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Veronesi non crede in Dio

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Cartesio
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La posizione di MM è interessante. La ricerca ,la cultura e l’essere umano materiale non sono importanti (MM li disprezza addirittura), perché lo spirito si evolve per conto proprio fino allo stadio finale.
Ci sono delle analogie con il buddismo Mahayana, del grande veicolo. Non solo per i sillogismi che costituiscono la base della filosofia buddista e cioè che la vita è sofferenza, che la sofferenza nasce dal desiderio ,che estinguendo il desideri si elimina la sofferenza (attraverso l’ottuplice sentiero).
Ma anche perché nel Grande Veicolo l’universo è visto come una illusione, una specie di teatro irreale dove il bodisatthva cerca di annullare il proprio karma.
C’è un parallelo con la scienza che riporterò più tardi.
Adesso vorrei fare un passo avanti e chiedere una cosa. Supponendo di adottare l’impalcatura teologica cristiana, dove dopo una vita di espiazione il peccatore viene ricompensato con la vita eterna in paradiso, chiedo: e una volta in paradiso cosa si fa per l’eternità?
Se vogliamo essere più aderenti al testo biblico, dopo la morte il cristiano rimane in uno stato indeterminato fino al giorno del giudizio, momento in cui il corpo materiale verrà ricostituito dalle proprie polveri. Come passeremo il tempo infinito che ci aspetta?
La visione buddista è più triste e allo stesso tempo più tranquillizzante. Dopo aver percorso il samsara fino ad aver esaurito il proprio karma, il buddista entra nello stato di nirvana, che però pare che il Buddha stesso, Siddharta Gautama, associasse all’annullamento totale di ogni livello di esistenza.


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MM
 MM
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"Altre antiche dottrine parlano di lunghe pause tra la morte e la nuova nascita. Anche di mille anni.... La lunga pausa e' per la preparazione alle nuove epoche, piu' ricche di opportunita' e stimoli, rispetto a quelle gia' vissute e superate."

Non solo per questo motivo. Occorre considerare che lo spirito, tra una vita umana e l'altra, non resta in una attesa passiva ma compie esperienze nel mondo dello spirito. Vi è anche un altro motivo. In attesa di incarnazione vi sono milioni e miliardi di "spiriti" e un mondo materiale non può contenerli tutti, vi sono dunque fasi di attesa, periodi a volte anche lunghi, visti con le convenzioni umane del tempo.

"...generazione dell'uomo, non da sangue, non da carne ma dallo spirito".

La creazione è unica, strutturalmente materia e spirito sono della stessa sostanza. L'emanazione ("creazione") che viene contrassegnata, per così dire, dalla autonomia, dalla individualità, dall'autocoscienza e dalla intelligenza libera diviene essere individuale spirito mentre ciò che non è contrassegnato da queste caratteristiche diviene materia, universo materiale.
Si tratta di due piani distinti.
Lo spirito considera però ciò che è l'esterno da sé, ciò che è "fuori da sé", quindi il piano materiale, l'universo materiale, il mondo da percorrere e da conoscere, da esperire.

Per rispondere a Cartesio, non disprezzo nulla, non è disprezzo il mio ma semplicemente un allontanamento da convinzioni errate che tengono l'essere umano in una condizione di soggezione.

Studio, ricerca, cultura, sono cose importanti, più per l'essere umano che per lo spirito, certamente, ma sono importanti.
Succede però che, nella vita, un semplice contadino analfabeta possa compiere esperienze spiritualmente più elevate e utili di un grande letterato o di un grande ricercatore, perché lo spirito ha i suoi propri mezzi e i suoi propri strumenti, essendo esso spirito, in realtà, intelligenza allo stato puro.
Questo tende anche a slegare da certi convincimenti e condizionamenti religiosi e dottrinali per cui se il comportamento non è conforme a quanto dettato e stabilito non si potrà uscire dal ciclo materiale.

