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Mmt.Import/export

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eugenioermes
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Eugenio, Prova a leggere questo, di Istwine, parla di monetarismo e inflazione.

http://goofynomics.blogspot.it/2012/10/le-ricette-veloci-di-giampiero-friedman.html

Quel link che ti aveva dato Bravehart sei andato a vederlo ?
Qualcosa accennava anche lì.

"Veniamo all'argomento “inflazione”, e il battere moneta. La teoria che l'inflazione abbia un'origine monetaria (troppa moneta in circolazione) è di Milton Friedman (v. Monetarismo), ma prima ancora della scuola austriaca (Von Mises). Non ha, nella sua forma generale, riscontri nella storia, ma solo una casistica delimitata. Le politiche monetarie sono state a volte restrittive e a volte espansive, e a volte non al momento giusto per l'una o per l'altra delle due cose. Ma l'inflazione è un indicatore, non un fenomeno, e come tale, ha sottostanti fenomeni diversi. Può essere elevata, senza che questo dipenda dalla moneta, come succede quando il petrolio va alle stelle perché – ad esempio – un gruppo di paesi petroliferi si vuole vendicare della frustrazione di avere perso una guerra del Kippur. E la recente e ancora in corso iniezione di liquidità della FED negli USA, e assai meno della stessa BCE in Europa, non hanno provocato nessuna inflazione.

Tuttavia il pretesto dominante per “lasciar fare ai mercati” è stato in Europa il sacro terrore dell'inflazione. Trichet e Bini Smaghi sono stati campioni di corbellerie di questo genere, alzando i tassi in fase di recessione (almeno, questo Draghi non l'ha fatto). Hanno fatto danni che abbiamo pagato tutti, e più di ogni altro, chi stava già mal messo."

http://leprechaun.altervista.org/debito_pubblico_italiano.shtml

Ma per me hai le idee confuse su più punti.
La banca centrale che per te deve essere libera e indipendente, controlli democratici che confondi col bolscevismo, tutto il discorso dell'inflazione...
Giudichi poi la MMT su un'unica cosa che hai letto, questo manifesto, che manco l'hanno scritto gli economisti di questa scuola, l'ha scritto Barnard.
Barnard è ammirevole per l'impegno personale che ha messo in questa cosa, ma quando parla di economia pasticcia abbastanza per come presenta le cose, lui è un giornalista, di economia non è un'aquila, diciamo.
Poi uno leggendolo finisce per dire che la MMT è l'Unione Sovietica, da ridere.
Devi leggere Mosler, Wray, allora vedi che la musica cambia, quelli sono economisti professionisti, gli argomenti te li presentano come si deve, almeno.

Io ho detto sin da subito che mi basavo su quel manifesto, e che forse la MMT è meno assurda. Tu dici che l'ha scritto Barnard, può darsi, comunque alla fine ci sono anche i nomi di Warren Mosler, Mathew Forstater, Alain Parguez. L'avranno almeno letta, spero, oppure hanno lasciato la delega in bianco?
Il fatto che nella storia esistano scenari diversi non toglie che lo scenario delineato nella ME-MMT potrebbe generare una forte inflazione, non credi?
Per fare un paragone, il fatto che ci si possa prendere il cancro anche senza radiazioni, non toglie che se ti sottoponi alla radiazioni di una bomba nucleare, molto probabilmente ti verrà il cancro.
Le politiche monetarie espansive non sono la stessa cosa di questo scenario MMT, in cui si parte in quarta e si dice sin da subito che il tasso sarà tenuto forzatamente a zero, che lo stato non emetterà più titoli ma stamperà direttamente moneta, e che lo farà fino a che non avrà raggiunto la piena occupazione, tra l'altro nel frattempo limitando le esportazioni. Io mi sono riferito a questo scenario, non ho fatto discorsi teorici sulle cause dell'inflazione nella storia.
Comunque va bene, dopo mi leggo il pezzo di Istwine.


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istwine
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Guarda Eugenio, la cosa non è così semplice. Stampare moneta non significa niente. Io l'ho letto il manifesto e non ci trovo nulla di assurdo da quel punto di vista. Io non so neanche a che livello sei tu, cioè, conosci un po' le transazioni che avvengono quando: A) il Tesoro ha uno scoperto di Tesoreria, B) il Tesoro emette titoli e li acquista la BC, C) il Tesoro emette titoli e li acquistano le banche, D) il Tesoro emette titoli e li acquista il settore privato non bancario ?

