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Apple: storia dei processori ARM

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Pochi si stanno rendendo conto che la tradizionale legge di Moore sullo sviluppo esponenziale delle capacita' dei microprocessori sta inesorabilmente toccando i propri limiti.

Infatti la corsa ai MegaHz prima, ed ai GigaHz poi, sta arrivando al traguardo.
I design si fanno piu' complicati per sostituire i GigaHz che non si possono piu' aumentare con piu' processori su un singolo chip.

Inoltre v'e' l'eterna sfida ingegneristica di non generare troppo calore.

Siccome la storia comprende anche la storia dello sviluppo industriale. E siccome lo sviluppo in campo elettronico ha dinamiche da capogiro, per dare un po' l'idea di quel che succede al cuore pulsante dei vari aggeggini di moda, metto qui sotto il link ad un breve riepilogo di come la Apple stia gestendo lo sviluppo e l'uso dei cosiddetti microprocessori ARM, presenti nei suoi tablet e telefonini.

Rammento che per i computer la Apple seppe gestire ben due notevoli cambiamenti di hardware delle CPU: prima il passaggio dai Motorola 68xxx ai processori RISC. Poi dai PPC ai processori CISC della Intel.

L'articolo sulla storia dei processori ARM in casa Apple sta qui:
http://lowendmac.com/2015/low-end-macs-guide-to-apple-a-series-processors/

-- PS --
Per i distratti ricordo che l'inventore del microprocessore e' stato un italiano. Di nome faceva Faggin. Da non confondere col corridore ciclista d'inseguimento su pista. Uno dei tanti esempi d'emigrati zeppi di talento. Dal Z80 ai processori di oggi c'e' la stessa distanza in complessita' fra i villaggi di palafitte ed una metropoli tipo Tokyo. Solo che son passati pochi decenni, mica millenni, nel frattempo.

Inoltre, piu' o meno tutti abbiamo idea di come sia costituita un'abitazione. Invece non abbiamo la minima idea della complessita' architettonica di una moderna CPU. In pratica gli aggeggini elettronici di moda potrebbero benissimo anche essere oggetti magici che non cambierebbe niente, per l'utilizzatore finale. Sempre ignorante su cosa stia maneggiando e', di fatto.

Chiamiamola analfabetizzazione elettronica per forza di cose.
Se non altro ai tempi di triodi e pentodi, v'era coscienza di cosa si trattasse, di come fossero costituiti e di come funzionassero.

Insomma: quando il progresso e' regresso.

lo Z80!!! che nostalgia! Me lo ricordo, ci ho lavorato

ma ARM non sono anche i processori degli andr0id ?

ps: 🙂 io sono partito dai vic20 e commodore 64

Si' sono gli stessi, ma non proprio del tutto, in quanto Apple li sviluppa modificandoli a propria convenienza.

E' interessante notare come il fabbricante sia Samsung, in teoria grande concorrente di Apple nel settore dei telefonini.

Evidentemente anche fra le grandi industrie del settore si sviluppano alleanze strategiche. Insomma non stanno sempre necessariamente in guerra commerciale fra loro.
Un esempio di alleanza strategica fu a suo tempo quella fra Motorola, IBM e la stessa Apple per sviluppare il PowerPC. Il quale nella sua ultima generazione G5, venne abbandonato nei laptop e desktop della mela per via del troppo calore generato. Pero' il PPC continuo' a venir impiegato in certe box per videogiochi e soprattutto (il G3) nell'industria spaziale. E' lapalissiano che piu' micro diventano le distanze all'interno dei chip, piu' facili soggetti diventano ai danni causati da raggi cosmici vaganti.

Tutti sono curiosi di vedere come andra' a finire col benedetto computer quantistico. Mi sa che fara' la fine dell'olografia: grande eterna promessa tecnologica, finita in fin dei conti in una nicchia piuttosto irrisoria rispetto alle promesse d'antan.

Di mio sono curioso di vedere che fine fara' la memoria storica sulle varie generazioni di processori. Probabilmente finira' tutto nel grande dimenticatoio globale. Per dire quanti praticano ancora la programmazione terra terra in assembler? Non ha piu' molto senso. Percio' sta diventando un'arte in via di sparizione. Ma dimenticato l'assembler, come fa uno a ricordare le virtu' intrinseche del Z80?

Chissa', forse saranno gli emulatori software a perpetuare un po' la memoria degli "antichi" chip. Emulatori software, che sui processori attuali, sono gia' praticamente molto piu' veloci degli originali hardware. E gia' questo falsa la percezione delle cose.

Saro' pessimista, ma secondo me l'elettronica fara' una gran fatica a lasciare dietro di se' un lascito leggibile ancora fra, diciamo, 10mila anni. Se crolla la nostra civilta', quelli che verranno dopo raccoglieranno ben poco come testimonianza attiva. Soprattutto se ci affidiamo ciecamente agli archivi elettronici.

Mi sto accorgendo di uno strano fenomeno. Il software tende a sopravvivere piu' a lungo dell'hardware. Si rinnova, ma molto piu' lentamente. Sopravvive bene ai cambi dell'hardware. Anzi, certe filosofie di programmazione piuttosto anzianotte e gia' date come defunte, penso allo Smalltalk del mitico laboratorio Xerox di Palo Alto, rivivono una seconda vita proprio oggi, siccome finalmente ci sono in giro processori veloci con memoria adeguata, a costo accessibile. In generale si sta assistendo al successo dei linguaggi di programmazione interpretati, o compilati al volo.