Questo tende, o vuole tendere, a dare conforto e speranza a coloro i quali possono essere o rimanere suggestionati da certi convincimenti e condizionamenti, corrispondenti al portato di dottrine e filosofie e pensieri non corretti.

Per quanto riguarda il corpo, io lo uso e ne godo, nel mangiare, nel bere, nel rapportarmi agli altri, nel respirare, nel vedere, sentire, udire, percepire, nella sua biologia e fisiologia, nella sua espressione materiale, mentale, emozionale. Lo spirito viene ad utilizzare un corpo e questo dice già tutto. Non vi è alcunché da disprezzare quindi, anzi.
Il problema semmai è un altro, che lo si usa poco e male, questo corpo, avendo ormai sensi ottusi e membra fiaccate.
Ma quello nel corpo umano è un viaggio breve.

E' anche bene osservare che lo spirito non ha obbligo di assumere forme materiali, non ha obbligo di calarsi in un corpo; questa è la via più facile, anche se la più sofferta, per esperire la materia e la materialità. Più facile perché nell'ambiente umano le esperienze avvengono anche se non cercate, basta muoversi, il contatto è diretto, mentre restando nel suo mondo lo spirito deve organizzarsi ogni e qualsiasi esperienza in assenza di corpo materiale e di contatto diretto. Vi sono spiriti, forse non pochi, che scelgono questa seconda via.

Comunque sia, la scienza umana è cosa umana funzionale all'essere umano, non serve allo spirito, che è di ben altra scienza e di ben altra natura.
Per fortuna nostra, devo dire.

Teologia cattolico-cristiana.
Vi è poco da dire, si tratta di una impalcatura funzionale al potere temporale, umano, e di non altro.

Da una parte il paradiso, dall'altra il nirvana. Tralasciamo inferni e purgatori e quant'altro.

Lo spirito è eterno e la sua evoluzione è eterna. Il percorso è eterno, senza fine.

Giusto per fare un esempio, pare che per lo spirito una esperienza di estremo interesse sia quella della acquisizione della "pazienza"; pare che nel mondo umano non sia difficile dover affrontare questa esperienza, in tanti modi e per tante vie.
Altre esperienze sempre utili, per esperire la materia, sono quelle della nascita e della morte.
Insomma, esperienze fondamentali per cui non è necessario essere grandi ricercatori e scienziati né grandi pensatori o "maestri" dello spirito.
Poi, certo, la gamma delle esperienze possibili è vasta, non infinita ma ampia, quando ci si inserisce nel contesto sociale, nel contesto dei rapporti, nel tema dei diritti, della giustizia e giustezza delle cose, dell'etica, nella esperienza dell'altruismo, del dono di sé agli altri ecc... .

Sui mondi materiali, in effetti, c'è di tutto e di più, nel bene e nel male, per così dire, senza dover programmare ogni cosa.

Può però essere difficile rendere l'esperienza utile a questo spirito se essa viene vissuta con superficialità, se essa non viene "interiorizzata", se cioè le cose si vivono sfiorandole, senza lasciarle "entrare". E' un danno grande anche il sottrarsi alle esperienze, per paura e per timore, come può accadere quando si intendono rispettare certe "regole religiose" o dottrinali oppure familiari e sociali. Sono molte le vite vissute senza una reale utilità, in effetti, buttate al vento; si torna spesso col cesto non riempito, mezzo vuoto o con poco dentro. E questo è un guaio.


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Giovina
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"Altre antiche dottrine parlano di lunghe pause tra la morte e la nuova nascita. Anche di mille anni.... La lunga pausa e' per la preparazione alle nuove epoche, piu' ricche di opportunita' e stimoli, rispetto a quelle gia' vissute e superate."

Non solo per questo motivo. Occorre considerare che lo spirito, tra una vita umana e l'altra, non resta in una attesa passiva ma compie esperienze nel mondo dello spirito. Vi è anche un altro motivo. In attesa di incarnazione vi sono milioni e miliardi di "spiriti" e un mondo materiale non può contenerli tutti, vi sono dunque fasi di attesa, periodi a volte anche lunghi, visti con le convenzioni umane del tempo.