Se conosci queste transazioni va da sé che arrivi da solo alla risposta. Se non le conosci, bé, è un po' tecnico e non ho molta voglia sinceramente, anche perché se sei lo stesso Eugenio Ermes del blog omonimo, temo che sia una grossolana perdita di tempo.

Con rispetto.


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eugenioermes
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Se non ti va di spiegare non c'è problema. Rimarrà un mistero irrisolto non tanto per me, quanto per altri eventuali lettori.
Comunque nel manifesto ME-MMT è scritto che il Tesoro non emetterà più titoli, quindi gli scenari reali di cui parli tu temo che verrebbero meno.


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nuvolenelcielo
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Ma è uno scherzo ? Io non vedo nulla nel sito di Barnard. 😕

il post è stato cancellato. il link è ancora valido perché la pagina è stata pubblicata ma adesso è vuota...


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Georgejefferson
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Ti ricordi Istwine quello che cercavo di dirti?


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Iacopo67
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lo scenario delineato nella ME-MMT potrebbe generare una forte inflazione, non credi ?

Provo a spiegartelo così, restando sul semplice: se hai una vasca piena d'acqua e lasci il rubinetto aperto alla fine l'acqua uscirà di fuori, troppa acqua.
Che è quello che ti preoccupa.
Ma se la vasca è mezza vuota, anche se lasci il rubinetto aperto non succede nulla, perchè prima che l'acqua tracimi deve prima riempire la vasca, ma prima di allora tu l'avrai chiuso, il rubinetto.
Se nell'economia reale manca moneta, da cui la crisi, la disoccupazione etc., immettervi moneta non causerà inflazione, perchè prima di arrivare all'inflazione bisogna arrivare prima all'euflazione, ovvero quella giusta quantità di moneta di cui l'economia necessita per poter sostenere il commercio, con prezzi stabili e bassa disoccupazione.


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eugenioermes
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lo scenario delineato nella ME-MMT potrebbe generare una forte inflazione, non credi ?

Provo a spiegartelo così, restando sul semplice: se hai una vasca piena d'acqua e lasci il rubinetto aperto alla fine l'acqua uscirà di fuori, troppa acqua.
Che è quello che ti preoccupa.
Ma se la vasca è mezza vuota, anche se lasci il rubinetto aperto non succede nulla, perchè prima che l'acqua tracimi deve prima riempire la vasca, ma prima di allora tu l'avrai chiuso, il rubinetto.
Se nell'economia reale manca moneta, da cui la crisi, la disoccupazione etc., immettervi moneta non causerà inflazione, perchè prima di arrivare all'inflazione bisogna arrivare prima all'euflazione, ovvero quella giusta quantità di moneta di cui l'economia necessita per poter sostenere il commercio, con prezzi stabili e bassa disoccupazione.

Questo sicuramente è vero, e infatti dallo scoppio della crisi sono state adottate politiche non convenzionali di espansione monetaria (tasso e zero e QE in America, Ltro in Europa), senza che si generasse inflazione. C'è anche chi vorrebbe andare oltre, come alcuni economisti keynesiani che propongono un piano di investimenti pubblici, magari a livello europeo. Ma fin qui siamo nell'ambito della "normalità". E si sa che comunque se lo Stato si mette a fare investimenti, è disposto ad aumentare il deficit.
Invece la ME-MMT propone di stampare moneta abolendo per decreto i controlli tradizionali sull'inflazione, come il tasso di interesse che, qualora l'inflazione aumentasse, le banche centrali nel mondo reale sono pronte ad aumentare. Una banca centrale nel mondo reale se vuole può drenare la liquidità in eccesso. Inoltre nel mondo reale quando uno Stato si indebita, emette titoli chiedendo che qualcuno gli presti i soldi. Il fatto che a volte la banca centrale di alcuni Paesi come gli Usa possa intervenire per acquistare una certa quantità di titoli, non è la stessa cosa che dire che lo dovrebbe fare sempre, e che anzi dovrebbe finanziare direttamente lo Stato senza che neanche questo emetta titoli, cioè non curandosi non solo del problema dell'inflazione, ma anche di quello del debito.
Ora io credo che non sia sufficiente accusare chi solleva queste obiezioni di essere uno sporco monetarista mainstream. Secondo me sono obiezioni di buon senso. Se tu mi proponi di fare una cosa rivoluzionaria che non è mai stata fatta prima, non mi puoi mettere a tacere dicendo che non capisco niente, e che sicuramente funzionerebbe. Dovresti spiegare perché.