Insomma stanno vincendo le macchine virtuali, concettualmente.

Si' sono gli stessi, ma non proprio del tutto, in quanto Apple li sviluppa modificandoli a propria convenienza.

E' interessante notare come il fabbricante sia Samsung, in teoria grande concorrente di Apple nel settore dei telefonini.

Evidentemente anche fra le grandi industrie del settore si sviluppano alleanze strategiche. Insomma non stanno sempre necessariamente in guerra commerciale fra loro.
Un esempio di alleanza strategica fu a suo tempo quella fra Motorola, IBM e la stessa Apple per sviluppare il PowerPC. Il quale nella sua ultima generazione G5, venne abbandonato nei laptop e desktop della mela per via del troppo calore generato. Pero' il PPC continuo' a venir impiegato in certe box per videogiochi e soprattutto (il G3) nell'industria spaziale. E' lapalissiano che piu' micro diventano le distanze all'interno dei chip, piu' facili soggetti diventano ai danni causati da raggi cosmici vaganti.

Tutti sono curiosi di vedere come andra' a finire col benedetto computer quantistico. Mi sa che fara' la fine dell'olografia: grande eterna promessa tecnologica, finita in fin dei conti in una nicchia piuttosto irrisoria rispetto alle promesse d'antan.

Di mio sono curioso di vedere che fine fara' la memoria storica sulle varie generazioni di processori. Probabilmente finira' tutto nel grande dimenticatoio globale. Per dire quanti praticano ancora la programmazione terra terra in assembler? Non ha piu' molto senso. Percio' sta diventando un'arte in via di sparizione. Ma dimenticato l'assembler, come fa uno a ricordare le virtu' intrinseche del Z80?

Chissa', forse saranno gli emulatori software a perpetuare un po' la memoria degli "antichi" chip. Emulatori software, che sui processori attuali, sono gia' praticamente molto piu' veloci degli originali hardware. E gia' questo falsa la percezione delle cose.

Saro' pessimista, ma secondo me l'elettronica fara' una gran fatica a lasciare dietro di se' un lascito leggibile ancora fra, diciamo, 10mila anni. Se crolla la nostra civilta', quelli che verranno dopo raccoglieranno ben poco come testimonianza attiva. Soprattutto se ci affidiamo ciecamente agli archivi elettronici.

Mi sto accorgendo di uno strano fenomeno. Il software tende a sopravvivere piu' a lungo dell'hardware. Si rinnova, ma molto piu' lentamente. Sopravvive bene ai cambi dell'hardware. Anzi, certe filosofie di programmazione piuttosto anzianotte e gia' date come defunte, penso allo Smalltalk del mitico laboratorio Xerox di Palo Alto, rivivono una seconda vita proprio oggi, siccome finalmente ci sono in giro processori veloci con memoria adeguata, a costo accessibile. In generale si sta assistendo al successo dei linguaggi di programmazione interpretati, o compilati al volo.

Insomma stanno vincendo le macchine virtuali, concettualmente.

Grande Vic!
Ho la fortuna, data la non più giovane età, di averli visti quasi tutti i microprocessori, ho la fortuna di aver programmato anche in linguaggio macchina, ho la fortuna di aver lavorato su VAX e Micro-Vax della oramai scomparsa DEC, ho la fortuna di aver visto nascere gli Xt-At-386SX-386-486SX-486-Pentium-1-2-3-4 ecc...ecc..
Quando non ci saranno più le persone come me, cosa ricorderanno gli altri?

@temuchin

avevo un amico che era incaricato di avviare giornalmente uno di quei PDP della DEC che andavano "bootati" a mano.
Insomma costui conosceva il programma di lancio a memoria, bit per bit.

Ecco, mi sto rendendo conto che questo spirito semipionieristico va sparendo senza lasciar grande traccia. La societa' si comporta come se tutto le fosse dovuto. Eppure e' d'un ignoranza bestiale, parlando in generale, perfino sulla storia delle nuove tecnologie. Anche della storia della conquista dello spazio, ai giovani che conosco io, proprio non ne puo' importar de meno.

Chissa' se riesco a trovare un emulatore dei PDP-11.
Ho dei link, ma non c'ho ancora messo mano.
Gli emulatori del primo Mac sono ottimi.
Rendono abbastanza bene l'idea di cosa vi si potesse far girare sopra.

Comunque il Mac fu un'emanazione commerciale dello spirito del Xerox Parc.
Finestre, icone, grafica, mouse. A cui si ispirarono tanti altri.

La cosa piuttosto curiosa e' che la Rank Xerox di queste brillanti idee molto avanti sui tempi germogliate nel suo lab, non ne approfitto' commercialmente.

Non e' stato il primo caso che chi ha di fatto inventato qualcosa di rivoluzionario alla fine s'e' trovato spiazzato fuori dal gioco.

Secondo me, comunque, il vero primo personal computer fu quello della DEC, il PDP-11, in particolare. Era personal per chi lavorava in laboratorio. Con gli occhi di oggi e' incredibile cosa riuscissero a far girare su macchine dotate di cosi' poca memoria. Be', con questi computer primitivi andarono sulla luna.

Adesso che hanno a disposizione i chip multicore, manco sanno andare sulla stazione spaziale, gli statunitensi.

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