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Lotta Spirituale


GioCo
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Topic starter  

San Giorgio non uccide il Drago. Lo addomestica. Lo ucciderà poi, in un secondo momento e più per pietà verso la creatura. Nella caverna egli libera la principessa, ma non se ne profitta. La ama ma non se ne profitta. Non è una storia "lieto fine" da "...e vissero felici e contenti". Non ci sono matrimoni e questa non è una Fiaba.

San Giorgio non è martirizzato e forse è una delle uniche figure completamente mitiche rimaste nel panteon catto~aschenazi. La sua importanza per ciò trascende l'essenza stessa del messaggio e buca la Storia per arrivare a noi e interrogarci circa le nostre discrasie. I nostri cattivi intendimenti. Le nostre opulenze dottrinali. Le vane dissertazioni sul Bello e il Giusto annacquati al punto che da tempo non ricordiamo più neppure il principio su cui erano fondati.

Tipicamente un modo in cui il mito entra in @GioCo e in specifico la pacificazione del lato "di genere" rispetto al suo speculare che rimane in noi. Nel mito è il divino che interferisce con quanto accade ed è quell'elemento ad essere onnipresente, protagonista della tessitura delle trame dei destini di personaggi di fantasia che si "mischiano" con le faccende umane anche banali e rituali, non per intorbidire ma esattamente per esaltare, arricchire ciò che prima era in Ombra.

Il mito rimette al centro della materialità della visione mondana l'elemento spirituale e ne fa pietra d'angolo.

Noi abbiamo deciso in questa modernità demoniocratica (demotivata e digitale) che tutto questo è una presa in giro. Una burla. Fonte di creduloneria. Come dire che il fondamento stesso dell'Umana Natura (che comprende tutta la ricerca interiore) è una stronzata. Cosa c'è di più feroce e assurdo ? Può un pensiero del genere rimanere latente senza prodursi in disastri squisitamente gratuiti ?

Quando si parla di elemento Spirituale, perduti nel Limbo delle Urla e del Dolore della Mente, si parla di un sussurro così tenue che è appena udibile già solo nel Silenzio. Come si può quindi parlare di intendere la cosa "Spirituale" nella Tempesta Magica (degli Animi) che i nostri Satrapi hanno scatenato sull'Orbe terraqueo con ogni loro Stilla di Incoscienza ?

Quindi siamo lì, in un angolo, disperati come se l'abbandono fosse il principio, l'assunto. Senza conforto, senza pace, senza nemmeno una carezza. Come Silene, la Principessa del mito, siamo preda della Bestia che è in noi. A me non fotte una beneamata sega di niente di chi sei. Se sei un Gender in transizione o un "NoVax", se sei un comunista o un fascista, se sei un cattolico praticante o un sionista convinto della giustezza degli atti di Israele nella striscia di Gaza.

Non me ne fotte NIENTE. Ma non rinuncerò per questo a dirti con la più pura sincerita che riesco a trovare in me ciò che vedo finché avro in corpo del fiato e finché mi sarà data la possibilità... Senza obbligare nessuno: tutto ciò che mi importa è togliere Ombre tra Noi.

Se vorrai ascoltare sarà quindi per me a prescindere un piacere condividere perché la mia forza non sta in te. Non la cerco, non la voglio, non la pretendo. Perché non c'è in noi nulla, proprio nulla che non vada. Se esisti per fare ciò che stai facendo, la tua presenza mi interroga e per il solo e semplice fatto che si presta ad essere messa sotto la lente della mia attenzione. Non so cosa ne uscirà ma a prescindere già questo, quando accade, rappresenta nel simbolo e nella metafora mitica che è la nostra Vita il massimo del coraggio e della Sfida umanamente accettabile (secondo me)...

La mia forza a dirla tutta e a ben Vedere non mi appartiene. Non sarei in grado di Nulla altrimenti, miserabile come sono. E' data impersonalmente. Per me è una semplice constatazione. Per ciò non può nemmeno essere motivo di Vanto... E' impossibile.

In questo procedere non si manifesta mai l'identificazione. Non si può dire "qui c'è qualcosa da cui promana forza". Non esiste modo di affermare che "ora" è il momento in cui si manifesta perché non esiste un momento. Nessun tempo così come nessun luogo è quel manifesto che rimane inscritto nel miserabile in cui mi riconosco senza appello, eppure entro la sua propria irrilevanza si constata e riconosce come qualcosa posto al di fuori dei vincoli corporei e fisici. Una specie di volontà nella volontà che si esprime nell'accordo. Un impossibilità che però è oggettiva, come e tanto quanto il resto.

Cioè un manifesto d'assenza primigenia di conflitto. Se di conflitto si può cianciare, questo viene dopo nel decadimento di quell'originaria "volontà" che rimane assurdamente estranea, distante. Come fosse indifferente alle Grida e alla Pena del Liber Mundi, dalle fatiche e dalla disperazione del quotidiano.

C'è una specie di baratro che divide questo e quello. Un baratro infinitamente Oscuro in cui si può sprofondare ed anzi quasi sempre vi sprofondiamo per poi con fatica riemergere. Un baratro fatto di tutta la disperazione umana da quando il Tempo stesso ha iniziato a scorrere e dentro cui possiamo essere risucchiati facilmente.