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Georgejefferson
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Ermes.Posto qua un tuo post su bagnai.Cosi mostriamo a tutti le tue belle considerazioni,cosi da capire il punto di vista:

"Alberto Bagnai, professore di economia all'università di Pescara, tiene un blog, chiamato Goofynomics, che ha un discreto successo tra gli anticapitalisti e i critici dell'Unione Europea, e ospita diversi interventi che ruotano sempre intorno allo stesso argomento: che l'Euro ha rappresentato una sciagura, e che dovrebbe finire al più presto, tornando alle monete nazionali, e consentendo ai Paesi poco competitivi di tornare alla svalutazione competitiva, che egli considera un evento senza conseguenze negative e dunque auspicabile. Recentemente, con il prolungarsi della crisi e in seguito ad alcune dichiarazioni di personaggi politici e comici (in particolare Grillo e Berlusconi) su una possibile uscita dell'Euro, è stato anche ospite di alcune trasmissioni televisive.

Il blog presenta pezzi molto lunghi, ma che se si escludono preamboli e digressioni, ruotano sempre intorno allo stesso argomento e ripetono sempre le stesse tesi.

Bagnai spiega la crisi dell'Europa con una sola causa (semplicismo) e cioè che in presenza di un cambio monetario rigido, i movimenti dei capitali privati tendono ad affluire dai Paesi più produttivi a quelli meno produttivi. I Paesi che producono poco e sono importatori netti vedono aumentare la propria inflazione e dunque perdono ulteriormente competitività. Oltre alle merci, i Paesi deboli o periferici ricevono capitali dagli stessi Paesi esportatori, che hanno bisogno di reinvestire le proprie riserve, e comincia così nei Paesi deboli un ciclo di crescita legato a bolle speculative, inflazione e perdita di competitività. Quando scoppia una crisi, per motivi interni o esterni, il meccanismo salta, i capitali esteri fuggono, e i Paesi deboli si trovano in un mare di debiti. Il debito pubblico non è dunque l'aspetto più importante della crisi, perché esso viene aumentato dopo lo scoppio della crisi stessa, per salvare le banche in difficoltà e per frenare la recessione.

Il concetto di "Goofynomics" nasce dalla considerazione di Pippo (Goofy) secondo cui "è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita". Questo vorrebbe dire che il debito pubblico non dovrebbe essere visto come un grosso problema, perché ad un debito corrisponde un credito. Anzi per Bagnai il debito pubblico è bene che ci sia, ed è bene che sia alto, in modo che possa contrastare lo strapotere del settore privato e della finanza privata.

Ma quello che vale per il debito pubblico, per Bagnai non vale per i debiti privati, che infatti sarebbero la causa di tutti i mali che sta vivendo attualmente l'Europa. Per lui pubblico= buono e privato= cattivo. Già da questi accenni ci possiamo rendere conto che siamo nel solco della tradizione marxista.

La posizione espressa da Bagnai presenta forti accenti anti-tedeschi. Egli infatti considera la Germania come la principale colpevole, anche se l'Unione europea è stata sottoscritta liberamente dagli altri Paesi. Bagnai accusa la Germania di avere fatto le riforme nei primi anni 2000 per aumentare la propria competitività, come se questo fosse un crimine perpetrato a scapito degli altri Paesi europei. Per lui "la Germania deflaziona" equivale più o meno a "i Panzer tedeschi sono entrati ad Atene". Mentre le svalutazioni dei Paesi deboli, ad esempio quella italiana del 1992, per lui sono "difensive", quella applicata dalla Germania è offensiva, cioè non ha avuto lo scopo di salvare l'occupazione e lo stato sociale di un Paese che rischiava di diventare il malato d'Europa, ma avrebbe avuto lo scopo di distruggere l'industria degli altri Paesi europei, e di invaderli con le loro merci. Non per questo però egli pensa che il lavoratore tedesco stia meglio di quello degli altri Paesi, perché il capitalismo tende naturalmente a sfruttare anche lui, facendogli fronteggiare un costo della vita più alto, oltre ad avergli fatto sostenere le ristrutturazioni competitive dei primi anni 2000. Bagnai ignora il fatto che gli operai tedeschi partecipano alla gestione delle imprese in cui lavorano.

