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i Neanderthal europei furono distrutti dagli homo Sapiens africani

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Gli ultimi studi sul genoma rilevano che c’è tra gli uomini una grande diversità genetica. Ci accomuna il 99.5% del patrimonio genetico, non il 99.9% come invece si credeva in passato. Questa è una revisione notevole se pensiamo che con lo scimpanzé la somiglianza è del 98.5%.
Che ci piaccia o no, ci sono tra gli esseri umani differenze che possono corrispondere alle vecchie categorie di “razza”. Questo non vuol dire assolutamente che un gruppo sia superiore all’altro, ma solo che sia lecito discutere di differenze genetiche tra le razze umane.

Mark David Pagel

Ci sono differenze razziali nelle cause, espressioni e prevalenza di varie malattie. L'importanza relativa di biases, culture, status sociali o economici, accessi alle cure e ambienti sullo sviluppo della malattia è una questione empirica che, in molti casi, rimane senza risposta. Anche se ci sono potenzialicosti sociali associati al collegamento tra la razza e la genetica, crediamo che questi potenziali costi sono compensati dai vantaggi in termini di diagnosi e ricerca.
Ignorare le differenze razziali in medicina e nella ricerca biomedica non le fa sparire. Piuttosto che ignorare queste differenze, gli scienziati dovrebbero continuare a usarle come punti di partenza per ulteriori ricerche. Solo concentrando l'attenzione su questi temi possiamo sperare di capire meglio le variazioni tra le razze nella prevalenza e la gravità delle malattie, e le risposte al loro trattamento. Tale comprensione offre l'opportunità di sviluppare strategie per il miglioramento delle salute di tutti.

"The Importance of Race and Ethnic Background in Biomedical Research and Clinical Practice", Burchard et al, 2003.

Che cosa dovremmo insegnare ai nostri studenti sulla razza? Che la razza non ha nessun significato biologico, e che l'analisi razziale in medicina è discriminatoria e più dannosa di una guarigione? O forse che le razze sono biologicamente differenti e che la loro analisi è inestimabile nelle pratiche quotidiane?

Sarebbe un enorme clamore se il direttore degli Istituti Nazionali di Sanità, con intenzioni politicamente corrette, dovesse vietare il finanziamento di studi specifici sulle razze perché tali studi sono intrinsecamente razzisti. E di certo tali studi non andrebbero fatti in base alla semplice nazionalità o cultura, perché non puoi studiare le caratteristiche degli Amerindi puri adattati alle montagne peruviane utilizzando un campione casuale della popolazione meticcia europea-amerindia attualmente presente nella capitale Lima. Sono queste le riflessioni che gli antropologi dovrebbero fare piuttosto che continuare semplicemente a cercare di dimostrare per l'ennesima volta che la razza sia un costrutto socio-culturale.
La maggior parte degli articoli in materia sono piuttosto prevedibili e trasparentemente riflettono i biases ideologici degli autori, il che è comprensibile ma non certamente utile in termini di comprensione dei fatti.

Kenneth M. Weiss

Questo link non è male: http://www.ethnopedia.info/blog/humanraces.html


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MarioG
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Cedric:
"Per ultimo: le razze umane oggi non esistono e dopo l'estinzione delle specie diverse da homo sapiens ne è rimasta una sola"

Weiss:
"La maggior parte degli articoli in materia sono piuttosto prevedibili e trasparentemente riflettono i biases ideologici degli autori"

Una buona diagnosi non ha prezzo: per tutto il resto c'è mastercard.

PS Bene ha fatto Nat a portare alcuni dettagli "tecnici".
Ma non è che c'era bisogno del soccorso delle ultime novità della genetica delle popolazioni per parlare di razze umane (ammesso che uno non abbia il prosciutto ideologico sugli occhi- ma per quello non c'è nulla da fare comunque)


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cedric
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E' normale ed anche fondamentale che su tale spinoso argomento ci sia un gran dibattito scientifico. Gli scontri (scientifici) sono iniziati quando i nuovi genetisti hanno "invaso il campo" di altri studiosi: paleontologi, etnologi, antropologi ed altri ancora. Costoro non hanno gradito affatto chi ha portato nuovi strumenti di indagine che spesso hanno messo in dubbio (e talvolta demolito) teorie e carriere faticosamente costruite. Ad esempio Mark David Pagel (se non è un omonimo) è un evoluzionista linguistico https://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Pagel e Kenneth Weiss si occupa di antropologia genetica e morfologia umana connesse alle malattie https://en.wikipedia.org/wiki/Kenneth_M._Weiss.
E' normale che costoro "tirino acqua al proprio mulino" per dimostrare che linguaggi e malattie siano connesse alle differenze morfologiche che ovviamente ci sono e che nessuno si sogna di negare. E' solo eccessiva la loro pretesa (scientifica) di passare da differenze morfologiche a possibili speciazizzazioni dimostrando che ci siano specie umane multiple invece che una sola.

