In un primo tempo avevo pensato a una marca di yogurt, e quando manifestai il mio pensiero nefasto durante una innocente conversazione con mio figlio, mi resi conto della terribile eresia che avevo, senza volere, pronunciato.
Adesso però, approfittando del fatto che mio figlio è andato al lavoro, e che sono le 2 del pomeriggio, posso spedire in libera uscita la mia fantasia e giungere a una semplice deduzione: influencer mi ricorda la nostra nobile voce verbale italiana: influenzare, (italiano: lingua che come tutti sanno è stata dichiarata in via di estinzione, con tutto il rispetto per gli emigrati italiani del Rio Grande del Sud).
Pertanto chi si autodefinisce influencer o viene chiamato con questo nome, si ritiene capace di poter influenzare qualcuno, forse sua sorella, difficilmente sua moglie, più probabile qualcuno dei figli, da escludere i colleghi di lavoro, a non essere quella biondina che gli ha fatto sempre gli occhi dolci.
E quindi, se l’influencer non influenza nessuno (a parte le poche categorie di persone su citate) perché si auto-dichiara così? La stessa Treccani non lascia dubbi a proposito: “Agire in modo determinante sull’animo e sulla volontà altrui: notizie tendenziose che servono a influenzare l’opinione pubblica; non ti dico ciò che ne penso io perché non vorrei influenzare il tuo giudizio; nel passivo, e in frasi di valore passivo, subire un’influenza esterna, o comunque risentire l’influsso dell’azione o dell’opera d’altri: decidi tu, senza lasciarti influenzare da altri; si è fatto influenzare dai colleghi, dalla moglie; giovani influenzati dalla propaganda. “
L’ultima definizione data da Treccani mi fa pensare: “giovani influenzati dalla propaganda”, e allora l’influencer è qualcuno al servizio di chi ha bisogno o di vendere qualcosa o di persuadere qualcuno. Una volta questo ruolo lo svolgevano i preti fuori e dentro il confessionale, oggi i preti sono passati di moda e sono subentrati gli influencer. Per concludere, erano nefasti i primi, saranno più nefasti ancora i secondi!
“Il” o “lo” youtuber a quanto mi ha detto mio figlio, giovane di grandi e belle speranze, è colui che confeziona podcast (quel “pod” mi ha tratto in inganno, mi ha fatto pensare a una marca di scarpe da tennis!) o video per il canale di internet youtube. Youtube lo conosco perché lo uso soprattutto per ascoltare la musica e un poco meno per le notizie. Il motivo? Non mi fido! Ci ho visto sempre il trucco e il trucco c’è e non si vede. Secondo quelli che hanno meno anni di me il youtuber non è un colombo che tuba al chiuso di una stanza o sotto il tetto di casa, ma qualcuno che pubblica su internet i video che confeziona a tavolino.
Una volta, quanto sono arretrato!, i migliori youtuber erano le nostre nonne e le vicine di casa che sapevano tutto di tutti e che quando si sedevano in cucina, mentre loro parlavano e raccontavano, assistevi a dei video meravigliosi, racconti di vita vera e non fantasie pruriginose di fanciulle in calore.
Non mi interessano né l’influencer né lo youtuber, vado nella mia biblioteca a prendere “Il fu Mattia Pascal”, comincio a leggere e subito dopo me ne vado a dormire.
Youtube lo conosco perché lo uso soprattutto per ascoltare la musica e un poco meno per le notizie. Il motivo? Non mi fido!
Spero che la non fiducia valga anche per l'informazione mainstream e per molta cosiddetta controinformazione che oggi mira a tenere le persone buone e ferme, secondo il principio della cosiddetta rana bollita.
Si, la NON FIDUCIA vale per tutta l'informazione spazzatura che circola in rete e per la carta stampata.
Si, la NON FIDUCIA vale per tutta l'informazione spazzatura che circola in rete e per la carta stampata.
Gentillissimo, potentissimo, quante cose che mi fai tornare alla Mente. Errori del passato, più che altro pensieri. Perché di questo si tratta.
Noi siamo letteralmente innondati di tecnologie nuove, che aprono a prospettive importanti, nel senso del rinnovamento sociale e degli stili di vita. Lo hanno fatto in passato quotidiani (le rotative che facevano spesso "notizia" alle prime luci dell'alba in certi film sono un meme affermato) e poi la radio (basta vedere quanto il nazionalsocialismo ne ha fatto il mediatore di propaganda o come ha modificato l'idea della notizia della guerra per i cittiadini comuni) e poi la TV che con la sua lucetta azzurra ha eliminato gran parte della vita sociale millenaria pre-esistente in un batter d'occhio.
