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VIVERE PER CONSUMARE


mystes
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Proprio perché vive solo nell’attimo presente, l’Americano, ancor più che di possedere del denaro si preoccupa di poterlo spendere. Il suo standing è proporzionale ai suoi guadagni; egli intende consumare quel che ha guadagnato, non conservarlo per coloro che verranno dopo di lui, non trasmetterlo ai suoi eredi. (Il concetto di erede è alquanto mal visto, in quanto si oppone all’immagine del self made man, dell’uomo che è partito da zero, senza antenati). Questa febbre del consumo dà luogo a una specie di corsa contro il tempo. Perché aumenti la domanda, i prezzi calano (relativamente) - a detrimento della qualità, quindi della durata. La moda, vera istituzione, consente di giustificare il carattere effimero della produzione che, in altre condizioni, apparirebbe scandaloso: poco importa che occorra sostituire spesso quello che si è comprato, poiché, in ogni caso, l’acquistare passa di moda nel giro di qualche tempo. In altri termini, la moda consente di far scadere le cose ancor prima che scadano da sole. Questo meccanismo, approntato consapevolmente, ha un nome: il «disuso premeditato» (planned obsolescence).

La qualità è quello che dura. Negli Stati Uniti l’accento è posto sulla rapidità e sulla quantità: si consuma e si butta via (usa e getta, ndc). (°)

Già nel secolo scorso, scrive H. S. Commager, «l’agricoltore americano aveva più successo rispetto a quello del resto del mondo, ma le sue colture erano "gargantuesche” più che intensive, e l’agricoltura scientifica era in ritardo di almeno una generazione rispetto a quella europea. La costruzione delle strade transcontinentali fu uno degli aspetti più spettacolari della tecnica moderna, ma le linee ferroviarie (come le strade) dovevano venire rifatte in capo a qualche anno. Ogni borgata, ogni città presentava le stesse caratteristiche: interi quartieri incompiuti, case che crollavano nel giro di dieci anni, piani ambi­ziosi rimasti sulla carta. Molti aspetti di questa civiltà aveva­no qualcosa di sommario e di incompleto. Gli Americani ini­ziarono la realizzazione del programma educativo piu vasto di tutta la storia, ma tutti furono d'accordo nel riconoscere che l'i­struzione, in America, era più eclettica che approfondita. La sua lingua tradiva l’impazienza: articolava male le parole, non finiva le frasi, e dilatava al massimo le potenzialità del gergo (...) Aspettandosi raramente dì rimanere stabile, l’Americano non intravedeva alcun interesse nel costruire per il futuro. Era per lui più facile profittare rapidamente delle ricchezze del suolo (foreste e miniere) o di investimenti vantaggiosi che non passare a qualche cosa di nuovo» (op. cit.).

Ai nostri giorni la situazione si è piuttosto aggravata. (L’Autore scriveva alla fine degli anni ’70, cosa avrebbe detto ai tempi d’oggi? ndc) L’America intende vivere in fretta, più che mai. L’instabi­lità socioprofessionale e familiare (malgrado la mobilita­zione permanente degli analysts e dei «consiglieri matri­moniali») batte in questa nazione tutti i record. La gastro­nomia si limita al fast food, come la cultura si riduce ai digests (quanti di noi non ricordano la rivista Reader's Digest che era venduta in edicola e spedita in abbonamento?): e la letteratura ai comics. (Discorso diverso dovrebbe essere fatto nei riguardi dei film prodotti ad Hollywood, in alcuni casi veri capolavori, ndc) Lo stesso linguaggio è osses­sionato dalla velocità. Il lessico abbonda di nuove parole, come bike, (per bicycle) con (per confidence), coke (per coca-cola) vamp, co-ed, memo, phone, etc. senza dimenticare il women's lib (movimento di liberazione della donna) ed i G. Is. (soldati americani) reduci dal ‘Nam (Vietnam). L'e­spressione O.K. è adoperata persino come verbo (he O.K.’s, «approva» è d’accordo). (Sull’uso dell’o.k che ha sostituito l’italiano “va bene” nel nostro linguaggio corrente, non mi esprimo perché è noto a tutti, ndc).