Il dibattito scientifico è aperto ma finchè nella letteratura scientifica mondiale non sarà introdotta una nuova specie umana diversa da Homo sapiens o almeno una articolazione in sottospecie come si fa per taluni animali la questione resta solo di carattere etico-politico: in biologia il termine razza non si applica agli esseri umani ma è usato solo nell'ambito dell'allevamento animale per diversificare i caratteri morfologici di una stessa specie, tutte le mucche domesticate sono genere e specie Bos Taurus ma ci sono quelle di razza frisona, bruno alpina, maremmana, ecc.

Il termine razza viene tuttora usato in ambito divulgativo ed anche scientifico perchè la gente comune lo ha usato da sempre: tutti credono di sapere cosa sia una razza umana. E' impossibile parlare ad un politico o ad un giornalista o ad un pubblico di media cultura di specie e genere perchè al massimo conosceranno il genere maschile ed femminile e qualcuno anche il neutro latino. Quando si vuole essere ascoltati serve parlare con il linguaggio dell'ascoltatore, anche se i termini sono intrinsecamente non corretti, ma chi finanzia le ricerche scientifiche e l'auditel pubblicitario va trattato con riguardo.


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Nulla da dire circa la premessa di Kolodny e Feldman. Premesse che non escludono la preesistenza di altre specie di ominidi/razze sparse per il globo. Come non escludono l’ibridazione a più fasi. Giusto per fare un esempio che vada oltre i binomi più famosi, le storie che parlano di giganti sembrano non essere favole. Ciò che non capisco sono le tue conclusioni. Oltre che essere scollate da ogni evidenza scientifica non si capisce da dove vengano.

Che cavolo significa che " E' normale che costoro "tirino acqua al proprio mulino" per dimostrare che linguaggi e malattie siano connesse alle differenze morfologiche che ovviamente ci sono e che nessuno si sogna di negare. E' solo eccessiva la loro pretesa (scientifica) di passare da differenze morfologiche a possibili speciazizzazioni dimostrando che ci siano specie umane multiple invece che una sola. " ?

Ma hai capito il significato de “Ci sono differenze razziali nelle cause, espressioni e prevalenza di varie malattie.” ?

Qui l'unico che "tira acqua al proprio mulino" sei tu. E non si capisce perché. La tua è antropologia culturale di bassa lega. Il termine razza non viene comunemente usato per evitare di essere tacciati di razzismo (ed eugenetica). Chissà perché. Non per niente Pagel mette le mani avanti:

"Che ci piaccia o no, ci sono tra gli esseri umani differenze che possono corrispondere alle vecchie categorie di “razza”. Questo non vuol dire assolutamente che un gruppo sia superiore all’altro, ma solo che sia lecito discutere di differenze genetiche tra le razze umane."

Secondo te questi che fanno?

http://www.lescienze.it/news/2016/09/19/news/dati_genetici_privacy_sardegna-3239004/

Hai letto almeno questo? http://www.ethnopedia.info/blog/humanraces.html


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cedric
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Nat;236203 wrote: ....Hai letto almeno questo? http://www.ethnopedia.info/blog/humanraces.html

per leggerlo l'ho anche letto

CHI SIAMO wrote: La prima pagina in italiano che si occupa di riunire appassionati di antropologia fisica, storia dell'uomo e genetica delle popolazioni.

Siamo nati come pagina su Facebook nel marzo 2013 come alternativa ai vari anthroforum stranieri che a causa della scadente e quasi assente moderazione dei loro amministratori, erano diventati dei forum invivibili e infrequentabili per via di post razzisti, politici e troll.

Dietro richiesta di molti fan abbiamo deciso di costruire un sito internet, che essendo molto più ordinato e gestibile di una pagina Facebook, permette di navigare al suo interno e di leggere articoli meno recenti con maggiore facilità.

Francamente mi sarei aspettato qualche riferimento scientifico ed accademico di chi gestisce quel sito: citare fra le proprie referenza l'aver aperto una pagina facebook non mi da un grande affidamento. Non basta citare qualche testo scientifico o riportare parte di esso: per rendere auterevole un qualunque sito servono redattori e recensori decenti e vorrei conoscere i loro curricula soprattutto quando citano lavori scientifici.