D'altro canto lo stesso scopo finale del contenimento dell'inflazione da parte della banca centrale tedesca, che poi è diventato lo scopo statutario della BCE, sarebbe quello di ridurre i salari.
A chi lo accusa di essere antitedesco risponde con frasi curiose tipo "io parlo tedesco" e "io mi posso permettere la Germania".

Bagnai esprime le proprie idee con il tipico atteggiamento intollerante di chi pensa di aver capito tutto e che di conseguenza chi non è d'accordo con lui è stupido o ignorante, e chiama "troll liberali" coloro i quali osano intervenire nel suo blog con commenti non elogiativi. Dà dello stupido e del "piddino" (ovvero sostenitore del Pd) a chi osa criticare le sue posizioni pur sostenendo di avere una posizione di sinistra.
Non riesce a rimanere equilibrato e perde spesso le staffe, anche quando comincia con un'analisi che vorrebbe distaccata, ma dopo un po' prende il sopravvento la sua rabbia nei confronti di una situazione che non sopporta, e probabilmente anche del fatto di non essere ascoltato dai governi, oltre che di non essere pubblicato dai mass media (ce l'ha con quelli del Manifesto e anche con quelli della lavoce.info, rei di aver rifiutato di pubblicare un suo articolo o di non essere d'accordo con lui sull'analisi della situazione europea).

Alla base della sua rabbia vi è probabilmente l'idea che l'impossibilità del funzionamento dell'Euro sia una "legge" scolpita nel marmo. Ignorando il fatto che l'economia non è una scienza esatta, sostiene che "è scientificamente dimostrato" che l'Euro non può reggere. Per giustificare la sua posizione contro l'Euro utilizza infatti alcune analisi di economisti "mainstream", e anche di se stesso dice di essere un economista mainstream, ma non riesce a nascondere il suo anticapitalismo, che riemerge inevitabilmente in quasi ogni intervento. Inoltre lui stesso ammette che "l'economia è politica", con questo mostrando come non siano tanto le analisi scientifiche alla base della sua posizione, quanto una (legittima) preferenza personale. Infatti gli economisti mainstream non sostengono che l'Euro debba finire, ma si limitano a spiegare quali sarebbero le condizioni perché funzionasse meglio: una maggiore integrazione nelle politiche economiche, una banca centrale capace di fare da prestatore di ultima istanza, trasferimenti alle aree in crisi ecc. Invece lui, con un atteggiamento poco scientifico, si limita a sostenere la propria preferenza personale come se fosse un evento necessario: l'Euro deve finire, e basta.

Ma in questo modo perde credibilità, perché mentre un vero economista mainstream è interessato al miglior funzionamento del sistema, sapendo che non esistono bacchette magiche, che l'economia è una disciplina complessa in cui si devono prendere in considerazione moltissime variabili, per cui la cosa migliore è cercare di massimizzare i pregi e minimizzare i difetti del sistema, anziché buttare tutto a mare. Invece un anticapitalista ha come scopo finale la distruzione del sistema stesso, e dunque nel caso in cui le cose dovessero andare veramente male (ad esempio nel caso dell'uscita dall'Euro di uno o più Paesi non fosse così indolore come egli sostiene), avrebbe sempre pronto il piano b, consistente nella possibilità di dire: scusate, ci siamo sbagliati, allora buttiamo a mare il capitalismo e facciamo la rivoluzione. Cosa che la maggioranza della popolazione potrebbe non volere, e di fatto non vuole.