Tra questo e quell'argine un Salto. Basta nulla. Un piccolo salto ed è fatta. Quasi una bazzecola, come quello che potrebbe separarci entro un singolo, semplice, normale passo all'inizio di un cammino qualsiasi. Il Primo Passo. Ma noi siamo piccoli. Come un bebè non sappiamo camminare e nemmeno immaginiamo cos'è camminare. Non lo abbiamo mai sperimentato. Per ciò quel semplice "salto", quel banale procedere, rappresenta la totalità di tutto quello che ha senso Spiritualmente Trascendere. La Summa Ultima di ogni buon senso. Il punto più elevato di Saggezza che ci è indispensabile per iniziare il Cammino oltre la disperazione.

Le forze che ci tengono in catene non hanno potere di impedire quel "salto". Eppure non lascieranno nulla di intentato per farci credere il contrario ed ogni volta cadremo nell'Oblio saremo in loro potere. Senza soluzione di continuità. Poi ne usciremo, certamente. Ne usciamo sempre.

Poi ne usciremo... Perché tante volte il bambino proverà a camminare, finché non farà quel Benedetto Primo Passo...


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mystes
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CENNI SULLA STORIA E SUL SIMBOLISMO DI S.GIORGIO

San Giorgio è il santo cavaliere, il santo dei combattenti, l’eroe, l’animoso liberatore dai mostri, il sempcr invictus. il "santo dei cavalieri e cavaliere dei santi" (Giosué Carducci), il protettore dei "cercatori della verità".
Nei primi secoli dell'era cristiana, tutta permeata di umiltà, di timidezza rassegnata, di oscurità soccombente e pavida, è singolare che sia sbucata da una figura maschia, ultrice, vittoriosa, un cavaliere armato, che trionfa, vince con la spada e che porta sulla fronte la corona d’alloro del guerriero.
La sola spiegazione di ciò si può trovare nei vetusti miti pagani, già dif¬fusi nelle zone dove la tradizione giorgiana apparve, si completò, subendo nuove trasformazioni. Nella Tracia meridionale sicuramente, ove l'evo greco arcaico vide i riti dei Misteri Cabirici e udì risuonare i ritmi degli occulti Canti Orfici, si divinizzò ab antiquo l'uomo prode che poneva valore e coraggio a servizio dei deboli, a protezione degli umili e alla distruzione di ogni genere di mostri.
Tale fu l’Èrcole antico, il Teseo mitologico e in genere quel mito diffuso e variamente impersonificato che nell’antichità ellenica si appellò l'eroe trace. Dalla concezione pagana dell'Eroe trace discende in linea diretta il carattere eroico del San Giorgio, quale rappresentante dell’aristocrazia guerriera. Per questa ragione il personaggio mistico di San Giorgio, nono¬stante le abbondanti e minuziose ricerche degli agiografi, rimane imprecisa¬to e mal chiarito. Quando si è trattato di rintracciare gli autentici dettagli della sua vita, di indicare gli episodi storicamente certi, lo storico ha sempre incontrato difficoltà e grandi oscurità.
Si ha notizia di una Vita di S.Giorgio scritta in greco verso il 495 d.C. ma respinta solennemente dalla Chiesa, ripulsa confermata due secoli dopo in un concilio d’Oriente, sicché tutta la leggenda racchiusa in codesta
biografia ripudiata è da considerarsi proveniente da ambienti non cristiani.
Successivamente il Gibbon e altri lo identificano con un Giorgio di Cappadocia, altri ancora lo credono originario della Lidia e di Mitilene.
Molto tempo dopo, salta fuori un secondo San Giorgio, l’attuale santo leggendario. Un manoscritto del XIII secolo e la LEGENDA Aurea di Jacopo da VARAGINE parlano del Dragone che infestava un lago presso Sileno in Libia, della Vergine che doveva essergli sacrificata e di San Gior¬gio che la libera uccidendo il mostro. Sono evidenti in questa leggenda libica le tracce degli antichi miti mediterranei ove l'esaltazione dell'eroe che salva le deboli vittime si accompagna all'uccisione di mostri e di feroci dragoni.
Sono numerose le saghe antiche che celebrano le gesta di Ercole salva¬tore di uomini contro dragoni: Ercole fanciullo che strozza due draghi orribili. Ercole adulto che uccide l’Idra di Lerna, mostro dalle teste risor¬genti. Ercole che strozza il Cerbero degli inferi. Ercole che libera la vergine Erione dal mostro che sta per divorarla; sono tutti elementi che forniranno in epoca storica materiale importante alla creazione del San Giorgio. Altro elemento genetico è il mitico Teseo che uccide il Minotauro, l'infamia di Creta, per liberare i giovani e le vergini che Atene mandava in tributo. E ancora troviamo il mitico Giasone che uccide il drago, i cui denti, seminati in terra, germogliavano in armigeri corazzati.
Fu soprattutto all’epoca delle Crociate, consona allo spirito cavalleresco che animava il valore del cavaliere a servizio di una dama (donna miracolo) e grazie alle testimonianze dei cavalieri che attribuivano all'intervento visibile di San Giorgio i loro successi riportati sui saraceni e sui musulmani in Siria e Palestina, sui Mori in Spagna e sui barbari in Ungheria che il culto di San Giorgio si diffonde in Occidente.
Qualunque sia l’interpretazione di questo mito, resta intatta la figura di un guerriero che occulta le sue origini nell’etimologia stessa della parola e che occulta uno dei misteri più antichi dell'Occidente: il mistero "georgico" ed, in un senso più elevato e profondo, il mistero cosmogonico dell’eroe.
Aniceto Del Massa

Estratto dal libro di Roberto Sestito - IL FIGLIO DEL SOLE: Vita e opere di Arturo Reghini, filosofo e matematico:

https://www.amazon.it/dp/1080719105


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