Ciò detto per continuare la discussione serve avere un lessico comune in un contesto esclusivamente biologico escludendo ogni collegamento con l'etica, la politica. lo sfruttamento commerciale e militare ed tutto ciò che non riguardi la tassonomia biologica.

Nella classificazione biologica non esiste la categoria razza che si usa invece in ambito zootecnico commerciale, ma solo queste
Dominio - Regno - Phylum - Classe - Ordine - Famiglia - Genere - Specie.

Ci sono varie sottoclassificazioni per ciascuna categoria , ma per semplicità si possono tralasciare, tranne la sottospecie che invece ci interessa.
L'ultimo livello di differenziazione è quello della sottospecie che si applica a varietà morfologicamente diverse di animali selvatici appartenenti alla stessa specie. Se invece gli animali sono domestici si usa finalmente il termine >b>razza . Le mucche domestiche (bos taurus) possono essere di razza frisona mentre i cinghiali selvatici (sus scrofa) possono essere di sottospecie vittatus o altro tipo.

Finora nessuno ha accreditato alcuna sottospecie per gli esseri umani, quindi qualunque uso e relativa definizione del termine razza riferito agli esseri umani e' impiegabile solo in politica, sociologia, commercio, antropologia, lingustica, medicina, ma non in biologia.

Il giorno in cui vedrò scritto sui tutti i testi scientifici homo sapiens, sottospecie glaucopides oppure sottospecie melanocros non avrò alcuna remora ad accettare che ci siano differenze genetiche e non culturali, etniche, linguistiche, geografiche, ecc fra gruppi di esseri umani.

Non mi sembra di dimostrare eccessiva angustezza di vedute e nemmeno di addentrarmi nell'antropologia culturale di bassa lega.....

ps. pare che il furto in sardegna sia stato commissionato da una nota multinazionale eurpoea che ha bisogno del dna dei sardi per mettere a punto un vaccino contro la malaria studiando la mutazione dei geni che causano l'anemia falciforme in quella popolazione.


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MarioG
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cedric;236202 wrote:
E' normale che costoro "tirino acqua al proprio mulino" per dimostrare che linguaggi e malattie siano connesse alle differenze morfologiche che ovviamente ci sono e che nessuno si sogna di negare. E' solo eccessiva la loro pretesa (scientifica) di passare da differenze morfologiche a possibili speciazizzazioni dimostrando che ci siano specie umane multiple invece che una sola.

Ci mancherebbe altro!
Non ho mai sentito nessuno sano di mente dire che la specie umana non sia una.
Io ho solo obiettato alla sua affermazione "le razze umane oggi non esistono".
Poi se lei dice che "razza" lo usa solo, per definizione, in ambito zootecnico, non c'è altro da dire (almeno finchè non ci chiuderanno in un recinto e ci selezioneranno)


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fuffolo
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Razza di cretini.
Esiste da sempre.


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Georgejefferson
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Mi ricordo i copia incolla di qualche anno fa riguardo agli estratti di Pagel e Weiss ecc..

Quindi, secondo l' evoluzionista linguistico, c'e' una differenza genetica dello 0,5 % tra una persona ed un altra. Ma come ricava la tesi delle differenze corrispondenti alle vecchie categorie di “razza”, se dice "tra gli uomini"? Tra gli uomini sarebbe tra persona a persona, ma poi ci ricava il "gruppo" ?

E' poco chiaro.

Poi la parte di Burchard, che dovrebbe essere questo ricercatore di bioingenieria:
http://profiles.ucsf.edu/esteban.burchard

Parlando di differenze razziali, si riferirà alla tesi dell 0,5% di differenze genetiche tra persona e persona di Pagel? Oppure da cosa teorizza le differenze "razziali" come utile punto di partenza, quindi più importanti degli studi e ricerche su biases, culture, status sociali o economici, accessi alle cure e ambienti?


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cedric;236202 wrote: E' normale ed anche fondamentale che su tale spinoso argomento ci sia un gran dibattito scientifico. Gli scontri (scientifici) sono iniziati quando i nuovi genetisti hanno "invaso il campo" di altri studiosi: paleontologi, etnologi, antropologi ed altri ancora. Costoro non hanno gradito affatto chi ha portato nuovi strumenti di indagine che spesso hanno messo in dubbio (e talvolta demolito) teorie e carriere faticosamente costruite. Ad esempio Mark David Pagel (se non è un omonimo) è un evoluzionista linguistico https://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Pagel e Kenneth Weiss si occupa di antropologia genetica e morfologia umana connesse alle malattie https://en.wikipedia.org/wiki/Kenneth_M._Weiss.
E' normale che costoro "tirino acqua al proprio mulino" per dimostrare che linguaggi e malattie siano connesse alle differenze morfologiche che ovviamente ci sono e che nessuno si sogna di negare. E' solo eccessiva la loro pretesa (scientifica) di passare da differenze morfologiche a possibili speciazizzazioni [b]dimostrando che ci siano specie umane multiple invece che una sola.