Il fatto che non tenga conto della complessità del sistema, si vede dai tanti elementi di cui non parla o che sottovaluta come del tutto secondari. Fedele alla sua teoria semplicistica della monocausa, ignora temi come la corruzione, gli
sprechi nella spesa pubblica, la criminalità organizzata e l'evasione fiscale. Nelle sue analisi è raro vi siano numeri, quindi non stupisce che ignori ad esempio il fatto che la Corte dei conti ha stimato in 60 miliardi l'anno il peso della corruzione per l'Italia. Anzi Bagnai si prende gioco di chi parla di questi temi, e scherza sulla corruzione chiamandola "corruzzzione" con due o tre z, come se fosse un falso problema, un'invenzione dei mass media, dovuta all'intento di privatizzare tutto. Anzi liquida il problema sostenendo che "la corruzione c'è dappertutto", ignorando il fatto che esistono delle classifiche sulla corruzione che ci vedono ai primi posti nell'Occidente (guarda caso dopo la Grecia che per lui è solo una vittima della Germania) . Sarebbe come dire "gli omicidi ci sono dappertutto", per sostenere che Caracas è sicura quanto Stoccolma.

Oltre agli aspetti che sottovaluta, sono interessanti quelli che ignora totalmente. Ad esempio, dà per scontato che non si possa fare nulla per diventare più competitivi. I Paesi deboli potrebbero ridurre la corruzione e l'evasione fiscale, investire sull'istruzione e la ricerca (come hanno fatto la Svezia e la Finlandia per risolvere la crisi in cui caddero negli anni '90), e sulle infrastrutture. E avrebbero potuto lavorare sulla competitività negli anni di vacche grasse, quando l'introduzione dell'Euro consentì di abbassare la spesa per interesse del debito pubblico. Ma non c'è traccia di queste possibilità nei suoi discorsi. Per lui un Paese debole è condannato ad essere debole per l'eternità, se fa le riforme significa che sta diventando più capitalista e quindi più cattivo, quindi fa bene a non farle, e i Paesi che gli vendono le merci (cioè in primo luogo la Germania) sono visti come una sorta di criminali che ne affamano il popolo. Come osi tu, o tedesco, vendere le Volkswagen ai Greci? Vergogna!

Inoltre dà per scontato che sia impossibile evitare il formarsi di bolle, ad esempio non considera il problema della vigilanza bancaria, e non considera il fatto che in Irlanda e in Spagna è stato il settore pubblico che ha alimentato la bolla immobiliare con scelte scriteriate. Eppure non è difficile rilevare la presenza di una bolla immobiliare, ed è comunque il settore pubblico a concedere i permessi di costruire, ma per lui non ci si può fare niente, è come la piaga delle cavallette, e quindi pensa che i Paesi deboli siano condannati ad essere colonizzati e a subire solo gli effetti negativi dell'invasione di capitali esteri, senza che nessuno possa farci niente. Quindi, l'unica soluzione, per evitare che i capitali stranieri vengano a portare lavoro e investimenti nel nostro Paese è.. uscire dall'Euro!

Ma al di là degli aspetti negativi, l'integrazione europea avrà portato qualcosa di positivo? Naturalmente no. Bagnai non fa un discorso di lungo periodo, non considera pro e contro di una determinata situazione. Ad esempio L'Irlanda prima dell'ingresso nell'Euro era il Paese più povero dell'Europa occidentale, e nel 1990 aveva un reddito medio di 11.000 dollari contro i 17.000 dell'Italia e i 18.500 della Germania, mentre nel 2007 era diventato il più ricco. Oggi nonostante la crisi non è comunque tornato al livello di 20 anni fa. Sarebbe interessante chiedere agli Irlandesi cosa ne pensano: tutto sommato preferireste tornare alla situazione di venti anni fa?
Infatti prima della crisi, il meccanismo che lui addita come causa di tutti i mali, stava portando ad una sostenuta crescita economica nei Paesi periferici dell'Europa, che si stavano avvicinando a quelli più ricchi in termini di tenore di vita. Inoltre, Bagnai non ricorda che la crisi è arrivata da fuori, cioè dagli Stati Uniti, e ha coinvolto in seguito tutto l'Occidente. Invece dalle sue parole sembra che la crisi sia solo in Europa e che gli altri stiano tutti benissimo.
Il reddito pro-capite degli ultimi 30 ani di: Germania, Irlanda, Argentina, Regno Unito.

Anche in Europa poi, Paesi che non hanno l'Euro come la Gran Bretagna non è che se la passino molto meglio. Ma per lui è tutta colpa dell'Euro. Anche la questione della concorrenza dei Paesi emergenti per lui è una falsa questione: per lui potremmo stare benissimo da soli, anche di fronte all'emergere di potenze come Cina e India. Dunque a che serve cercare di essere più competitivi? Non lo si fa certo per salvare lo stato sociale, ma per distruggerlo, quindi meglio non farlo!

