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La lingua è Viva! Il Mito resta...


GioCo
Noble Member
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I linguisti (vedi audio Yt in link dall'immagine sopra) da tempo ci dicono due cose, a mio avviso tutte e due verosimili e quindi inquisitorie: che la lingua è Viva e che distingue una cultura, è etnocentrica. Ma il libro è un ottimo punto di partenza, perché non banale e perché si propone proprio come tale, cioé un modo per riflettere.

Ad esempio sulle zone di comfort (tanto per usare un inquinamento anglofilo).

Per capire al solito è obbligatorio iniziare a introdurre (dopo attento ascolto del punto di vista dei linguisti) ciò che è stato escluso. Anche perché il libercolo in questione è tra le tante operazioni che si dichiarano apertamente come atti politici oltre che culturali (le due cose non sono mai state tra loro divise fin dall'antica Grecia, ma viviamo in una dimensione apertamente schizofrenica quindi per non scontentare nessuno le teniamo separate che non ci cambia nulla).

Precisiamo intanto cosa intendo per "inquisizione" perché è già stata sollevata la domanda in altre sedi quando ho usato questo termine. Mi sono preoccupato per ciò di specificare più volte che è un atteggiamento, un modo di porsi rispetto gli argomenti, le persone e in generale ciò che accade, che deriva da uno specifico addestramento scolastico che in gran parte replichiamo in via incosciente. Spesso ho linkato per chiarire la pagina di wikicopiedi dell'autodafé (atto di fede, letteralmente) che specifica forse meglio Treccani (QUI). Di fatto un tribunale (per lo più spagnolo) che condannava in base a principi dogmatici. Quindi atti di fede. Oggi noi non possiamo più parlare di atti di fede, perché la nostra società appare laica (in superficie). Parliamo allora di credenze. Ne siamo ricolmi. Ad esempio crediamo (ciecamente) che il progresso (umano e scientifico) sia dato dalla tecnologia (non dal metodo scientifico e dalla conoscienza) e che il benessere dipenda dall'evoluzione tecnologica (non dal significato che diamo ai fenomeni). Ogni atto di fede o credenza in senso più moderno, intende colmare lacune di conoscienza. Cioé è ignoranza manifesta. Nel senso che è un esercizio attivo di ignoranza che pratichiamo senza rendercene conto. Non si è passivamente ignoranti, ma si esercita attivamente il difficile esercizio dell'ignoranza in via per lo più incosciente. Tanto difficile che va allenato di continuo ed è obbligatorio sostenerlo, puntellarlo, rinfornzarlo di continuo. Perché è come sabbia, frana, ha una base instabile.

La ragione è semplice: la credenza è piena zeppa di buchi di "trama" e per ciò il semplice buon senso, la constatazione o un differente principio da cui procede una catena di causa~effetto più ricca e articolata, rende obsoleta la credenza stessa e la trascende. La differenza tra un atto di fede e una credenza è nella reazione emotiva. Ogni cedimento che deriva dall'aver messo a nudo la debolezza di una credenza che avevamo assunto, sottolinea che non è semplicemente un idea che magari ci da fastidio ammettere sia sbagliata, ma qualcosa da difendere, per esempio a costo della vita... E ci perdiamo il sonno. Quindi ad esempio l'identità di genere è un atto di fede. Perché mettere in discussione qualsiasi cosa la riguardi scatena il putiferio, non per un altro motivo. E' apertamente militanza. Quindi è evidente si tratta di una posizione debole. Se no non avrebbe bisogno di inquisire e di essere con ciò militante (cioè ossessivamente difesa). Come non ne avrebbe avuto il tribunale di fede dell'inquisizione spagnola (la mentalità è la stessa). Però facciamo attenzione che il rovesciamento di quell'atto in un differente credo (per esempio che "vogliono distruggere la nostra cultura") è identicamente inquisitorio e l'unica cosa che fa è creare tifoserie da stadio, mettendo gli uni contro gli altri.

