Sprofondare nell'Ab...
 
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Sprofondare nell'Abisso...


GioCo
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[link imagine: IMMORTALYS - Epic Electronic Orchestral Music Mix (revisited)]

Ecco, ho appena finito di "litigare" con il mio demone. Certi argomenti sono pericolosi, troppo... Ma proprio adesso poi !!! Il dolore, la malinconia, il senso di disagio tremendo e ingestibile, insieme a quella alienazione (il distacco portato alle sue massime conseguenze) che ti prende da dentro trascinandoti nel Vuoto a prescindere, è il PERICOLO NUMERO 1.

Lì è esattamente dove il Basso Astrale prova disperatamente a risucchiare chiunque vi si avventuri (il luogo al centro è quello che ho chiamato altre volte "Il Villaggio" che altro non è se non una "esternalizzazione" e "oggettivazione" di quella disperazione). E' una trappola a difficoltà crescente infinita non per la Mente ma per il Cuore ed è letteralmente la cosa più spaventosa che si può concepire e proprio perché non appare spaventosa. Nulla riesce a resistere, nemmeno un DIO e se in testa avete l'idea che invece... Siete già fottuti ancora prima di rendervene conto. Anzi, più insistete che esiste una possibilità per affrontare una cosa del genere anche molto remota, più è certo che siete già fottuti...

Esiste un solo modo per evitare che questo potere agisca su di noi. Non sfidarlo. "Sapere" che esiste, ma non azzardarsi, per nessuna ragione a provare a fare una sciocchezza di queste dimensioni. Siccome parliamo di un luogo di partenza (il nostro) interiore estremamente fragile (cioè inconsapevole) e infantile, ove mi inscrivo e tra quelli meno adatti è più miserabili che conosco, il senso di perdita che mi pervade anche solo ad accennare questo specifico aspetto che è il Cuore delle Lande, per me rappresenta una specie di punto di non ritorno o "punto di rottura" che è davvero troppo.

Non perché sia "difficile"... E' un limite risibile e tutti lo possono valicare anche se l'apparenza è lì apposta a suggerire il contrario. La "sfida" (prurigginosa) è rappresentata dall'esatto opposto: riuscire a rimanere distaccati. Cioè da una parte rispettarne l'esistenza, in quanto parte di un Ordine Cosmico che va molto oltre la nostra limitata comprensione, dato che vi sono talmente tante cose incluse che è impossibile non perdersi, dall'altra vedere bene che "combattere" è un atto che va in tutt'altra direzione rispetto quanto ci è suggerito dalla "logica" spiccia. La nostra volontà di cambiare le cose (cioè la misura della nostra ignoranza) è esattamente ed unicamente la misura della presa luciferina (Superbia) che il nostro spirito accusa (comunque).

La scuola di pensiero orientata all'emozione, ci suggerisce poi che è impossibile operare quel distacco (quindi non rimanere avvinti) se emettiamo anche solo UN pensiero diretto e intuitivo che ci riconnetta alle Lande. Tipo: "io ce la faccio, posso controbattere tutto questo schifo".

L'indicazione che suggerisce questo approccio (indiretto e contro~intuitivo) è quindi di "lavorare su altro" come ad esempio cose che arricchiscono e riforzano lo spirito andando a "distrarre" il "desiderio" di intervenire (diretto) anche se è alla fine la consapevolezza che conta, cioè il riflettere attentamente sulle cause e sulle conseguenze, non dal punto di vista verbale. Non "chiacchierando" dentro di noi. Ma osservando in silenzio (cioè nel distacco migliore per noi raggiungibile) tutti i processi emotivi che ci pervadono e come funzionano. Qual'è il loro "meccanismo", come sono convertiti ad esempio gli uni negli altri e come "ci guidano" perché l'attenzione cada sempre dove suggeriscono. Quale relazione c'è tra il valore che da significato all'esperienza che facciamo e come esso cresce, evolve e si adatta al pensiero. Ad esempio, un immagine che è interpretata come "cupa" e ci suggerisce pensiero melanconico, come rinforza stati emotivi che richiamano pensieri, sensazioni, ricordi (tristi) di quel tipo in via reiterata e senza soluzione di continuità. La "volontà" (se esiste una cosa indicabile con quel termine) che agisce a più livelli, fatica a uscire tanto più "sprofondiamo" lentamente ma inesorabilmente verso la disperazione. Più siamo disperati, più "vogliamo" esserlo, più è difficile "cambiare senso di marcia" e risalire. Anche se non ce ne rendiamo conto, tutto si adatta affinché la nostra "volontà profonda" sia soddisfatta.

Si rinforza il legame infetto col Basso Astrale che poi determina (a seconda del grado di fascinazione subita) la presa che lo stesso avrà di conseguenza su di noi, il buio in cui la nostra coscienza sprofonda e il distacco tra il senso del reale e l'immaginato che piano piano diventa sempre più pura allucinazione: sognamo (dentro) gioia e amore per riprodurre fuori solo disperazione.