Questa perenne fuga in avanti spiega il modo con cui gli Americani hanno saputo spesso anticipare (o creare) gli avvenimenti, la rapidità con cui si adattano alle situa­zioni nuove e cambiano i loro metodi in funzione delle circostanze. Ma spiega anche perché il pensiero america­no è privo di profondità, perché quello che si fa in America è grande senza essere potente. Essa è all’origine di quel nervosismo così caratteristico delle società meccanizzate (tecnomorfiche), che a sua volta genera lo stress e l’esaurimento nervoso (ed aggiungo: il ricorso smodato che se si fai nella società americana ai cosiddetti “analisti” i quali altro non sono che psicanalisti o psichiatri, il che significa che ci troviamo di già in presenza di una società ammalata psichicamente) (ndc): perché prima o poi giunge il giorno in cui, come in una terra che non è stata mai messa a riposo, la popolazione produce solo artificialmente (sempre più artificialmente), la sostanza non si rinnova più, il mercato si esaurisce e la società muore, slittando nel vuoto da essa stessa creato.

Estratto da “Il male americano” di Giorgio Locchi ed Alain de Benoist, Edizioni LEDE, 1976

 

(°) Questo concetto è stato molto bene evidenziato e commentato da René Guénon nel libro "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi":  

[…] l'uniformità, per essere possibile, supporrebbe esseri sprovvisti di qualsiasi qualità e ridotti a semplici «unità» numeriche; ed è perciò che un'uniformità del genere non è mai realizzabile di fatto, e che tutti gli sforzi compiuti a tal fine, specie nell'àmbito umano, possono avere l'unico risultato di spogliare più o meno completamente gli esseri delle qualità loro proprie, e di fare di essi qualcosa che assomiglia al massimo a semplici macchine, in quanto la macchina, prodotto tipico del mondo moderno, è appunto ciò che rappresenta, al più alto grado finora raggiunto, la predominanza della quantità sulla qualità. Proprio a questo tendono, particolarmente dal punto di vista sociale, le concezioni «democratiche» ed «egualitarie» secondo cui tutti gli individui si equivalgono, supposizione assurda la quale induce a ritenere che tutti debbano essere ugualmente adatti a non importa cosa; questa «uguaglianza» non trova alcun esempio in natura, proprio per le ragioni da noi indicate, perché non rappresenterebbe altro che una similitudine completa fra gli individui; ma è evidente che, in nome di questa pretesa «uguaglianza», uno degli «ideali» alla rovescia più cari al mondo moderno, si cerca effettivamente di rendere gli individui tanto simili tra loro quanto la natura lo permette, e questo in primo luogo pretendendo di imporre a tutti una educazione uniforme. Ma poiché, nonostante tutto, non si riesce a sopprimere completamente la differenza delle attitudini, è fuori questione che tale educazione non darà per tutti esattamente gli stessi risultati; ed è un fatto fin troppo vero che, nell'incapacità di dare a certi individui qualità che non hanno, essa è per contro altamente suscettibile di soffocare negli altri tutte le possibilità che superano il livello comune; in tal modo il «livellamento» si effettua sempre dal basso, e d’altronde non può essere diversamente poiché questo stesso livellamento non è che una espressione della tendenza verso il basso, cioè verso la quantità pura che si situa al di sotto di ogni manifestazione corporea, non soltanto al di sotto del grado occupato dai più rudimentali esseri viventi, ma ancora al di sotto di quella che i nostri contemporanei hanno convenuto di chiamare «materia bruta» la quale peraltro, manifestandosi ai sensi, è ancora lungi dall'essere interamente sprovvista di qualità.

  “L'occidentale moderno, del resto, non si accontenta di imporre a casa sua un tal genere di educazione; egli vuole imporlo anche agli altri, unitamente a tutto il complesso delle sue abitudini mentali e corporee, al fine di uniformizzare il mondo intero di cui contemporaneamente uniformizza l'aspetto esteriore mediante la diffusione dei prodotti della sua industria  Ne deriva la conseguenza, solo in apparenza paradossale, che il mondo è tanto meno «unificato» nel senso reale del termine, quanto più diviene uniformizzato; ciò è assolutamente naturale in fondo, poiché, come abbiamo già detto, il senso in cui viene condotto è quello di una «separatività» sempre più accentuantesi; ma qui vediamo apparire il carattere «parodistico» che così spesso si incontra in tutto ciò che è specificamente moderno.

 

Questa argomento è stata modificata 7 mesi fa da mystes

Darkman e BrunoWald hanno apprezzato
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