Si', diciamo che la materia e' vasta e un post e' limitativo oltre che potenzialmente dispersivo.

dal prologo di Giovanni

"...generazione dell'uomo, non da sangue, non da carne ma dallo spirito".

La creazione è unica.

Non si puo' negare. Era per integrare appunto cio' che invece e' considerato dal punto di vista solo materiale, ossia anche fisico, evoluzione per mezzo dell'esperienza fisica, o della realta' solo fisica che e' piu' direttamente percepibile perche' materiale e da questo punto di vista considerata quindi piu' determinante ma di per se' incompleta.


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MM
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D'accordo.


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Giovina
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Anche io con te.


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Tonguessy
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E' anche bene osservare che lo spirito non ha obbligo di assumere forme materiali, non ha obbligo di calarsi in un corpo; questa è la via più facile, anche se la più sofferta, per esperire la materia e la materialità. Più facile perché nell'ambiente umano le esperienze avvengono anche se non cercate, basta muoversi, il contatto è diretto, mentre restando nel suo mondo lo spirito deve organizzarsi ogni e qualsiasi esperienza in assenza di corpo materiale e di contatto diretto. Vi sono spiriti, forse non pochi, che scelgono questa seconda via.

Comunque sia, la scienza umana è cosa umana funzionale all'essere umano, non serve allo spirito, che è di ben altra scienza e di ben altra natura.
Per fortuna nostra, devo dire.

Qui apri un vaso di Pandora. Da una parte stai mettendo teorie legate (credo) ad esperienze o congetture personali non verificabili, mentre dall'altra esiste una precisa linea di pensiero (epistemologia) che tenta di definire cosa sia e cosa non sia scientifico.
La verità è che l'epistemologia non riesce a mettere d'accordo nessuno, andando (a seguito di minuziose analisi) dal falsificazionismo popperiano all anything goes di Feyerabend passando per Lakatos e Kuhn. Nel peggiore dei casi (Feyerabend) se è vero che "Va bene tutto" per definire il metodo scientifico, questa epistemologia ci impone occhi diversi relativamente alle questioni spirituali. La cesura tra i due aspetti non è così netta come tu la dipingi, e forse va semplicemente ascritta in quel fenomeno sociale generale che si chiama cultura. Kuhn, a modo suo, la vedeva così: si tratta di paradigmi culturali. Voglio dire che se mai ci dovesser essere un momento in cui, per una serie di motivi, si sviluppasse la consapevolezza che materia e spirito sono un tutt'uno, in quel momento la cesura (iniziata da Cartesio tempo fa) avrebbe fine, e si parlerebbe con tranquillità di questi argomenti senza dover specificare il campo di argomentazioni preso in considerazione (spirituale o materiale, ovvero etereo o umano).
Purtroppo esistono troppi motivi per continuare con queste divisioni che il mondo continuerà a sostenere per motivi, mi ripeto, squisitamente culturali. Ci sono due culture che non si sono mai affrontate ad un duello all'ultimo sangue, e questo per evidenti motivi di reciproca convenienza. Esiste un tacito accordo di pacifica convivenza (al netto di evidenti episodi di reciproci scambi di accuse) tra preti e scienziati: sono stati definiti i relativi campi di intervento e le schermaglie succedono nelle zone grigie, dove il confine non è netto.


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MM
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Tu hai ragione Tonguessy, o meglio, hai le tue ragioni.

Ma noi possiamo anche fregarcene di preti e scienziati, restringendo un poco il campo di applicazione di certi discorsi, il quale campo non deve per forza essere universale, e possiamo usare sensazioni, percezioni, strumenti interiori di cui spesso sia il prete che lo scienziato vorrebbero vietare l'uso.
La religione e la scienza, per quanto ne abbiano la presunzione, non possono sostituirsi al singolo, alla sua ricerca di sé nel sé, alle sue esperienze ed è un guaio davvero enorme lasciarglielo fare.
Il raggiungimento di traguardi spirituali è cosa che compete al singolo individuo per se stesso, potendone certamente beneficiare anche l'intera società, ma la vita resta del singolo.
Il dovere in questo caso è del singolo verso se stesso, verso la propria natura spirituale.
La verità non è prete né scienziato. La verità è più vicina forse a una certa follia, alla fantasia, alla capacità di aprirsi a ciò a cui prete e scienziato proprio non vogliono saperne di aprirsi.