Cioé il grado di "possessione" (=influenza sul pensiero) di cui non siamo consapevoli.

Noi emergiamo da oscurità che è difficile anche solo soppesare e che ha da millenni su di noi una presa praticamente assoluta. Queste operano sempre per ricondurci da loro. Come fa il padrone col guinzaglio. Non c'è fine all'orrore che possono scatenare per costringerci a rivolgere l'attenzione verso il pensiero cupo che ci riporta ubbidenti nei recinti del Villaggio e nelle Lande (spiritualmente).

Quando vedete (non solo con gli occhi) certe efferatezze, certi atti di inumano e indescrivibile orrore, non esiste nessuno che non riesca a trasformarsi nella nemesi di se stesso. Perché qualsiasi altra opzione è banalmente qualcosa che "accetta" l'esistenza di una tale oscena efferatezza e indirettamente la consente. Peggio, vedere che quelle... "Cose" esistono. Accettare che possano riprodursi e ci sia qualcuno a noi prossimo che riesce a commetterle.

Nessun film dell'orrore tratta questi argomenti se non molto alla lontana, come una fiaba, un mito o un'opera d'arte. NESSUNO !!! Perché ? Banale, certe "soglie" se toccate fanno sbroccare. Chi ci governa (i poteri non umani) non ha nessuna intenzione di avere una madria di bestie inutilmente esagitate. Quindi l'orrore va bene, ma sotto controllo e che "tranquillizzi", sia in fondo riconoscibile e abitudinario. Un orrore che quando lo vedi hai già l'idea che punti a scuoterti (a "divertire") e ci puoi fare il callo. Un orrore che ti "conforta" perché impari a conoscerlo e ad associarlo all'orrore. Eppure per coerenza, ciò che inorridisce non ha niente a che fare con quella esperienza.

A volte in internet mi "rilasso" guardando quella timida realtà che è considerata "puro orrore" come ad esempio: sussurri e "presenze" che non dovrebbero esserci e che ti svegliano nel cuore della notte, ombre che vagano dentro la cameretta del figlio neonato e vengono catturate dalla telecamera di sicurezza mentre stai lontano. Insomma "cose" che succedono in stile l'esorciccio. Perché "mi tranquillizzano" ? Perché se questo è ciò che disturba e spaventa... Va tutto bene. Per differenza.

Gaza è già a un altro livello. Lì iniziamo a vedere CHI ci gestisce. L'entità che manipola i suoi camerieri che come baldracche non vedono l'ora e la sua totale indifferenza (e impunibilià) per "la qualsiasi" sia commesso. Bere il sangue e mangiare le viscere di un neonato vivo appena sventrato (ci vuole un po' perché lo stesso cessi di vivere se ferito in quel modo) non è esagerazione. Queste presenze non hanno limiti e si abbeverano dell'orrore come noi l'acqua. Ne hanno "bisogno" come della dissimulazione che ce li fa apparire affabili e non di rado anche affascinanti: sono i nostri "eroi" e così di solito li celebriamo. D'altronde è il potere del loro fascino che ci convince di vivere in un altro Mondo. Quello che fa comodo a entrambi. Perché per noi accettare una presenza accanto la nostra di questa natura è letteramente impossibile.

Voglio capire quanti non finirebbero dritti in analisi e pasticcati come non ci fosse un domani, avendo ben chiara ed evidente la presenza di queste forze accanto e il fatto che agiscono indisturbate per fare letteralmente quello che vogliono quando vogliono. Senza misura ne soluzione di continuità. Quello che vogliono è una cosa sola: tormentare. Perché si nutrono del tormento, non possono farne a meno. Sono i nostri "predatori" ancestrali.

Voglio capire quanti riuiscirebbero a rimanere "tranquilli" osservando come attorno non solo non trovano riscontro, ma parlando rischiano pure di finire male come se vivessimo nella civiltà degli ultracorpi... Non ci si può "fidare" di nulla, nemmeno di se stessi... Come diamine fai a mantenerti distaccato e "in equilibrio" ?!

Come fai a sapere di avere ragione... O peggio, di NON averla.

Ok, puoi sempre vivere "la follia" controllata del nemico. Accettare la comoda allucinazione che certe estreme conseguenze stiano solo nella Mente degli spostati e di persone squilibrate. Indipendentemente dalle prove che ti sfileranno sotto il naso. Indipendentemente "persino" del tuo grado di coinvolgimento diretto e quindi del tuo rifiuito di constatare la realtà che ti circonda.

