Sul finire degli anni Novanta del XIX secolo la questione degli Stati Uniti d'Europa inizia ad assumere un nuovo significato, mano a mano che la nuova era dell'imperialismo prende forma e le relazioni tra le potenze mutano sotto la spinta dell'ascesa americana e tedesca. la corrente britannica dell'"imperialismo liberale" sostiene la linea difensiva della "federazione imperiale", una formula che ha i suoi momenti cruciali nella guerra anglo-boera del 1899 e nell'iniziativa di Joseph Chamberlain per una tariffa doganale a protezione dell'area coloniale inglese. Gran parte del dibattito sull'imperialismo, nei quindici-vent'anni che precedono la guerra del 1914, ha qui le sue radici, e in questo senso l'unità europea inizia ad essere discussa in Germania come replica agli Stati Uniti e a un blocco commerciale del Regno Unito e delle sue colonie.
Lenin nel 1916, preparando "l'Imperialismo" studia la annate della Neue Zeit del 1911-1912. Vi ritrova le tracce di una polemica tra Karl Kautsky e rosa Luxemburg sull'unità europea che ha proprio quel contenuto.
Un articolo di Kautsky per il Primo maggio del 1911 si conclude con un paragrafo sugli Stati Uniti d'Europa, visti come "l'associazione degli stati di civiltà europea in una lega con una politica commerciale comune, un parlamento federale, un governo federale e un esercito federale". Vi si avvertono in embrione le argomentazioni che nel 1915 costruiranno le tesi sul "superimperialismo", nonostante - nota Lenin- nell'ambiguità del linguaggio centrista la prospettiva dichiarata sia ancora quella della "rivoluzione". Il sofisma dell'ideologia separa forza economica e forza militare, e immagina un'Europa che possa imporsi nel confronto internazionale facendo valere politicamente la sua stazza continentale:" Questi Stati Uniti possederebbero una tale superiorità che senza nessuna guerra potrebbero costringere tutte le altre nazioni, fin quando anch'esse non aderissero spontaneamente all'Unione, a sciogliere le loro armate ed a rinunciare alle loro flotte. Cesserebbe così anche per i nuovi Stati la necessità di un armamento, all'esercito permanente, alle armi di offesa navali- di cui noi già oggi chiediamo la rinuncia- ma anche a tutti i mezzi di difesa ed allo stesso sistema della milizia. Così sarebbe fondata l'era della pace perpetua, e sarebbero messi in libertà mezzi economici". (prima parte)
chiave di lettura totalmente sbagliata e fuorviante...
chi ha voluto l'eu bab?
chi ha voluto l'eu bab?
fine prima parte
Appunto: l'idea di 'Stati Uniti d'Europa' è una idea vecchia, formulata sulla falsariga di una ancor più vecchia concezione del ruolo degli stati nel contesto internazionale ( Stato-Potenza ) ed è inficiata dalla falsa idea che i problemi dei singoli stati si risolvano 'magicamente' ( o cabalisticamente: chiedere però 'le chiavi del futuro' a Sion ) con la loro unione. Appunto dei problemi, non degli stati...come si è verificato poi oggi: abbiamo di fronte problemi centuplicati dalla Unione Europea che si è sovrapposta agli stati, i quali continuano avere il loro ruolo centrale e che se depotenziati come taluni vorrebbero aprirebbero il vaso di Pandora dei localismi e degli egoismi ma che se tenuti al livello attuale rendono irrealizzabile una sia pur timida unione nei fatti e non nelle parole e nei simboli e nelle idee e nelle innumerevoli leggi...ridicolo certame intellettuale cui si dedica Bruxelles con indomito e stolido vigore. Dunque l'idea è sbagliata in partenza. Non è una 'unione' da ricercarsi - perchè uniti non lo saremo mai - ma una 'Tavola Rotonda' agile e senza apparati burocratici asfissianti ( proiezione in chiave politica di una certa corrente filosofica 'razionalista' ) che decida i problemi centrali dell'Europa: dapprima i problemi degli stati europei TRA LORO e poi dell'Europa nel suo complesso ( possibilmente senza farsi reciprocamente la guerra, militare od economica come è avvenuto sempre nel nostro continente ).