Il dibattito scientifico è aperto ma finchè nella letteratura scientifica mondiale non sarà introdotta una nuova specie umana diversa da Homo sapiens o almeno una articolazione in sottospecie come si fa per taluni animali la questione resta solo di carattere etico-politico: in biologia il termine razza non si applica agli esseri umani ma è usato solo nell'ambito dell'allevamento animale per diversificare i caratteri morfologici di una stessa specie.

Il termine razza viene tuttora usato in ambito divulgativo ed anche scientifico perchè la gente comune lo ha usato da sempre: tutti credono di sapere cosa sia una razza umana. E' impossibile parlare ad un politico o ad un giornalista o ad un pubblico di media cultura di specie e genere perchè al massimo conosceranno il genere maschile ed femminile e qualcuno anche il neutro latino. Quando si vuole essere ascoltati serve parlare con il linguaggio dell'ascoltatore, anche se i termini sono intrinsecamente non corretti, ma chi finanzia le ricerche scientifiche e l'auditel pubblicitario va trattato con riguardo.

Francamente mi sarei aspettato qualche riferimento scientifico ed accademico di chi gestisce quel sito: citare fra le proprie referenza l'aver aperto una pagina facebook non mi da un grande affidamento. Non basta citare qualche testo scientifico o riportare parte di esso: per rendere auterevole un qualunque sito servono redattori e recensori decenti e vorrei conoscere i loro curricula soprattutto quando citano lavori scientifici.

Ciò detto per continuare la discussione serve avere un lessico comune in un contesto esclusivamente biologico escludendo ogni collegamento con l'etica, la politica. lo sfruttamento commerciale e militare ed tutto ciò che non riguardi la tassonomia biologica.

Nella classificazione biologica non esiste la categoria razza che si usa invece in ambito zootecnico commerciale, ma solo queste
Dominio - Regno - Phylum - Classe - Ordine - Famiglia - Genere - Specie.

Ci sono varie sottoclassificazioni per ciascuna categoria , ma per semplicità si possono tralasciare, tranne la sottospecie che invece ci interessa.

Finora nessuno ha accreditato alcuna sottospecie per gli esseri umani, quindi qualunque uso e relativa definizione del termine razza riferito agli esseri umani e' impiegabile solo in politica, sociologia, commercio, antropologia, lingustica, medicina, ma non in biologia.

Il giorno in cui vedrò scritto sui tutti i testi scientifici homo sapiens, sottospecie glaucopides oppure sottospecie melanocros non avrò alcuna remora ad accettare che ci siano differenze genetiche e non culturali, etniche, linguistiche, geografiche, ecc fra gruppi di esseri umani.

Non mi sembra di dimostrare eccessiva angustezza di vedute e nemmeno di addentrarmi nell'antropologia culturale di bassa lega.....

Georgejefferson;236213 wrote: Mi ricordo i copia incolla di qualche anno fa riguardo agli estratti di Pagel e Weiss ecc..

Quindi, secondo l' evoluzionista linguistico, c'e' una differenza genetica dello 0,5 % tra una persona ed un altra. Ma come ricava la tesi delle differenze corrispondenti alle vecchie categorie di “razza”, se dice "tra gli uomini"? Tra gli uomini sarebbe tra persona a persona, ma poi ci ricava il "gruppo" ?

E' poco chiaro. [Ndt: ]

Poi la parte di Burchard, che dovrebbe essere questo ricercatore di bioingenieria:
http://profiles.ucsf.edu/esteban.burchard

Parlando di differenze razziali, si riferirà alla tesi dell 0,5% di differenze genetiche tra persona e persona di Pagel? Oppure da cosa teorizza le differenze "razziali" come utile punto di partenza, quindi più importanti degli studi e ricerche su biases, culture, status sociali o economici, accessi alle cure e ambienti? [Ndt: ]

Chi è Marc Feldman?

