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Muri di Tenebra (invalicabile?) e follia controllata


GioCo
Noble Member
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Un inciso prima di inziare. Adoro andare quando mi capita nella minuscola panetteria che sorge accanto alla mia associazione anche se tollero male le farine bianche. Si può incontrare una donna corpulenta che è talmente abituata a vedere l'assurdità che la circonda da riuscire con pregevole sarcasmo a sradicare ogni imbecillità che passa per la testa dei suoi clinenti e non si fa pregare per farlo. Insomma, ti piglia per il culo che è un piacere e facendolo prende in giro le nostre miserie più comuni. A me fa morire dal ridere perché fa a pezzi con semplicità disarmante qualsiasi assurdità ci portiamo dentro inconsapevolemente. Oggi ho trovato una meravigliosa torta di mele. Gliene ho chiesto un pezzetto (non resistendo alla golosità) ma gli ho detto "poca", lei mi sta per tagliare una bella fetta e gli dico "no, no, meno meno" e lei "se te ne taglio ancora meno non te la do e basta!" allora rispondo "no, sa è che c'è un problema..." e lei "si di mangiarla, come tutti del resto!". Insomma non è possibile noscondersi dientro le proprie meschinità davanti a Lei e per questo la adoro.

Questo siparietto veniale mi serve anche per introdurre un concetto non facile, quello dei muri di Tenebra. Se non avete ancora letto il mio contributo che descrive le Lande (QUI) meglio dargli una letta prima di proseguire, perché chiarisce i presupposti su cui si basa questo contributo  che al solito non voglio sia preso come verità. Va considerato alla stregua di una Fiaba o di un Sogno, cioé come qualcosa di altamente coerente forse, ma senza nemmeno la pretesa di essere di vero, come sempre.

Il muro di Tenebra è invalicabile ma solo per chi è incatenato ai valori terreni. Come davanti a un muro di pietra alto decine di metri che si estende all'infinito nelle due direzioni, dove cioé non c'è modo ne di aggirare, ne di saltare l'ostacolo, questo muro ci sbarra la strada (e la capacità di significare diversamente gli eventi). Quel che possamo fare per superarlo è trovare un passaggio (-realizzarlo?- ci arrivamo dopo). Infatti non esiste muro senza punti di accesso già previsti. Mettiamo che questo muro però ne abbia già di speciali. Diciamo che sono porte che possono essere aperte (e a volte devono essere trovate dato che potrebbero essere nascoste) solo con la chiave corretta. Per ciò chi può disporre della chiave può passare, gli altri ciccia. A questo punto il muro diventa secondario, è la chiave ad essere il problema. Una prima chiave potrebbe essere una mappa del territorio che ci dice dove si trova il passaggio. Una seconda chiave potrebbe essere una parola d'ordine, senza la quale la porta che chiude il passaggio non si apre. Ci potrebbe essere una porta che non ha bisogno di mappe e un passaggio nascosto che non ha bisogno di porte, ma fondamentalmente la chiave occorre sempre per poter almeno provare a superare il muro. Ora, il muro chi ce l'ha messo? Perché non possiamo superarlo semplicemente sfondandolo a cannonate o scavando un tunnel? I muri rappresentano le nostre idiosicrasie che per definizione (siccome ci appartengono) non vogliamo distruggere ne eludere. Sono li apposta per giustificare l'inevitabilità del nostro intendere e volere. Quindi li abbiamo fatti noi, ma gli ingressi non li gestiamo, perché abbiamo consegnato le chiavi a un altro, diciamo un maggiordomo severo e poi siamo andati a dormire. Al nostro risveglio abbiamo perso la memoria di chi ha costruito il muro e perché. Per ciò ora il muro e tutto ciò che permette di superarlo lo gestisce qualcun altro che è esigente e se vogliamo passare non possiamo farlo gratis.

Vi faccio notare a questo punto due piccoli particolari: il muro è insuperabile solo finché rimaniamo inchiodati alle nostre esistenze materiali. Fosse anche solo voler cambiare il mondo (anche poco) ad esempio quel che ai nostri occhi appare spregievole. Chi lo gestisce ha potere su di noi nella misura esatta che gli consentono i muri che Noi abbiamo realizzato per il Suo esclusivo tornaconto. Potremmo realizzare i passaggi che ci occorrono quando e dove ci occorrono? Certo! Solo che farlo indispettisce (e non poco) il maggiordomo che sa essere estremamente vendicativo e il primo muro tra i tanti che non saremo in grado di superare senza di lui, non esiterà a usarlo per metterci a 90. Perché Lui è perfettamente conscio della Sua debolezza, noi invece non lo siamo della nostra.

Questo ci porta al secondo punto: capire cos'è la follia controllata. La follia controllata serve ad affrontare il maggiordomo severo.

Il tema della follia controllata è difficile da sbrogliare per un occidentale nato e cresciuto a cartoni animati giapponesi e fumetti americani tutti improntati sul tema dell'eroicità menando come non ci fosse un domani. Nemmeno per le bimbe poi cresciute a "casette della Barbie" vanno meglio.

Era già difficile nel '68 discutere di questi argomenti, quando ad introdurlo è il concetto di severità cioé (guardacaso) il centro della contestazione giovanile studendesca di quell'epoca.

