il manifesto

E' targata popolari (Ppe) e destra (Conservatori con dentro FdI e Identitari con dentro Lega) la modifica della risoluzione sulla situazione umanitaria a Gaza con la richiesta di cessate il fuoco «permanente».

La parola poteva mettere tutti d’accordo. Eppure, con un emendamento del Ppe vengono introdotti due vincoli fondamentali al cessate il fuoco stesso: il rilascio immediato e senza condizioni degli ostaggi a Gaza e lo «smantellamento dell’organizzazione terroristica Hamas».

Ecco perché la decisione dell’Europarlamento finisce per non essere più un testo condiviso, ma espressione di una parte, e vede il via libera con pochi voti di maggioranza (257 di Ppe e destra contro 242 di sinistra, liberali di Renew, M5S, proprio in merito all’emendamento chiave) e molte astensioni (ben 72) al momento della decisione finale. Tanto che le critiche da parte di socialisti (S&D) e Sinistra (Gue) non si sono fatte attendere.

È VERO che nella risoluzione approvata dall’Europarlamento – di carattere comunque non vincolante per l’Ue – i deputati denunciano la risposta militare sproporzionata israeliana, che ha causato un numero di morti senza precedenti tra i civili. Esprimono profonda preoccupazione per il rapido e catastrofico deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e sottolineano la necessità di un accesso umanitario urgente all’intera Striscia, per consentire il ripristino immediato delle infrastrutture vitali.

 

Nel testo è presente la richiesta di un’iniziativa europea per rilanciare la soluzione dei due Stati e si sottolinea l’assoluta necessità di riavviare subito il processo di pace. Non manca i il richiamo alla necessità della fine dell’occupazione dei Territori palestinesi e il riferimento al diritto internazionale che sancisce l’illegalità degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est.

Nonostante ciò, l’emendamento che ha spaccato l’Aula si basa sull’idea espressa dal suo firmatario, il popolare spagnolo Antonio Lopez-Isturiz White, che non ci sarà pace sostenibile finché Hamas avrà il controllo della causa palestinese e continuerà a minacciare Israele «unica democrazia della regione».

Di testo indebolito che avanza «condizioni impossibili da ottenere prima di uno stop alle ostilità», parla il capodelegazione Pd Brando Benifei. In un comunicato spiega: «Il rilascio immediato degli ostaggi e lo smantellamento totale di Hamas sono essenziali ma il cessate il fuoco non può essere condizionato al raggiungimento di questi obiettivi, perché sarebbe inapplicabile nei fatti, causando il protrarsi del bombardamento su Gaza».

Netto il Pd Massimiliano Smeriglio che parla di «pagina nera dell’Europa». Secondo l’eurodeputato, che ha giudicato inaccettabile nel suo complesso la formulazione finale («Il mio voto contrario, insieme a quello di tanti altri, non è bastato per impedire questa vergogna»), si è trattato di «un pessimo voto del Parlamento europeo che condanna la popolazione civile palestinese a subire morti, distruzioni e bombardamenti fin quando Hamas non si auto-smantellerà e non rilascerà tutti gli ostaggi.

UNA POSIZIONE voluta dal Ppe, dalle destre e sostenuta purtroppo anche da molti progressisti. Un voto che condanna Gaza al disastro umanitario permanente, alla violenza indiscriminata». Non meno dura la co-presidente Gue Manon Aubry, che parla di «mano libera lasciata a Netanyahu e all’estrema destra israeliana nel perpetuare i loro crimini».

La deputata francese de La France Insoumise ripropone all’Ue la richiesta di supportare la denuncia del Sudafrica contro Israele per genocidio davanti alla Corte internazionale di Giustizia. Su cui però i paesi europei sono tutt’altro che uniti. E che questo pronunciamento dell’Eurocamera rischia di allontanare ulteriormente.

È la prima volta, dopo numerosi rinvii, che il parlamento di Strasburgo si è esprime in favore di un «cessate il fuoco permanente» a Gaza. Lo scorso 19 ottobre aveva concordato a grande maggioranza (500 a favore, 21 contrari e 24 astensioni) su un’altra risoluzione, sempre di carattere non vincolante, che insieme alla condanna di Hamas avanzava la richiesta di un «cessate il fuoco umanitario». Una formula condivisa, forse anche perché troppo debole, diversamente da quella che ha spaccato l’Aula ieri.