A questo bisogna aggiungere particolari che non si possono escludere nel quadro più generale geopolitico. Il primo è che la lingua è IL mezzo principe del "soft power" (guerra ibrida asimmetrica) di origine anglofila e che quindi è uno strumento di guerra, apertamente usato dalla difesa dei paesi dell'anglosfera e da tanto tempo, nel senso che viene proprio scritto nei manuali di strategia dei centri di controllo militari di respiro globale. Quindi già il libercolo succitato della brava linguista (sono andato a prenderne una a livello universitario che almeno per quanto riguarda la sua materia è bene informata) manca uno dei punti più importanti per fare quello che pretente, cioè poltica, ed è per questo che diventa inquisitorio. D'altronde (si potrebbe obbiettare) un linguista di livello universitario non è un militare.

Peccato che uno dei punti caldi dove quella guerra si consuma è proprio il luogo principe deputato al sapere (l'Università) e nemmeno questo è un caso, ma una deliberata scelta strategica e militare. Come anche oscurare la fonte che spinge verso un aggiornamento del linguaggio in senso biologicamente sempre più confuso. Un esigenza che non si è mai vista prima e che (oltre a non essere per nulla ciò che dichiara cioè inclusiva e rispettosa del prossimo e nemmeno di coloro che pretende tutelare) improvvisamente, di punto in bianco, diventa più importante del benessere stesso, più importante del lavoro che è il principale mezzo di sostentamento, più importante della povertà e della disparità di classe che acellera a velocità curvatura senza più freni inibitori e politici. Cioé la credenza che ci ha guidati fin'ora verso un futuro desiderabile di serenità e leggiadra fantasia alla "Mulino Bianco", viene messa al muro, fucilata da azioni normative falsamente ecologiche e per glorificare (è il caso di dirlo) il caos genetico progettato in laboratori segreti, partendo dalla destrutturazione semantica guidata da bombe linguistiche: in poche parole atti magici al fine di rendere leciti orrori ributtanti.

Come il salmodiare di una preghiera, come la canzone, anche nel rituale magico ci sono le parole. Il linguaggio è di fatto evocativo e basta una fiaba per rendersene conto. Quindi la nostra docente universitaria, non ci dice nulla di nuovo o particolare. Ma lo rende assoluto, lo inerpica verso le vette dell'elezione linguistica.

Questo è il problema! Poi ciò che dice è corretto. Oggi l'inquisizione è aggiornata ed è molto più sofisticata di prima e sfrutta metodi moderni di persuasione. Tutti questi metodi prima facevano parte dello spettacolo e della magia in senso stretto. Cioè erano maghi, fattuchiere e stregoni i massimi esperti nell'uso aggressivo del linguaggio.

Però, però... C'è sotto molto altro! Un popolo non è mai identificato dal linguaggio. Quello viene dopo con il tempo e per esigenze che dipendono dall'identificazione verso cui l'Uomo tende (senza sapere di cosa si tratta) "spontaneamente" fin dai suoi primi giorni di vita. Prima c'è l'atto magico che immagina una possibile identità comune. Cioé un mito, una genesi collettiva, inventata e poi trasmessa e arricchita generazione dopo generazione. Se aderisci a quella genesi, di fatto vieni assunto da un pensiero collettivo e inizi a fare parte di quella collettività che oggi diciamo "etnicamente centrata". Ne recepisci i dettami, le norme e ovviamente anche un linguaggio che già in età infantile è evidente come tenda a diventare "il tuo" (dato che ti alleni fin da subito a crearne prima uno privato con la mamma) perchè è già inscritto a livello individuale e innato per l'età evolutiva, figuriamoci in una collettività che sia in cerca di una propria affermazione distintiva, sia essa un gruppo da tifoseria sportiva o un territorio. Sia essa quella ebraica o cattolica che una qualunque altra globale o del passato, non fa differenza. Valori e cultura concepiscono prima di tutto un modello immaginario di discendenza e la conseguente appartenenza che struttura il Mondo e gli da forma e significato e lo fa a livello fantastico. Prima del linguaggio!!! Si tratta di suoni, odori, sapori, atteggiamenti, colori e tanto, tanto altro. Un torrente inarrestabile di stimoli che struttura il feto a livello nervoso ancora prima che esca dalla pancia della madre e che facendo proprio "i suoni del Mondo" in cui si immerge avrà cura di approfondire e arricchire nel resto della sua vita quelle sensazioni ed emozioni, per il semplice fatto che li condivide in certa misura.