Appunto: l'idea di 'Stati Uniti d'Europa' è una idea vecchia, formulata sulla falsariga di una ancor più vecchia concezione del ruolo degli stati nel contesto internazionale ( Stato-Potenza ) ed è inficiata dalla falsa idea che i problemi dei singoli stati si risolvano 'magicamente' ( o cabalisticamente: chiedere però 'le chiavi del futuro' a Sion ) con la loro unione. Appunto dei problemi, non degli stati...come si è verificato poi oggi: abbiamo di fronte problemi centuplicati dalla Unione Europea che si è sovrapposta agli stati, i quali continuano avere il loro ruolo centrale e che se depotenziati come taluni vorrebbero aprirebbero il vaso di Pandora dei localismi e degli egoismi ma che se tenuti al livello attuale rendono irrealizzabile una sia pur timida unione nei fatti e non nelle parole e nei simboli e nelle idee e nelle innumerevoli leggi...ridicolo certame intellettuale cui si dedica Bruxelles con indomito e stolido vigore. Dunque l'idea è sbagliata in partenza. Non è una 'unione' da ricercarsi - perchè uniti non lo saremo mai - ma una 'Tavola Rotonda' agile e senza apparati burocratici asfissianti ( proiezione in chiave politica di una certa corrente filosofica 'razionalista' ) che decida i problemi centrali dell'Europa: dapprima i problemi degli stati europei TRA LORO e poi dell'Europa nel suo complesso ( possibilmente senza farsi reciprocamente la guerra, militare od economica come è avvenuto sempre nel nostro continente ).
se il nostro fervente "comunista" fosse a conoscenza dei basilari concetti del messianismo e b r a i c o la penserebbe in maniera decisamente diversa...
non tutti però sono in grado di guardare oltre il proprio naso
La Leipziger Volkszeitung, interprete della sinistra socialdemocratica, non si faceva fuorviare dalla retorica di stampo kantiano. La proposta di un blocco doganale europeo, polemizzava Rosa Luxemburg, aveva un precedente nelle tesi revisionistiche di Richard Calwer, duramente attaccate dallo stesso Kautsk sulla Neue Zeit tredici anni prima. Calwer aveva sostenuto nel 1898 che le potenze europee non avrebbero avuto alcuna possibilità di resistere isolatamente in una competizione con blocchi protezionistici che fossero sorti in Usa, in Russia e in Gran Bretagna. La discriminante era la stazza del mercato interno. Nella vastità di quelle aree economiche, scriveva Calwer, l'ampiezza del mercato interno consentiva una crescita accelerata, e una politica di "isolamento protezionistico" non solo danneggiava il ritmo di sviluppo ma anzi poteva ulteriormente incentivarlo.
Non era così per le singole potenze del Vecchio Continente imprigionate dall'insufficienza delle loro dimensione statali. Era palese che in quel caso una politica di difesa su scala così limitata sarebbe stata controproducente, ma era comprensibile anche che le potenze europee si vedessero spinte "ad un proprio protezionismo", nel tentativo di resistere "all'arbitrio dell'America, della Russia e col tempo forse anche dell'Inghilterra".
Di fronte alla politica commerciale di avversari la cui stazza era così superiore, la soluzione di Calwer era appunto l'unione doganale degli Stati dell'Europa continentale. Essi dovevano puntare "ad ampliare la loro regione economica con accordi politici e commerciali" e "demolire progressivamente i muri doganali all'interno degli Stati protezionisti". L'obiettivo era "tenere testa assieme, sul mercato mondiale, ai concorrenti politici ed economici". Solo "un grande insieme economico" poteva bilanciare la forza dei blocchi avversari.
Calwer era stato espulso dal partito socialdemocratico nel 1909, ma all'ambiguità di quelle tesi non sfuggivano Kautsk e la corrente centrista della socialdemocrazia tedesca. Nei pronunciamenti del gruppo parlamentare, incalzavano dalla Leipziger Volkszeitung, gli Stati Uniti d'Europa, perdevano quel senso di semplice aspirazione internazionalista, com'era stato nella tradizione del movimento operaio, e diventavano una prospettiva ravvicinata di fronte alla concorrenza americana. Così l'aula del Reichstag ci si richiamava non agli interessi di classe del proletariato, ma a quelli della borghesia europea contrapposti a quelli dell'America: "Noi chiediamo alla società capitalistica, agli uomini di Stato capitalisti, almeno di preparare nell'interesse dello sviluppo capitalistico stesso questa unione dell'Europa di fronte agli Stati Uniti d'America, perché non ne consegua una caduta dell'Europa nella concorrenza mondiale".