Naturalmente le rivendicazioni (come quelle dell'emancipazione femminile che insieme ad altre seguivano a stretto giro) erano corrette ma puntavano il bersaglio sbagliato. Come ricordo spesso il problema non è nient'altro che l'esagerazione a cui ho dato il nome secondo me più corretto di abuso. La severità come la violenza sono tratti inscindibili con l'esperienza della vita e non possono essere semplicemente elusi. Rimangono "obtorto collo" inevitabili. Ma un conto è la violenza gratuita senza freni e un altra è lo schiaffo che il genitore garantisce al bamboccio quando esagera nel pretendere di essere viziato. Il primo ha spesso l'intento di "punire" chi "alza la testa" anche e soprattutto in via preventiva, un po' come si fa quando si bastona la pecora che vorrebbe andare a brucare dove non gli è concesso, il secondo vuole solo smorzare l'eccesso, limarlo, creare una compensazione che permetta alla Mente (immatura) di concepire un equilibrio tra il suo proprio bene egoistico e quello più generale. Come si intuisce di nuovo la differenza e sottile ma non marginale ed è verosimile confondere le intenzioni che portano a una violenza gratuita con quelle che invece la motivano, giustificando la rimozione (desiderata) della violenza motivata e reiterando quella della violenza gratuita.
In questo modo arriviamo alle proteste giustificate dei "black lives matter" (ma potrebbe essere chiunque si appropri del diritto di fare quel ca%%o che gli pare in virtù del suo proprio volere/piacere sapendo di non doverne pagare le conseguenze) e ingiustificate quelle dei "gilet jaune" o di qualsiasi altra rivendicazione che desidera riproporre il problema dell'equilibrio di potere (in questo caso politico tra le parti sociali).

In un caso abbiamo il confronto tra il maggiordomo severo e la nostra coscienza dormiente. Il maggiordomo è obbligato dalla sua stessa condizione a imporre delle regole, prima fra tutte: "il muro non si tocca!" a meno che non sia lui stesso a imporlo. Così la democrazia che prima era intoccabile adesso è da distruggere perché è un ostacolo alla dittatura del maggiordomo severo che deve garantirsi un controllo ferreo sui nostri "escamotage", affinché in futuro i muri di Tenebra ci risultino più solidi che mai. Nell'altro caso abbiamo la persona d'esperienza nostro pari che tenta di insegnare a quella con meno esperienza come si affronta un certo muro. Ad esempio chi ha le chiavi e cosa di solito chiede in cambio per passare dall'altra parte. Questo consente al giovane di decidere quali muri costruire quando gli verrà richiesto.

Ok, ma la follia controllata? Se non si introduce l'idea che la follia in verità è l'emozione e che dovremmo tradurre per ciò la frase con "emozione bilanciata" lucidamente e con volontà misurata, non andiamo da nessuna parte. Non possiamo fare a meno degli affetti, della paura di perderli e della rabbia quando qualcuno o qualcosa ce li porta via. Non possiamo semplicemente eliminandoli dalla nostra vita come ci viene più facile fare (parliamo di divorzi facili, tanto per girare il coltello nella piaga, eh?!) ma dovremmo saper gestire le conseguenze di questi legami, resistendo quando ci mettono alla prova. Ad esempio possiamo costruire i muri che ci occorrono per difenderci quando necessitiamo di moderare gli elementi esterni nell'ora in cui si scatenano. Pensiamo alla casa di pietra con un camino acceso, dove all'interno regna la pace e il calore (umano) quando fuori imperversa il gelido inverno e la solitudine (e gli esattori emotivi). Ok, se dobbiamo procurarci della legna dovremo affrontare il gelido inverno e tutto ciò che si trova fuori, anche i maggiordomi che ci attendono al varco che magari è proprio quello che ci permette di raggiungere la legna, ma non è che questo giustifica l'abbatimento della casa in quanto "pericolosa", no? Il punto è che al maggiordomo interessa proprio abbattere la casa tenendo però in piedi il muro che gli garantisce il controllo dell'accesso alla legna.

Come la tecnologia ad esempio o l'idolatria verso lo scientismo e quella prossima ventura in corso d'opera, tipo la rivoluzione gender-sterile e quella dell'immigrazione buona a senso unico etnicamente determinata (noi chiusi in casa e senza permesso di mettere fuori il naso mentre le navi ONG traghettano masse di schiavi senza freni). La follia controllata è quella che segue esattamente la linea di condotta che promana dai maggiordomi severi. Si assume che sia corretta senza discutere e la si segue pedissequamente come ogni altro zerbino a noi noto e con lo scopo di rimanere ligi alle follie. Solo che nel seguirla non ci si deve mai scordare del loro significato: si segue una follia e perché è un obbligo per tutti e non perché sia per noi una roba seria. La serietà sta esattamente nella necessità altrui di seguirla e basta.

Non si da per ciò mai modo a chi ci potrebbe osteggiare di descriverci meno che ossequiosi verso le  follie e verso questi muri. Non ce li abbiamo ma ci comportiamo esattamente come se in noi ci fossero perché allenano lo spirito e lo rendono forte. Vediamo bene che non ce li abbiamo ma non importa, per noi esistono e sono insuperabili perché lo sono per tutti gli altri e questo ci rende liberi.

Ovviamente lo faremo fino a quando ci farà comodo e decideremo di fare il passo giusto al momento giusto. Il giorno che decideremo che è finita e che per noi l'ennesima follia è semplicemente quella che non seguiremo, lo faremo senza rimorsi o tentennamenti. Come Martin Luter King, come il Mahatma Gandhi, come mille e mille altri che con il loro sacrificio hanno semplicemente trasceso i muri, non solo i loro ma anche i nostri. Però se sarà solo per noi stessi o anche per altri poco importa.

Ciò che conta è che quando verrà l'ora, la nostra ora, noi sapremo che il muro non è mai esistito e mai (per noi) verrà il giorno in cui lo realizzeremo per chicchessia, semplicemente perché è pura follia e basta.


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