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TI: accordo fiscale Italia-CH


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http://www.gdp.ch/editoriali/commenti/scacco-matto-allevasore-fiscale-italiano-id63183.html

Commenti - Accordo Berna-Roma
Scacco matto all'evasore fiscale italiano
Il commento del professore Marco Bernasconi sull'intesa siglata ieri dalla Consigliera Federale Widmer-Schlumpf e il ministro italiano del Tesoro Padoan.

di Marco Bernasconi (*) - 24 febbraio 2015

Ieri, Italia e Svizzera, dopo lunghe trattative, hanno firmato un protocollo che consente ai due Paesi di beneficiare dello scambio di informazioni su domanda in conformita' di quanto previsto dall'articolo 26 del modello dell'OCSE. Contestualmente hanno pure stabilito modalita' e tempi per esaminare e risolvere tutta una serie di altre vertenze fiscali, tra le quali la revisione dell'accordo dei frontalieri, la riduzione delle aliquote fiscali sui dividendi e gli interessi, l'accesso ai mercati finanziari e la soluzione pragmatica di alcuni aspetti legati all'enclave di Campione d'Italia. Con l'eccezione della revisione dell'accordo sui frontalieri, che gia' ha trovato di fatto un'intesa tra i due Stati, le altre questioni dovranno essere definite in progresso di tempo.

Per quanto riguarda l'accordo sui frontalieri vigente, il Ticino deve versare ogni anno ai Comuni di frontiera italiani un ristorno pari al 38,8 per cento dell'imposta cantonale, comunale e federale. Nel 2013 questo importo e' stato di circa 61 milioni di franchi; siccome l'ammontare complessivo delle imposte dei frontalieri per lo stesso anno era di circa 153 milioni, l'importo delle imposte cantonali, comunali e federali, al netto dei ristorni, ascese a circa 92 milioni (153 meno 61).

A conclusione delle trattative, che ancora devono essere formalizzate, sembrerebbe che il Canton Ticino, in luogo di versare i ristorni, avra' la facolta' di tassare il 70 per cento al massimo dei redditi dei frontalieri, il che equivale a un incasso netto di 105 milioni (70 per cento di 150). Questo significa che il maggior introito delle imposte cantonali, comunali e federali dovrebbe essere pari a circa 13 milioni (105 meno 92). L'Italia pone tuttavia due condizioni alla realizzazione di questa nuova impostazione.

In primo luogo nel caso in cui vi fosse una violazione del trattato sulla libera circolazione pattuito tra Svizzera e UE, a dipendenza della votazione del 9 febbraio dello scorso anno, rimarrebbe in vigore l'accordo del 1974.

Inoltre il Ticino dovrebbe abrogare la legge votata quasi all'unanimita' del Gran Consiglio (**), sulla base della quale il moltiplicatore comunale a carico dei frontalieri, non e' quello medio dell'80 per cento, ma quello fissato nella misura del 100 per cento. Per quanto si possa capire oggi, non sembra che i nuovi negoziati comportino un aumento, anche soltanto apprezzabile, del gettito delle imposte a favore del Cantone e dei Comuni. Un giudizio definitivo potra' tuttavia essere formulato soltanto al momento in cui si conoscera' il testo del nuovo accordo pattuito tra Italia e Svizzera.

Tuttavia la questione fondamentale, che avra' certamente conseguenze molto importanti per la Piazza finanziaria svizzera e per quella ticinese, riguarda la nuova disposizione, conforme al modello dell'OCSE, che regola lo scambio di informazioni su richiesta. L'Italia avra' quindi il diritto, tra l'altro, di chiedere informazioni concernenti i propri residenti che hanno capitali neri in Svizzera. Il modello dell'OCSE consente inoltre anche di formulare "domande raggruppate".

Questo significa che nel caso in cui si possa identificare un comportamento generalizzato volto a sottrarre capitali e redditi all'imposizione fiscale, si potra' prescindere dall'identificazione del contribuente sulla base del nome e cognome.

La richiesta puo' essere effettuata anche se riferita a gruppi di contribuenti identificati attraverso un modello di comportamento prescindendo quindi dall'indicazione dei loro dati personali (si veda a questo proposito la pubblicazione di Vorpe, Macchi e Molo nel numero II-2012 della Rivista ticinese di diritto). Sulla base di questa impostazione, che e' compatibile anche con la Legge federale sull'assistenza amministrativa internazionale in materia fiscale e la relativa ordinanza, entrate in vigore il 1. agosto 2014, l'Italia potrebbe avere la facolta' di chiedere informazioni raggruppate alla Svizzera, quando ad esempio vi fosse il sospetto concreto che tra il contribuente e l'Italia siano state interposte delle societa' off shore.

Sulla base dei risultati di questa inchiesta l'Italia potrebbe controllare se i contribuenti oggetto della medesima, abbiano aderito o meno alla voluntary disclosure. Lo scambio di informazioni in vigore da oggi, potrebbe quindi indurre un numero piu' elevato di contribuenti residenti in Italia a far capo alla voluntary disclosure, nel timore di essere ben presto individuati nell'ambito di una richiesta di informazioni raggruppate.

La portata di questa norma, aumentando il numero di coloro che aderiscono alla voluntary disclosure, potrebbe tornare utile alle nostre banche poiche' i capitali depositati non verrebbero trasferiti altrove.
E' chiaro tuttavia che nei rapporti italo-svizzeri si apre una nuova epoca, le cui conseguenze sono tutte da valutare...

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(*) professore SUPSI, Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana
(**) parlamento cantonale


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