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Tonguessy
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La verità è più vicina forse a una certa follia, alla fantasia, alla capacità di aprirsi a ciò a cui prete e scienziato proprio non vogliono saperne di aprirsi.

Il pazzo non conosce verità e l'apertura è un atto inconsapevole.
Comunque capisco ciò che dici, ed è già qualcosa 😉


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MM
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Non del tutto d'accordo ma capisco.


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Cartesio
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Ritengo di cogliere l'occasione per precisare la posizione di Cartesio nel contesto del dibattito religioso. Cartesio ha avuto la lungimiranza di capire che non era più sostenibile la visione del mondo mediato dal solo modello religioso cristiano. Nel prendere atto delle potenzialità del pensiero scientifico e delle sue implicazioni nel miglioramento delle condizioni di vita umane, ha intrapreso l’unica via che poteva portare ad una completa emancipazione del pensiero dalle tare teologiche e dottrinali: la completa separazione di ciò che è materiale e che è indagabile razionalmente con il metodo analitico, da ciò che invece è metafisico e richiede un approccio diverso.
Da qui non solo la classificazione di res cogitans e res extensa, ma anche un ripensamento totale di quello che fino a quel momento era stato considerato certo, che lui riteneva inquinato da una metodologia inattendibile.
Il “cogito ergo sum” è allora il momento fondativo di una nuova epoca storica, dove nasce la scienza e si riparte da zero, mentre tutto il resto crolla sotto le macerie di una incastellatura fatiscente.
Voglio in questo modo rendere giustizia a quanto detto su Cartesio da Tonguessy (e quindi rivendicare con orgoglio le ragioni del nick che mi sono scelto).
Per Cartesio è stato necessario separare l’ambito teologico da quello scientifico allo scopo di poter studiare liberamente il secondo. Credo che oggi si comporterebbe come me: studierebbe entrambi con lo stesso metodo, quello della ragione.
In caso contrario si rischia di criticare da un lato le incongruenze ed i limiti di attendibilità della scienza, lasciando però andare alla deriva la barchetta dei propri desideri ed arrivando non soltanto a teorizzare l’esistenza dello spirito, ma addirittura a descriverne gli attributi con dovizia di particolari, come fatto poco sopra, senza alcuno straccio di evidenza. Ci lasciamo andare al “sentimento”, alle nostre impressioni e sensazioni ( o desideri) e le trattiamo come evidenze assiomatiche. Ciò che ci pare di sentire è quindi reale quanto l’aria che respiriamo. Quello che apprezzo di Cartesio è proprio questo: che aveva tagliato i ponti con questo sistema già quattrocento anni fa.


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MM
 MM
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Non pare però, oggi, che il sistema sia mediato dal solo modello religioso cristiano, in realtà non lo è mai stato.
Non pare che la scienza abbia dato risposte alle tante domande e interrogativi, leciti, giusti, che l'essere umano si pone.
Posto il fatto che, come ho già scritto, la ragione e non la fede è il "dono di Dio", il modello cartesiano è un modello umano, materiale, che non può oltrepassare la materia, sia pure nell'infinitesimale.
La scienza non ha alcuna risposta da offrire al sentire profondo dell'essere umano, ai suoi interrogativi profondi, non ha alcuna risposta sul perché, ad esempio, un individuo possa sacrificare la sua vita per salvare quella di uno sconosciuto.
In realtà, la scienza non sa spiegare il perché esiste la vita, eppure la vita esiste.


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Tonguessy
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un ripensamento totale di quello che fino a quel momento era stato considerato certo, che lui riteneva inquinato da una metodologia inattendibile..