(Giugno 2006)
La Leipziger Volkszeitung, interprete della sinistra socialdemocratica, non si faceva fuorviare dalla retorica di stampo kantiano. La proposta di un blocco doganale europeo, polemizzava Rosa Luxemburg, aveva un precedente nelle tesi revisionistiche di Richard Calwer, duramente attaccate dallo stesso Kautsk sulla Neue Zeit tredici anni prima. Calwer aveva sostenuto nel 1898 che le potenze europee non avrebbero avuto alcuna possibilità di resistere isolatamente in una competizione con blocchi protezionistici che fossero sorti in Usa, in Russia e in Gran Bretagna. La discriminante era la stazza del mercato interno. Nella vastità di quelle aree economiche, scriveva Calwer, l'ampiezza del mercato interno consentiva una crescita accelerata, e una politica di "isolamento protezionistico" non solo danneggiava il ritmo di sviluppo ma anzi poteva ulteriormente incentivarlo.
Non era così per le singole potenze del Vecchio Continente imprigionate dall'insufficienza delle loro dimensione statali. Era palese che in quel caso una politica di difesa su scala così limitata sarebbe stata controproducente, ma era comprensibile anche che le potenze europee si vedessero spinte "ad un proprio protezionismo", nel tentativo di resistere "all'arbitrio dell'America, della Russia e col tempo forse anche dell'Inghilterra".
Di fronte alla politica commerciale di avversari la cui stazza era così superiore, la soluzione di Calwer era appunto l'unione doganale degli Stati dell'Europa continentale. Essi dovevano puntare "ad ampliare la loro regione economica con accordi politici e commerciali" e "demolire progressivamente i muri doganali all'interno degli Stati protezionisti". L'obiettivo era "tenere testa assieme, sul mercato mondiale, ai concorrenti politici ed economici". Solo "un grande insieme economico" poteva bilanciare la forza dei blocchi avversari.Calwer era stato espulso dal partito socialdemocratico nel 1909, ma all'ambiguità di quelle tesi non sfuggivano Kautsk e la corrente centrista della socialdemocrazia tedesca. Nei pronunciamenti del gruppo parlamentare, incalzavano dalla Leipziger Volkszeitung, gli Stati Uniti d'Europa, perdevano quel senso di semplice aspirazione internazionalista, com'era stato nella tradizione del movimento operaio, e diventavano una prospettiva ravvicinata di fronte alla concorrenza americana. Così l'aula del Reichstag ci si richiamava non agli interessi di classe del proletariato, ma a quelli della borghesia europea contrapposti a quelli dell'America: "Noi chiediamo alla società capitalistica, agli uomini di Stato capitalisti, almeno di preparare nell'interesse dello sviluppo capitalistico stesso questa unione dell'Europa di fronte agli Stati Uniti d'America, perché non ne consegua una caduta dell'Europa nella concorrenza mondiale".
(Giugno 2006)
Dopo cent'anni, abbiamo capito cosa hanno capito i tedeschi, un cavolo di niente.
L'unione europea (quella vera e solidale) è una chimera che non è mai esistita, non esiste e non esisterà mai.
Può esistere una sola unione solidale, che si rifà alle semplici aspirazioni umane della cooperazione pacifica.
Questo lo capisce qualunque persona di buon senso.
Questa semplice aspirazione ha un ostacolo formidabile l'imperialismo, oggi può essere conosciuto, può essere sconfitto, si deve e si può fare!
Altrimenti ci si piange sempre addosso.
Può esistere una sola unione solidale, che si rifà alle semplici aspirazioni umane della cooperazione pacifica.
Questo lo capisce qualunque persona di buon senso.
Questa semplice aspirazione ha un ostacolo formidabile l'imperialismo, oggi può essere conosciuto, può essere sconfitto, si deve e si può fare!Altrimenti ci si piange sempre addosso.
prima domanda
come pretendi di costruire qualcosa di alternativo se porti avanti le battaglie del partito unico borghese?
seconda domanda
su cosa si basa la tua totale fiducia in levi nonostante sia lapalissiano che fosse un parente stretto della più potente aristocrazia mondiale e che fosse un assiduo frequentatore nonché pezzo grosso di organizzazioni segrete vicine a tale ambiente?
terza domanda
non ti insospettisce nemmeno un po il fatto che la prima internazionale sia stata fatta a Londra?
ringrazio anticipatamente per le tue risposte
ringrazio anche per un tuo eventuale silenzio o turpiloquio, chi ha il cervello su on capirà
buona domenica, porta i miei saluti ai "compagni"