Oppure iniziare un lento e proggressivo percorso di esercizio dell'autocontrollo (non diretto, ne mai intuitivo) che possa portare incontrovertibilmente verso una presa sempre più forte verso le emozioni. In altre parole, gli "tsunami" che possono scuoterti impari a cavalcarli perché farsi travolgere è esattamente quello che hai sempre sperimentato. Non a rigettarli, cercarli o evitarli. "Combatterli" significa cavalcarli (accettandone tutto l'impeto osceno) se e quando arriva l'ora di doverlo fare "obtorto collo". Ben sapendo che è l'Opera più difficile che ci viene rischiesta perché rimanere indifferenti sarà per noi impossibile. Quindi presteremo attenzione ma rimanendo calmi (cioè saldi) emotivamente. L'Opera che la coerenza dischiude senza soluzione di continuità, mano a mano che il panorama (delle Lande) dentro di noi si allarga e prende Forma.


sarah hanno apprezzato
Citazione
sarah
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
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Salve @GioCo, è molto bello questo ultimo pezzo. Quando scrivi: "Non a rigettarli, cercarli o evitarli. Combatterli significa cavalcarli ( accettandone tutto l'impeto osceno ) se e quando arriva l'ora di doverlo fare obtorto collo". Ecco mi chiedo e magari ti chiedo: quanto conta il senso di colpa? Voglio dire, se sperimentiamo, come spesso accade, l'inevitabilità del coinvolgimento totale e quasi la necessità di "soffrire abbastanza" di fronte a fatti o evenienze come quelli che tu evochi, non sarà anche perché nel nostro intimo ci sentiamo in parte responsabili per quel che accade? Sappiamo di non aver fatto nulla di concreto in quel senso, però non possiamo provare distacco. Mi dirai che questo generico "senso di colpa" è un costrutto culturale che ci è stato inculcato a forza dalle figure di riferimento, dalla società, dalla religione e dallo stato. E se ci fosse d'altro? Se questo senso fosse innato a prescindere o quasi dagli insegnamenti che abbiamo ricevuto? Forse una sorta di legame con il destino comune umano che non ci permette di agire in modo totalmente autonomo? Chi ti scrive è una persona fortemente empatica, tanto empatica da apparire a volte "distaccata". Il mio apparente distacco ( anche di fronte a fatti che hanno coinvolto miei familiari ) ha una causa purtroppo molto semplice: ho già sperimentato in modo diretto l'intensità insopportabile del dolore che sono in grado di provare "immedesimandomi" nell'ipotetica vittima e un certo meccanismo di difesa tende a volte a bloccarmi, tanto da sembrare disinteressata. Non conosco il motivo di questa mia caratteristica, né so da dove venga. So solo che ha influenzato profondamente la mia esistenza fin qui e continua a farlo. Persone che hanno vissuto nel mio stesso ambiente e ricevuto un'educazione simile alla mia spesso hanno sviluppato profili diametralmente opposti e vivono senza dubbio con meno difficoltà la quotidianità. Io ancora oggi devo fare sforzi continui per ricordare questa mia "differenza", questi miei tratti particolari per imparare a conviverci e questo in parte mi ha dato sollievo. Quando ero più giovane, da ragazza, questa mancanza di autoconsapevolezza rendeva spesso la vita di tutti di giorni un'esperienza davvero dura. E così, riflettendo sui fatti "altri", quelli terribili che coinvolgono persone o cose molto distanti da noi, ho provato l'esperimento "mentale" di separare il senso di colpa. Mi dico che io non ne sono affatto responsabile e che tutto ciò accade indipendentemente da me e questo a volte ( non molte volte in realtà ) funziona e allevia l'esperienza negativa. Resta però sempre qualcosa che non si può eliminare. E' un istinto che ci spinge a voler fare comunque qualcosa, a cercare di opporsi nel tentativo forse di colmare un vuoto interiore che altrimenti si crea. Da cosa dipende ciò e perché è presente in misura diversa nelle persone? Io ritengo che sia un tratto fortemente connaturato in noi, noi che non siamo forse mai del tutto "individui" ma parte di un tutto. La ragione vera resta comunque per me un profondo mistero esistenziale. Grazie per la tua bella riflessione e per il piacevole momento di lettura.


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GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2210
Topic starter  
Pubblicato da: @sarah

[...] La ragione vera resta comunque per me un profondo mistero esistenziale. Grazie per la tua bella riflessione e per il piacevole momento di lettura.