Quello che succede nella storia del pensiero scientifico è che nonostante queste fossero le premesse / promesse, non si è arrivati da nessuna parte. Prendiamo l'hard core della questione, ovvero il metodo scientifico: in cosa consiste? Non si è arrivati ad alcuna conclusione certa, e si va, com ho avuto modo di dire, dal falsificazionismo popperiano allo "anything goes" di Feyerabend. Il dibattito su come separare la scienza dalla pesudoscienza è ancora in corso e non si vedono esiti positivi all'orizzonte. Nel frattempo la scienza è diventata dogmatica essa stessa, e bolla alla Torquemada chiunque osi proporre metodi diversi dai protocolli scientifici usati. Vedi il caso omopatia.
E non basta. Convinto di separare le qustioni metafrisiche da quelle fisiche (tanto Cartesio che Galilei erano ferventi credenti) ha creato una separazione tra uomo e natura che ancora ci crea non pochi problemi, vedi la voce inquinamento. L'idea becera che l'uomo possa, con l'uso del suo intelletto, manovrare la natura per farle fare ciò che gli fa comodo ci ha portati fino a questo punto e non perdo occasione per far conoscere le radici di qusti mali.


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Cartesio
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MM. Neghi che la realtà all’epoca di Cartesio fosse obbligatoriamente resa conforme ai dettami della Chiesa? Vogliamo sentire cosa ne pensano Galileo o Giordano Bruno? Inoltre se le cose sono cambiate lo dobbiamo proprio a filosofi e scienziati come loro, il mondo ecclesiastico ha sempre resistito alle verità spiattellate dalla scienza come una squadra di tiro alla fune si oppone all’altra. L’ortodossia ha ceduto un passo alla volta soltanto quando non vi è stato alcun appiglio a cui aggrapparsi. Lo sapete quando la Chiesa ha ammesso il proprio errore di fronte a Galileo, ammettendo che è la terra che gira intorno al Sole? Ve lo dico io: nel 1992. Capito? 1992.
La scienza, per l’ennesima volta, spiega fin nei minimi dettagli come si è evoluta la vita, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. La tua affermazione non ha fondamento, altrimenti dimostra (in modo circostanziato) dove sono le lacune. Tra l’altro una delle cose che spiega benissimo è proprio il sacrificio per la salvezza degli altri, che ha motivazioni che più scientifiche non potrebbero essere.
La scienza oggi oltrepassa la materia, che non è altro che un agglomerato di energia condensata, come aveva già scoperto Einstein con la famosa formula E= mc2.
Tonguessy. Il metodo scientifico l’ho già spiegato abbastanza approfonditamente e non so proprio come puoi dire che non c’è conclusione certa sulla sua definizione. Non confondiamo la scienza ed i suoi metodi con la speculazione filosofica. Non c’è niente di dogmatico nello scoprire una legge scientifica , dimostrarla un numero enorme di volte e poi dire che è valida a meno che qualcuno non dimostri anche una sola volta che non lo è. E’ il modo con il quale la scienza avanza, e con il quale la tecnologia, che ne deriva successivamente ad applicare le scoperte, ci ha permesso di arrivare sulla Luna e su Marte, e permette a me e a te di stare davanti ad un computer o ad uno smartphone a discutere di questo.
E’ quanto meno poco corretto cercare di giustificare l’esistenza di Dio negando la validità della scienza (senza alcun valido appiglio poi!). Forse Dio esiste, ma sicuramente esiste la scienza e sono evidenti i suoi effetti.