Un popolo quindi si identifica prima di tutto con un immaginario collettivo che è emotivamente fondato ed è quindi non-verbale (paraverbale e pre-verbale, cioè prima e attorno il linguaggio). Può essere sotto-inteso ? Si certo. Non è necessario sia esplicitato. Basta una semplice gita in un supermercato per rendersene conto. Può essere tranquillamente veicolato da tutt'altro, essere nascosto dietro messaggi pubblicitari o parafrasi per esempio. La scolastica, manco a dirlo, si fonda sull'esplicitazione di figure retoriche (tipo: "interpretazione delle parobole evangeliche"). Ti dico cosa vuol dire o come funziona e il semplice "spigare" da senso a quella immagine. Un unico senso, più semplice, occulatando tutto il resto (per ricaduta) in automatico. Così il pensiero si semplifica, come quello delle bestie e insieme ad esso si riducono le capacità cognitive, le possibili interpretazioni che permetterebbero di "afferrare significati più vasti". La vastita stessa della semantica viene percepita come pericolosa, per pochi eletti e qualsiasi tentativo di forzare questo recinto, induce a reagire in modo violento. Banale...

Motivo per cui la nostra povera docente è visibilmente (a livello metalinguistico e nelle evidentissime intonazioni della sua voce) estremamente preoccupata nel toccare questi temi. Per ciò gli sono molto vicino e la comprendo: lei è apertamente in guerra, è schierata. Però poi fa la vittima se gli sparano addosso. Perché si inserisce in una agorà molto, molto violenta. Aizzata da menti raffinate, proprie dei padroni del discorso e apposta! Lei è solo una linguista, una specie di soldato buttato con lo schioppetto in prima linea a fare da carne da cannone e con mezzi ridicoli propri dell'inquisizione che ha assunto come validi senza rendersi conto di nulla, nemmeno chi è il suo nemico. Crede ad esempio che il linguaggio sia ciò che dice. Per esempio che abbia doti proprie e autogene di rinnovamento, doti magiche. La lingua è Viva magicamente e sono abbastanza certo che in altre occasioni magari lo avrà anche detto esplicitamente, come molti altri suoi colleghi, senza rendersi conto della portata (mendace) di ciò che diceva. Ma d'altronde, essendo qualificata e con un alto grado di istruzione da quella stessa istituzione di cui lei riveste identità a pieno diritto e con un certo (coerente) orgoglio che si assume il compito (raffinato) di fare guerra, come possiamo noi ribattere alla sua "superiore ignoranza" ? Semplice la si ascolta con attenzione. Come si fa con i posseduti. E si reagisce mantenendo la calma. La prima regola è sempre ascoltare tutto e ascoltare con attenzione, poi reagire con calma e comprensione. Perché se ci facciamo intimidire, soprattutto dalle parole, non abbiamo capito.

