. Tanto nel Grande come nel piccolo di ognuno.

Ma vederlo fuori è difficile. Perché fuori Governa il caos che non è qualcosa di costituito e reale, è parte dell'illusione data dal nostro stato "ottuso" e avvelenato.

Così la paura si intreccia nei destini di ognuno e quando cerchiamo giustizia fuori da noi, troveremo ad attendere al varco tante delusioni, molta pena e poche gioie.

Perché il destino di ognuno può realizzarsi in molte vite, chissà in quali modi, in quali tempi, in quali luoghi. Fuori dal breve intervallo delle nostre misere incarnazioni le cose si mescolano come nella realtà onirica, non sono altrettanto lineari che nella Mente che mente.

Ma noi chissà in quale di queste incontreremo il nostro prossimo! Egli potrà allora apparire ingiusto e la pena che soffriremo credermo sia a causa sua. Ma chissà quali intrecci ci legano per davvero a quella ingiustizia. Siamo nati immemori del nostro passato, non sappiamo chi siamo ne chi abbiamo di fronte.

L'unica speranza è aggrapparci alla Compassione. Che siccome scambiamo col perdono, ci chiede inevitabilmente di accettare l'ingiustizia che quasi sempre per noi è inaccettabile in quanto ingiustificabile. Non può non sorgere per ciò un dolore insopportabile e proprio dell'Anima che in noi si contorce nel conflitto.

Il perdono può essere un sottoprodotto della Compassione, certamente. Ma non è ne l'unico ne il più importante. Il più importante è la comprensione dell'altro. La condivisione profonda della sua ignoranza perché è anche la nostra, l'abbiamo sperimentata anche noi tante volte e tramite di lui essa ci rimanda la nostra immagine miserabile, come allo specchio uguale e quindi sappiamo riconoscerla e mai sarà "un altra cosa" da noi. Ma da qui a giustificarla, soprattutto se ci è costata l'infinito trascenderla, ce ne vuole!!!

Putroppo se non c'è perdono, per noi c'è "per forza" condanna. D'altronde viviamo nel contorcimento della Mente che mente ed è impossibile trovare l'uscita da quel labirinto con l'aiuto (obbligato) di ciò che ci obbliga a rimanere perduti.

Il malato non può guarire per tramite della sua malattia, può solo guarire dalla malattia. Se no si ammala sempre di più perché aumenta il veleno che lo fa stare male. E se noi penseremo che il pensiero ci può affrancare dalla condanna, non potremo che trovarci sempre più condannati in un giro infernale che non perdona.

Quindi oltre la condanna cosa c'è? Un Mondo di alternative! Basta pensare come i bambini, non è difficile. Ce la possiamo fare. Ma capisco che senza indicazioni la Mente che mente seria e adulta ci costringe a vagare nel vacuo e nella non risposta. Per trovare la risposta avremmo bisogno di ritrovare la forza nella Gioia e della spensieratezza e in questi tempi sono lussi rari.

L'Orgoglio costruisce la forza e la determinazione terreni, nella misura in cui crederemo di essere gli autori di ciò che viene compiuto. Ma noi non sappiamo chi siamo o dove viviamo, per ciò come facciamo a coltivare una tale certezza di essere davvero gli autori del nostro destino? Se fossimo dentro un video-game ad esempio (e non sto affatto dicendo che sia così, mi raccomando!) lo spazio residuo per "decidere" potrebbe essere diverso da quanto predeterminato dallo stesso video-game? Ovviamente no.

Quindi l'autore del nostro destino può benissimo essere un meccanismo o una volontà a noi esterna e comunque non riusciremo a rendercene conto. Continueremo a vivere con la convizione che il Mondo intorno a noi è oggettivo e di conseguenza che la condanna o il perdono sono inevitabili.

Perdono e condanna poi a chi sono rivolte? Se abbiamo subito un onta, un offesa tale da non poterla giustificare perché troppo oltre il nostro tollerabile, chi ha predisposto le cose perché ne fossimo partecipi e testimoni coinvolti? E se invece siamo gli autori più o meno consapevoli d'aver calpestato l'orgoglio del nostro prossimo, a chi abbiamo votato quell'orgoglio? Al "non" essere che siamo e che ignoriamo?

Per ciò la Compassione va oltre tutto ciò. Se inizio a comprendere che siamo tutti miserabili sulla stessa barca e questa barca si chiama ignoranza, allora non potrò che essere profondamente consapevole della necessità di avere compassione per il mio prossimo che invece continua caparbiamente a lottare per poter credere di essere qualcosa di illusorio, qualcosa che lui sa benissimo essere illusorio, ma non ha il coraggio di distaccarsene.

Come non l'ho avuto nemmeno io, chissà per quante vite prima di questa.

Allora un alternativa al perdono e alla condanna è l'Orgoglio che non ci appartiene. Ad esempio essere l'Orgoglio del nostro Padre Spirituale Perfetto per definizione, chiunque esso sia. Ponendo quell'orgoglio fuori il "non" essere e l'ignoranza che rappresenta, tutto diventa possibile, anche l'impossibile. Ma ci vorrà molto coraggio e infinita pazienza perché cadremo nell'errore così tante volte. La Paura è un nemico Potente che non dovremo mai sottovalutare, eppure la sua astuzia è tale da condurci veloce verso la fiducia al "non" essere per cedere alle sue catene. In un batter d'occhio, da valorosi guerrieri ci troveremo per ciò a contemplare le patrie galere.

Rimaniamo immersi nella nostra realtà miserabile, facilmente ce lo scordiamo e quindi non potremo mai elevarci sopra il nostro prossimo, anche se abbiamo capito almeno una cosa più di lui. Un cosa che non ci rimanda giustizia tramite la Mente che mente ma tramite il Tempo e l'esperienza.

Per ciò occorre fede incrollabile nel Tempo e nella sua magnanimità che mai è apparente. Ma sopratutto, rimane fondamentale vedere e riconoscere come la Compassione domini alla radice ogni altra cosa.
 
Paura compresa.

Teopratico hanno apprezzato
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