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MM
 MM
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Da ciò che ho scritto si deduce che non nego ma che ritengo parziale il discorso. All'epoca di Cartesio non esisteva solo la Chiesa e non esisteva solo il modello religioso cattolico, nel mondo.
La scienza può spiegare come si è evoluta ma non il perché della esistenza della vita.
La scienza può spiegare, a stento, come si verifica il sacrificio di una vita a favore dell'altro ma non spiega il perché.
Tra l'altro, seguendo il metodo scientifico, non è che questa azione sia esattamente ripetibile "in laboratorio".
La scienza, riprendo ciò che ho scritto prima, non risponde alle questioni interiori, che restano irrisolte, dell'essere umano.
La biologia umana, la carne (e con essa una mente che fosse puramente materiale e non avesse in sé un respiro, un istinto, per quanto sopito, di ben altra natura), non è di per se stessa in grado di porsi questioni che vadano al di là delle esigenze materiali, già il solo fatto di porsi domande relativamente al destino dell'esistenza e della possibilità di sopravvivenza non appartiene alla carne e alla mente materiale. Il solo fatto di poter pensare che possa esistere un "Dio" non è cosa che possa appartenere alla materia e alla mente materiale che non sia qualificata da una presenza di altra natura che materiale non può essere.

Dunque, ciò che è talmente evidente da ricadere sotto l'osservazione direi quasi immediata di ognuno la scienza lo nega.

Le tante e devo dire orrende manipolazioni operate dalle religioni e dalle "scienze" sono riuscite perfino in questo, a togliere cioè all'essere umano quelle capacità e facoltà che gli appartengono e che possono indirizzarlo, da se stesso e in se stesso, e guidarlo verso le risposte che le religioni e le scienze non possono dare.

Non è affatto un bel servizio da rendere all'umanità, per nulla utile ma funzionale al potere, che può rivestirsi dell'abito del religioso o dello scienziato ma sempre uguale a se stesso resta.

In quanto alla scienza, nessuno nega la sua utilità, non è ciò che ho scritto. Io ho scritto che lo spirito, che è scienza pura, intelligenza pura, non sa cosa farsene della scienza umana, la quale è e resta e resterà cosa della materia.

E aggiungo, si noti che almeno nei primi interventi specifico che di opinioni mie, personali, si tratta, e mi pare anche un po' superfluo dover riscriverlo in ogni messaggio. Opinione personale, frutto di esperienza, diretta e indiretta, che resta una mia opinione, data dalle esperienze fin qui vissute. Opinioni, valutazioni, convinzioni, che mi permetto di esprimere senza con ciò voler influenzare niente e nessuno né affermando, mai, che ciò possa corrispondere a verità assoluta. Ma può essere che a volte si offra e si riceva questa impressione.
Non è una malattia grave, si rimedia.
In futuro potrei anche cambiare opinione, non lo escludo, ma escludo che cambino le basi.

MM. Neghi che la realtà all’epoca di Cartesio fosse obbligatoriamente resa conforme ai dettami della Chiesa? Vogliamo sentire cosa ne pensano Galileo o Giordano Bruno? Inoltre se le cose sono cambiate lo dobbiamo proprio a filosofi e scienziati come loro, il mondo ecclesiastico ha sempre resistito alle verità spiattellate dalla scienza come una squadra di tiro alla fune si oppone all’altra. L’ortodossia ha ceduto un passo alla volta soltanto quando non vi è stato alcun appiglio a cui aggrapparsi. Lo sapete quando la Chiesa ha ammesso il proprio errore di fronte a Galileo, ammettendo che è la terra che gira intorno al Sole? Ve lo dico io: nel 1992. Capito? 1992.
La scienza, per l’ennesima volta, spiega fin nei minimi dettagli come si è evoluta la vita, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. La tua affermazione non ha fondamento, altrimenti dimostra (in modo circostanziato) dove sono le lacune. Tra l’altro una delle cose che spiega benissimo è proprio il sacrificio per la salvezza degli altri, che ha motivazioni che più scientifiche non potrebbero essere.
La scienza oggi oltrepassa la materia, che non è altro che un agglomerato di energia condensata, come aveva già scoperto Einstein con la famosa formula E= mc2.
Tonguessy. Il metodo scientifico l’ho già spiegato abbastanza approfonditamente e non so proprio come puoi dire che non c’è conclusione certa sulla sua definizione. Non confondiamo la scienza ed i suoi metodi con la speculazione filosofica. Non c’è niente di dogmatico nello scoprire una legge scientifica , dimostrarla un numero enorme di volte e poi dire che è valida a meno che qualcuno non dimostri anche una sola volta che non lo è. E’ il modo con il quale la scienza avanza, e con il quale la tecnologia, che ne deriva successivamente ad applicare le scoperte, ci ha permesso di arrivare sulla Luna e su Marte, e permette a me e a te di stare davanti ad un computer o ad uno smartphone a discutere di questo.
E’ quanto meno poco corretto cercare di giustificare l’esistenza di Dio negando la validità della scienza (senza alcun valido appiglio poi!). Forse Dio esiste, ma sicuramente esiste la scienza e sono evidenti i suoi effetti.