Non abbiamo capito che il problema è SOLO nostro ed è meglio che vi poniamo urgentemente rimedio. E' bene andare a stanare le credenze (false) a cui ci siamo affidati per semplice ingenuità e che se difendiamo con rabbia significa che sono inadeguate. Nel momento in cui prendiamo posizione e iniziamo a fare la guerra abbiamo già perso. Senza condannare o condannarci, perché tutto ciò che conta è constatare e accettare che siamo stati ingenui e ci siamo fatti circuire da assoluti professionisti del crimine ideologico. Veri e propri vampiri spirituali di altissimo profilo. Quindi occorre trovare rimedi alle distorsioni ideologiche, arricchimenti di significazione che ci concedano di andare oltre, di trascendere quei limiti. Di esorcizzare la possessione che è stata messa in comune...

Alle teorie di genere quindi vanno opposte non teorie, ma evidenze, semplici constatazioni. Come le pressioni in ambito scolastico al cambiamento di genere che porta alla confusione ormonale e al blocco della crescita che non è uno scherzo, non va presa con leggerezza e non è inserito in un problema di linguaggio (soprattutto). Lei parla infatti della difficoltà di immaginare un mondo diverso.

Certo che va immaginato un mondo diverso!!! Dalla notte dei tempi non facciamo altro... Magari oggi senza inquisizione ? Perché deve essere centrata sulla differenza di genere e non di classe (ad esempio) ? Anche perché il cambio di genere costa. Non solo fisicamente ma anche economicamente. Quindi è per pochi ed eletti e questo già ne mina alla base il senso "rivoluzionario" inclusivo. Non possono farlo tutti. A questo presunto aspetto della "inclusività" infatti si associa il tipico vittimismo che si ripropone in infiniti contesti. Vediamo ad esempio le banlieue francesi dove gli esclusi vengono repressi perché vessati da tempo da una violenza verbale e fisica abbastanza libera delle forze dell'ordine. Poi regiscono con violenza e quella violenza diventa leggittimante per ulteriore violenza e per la repressione che mira a far mancare proprio le istanze (coerenti) sottostanti... E si creano tifoserie e ci scappano i morti che diventano falsamente catartici, in quando si rimanda solo la questione alla successiva partita.

Come nell'inquisizione. La dinamica è sempre la stessa... E' la stessa pappa di merda, coperta con mille sapori artificiosi per cammuffarla e farla apparire diversa.

Aggiungo la mia personale posizione "di genere". Primo: la neutralità non è neutra, ma la forma più violenta che possiamo immaginare. Quindi non mi configuro come "neutrale". Mi considero "super partes" (sopra le parti in conflitto) nel senso che esco proprio dalla conflittualità tra questione di genere ed indentificazione biologica. Nasco come maschio per effetto genetico e non ho intenzione di cambiare, banalmente perché alla mia età e per le mie condizioni sarebbe una idea balzana e priva di senno, fatico a mettere insieme il pranzo con a cena e non sono più certo giovincello, per ciò ho ben altri grilli per la testa e tra rischi e benefici non vale la candela nemmeno prendere in considerazione la questione. Ma non ho su chi decide un cambio di genere, fosse pure per diventare somari, asessuati o alieni (biologicamente) nulla in contrario. La libertà di cambiare corpo nel Mondo, reale o ideale che sia, secondo me non esiste: se cambi è perché sei chiamato a farne le spese, come per qualsiasi altra esperienza (tipo quella di Tiresia nel mito) e sarai con ciò portato a fare quel che devi e non importa come la pensi, sarai comunque obbligato dagli eventi "obtorto collo". Oggi da un pensiero, domani dall'industria che gioca con la genetica. Se fossi nato per effetto di una volontà sperimentale e fossi stato progettato asessuato alla nascita, forse non avrei questa genetica, quindi ? Sarei meno degno di vivere ? Certo che no! Forse l'unica nota che sollevo è il semplice fatto che sapersi in guerra e mettersi in testa un berretto senza nemmeno avere idea di chi ti da gli ordini e qual'è il suo scopo, non è di certo il modo migliore per mettersi dalla parte di chi vuole far riflettere.

L'emotività mal cielata dice tutto in proposito. Tanto per questa "docente" come per chiunque altro.


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