Tutte le cose hanno un lato oscuro e un altro chiaro. Le promesse dell'era digitale erano tutte per un rinnovamento dello Stato Sociale in favore dei cittadini negli anni della sua esplosiva espansione ed è certamente nel potenziale, putroppo le mani in cui ricade fanno la differenza e non è nulla di buono.
Ce lo dicono gli esordi. Gli anni '80 in cui sembrava più una moda se fuori dagli spazi di lavoro, dato l'ingombro di un computer e poi la sua diffusione inizialmente lenta nelle case con i PC taiwanesi delle fabbriche dove lavoravano bambini a basso reddito per oggetti di scarso valore, altissimo grado di inquinamento e poco utilizzo pratico e infine il boom delle console che negli anni '90 hanno iniziato un altra rivoluzione, quella del mediatore digitale casalingo accanto alla TV e per intrattenimento, poi evoluto nell'assistente I.A. come Alexa, ma anche la banale aspirapolvere/tagliaerba diventata robot perfettamente autonomo o i sempre più diffusi sistemi di videocamere come i babymonitor. Chiaramente le generazioni più abituate al digitale sono poi quelle che accettano più volentieri acriticamente in casa le novità offerte dalle nuove tecnologie e la parola chiave per tutti è sempre la stessa: "fiducia".
Peccato che sia data a evidenti oscurità senza nome. Il massimo del minimo in termini di saggezza. E se non crediamo in quelle oscurità che trascendono la materia, beh, basta e avanza la faccia dei suoi servi, potenti con espressioni distorte e ghignanti stampate in volto che sortiscono almeno l'effetto di farci tenere una mano sui coglioni. Si sa mai.
In altre parole per accedere alle meraviglie del futuro ci viene chiesto pedissequamente di avere fede in sti mostri, come se la tecnologia non dovesse essere consapevolmente usata, ma fideisticamente accreditata da un accolito che prima era un prete di qualche tipo e si limitava ad avere accesso esclusivo alle sacre scritture (di cui ci capiva una sega o giù di lì) e adesso è un membro di una multinazionale con accesso esclusivo ai sacri dati (nostri). Lui "sa" o può sapere cose che nemmeno noi sappiamo su noi stessi. Soprattutto sa cosa viene raccolto e come. Cosa ci fa? Merda. Per lo più rivende informazioni a chiunque sia disposto a comperarle e a prescindere dalle intenzioni (losche) perché la gestione rimane totalmente fuori controllo. Ad accedere a quei dati sono organizzazioni di ogni tipo, la maggioranza delle quali completamente opache (sia pubbliche che private) e con evidentissime ed esternate intenzioni MOLTO inquietanti. Ricordiamo il caso Sowden ad esempio, ma basta molto meno, basta avere bambini piccoli utili al mercato individuati da un chicchessia anonimo, poi qualcuno che li preleva e ben sapendo quando si può fare "in sicurezza" si trova sempre.
A limitare l'uso di quelle informazioni, solo la fantasia malata e la perversione più orrida che mai è stata concepita e forse mai sarà più concepibile ma in aumento, ancora e ancora... Oltre la galassia e chissà fin dove.
Il problema dicono in molti non è la tecnologia ma come la usiamo. Vero, ma anche NO! Il discorso vale anche per la bomba atomica ma che stia in mano a pazzi squinternati che per il solo gusto di provarla su qualcuno che facesse da cavia e per farli sentire "col ca%%o duro e lungo" l'hanno sganciata già su due città in Giappone svaporando in un istante migliaia di innocenti, non mi lascia tranquillo. Nessuno dovrebbe stare tranquillo, eppure...
Forse il problema maggiore è l'ignoranza che ci accompagna. Perché uscita una tecnologia "dal potenziale infinito" ne segue subito un altra ancora più innovativa (ad esempio nelle biotecnologie quelle per la manipolazione del DNA) e per ognuna di queste c'è solo un muro impenetrabile di informazioni che ci divide sempre più dall'idea di ciò comporta e quindi gli uni dagli altri e ci impedisce di capirne il concreto potenziale (per la sicurezza minima di ognuno) che in pratica sconvolge le nostre vite. Ad esempio, cosa viene raccolto da un normale smartphone, quali servizi offerti lo sono per un tornaconto che non è trasparente? Sappiamo che la CIA ad esempio monitora ogni spostamento tramite il GPS e sappiamo che molte applicazioni prelevano direttamente dal digitato sull'apparecchio ogni messaggio. Senza contare il problema del profilaggio e del "selvaggio west" digitale dove vanno a finire i notri dati aggregati.