Potentissima...
Prima di seguire la difficile indicizzazione che un certo pensiero "esotico" mi ha richiesto, ti avrei risposto esattamente come hai fatto. Perché senza rimani nel labirinto (dei tuoi pensieri). Come Dedalo che deve costruirsi un paio di ali per uscire dal costrutto che lui stesso ha progettato... D'altronde se viviamo in una Fiaba è sempre la metafora (e il simbolismo) a riassumere il senso delle cose...
Non a caso nei miei POST ho spesso messo al centro della riflessione proprio il senso di colpa e... No, certo Basso Astrale sfrutta ciò che c'è già. Non c'è un legame diretto tra le emozioni e i Signori delle Lande (o i padroni del discorso se preferisci). Indubbiamente è ciò che costoro (e i loro camerieri) vorrebbero più di ogni altra ed è ciò che siamo spinti a pensare. Ma se Moloch deve continuamente bruciare bambini da quando esiste per ottenere il suo cibo, un motivo ci sarà... La risposta più coerente è che quel motivo è dentro di noi e da lì non si sposta. Quindi si, è esatto quello che dici ma non so se il resto che ho da dire ti piacerà.

Iniziamo dalle cose "semplici". Ognuno di noi ha passato nelle Lande interminabili "periodi". Siamo stati dalla parte dei perduti contro i nostri simili e non una volta. Decine e decine di migliaia. Più sono state, più quell'empatia ti viene "automatica". E' come se l'essere infettati dall'estrema malinconia del Villaggio finisca per diventare parte di noi. Lo chiamo "il veleno della zanzara", perché il meccanismo in piccolo è lo stesso: ti punge e non te accorgi, poi però non cedere al prurito e non grattare è davvero difficile. Alla zanzara non gliene può fregare di meno ma per te la differenza è tutto. Se ci riesci guarisce prima e meglio. Sempre prima e sempre meglio. Più impari a "resistere" più dopo guarisce in fretta e sviluppi una specie di "piccola" resistenza che rende più facile resistere. E' il meccanismo della risalita che funziona esattamente come nella discesa ma al rovescio.

Però però, almeno all'inizio vieni assalito dai dubbi. Che poi sono i pensieri del Basso Astrale. Se cedi torni indietro. Come a dire che non hai passato abbastanza tempo nel Villaggio e non sei ancora "cotta a puntino".

Quando inizi (nonostante la rinascita) ad avere flash lucidi di alcuni tra i millantamila episodi passati nelle Lande e poi ti capita che li riesci pure a riconoscere (in un secondo momento) e hai riconferme continue anche di altri che sono "conciati" allo stesso modo, quello è un segnale che "il troppo ha stroppiato". Come dico sempre, dall'altra parte (tra i posseduti) c'è la compulsione all'agire che poi in buona sintesi è l'impossibilità tecnica, teorica e pratica di esercitare un qualsivoglia equilibrio (emotivo) prolungato. Esagerano, esagerano sempre, ne hanno "bisogno" e questo loro esagerare alla fine è esattamente ciò che decreta l'estinzione di ogni proposito, fine o obbiettivo. Quello che rende il Mondo che ti circonda "caduco".

Se poi cerco di provare a capire la situazione che mi descrivi, mi sembra di capire che la tua sia una coerente reazione difensiva alla prolungata esposizione a certe forme violente di aggressione del Basso Astrale. "L'indifferenza" difensiva è parte del meccanismo emotivo che scatta (identicamente) nei casi di tortura prolungata. Purtroppo è un meccanismo che chiude come tutti i meccanismi difensivi e se il nemico si nutre delle nostre emotività basse, noi abbiamo bisogno poi di quelle superiori a cui rinunciamo per forza, perché è proprio il grado di apertura che riduce il distacco. Apertura che equivale a consapevolezza. "Canoscenza" come spesso ripeto. Meglio capisci razionalmente perché si viene avvinti, più guardi lucidamente il meccanismo in funzione (della fascinazione) più divieni abile a rovesciarne l'efficacia.

Il senso di colpa ? Dipende dalla tua identificazione. Proprio quel "io posso" che ti avvince. Ogni fascinazione deve riferirsi a una identificazione. Senza è come fare presa sulle superfici lisce con le saponette bagnate.

Senza libero arbitrio, non puoi nulla e l'unica cosa che muore è l'identificazione. Senza libero arbitrio ti rendi conto che il senso di colpa non ha senso. Non viene spenta l'empatia ma il motivo che trae da questa il senso di colpa. Tra l'altro, non è sostenibile neppure che sia una scusante per commettere "la qualsiasi". Perché se non c'è libero arbitrio devi rovesciare l'accadere: se ti è richiesto l'intervento, avrai occasione per intervenire. Se no, non importa quanto ti sentirai in colpa. Se non dovevi intervenire, coltiverai soltanto quella (o nulla). Il senso di colpa è quindi gioia per il Basso Astrale...

Se poi intendiamo indicare colui o colei che invece commette abuso, basta ricordare che il corpo è solo un involucro. Ma chi lo controlla da dentro... Non è detto sia sempre la stessa "cosa". Il pensiero ad esempio che guida... Giustifica... Esalta... Ci appartiene ? Quasi mai (rispondo).

Naturalmente tutto questo secondo me.


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