La sua mancanza di prospettiva storica lo porta poi ad ignorare i propositi politici che hanno portato all'Unione europea: la fine delle guerre che hanno sempre insanguinato l'Europa (e che i suoi predecessori marxisti vedevano come sempre come il frutto del capitalismo), e il tentativo di mantenere una certa importanza nello scenario della globalizzazione, invece per lui come al solito è tutto soltanto una scusa per abbassare i salari (secondo il vecchio schema del comunismo novecentesco per cui la battaglia sui salari è l'unica cosa che conta).

Ma in attesa che si creino le condizioni per costruire il comunismo, quale dovrebbe essere l'alternativa all'attuale situazione? Bagnai porta come esempio da seguire l'Argentina, ignorando il fatto che il suo reddito pro capite è ancora la metà di quello dei Paesi europei, e che dopo il fallimento dei primi anni 2000, a cui è seguita una forte crescita, sta cominciando di nuovo a scontare gli effetti della politica demagogica che da sempre l'affligge. Ma l'Argentina per lui è un esempio perché è fallita e non ha ripagato i debiti. Non ripagare i debiti (quantomeno nei confronti delle banche e dei "capitalisti") sarebbe quello che secondo lui bisognerebbe fare. E' evidente in ciò il desiderio di "punire" i mercati, soprattutto tedeschi (ricordiamo che per lui privato = cattivo, soprattutto se tedesco).

Oltre il default, che se dovesse rendersi necessario sarebbe il benvenuto, l'unica alternativa che rimane in piedi è la svalutazione competitiva. Che per lui non ha controindicazioni. Bagnai non dice mai che un Paese che produce poco avrà comunque anche salari bassi, che in ultima analisi sono legati alla produttività. I Paesi che prende a modello come l'Argentina, più poveri di quelli europei, che salari hanno? I Paesi periferici come l'Irlanda o la Grecia, prima che iniziasse il ciclo di crescita dato dall'afflusso di capitali europei che per lui è stato solo negativo, che tenore di vita avevano? Questa posizione pauperistica è in linea con la posizione tradizionale della sinistra estrema, che non è tanto interessata al tenore di vita reale delle persone reali, e infatti guarda sempre ai Paesi dove si sta peggio (un tempo la Cina e l'Unione Sovietica, poi Cuba ecc.). In questo modo però l'attenzione nei confronti dei salariati perde di credibilità. E' un po' come quelli che si mostrano interessati al popolo palestinese ma ignorano completamente i popoli africani vittime di guerre e povertà, per dire, solo perché in Africa non c'è una potenza capitalistica da additare come colpevole.

Dunque, in attesa della rivoluzione che porterà il Sol dell'Avvenire, e visto che è vietato lavorare per la produttività e la competitività, che per lui sono parolacce, il modello di Bagnai sembra essere un ciclo di crescita drogata basata sulla spesa pubblica, a cui fanno seguito regolari svalutazioni competitive e anche, quando serve, fallimenti (ma ho il sospetto che, qualora si tornasse agli anni '70, gli stessi che oggi considerano quegli anni come meravigliosi, non sarebbero del tutto soddisfatti e troverebbero altri motivi per criticare il sistema, come del resto facevano all'epoca loro i loro genitori). Insomma, invece di proporre un sistema equilibrato, vuole sostituire alle diseconomie della finanza privata, quelle della finanza pubblica.
Chiunque può vedere se questa proposta (magari con il piano b sempre pronto del comunismo) sia la proposta migliore, e se possa reggere in un mondo globalizzato.

E le banche?
Bagnai sostiene che le banche, che vorrebbe nazionalizzare, possiedono i mass media e pagano i giornalisti per accusare lo Stato di essere corrotto, in modo da proporne poi la riduzione. Dunque tutte le inchieste sulla corruzione e gli sprechi nel settore pubblico sarebbero pilotati per generare nella popolazione il disgusto nei confronti dello Stato. Come abbiamo già detto, per lui la corruzione (anzi la corruzzzione) è un falso problema.