He is an Australian-born mathematician turned American theoretical biologist, best known for his mathematical evolutionary theory and computational studies in evolutionary biology.
[...] Karlin influenced him to pursue his research in population genetics using his computational know-how.
[…]
In 1971 he was appointed as Assistant Professor in the Department of Biological Sciences at Stanford, and went back to US. With L.L. Cavalli-Sforza in 1973, he originated the quantitative theory of cultural evolution, initiating a research program in cultural transmission and gene-culture coevolution. His own research into human molecular evolution such as in China led him to international recognition. He is the author of more than 500 scientific papers and several books on evolution, ecology, and mathematical biology.
In addition, he is the founding editor of Theoretical Population Biology (1971-2013) and an associate editor of Genetics, Human Genetics, Annals of Human Genetics, Annals of Human Biology, and Complexity.

https://en.wikipedia.org/wiki/Marcus_Feldman
http://www-evo.stanford.edu/

Chi è Oren Kolodny?

Bio

I am a postdoctoral fellow in Marc Feldman's lab in the Stanford University Department of Biology. I received my bachelor’s degree from the Hebrew University, in Physics and Humanities, my MSc from the Hebrew University, in Ecology and Evolution, studying molecular evolution in Guy Sella's lab, and my PhD from Tel Aviv University, working in Arnon Lotem's lab in the department of Zoology.

Professional Education

Doctor of Philosophy, Tel-Aviv University (2014)
PhD, Tel Aviv University, Zoology (2015)
MSc, Hebrew University, Evolution (2010)
BSc, Hebrew University, Physics Humanities ('Amirim' program) (2007)

I study a wide range of evolutionary questions, from molecular evolution, through the selection of behavioral strategies and the evolution of cognitive learning mechanisms, to the impact that the microbiome has on its host's reaction to selective pressures that act on it.
In a recent collaboration in Marc Feldman's lab at Stanford I have also been working on cultural evolution and the way that creativity shapes the trajectory of change of human technology.

Chi è Mark David Pagel?

Mark David Pagel is a Professor and head of the Evolutionary Biology [NDT: biologia evolutiva ] Group at the University of Reading. Pagel's interests include evolution and the development of languages.
https://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Pagel

Capisci Cedric? “Include”. “Mark David Pagel is a Professor of Evolutionary Biology and the director of the Evolution Laboratory.” O' capisci l'italiano?

“Professor Mark Pagel, fields of research:
Molecular phylogenetics and Bayesian Statistical methods for comparative data;
• The evolution of human languages;
Human cultural and technological evolution;
• Speciation;
• Rate and mode of evolution.

http://www.reading.ac.uk/biologicalsciences/about/staff/m-pagel.aspx

“Evolutionary biology is the subfield of biology that studies the evolutionary processes that produced the diversity of life on Earth, starting from a single common ancestor. These processes include natural selection, common descent, and speciation.
The discipline emerged through what Julian Huxley called the modern synthesis (of the 1930s) of understanding from several previously unrelated fields of biological research, including genetics, ecology, systematics and paleontology.
Current research has widened to cover the genetic architecture of adaptation, molecular evolution, and the different forces that contribute to evolution including sexual selection, genetic drift and biogeography. The newer field of evolutionary developmental biology ("evo-devo") investigates how embryonic development is controlled, thus creating a wider synthesis that integrates developmental biology with the fields covered by the earlier evolutionary synthesis.
Evolution is the central unifying concept in biology. Biology can be divided in various ways. One way is by the level of biological organisation, from molecular to cell, organism to population. An earlier way is by perceived taxonomic group, with fields such as zoology, botany, and microbiology, reflecting what were once seen as the major divisions of life. A third way is by approach, such as field biology, theoretical biology, experimental evolution, and paleontology. These alternative ways of dividing up the subject can be combined with evolutionary biology to create subfields like evolutionary ecology and evolutionary developmental biology.”