E' come risvegliarsi polli dentro un allevamento intensivo: prima eri un uovo e poi dopo corridoi d'acciaio e incubazioni di macchine che ti sgusciano fuori finisci in gabbie ad alimentazione forzata a fare uova, altri polli e carne senza un domani. Senza un perché. Senza manco vedere mai un albero o il sole e per la gioia di bambini (totalmente inconsapevoli) che fanno i compleanni nei fast food, finché ancora gli sarà concesso.
C'è un ORRORE infinito che ci tiene a lasciarci ignoranti e sta lavorando alacremente per ottenere questo risultato. Un futuro tecnologico abitato da masse di cretini che non hanno idea di cosa stanno facendo o perché: stiamo forse lavorando per porre un argine? No, ci limitiamo a lagnarci di ciò che quell'orrore non ci dona o fare pseudo-campeggio (survival) isolandoci dal resto del Mondo impazzito per fuggire all'inevitabile domani e dietro l'ennesimo tentativo perfettamente inutile e sciatto di coprire i nostri imbarazzanti limiti.
Stiamo forse cercando di capire ciò che significa dentro di noi tutto questo? No, ci limitiamo a farci trainare un giorno si e l'altro pure, dalla delega all'esperto di turno che è ignorante come una capra spesso peggio di noi, ma fa niente, tanto ne noi ne lui eleggiamo chicchessia, fosse pure un patetico "influencer".
Tra l'altro tutto ciò che non affronteremo QUI e ADESSO, @mystes, te lo dico senza problemi, dopo la morte e con rinnovata consapevolezza che c'è vita dopo la vita, avremo anche da affrontare lo shock che saremo OBBLIGATI a tornare indietro per finire il lavoro su noi stessi nell'esatto merdaio che ci siamo lasciati alle spalle. Fosse pure vivere e morire dentro un allevamento intensivo a cui non ci siamo opposti in alcun modo saggio.
Senza soluzione di continuità.
"...è certamente nel potenziale, putroppo le mani in cui ricade fanno la differenza e non è nulla di buono."
In una disanima completa ed esaustiva del panorama tecnologico e della relativa informazione pubblica e privata hai tracciato un panorama completo della realtà da cui veniamo e di quella in cui viviamo.
Ho sempre pensato che subito dopo Archimede (quello della leva) Pitagora (quello dell'aritmetica) e Leonardo (quello della scienza universale) l'uomo avrebbe avuto ben poco da dire ed è stato così. La tecnologica moderna è un frutto tardivo dei grandi geni su citati, con un dettaglio: il problema non sta nella leva, nella matemica, nella scienza, ma nell'uomo, infatti noi oggi viviamo una crisi di umanesimo, l'umanesimo ci ha insegnato che l'uomo non ha un potere divino, ma se sa usare quello umano RISPETTANDO la divinità il risultato è il Rinascimento. Altrimenti: il risultato è il materialismo più abietto con la negazione di tutti i valori. E' quel che stiamo vivendo oggi e non entro in dettagli per evitare accenni polemici.
"Tra l'altro tutto ciò che non affronteremo QUI e ADESSO, @mystes, te lo dico senza problemi, dopo la morte e con rinnovata consapevolezza che c'è vita dopo la vita, avremo anche da affrontare lo shock che saremo OBBLIGATI a tornare indietro per finire il lavoro su noi stessi nell'esatto merdaio che ci siamo lasciati alle spalle. Fosse pure vivere e morire dentro un allevamento intensivo a cui non ci siamo opposti in alcun modo saggio."
I grandi maestri della tradizione occidentale ed orientale dicono con saggezza e cognizione di causa che l'uomo può decidere da solo se tornare "indietro per finire il lavoro" nella "prigione del corpo" o se terminare il lavoro adesso e "fuggire dalla pagione" per non farvi più ritorno, Ma questa scelta non solo è difficile, soprattutto non è alla portata di tutti, comporta sacrifici, rinunce, a volte sofferenze, ma chi può mostrare il serto della vittoria senza aver combattutto e vinta la sua battaglia?
[...] Ma questa scelta non solo è difficile, soprattutto non è alla portata di tutti, comporta sacrifici, rinunce, a volte sofferenze, ma chi può mostrare il serto della vittoria senza aver combattutto e vinta la sua battaglia?