In sintesi, Bagnai è l'esempio di come si possa fornire una visione pseudoscientifica attraverso la selezione degli argomenti, e di come si possa cercare di convincere che la propria posizione, frutto in realtà di preferenze e idiosincrasie personali, sia l'unica giusta in quanto vera e necessaria.
Nonostante la sua tendenza complottistica, la sua analisi è sicuramente più approfondita e degna di interesse di altre analisi più semplicistiche (è pur sempre un professore di economia), ma è fatale che venga accomunata con esse. Lui però tiene a sottolineare di essere diverso da chi denuncia i soliti complotti plutogiudaico-massonici (ad esempio tempo fa ha avuto una polemica con Paolo Barnard, uno ancora più arrabbiato e complottista di lui). Ma di fatto anche lui tende a fornire una visione semplificata della realtà dove ci sono i buoni e i cattivi.
D'altronde il fatto che quelli che teoricamente dovrebbero stare dalla stessa parte litighino in continuazione tra loro, la dice lunga sullo stato attuale della "sinistra antagonista", un mondo un po' turbolento in cui ognuno crede di essere il solo ad aver capito tutto.

http://eugenioermes.blogspot.com/


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istwine
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George ho capito che intendi, infatti non ne vale la pena, a giudicare da questo scritto sto Eugenio Ermes ha grosse difficoltà di comprensione del testo, figurati se sto lì a discutere di tassi, inflazione e quant'altro. Il mondo è bello così, dove chi conosce la contabilità nazionale è un complottista e chi non sa di cosa parla è serio e acculturato. Come li chiama Krugman, Very Serious People.


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reio
 reio
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Ermes.Posto qua un tuo post su bagnai.Cosi mostriamo a tutti le tue belle considerazioni,cosi da capire il punto di vista:

"Alberto Bagnai, professore di economia all'università di Pescara, tiene un blog, chiamato Goofynomics, che ha un discreto successo tra gli anticapitalisti e i critici dell'Unione Europea, e ospita diversi interventi che ruotano sempre intorno allo stesso argomento: che l'Euro ha rappresentato una sciagura, e che dovrebbe finire al più presto, tornando alle monete nazionali, e consentendo ai Paesi po...

[...]

Lui però tiene a sottolineare di essere diverso da chi denuncia i soliti complotti plutogiudaico-massonici (ad esempio tempo fa ha avuto una polemica con Paolo Barnard, uno ancora più arrabbiato e complottista di lui). Ma di fatto anche lui tende a fornire una visione semplificata della realtà dove ci sono i buoni e i cattivi.
D'altronde il fatto che quelli che teoricamente dovrebbero stare dalla stessa parte litighino in continuazione tra loro, la dice lunga sullo stato attuale della "sinistra antagonista", un mondo un po' turbolento in cui ognuno crede di essere il solo ad aver capito tutto.

http://eugenioermes.blogspot.com/

tipico esempio che tutti leggono, ma non tutti capiscono


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eugenioermes
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Interessante questo "dagli all'untore". Complimenti. In pratica, state dicendo: "lui è cattivo, perché ha osato criticare Bagnai, quindi con lui non ci parliamo". E chi è Bagnai, il Papa che non si può criticare? Non vedo cosa c'entri quello che io ho scritto nel mio blog su Bagnai, con quello di cui si parlava qua. Infatti chiunque può vedere che, anche se io non avessi capito niente di economia o del pensiero di Bagnai, ciò non cambierebbe nulla riguardo al problema di cui si parlava, e cioè dell'MMT e dell'inflazione. Strano, perché quando discutevate dell'import/export, a Braveheart dicevate: non lo diciamo a te, ma a chi legge. Quindi, se era così evidente la risposta, qualcuno avrebbe potuto rispondermi facilmente, ivece di buttarla in caciara, come si dice a Roma. Se foste un po' più intelligenti vi rendereste conto che questa logica settaria e censoria danneggia in primo luogo voi. In ogni caso, chi legge ha potuto constatare come nessuno sia riuscito a spiegare in che modo la MMT eviterebbe il rischio di inflazione, quindi in fondo si può capire il vostro tentativo di sviare l'attenzione su quel punto (evidentemente) dolente.
Comunque, vi consiglio di rilassarvi, e di preoccuparvi più delle idee che delle persone.