https://en.wikipedia.org/wiki/Evolutionary_biology

“La biologia evolutiva è la disciplina scientifica della biologia che analizza l'origine e la discendenza delle specie, così come i loro cambiamenti, la loro diffusione e diversità nel corso del tempo. Uno studioso di biologia evolutiva è noto come biologo dell'evoluzione o, meno formalmente, evoluzionista.
L'anatomia, la fisiologia, il metabolismo e la biochimica degli organismi viventi, vanno a comporre la manifestazione somatica (fenotipo) del patrimonio genetico delle specie (genotipo)[1].
Variazioni nel genotipo corrispondono a variazioni del fenotipo degli organismi, pertanto i biologi dell'evoluzione analizzano la variabilità genetica nelle popolazioni, le variazioni delle frequenze geniche nelle popolazioni e gli effetti delle forze evolutive sul pool genico di una popolazione[2].
La biologia evolutiva non risponde agli interrogativi riguardanti l'origine della vita, intesa come la comparsa dei primi organismi viventi, o sull'origine del cosmo, intesa come la comparsa della materia, bensì indaga tutti quei fenomeni che possono portare ad una spiegazione scientifica dell'attuale biodiversità[3]
A partire dalla fine degli anni novanta ad oggi, le sempre nuove competenze scientifiche ed i progressi nei metodi di ricerca scientifica, hanno portato a non considerare più il genoma come un'entità stabile o statica, soggetta agli influssi apportati da variazioni esterne (mutageni, intercalanti), bensì come un'entità dinamica, in grado anche di variare spontaneamente e dotato anche dell'intrinseca proprietà di plasticità e di riarrangimento autonomo della propria struttura[4], ciò ha portato alla nascita di una nuova disciplina scientifica definita biologia evolutiva dello sviluppo.
La biologia evolutiva è un campo interdisciplinare, dato che interessa scienziati di un'ampia varietà di discipline sia di campo che di laboratorio. Per esempio, interessa di solito scienziati che hanno conoscenze specialistiche su organismi particolari, come la mammologia, l'ornitologia o l'erpetologia, ma si servono di questi organismi per strategie di ricerca finalizzate a trovare le risposte a domande generali riguardo all'evoluzione. Interessa poi anche i paleontologi e i geologi che tramite i fossili trovano risposte sul tempo e le modalità di evoluzione della vita, così come i teorici in aree come la genetica delle popolazioni e la psicologia dell'evoluzione. Negli anni novanta la biologia dello sviluppo rientrò a far parte della biologia evolutiva, dopo la sua esclusione iniziale dal Neodarwinismo, attraverso lo studio della biologia evolutiva dello sviluppo.”
https://it.wikipedia.org/wiki/Biologia_evolutiva

La biologia evolutiva dello sviluppo (in lingua inglese Evolutionary Developmental Biology[1][2], da cui anche il termine divulgativo evo-devo) è la disciplina scientifica che analizza in chiave evolutiva la struttura e le funzioni del genoma (ovvero l'assetto completo di tutto il DNA contenuto in una cellula). Si occupa di indagare il rapporto tra lo sviluppo embrionale e fetale di un organismo (ontogenesi) e l'evoluzione della sua popolazione di appartenenza (la filogenesi)[3].
Questa disciplina si basa sull'assunto che le mutazioni che colpiscono i geni coinvolti nel controllo dello sviluppo embrionale (ontogenesi) possono dare origine a nuovi caratteri nell'adulto (fenotipo), che riproducendosi trasmetterà i nuovi caratteri ai discendenti, dando così il via al processo evolutivo di questi caratteri nella popolazione. Si attribuisce, pertanto, ai geni che controllano e regolano lo sviluppo dell'embrione, un ruolo di primo piano nell'evoluzione biologica; la progressiva diversificazione (biodiversità) dei viventi verrebbe spiegata dai cambiamenti funzionali nel controllo e nella regolazione dei geni che regolano lo sviluppo embrionale.
L'evoluzione biologica per selezione non viene più vista semplicemente come il cambiamento attraverso successive generazioni di genotipi e fenotipi mediante mutazioni, incroci e flussi migratori, ma anche come cambiamento della regolazione dei geni coinvolti nei processi che regolano lo sviluppo. La biologia evolutiva dello sviluppo è ritenuta in grado di rispondere all'interrogativo riguardante i caratteri non adattativi presenti nelle popolazioni[4].
Ciò ha causato un cambiamento fondamentale nel paradigma evolutivo: in passato si riteneva che la biodiversità dipendesse da modifiche più o meno significative nel numero e nella sequenza dei geni, a partire dagli inizi degli anni novanta la comunità scientifica è stata concorde nel ritenere che la comparsa di nuovi caratteri (quindi la comparsa di nuove funzioni) negli organismi di una popolazione, oltre ad essere causata dalla comparsa di nuovi geni, sia causata anche da modifiche nella regolazione degli stessi geni già esistenti nel genoma di organismi differenti
[5]. Quindi anche il cambiamento nel modo di regolare l'espressione dei geni porterebbe alla comparsa di nuove funzioni negli organismi viventi[4][6][7][8][9][10][11]. La nascita della biologia evolutiva dello sviluppo viene comunemente fatta risalire agli anni novanta ed è normalmente attribuita all'unificazione di biologia evolutiva e biologia dello sviluppo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Biologia_evolutiva_dello_sviluppo

“La filogenesi o filogenetica o filogenia, (dal greco φυλή ("classe", "specie") e ɣένεσις ("nascita", "creazione", "origine"), è il processo di ramificazione delle linee di discendenza nell'evoluzione della vita. La sua ricostruzione è fondamentale per la sistematica che si occupa di ricostruire le relazioni di parentela evolutiva, di gruppi tassonomici di organismi a qualunque livello sistematico[1].