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Cartesio
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MM.All’epoca di Cartesio, in Europa, non vi era altra dottrina se non quella cristiana, infatti la sua educazione fu impartita dai gesuiti. Proprio l’insofferenza per quegli studi dai quali riteneva di non aver imparato nulla nacque la sua idea di rifondazione del sapere.
La scienza spiega in modo esaustivo (anche a valle di numerosi esperimenti) le condizioni che hanno portato allo sviluppo della vita. Sono disponibili molte pubblicazioni in merito.
Anche l’analisi del comportamento è stato oggetto di studio ( con esperimenti e verifiche sia sugli animali che sull’uomo) e siamo a conoscenza delle dinamiche che lo regolano. Senza pretendere di esaurire l’argomento, ti accenno al fatto che il comportamento animale, uomo compreso, si e evoluto insieme alle singole specie ed è inciso nel loro genoma. Risulta evidente infatti come l’adattamento e la selezione naturale abbiano privilegiato (in senso lato del termine) le specie che avevano un comportamento che ne favoriva maggiormente la sopravvivenza. Sono comportamenti istintivi, ma scolpiti all’interno del DNA. Così in alcuni casi si è sviluppata la socialità, la tendenza a vivere in gruppo per meglio far fronte ai pericoli ed alle necessità. Per l’uomo è stato così e la tendenza a sacrificare la propria vita per salvare un figlio nasce dalla necessità istintiva di conservare la specie. Ma questo istinto si è rivelato valere anche nei confronti di estranei, perché si è scoperto che ciò che è scritto nel DNA è che l’obiettivo prioritario è la salvaguardia del gruppo, che garantisce protezione, quindi rischiare la vita per salvarlo (gruppo inteso nel senso ampio del termine di umanità), o salvarne un elemento specie se ritenuto importante per il nucleo stesso è accettabile (e istintivo). Anche questo è documentato. Basta leggere e farsi una idea obiettiva.
Per quanto concerne le domande interiori il discorso non cambia. Se supponi (solo per un attimo, giuro) che Dio non esista, come puoi imputare alla scienza di non poter rispondere alle “domande interiori”? Come potrebbe, se non ci sarebbe nulla a cui rispondere?
Vorrei sottolineare inoltre che la fede nella divinità è apparsa sin dalla notte dei tempi per rispondere alle esigenze umane di spiegare fenomeni che allora erano inspiegabili, come i fulmini, le tempeste, i terremoti e le inondazioni. Solo più tardi si è perfezionata, ma seguendo strade non sempre lineari. Il cristianesimo sarebbe ricordato come una piccola religione minore ormai scomparsa, se l’imperatore Costantino non avesse deciso che l’impero romano in dissolvimento aveva bisogno di un collante che lo aiutasse a rimanere insieme. E così da religione perseguitata è diventata la religione ufficiale dell’impero. Anche la diffusione dell’islam è legato ad episodi di conquista e convenienza (chi diventava musulmano non pagava le tasse). Quelle orientali poi, sono più filosofie di vita che vere e proprie religioni.
Comunque MM, io non sono mica qui per farti cambiare idea. Anzi sarei disposto a cambiarla io se ce ne fosse un motivo valido. Discutiamo. Tu dici la tua ed io la mia. Vuoi un caffè simbolico intanto? Una o due zollette?


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