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mincuo
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@eugenioermes

Per quel che mi riguarda io qui critiche ne ho fatte a Bagnai su comportamento molto ma molto più "vivaci" delle tue.
Ho sempre detto però anche di leggerlo, e che ha una buona qualità.
Io anche sono d'accordo che lui evidenzia più degli aspetti, e tende ad occultare o considerare meno, o trattare meno degli altri.
Anche troverai detto da me che la "spesa pubblica" non è "buona" per definizione, ed anche non è vero che il debito pubblico non conti.
Tuttavia Bagnai fa presente che il debito pubblico è una cosa e il debito complessivo (famiglie, corporated, financial ecc.) è un'altra e anche se non ho visto una trattazione completa (ma non seguo molto però) ha presentato l'argomento, che normamente è tenuto in disparte un pò.

Per l'inflazione si può discutere su basi eminentemente teoriche, ma non mi appassionano molto le discussioni tra neoclassici, circuitisti ecc... nè mi appassionano in generale quel tipo di argomenti.
Nemmeno una "teoria" in sè mi appassiona e mi eccita tanto.
Come ovunque anche qui in Italia hai dei numeri, e cosa strana tre quarti non sanno nemmeno di che parlano.
Quindi per me che una cosa la chiami MMT o Topolino è secondario (salvo raccontare panzane).
Devi avere a che fare con dei numeri, dei previsionali, dei budget, delle coperture finanziarie, degli effetti su bilancia dei pagamenti, su occupazione, su produzione, su investimenti, su competitività ecc...

Dimmi quel che fai e come lo fai e metti giù un pò di numeri, poi che si chiami così o colà mi interessa relativamente.
Quando uno mette giù i numeri io posso eventualmente poi esprimere le mie perplessità o chiedere chiarimenti anche su inflazione.

Sempre che si parli di realtà perchè i nuovi paradigmi mi vanno anche benissimo, ma la contabiltà però è una, le procedure sono quelle, i cambi sono quelli, i tassi funzionano in un modo, il rischio si calcola in un modo, il GDP pure ecc...

Tuttavia, per tornare a Bagnai, l'EUR è la causa primaria del disastro dei PIIGS, e questo è basato su numeri non su proclami, teorie o inclinazioni politiche.
Non è l'unica causa L'EUR ma è di gran lunga quella principale.
Inoltre le altre cause non necessitavano per essere curate certamente dell'EUR, anzi l'EUR è stato un impedimento e un aggravamento semmai delle medesime.
E anche questo è incontestabile.


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istwine
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Inflazione come e perché? Tu fai una critica, tu devi dimostrarlo, mica basta dire "inflazione" "eccesso di moneta" o cose simili. Quello va bene per i lettori di Repubblica, mica per un discorso serio. Senza contare che la tua critica a Bagnai io la considero ridicola mica in quanto critica, ma in quanto evidentemente non hai letto quello che scrive. E siccome io ho un approccio il più onesto possibile alle cose, non ho granché voglia di discutere del niente. Per quello Repubblica va benissimo.

Quando io ho fatto critiche a MMT mica mi son limitato a dire il nulla, ho portato fonti, prassi, evidenze storiche, casi studio ecc. In ogni disciplina funziona così che io sappia. Tu hai scritto che nessuno dimostra che agire in quel modo eviterebbe inflazione. Ma la critica è tua, ovvero tu dici che crea inflazione, quindi tu devi dimostrare con fonti, prassi, evidenze storiche, casi studio, analisi di flussi.


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nuvolenelcielo
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Registrato: 2 anni fa
Post: 637
 

(...)Tu hai scritto che nessuno dimostra che agire in quel modo eviterebbe inflazione. Ma la critica è tua, ovvero tu dici che crea inflazione, quindi tu devi dimostrare con fonti, prassi, evidenze storiche, casi studio, analisi di flussi.

purtroppo chi viene da punti di vista mainstream (come ermes, il suo blog mi sembra decisamente in quella direzione), pensa che il punto di vista mainstream abbia già un valore in sè per il semplice fatto di essere mainstream, e quindi non è tenuto a dimostrare le proprie posizioni, ma solo a confutare quelle non allineate dell'"avversario", sui cui pende ogni dovere di dimostrazione.

lo vedi in tutti i campi della ricerca.


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mincuo
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6059
 

@Nuvoledelcielo.
Io ho un punto di vista diverso ancora ad esempio, dagli uni e dagli altri, ma non ci tengo nemmeno non solo a discuterlo, ma nemmeno ad accennarne.


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