« La filogenesi è un processo evolutivo degli organismi vegetali e animali dalla loro comparsa sulla Terra a oggi » (Rita Levi Montalcini, La Galassia Mente, Baldini & Castoldi, Milano, 2001)
[…]
La filogenetica studia l'origine e l'evoluzione di un insieme di organismi, solitamente di una specie. Un compito essenziale della sistematica è di determinare le relazioni ancestrali fra specie note (vive ed estinte).

https://it.wikipedia.org/wiki/Filogenesi

“Molecular phylogenetics (/məˈlɛkjʊlər ˌfaɪloʊdʒəˈnɛtɪks, mɒ-, moʊ-/[1][2]) is the branch of phylogeny that analyses hereditary molecular differences, mainly in DNA sequences, to gain information on an organism's evolutionary relationships. The result of a molecular phylogenetic analysis is expressed in a phylogenetic tree. Molecular phylogenetics is one aspect of molecular systematics, a broader term that also includes the use of molecular data in taxonomy and biogeography.”
https://en.wikipedia.org/wiki/Molecular_phylogenetics

“[/b]La filogenesi molecolare (molecular phylogenetics) è una tecnica avanzata per lo studio della storia evolutiva degli organismi viventi, basata sull'analisi della struttura delle molecole. Consente quindi la costruzione di alberi filogenetici di organismi viventi con grande precisione.[/b]”
https://it.wikipedia.org/wiki/Filogenesi_molecolare

Kenneth Weiss è invece sia un antropologo che un genetista.

Areas of Specialization:
Dr. Weiss is interested in the evolution of complex traits. His work is largely in genetics and evolutionary conceptual theory, but specifically involves studies of human polymorphisms and the amount of variation in genes related to human phenotypes, including disease-related traits, and in the development, genetics, and evolution of complex morphological traits. He is also interested in the history of evolutionary biology and in the newly important area of bioethics as it relates to evolution and genetics in our society

Research Activities and Interests:
Dr. Weiss's research is in the nature of evolution as a process generally, and specifically how it generates the genetic basis of complex traits. Traits include morphological traits such as the teeth and skull as well as variation in human disease susceptibility and in the basis of complex gene families such as are involved in the evolution of vertebrate mineralization and in olfaction (the genes used to detect odors). He has worked on diabetes in Amerindians, and the genetic basis of cardiovascular disease. For details, see his lab web page.

http://anth.la.psu.edu/people/kmw4
http://anth.la.psu.edu/research/research-labs/weiss-lab

“La scomparsa dei Neanderthal potrebbe essere legata ai costanti flussi migratori degli uomini anatomicamente moderni, e non a un fattore evolutivo che avrebbe favorito i nostri antenati più diretti. E' questa la conclusione a cui sono giunti due ricercatori della Stanford University a seguito di una ricerca sui modelli demografici delle antiche popolazioni dell'Europa e del Vicino Oriente, ora pubblicata su "Nature Communications". Questa conclusione - sottolineano Oren Kolodny e Marcus W. Feldman - è "neutra" rispetto alle ipotesi dell'esistenza di fattori ambientali, biologici o culturali che avrebbero avvantaggiato gli esseri umani moderni: questi eventuali fattori possono avere affrettato l'estinzione dei Neanderthal, ma la loro sostituzione da parte dei nuovi venuti era comunque inevitabile.”

Gli scimpanzé e i bonobo sono due specie (non razze) distinte malgrado condividano tra il 99,6 ed il 99,7% del loro patrimonio genetico. Metto questi per i diversamente abili:
http://pikaia.eu/le-differenze-tra-bonobo-e-scimpanze/
https://it.wikipedia.org/wiki/Pan_paniscus

Questo invece è per quelli più evoluti . “The bonobo genome compared with the chimpanzee and human genomeshttps://www.nature.com/articles/nature11128

On average, the two alleles in single-copy, autosomal regions in the Ulindi genome are approximately 99.9% identical to each other, 99.6% identical to corresponding sequences in the chimpanzee genome and 98.7% identical to corresponding sequences in the human genome.

E non v’è nessuna pretesa di dimostrare “che ci siano specie umane multiple invece che una sola.” Va che siete forti eh !?! Semplicemente gli studiosi "moralmente inferiori ", analfabeti esclusi quindi, affermano che come tutte le altre, anche la specie umana (vivente eh, ) è ovviamente suddivisibile in sottospecie o razze. Il resto del dibattito è destinato ai babbioni indottrinati. Che poi... Capire non è obbligatorio ma raga… Almeno saper leggere…
Dai cazzo Gianluca
Provate ad iscrivervi qui ( http://www.darwinawards.com/ )
A te Cedric, una menzione d’onore non te la toglie nessuno. Per Jefferson invece mi spiace, lui è fuori concorso. “E tu, sei più bonobo o scimpanzé?” http://www.lescienze.it/news/2010/06/29/news/e_tu_sei_piu_bonobo_o_scimpanze_-555501/

Ps: “Io vi assolvo in nome del Padre, del Figlio e dello spiritoso santo.”


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Georgejefferson
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Ma...a parte le caricature comiche buone per suggestionare (e' da quando si parla di scimmie nell' evoluzione che si usano in forma retorica, niente di nuovo), le classificazioni semplificanti esistono (colore della pigmentazione, occhi a mandorla ecc..) ma non c'e' risposta alla domanda sopra:

Quindi, secondo l' evoluzionista linguistico, c'e' una differenza genetica dello 0,5 % tra una persona ed un altra. Ma come ricava la tesi delle differenze corrispondenti alle vecchie categorie di “razza”, se dice "tra gli uomini"? Tra gli uomini sarebbe tra persona a persona, ma poi ci ricava il "gruppo" ?

E' poco chiaro.

Poi la parte di Burchard, che dovrebbe essere questo ricercatore di bioingenieria:
http://profiles.ucsf.edu/esteban.burchard

Parlando di differenze razziali, si riferirà alla tesi dell 0,5% di differenze genetiche tra persona e persona di Pagel? Oppure da cosa teorizza le differenze "razziali" come utile punto di partenza, quindi più importanti degli studi e ricerche su biases, culture, status sociali o economici, accessi alle cure e ambienti?


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Georgejefferson
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Cit...non v’è nessuna pretesa di dimostrare “che ci siano specie umane multiple invece che una sola.”Semplicemente "gli studiosi " ( nota mia..Gli studiosi?..tutti?)
affermano che come tutte le altre, anche la specie umana...è ovviamente suddivisibile in sottospecie o razze.

Cortocircuito?


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Mah. Tu cosa ne pensi?


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Georgejefferson
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Un cortocircuito


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Cortocircuito de che? In che senso?

Cit.: Mark David Pagel è uno studioso di biologia evolutiva (biologo dell'evoluzione) specializzato in filogenetica molecolare”.

Cit.: “Gli studiosi "moralmente inferiori”, analfabeti esclusi quindi, affermano che anche la specie umana è suddivisibile in sottospecie o razze.”

Cit.: Specie, spè·cie/sostantivo femminile”

Dizionario Google : “Categoria di classificazione degli organismi che comprende individui in grado di accoppiarsi tra loro e di generare prole feconda; nel caso di organismi a riproduzione asessuata è definita da criteri morfologici o fisiologici; più specie affini tra loro costituiscono un genere : le s. animali, vegetali; conservazione delle s.; la s. umana, gli uomini in quanto distinti dagli altri animali.

Dizionario De Mauro: “2. s.f.inv. TS bot., zool., biol. categoria sistematica di base composta da individui i cui accoppiamenti danno luogo a una prole fertile (abbr. sp.).”

Cit.:Analfabeta, agg., s.m. e f.

Dizionario De Mauro: “che, chi non sa leggere e scrivere | estens., spreg., ignorante, illetterato: non accetto lezioni da quell’analfabeta!


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Georgejefferson
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A e' vero, "gli studiosi" avevi messo "moralmente inferiori", quindi ti riferivi a quegli studiosi li, che hai chiamato moralmente inferiori presumo come formula retorica, non so se e' questo un caso simile, magari e' solo innoqua ironia, ma sono formule che si usano politicamente per suggestionare in favore della tesi del complotto della comunità scientifica cattiva contro i "teorici della razza", che sarebbero i buoni.

Comunque "non tutti" gli studiosi, ok.

Allora gli studiosi, quelli li, non hanno nessuna pretesa di dimostrare che ci siano specie umane multiple invece che una sola, ma solamente che la specie umana e' suddivisibile in sottospecie che pero loro chiamano razze.

Ricapitolando Pagel ritiene che c'e' una differenza genetica dello 0,5 % tra una persona ed un altra, da qua ricava la tesi delle differenze corrispondenti alle vecchie categorie di “razza”, nonostante dicesse "tra gli uomini". Tra gli uomini sarebbe tra persona a persona, ma poi ci ricava il "gruppo".

Burchard, sempre riferendosi alle differenze razziali, le ritiene "utili punti di partenza", quindi più importanti degli studi e ricerche su biases, culture, status sociali o economici, accessi alle cure e ambienti.


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