Cosa cambiava se ne avessero scritto ? Si sarebbe discusso del tema Armi all' Ucraina in questi giorni precedenti alla discussione in aula, invece con il silenzio attuale, nella migliore delle ipotesi, se ne parlerà solo da martedì in poi.
Martedì 29 novembre si vota a Montecitorio su mozioni relative alla guerra in Ucraina.
Tra queste c'è la mozione del gruppo Sinistra Italiana Verdi che chiede esplicitamente
al punto 4)
- interrompere la fornitura di equipaggiamento militare, concentrando tali risorse sull'assistenza umanitaria e la ricostruzione;
Ho pubblicato la mozione su questo forum il 26 novembre,
Ma ad oggi Il Fatto Quotidiano, Repubblica, Avvenire e il Manifesto
giornali fiancheggiatori
del M5S, il Fatto -
del Pd, Repubblica -
dell' associazionismo cattolico, Sant'Egidio ed altri, Avvenire-
della sinistra del centrosinistra, Il manifesto,
non hanno scritto niente sulla mozione, e Repubblica e Il Fatto anche in articoli usciti ieri ed oggi che pubblico nei commenti.
Perché non hanno scritto niente ?
Per non mettere in imbarazzo M5S, Pd e centro sinistra nel suo complesso.
Così come non hanno voluto mettere in imbarazzo Pd e centro sinistra
nella manifestazione GENERICA del 5 novembre, dove mancava un NO alle armi all' Ucraina.
" La verità e la nonviolenza sono due facce della stessa medaglia" diceva Gandhi
Forse per fare qualcosa di utile contro la guerra qualche volta basterebbe andare a cercare quali notizie sono state nascoste e renderle visibili.
marcopa
Repubblica 27 novembre
Le mozioni su Kiev agitano i partiti, per la destra c’è il nodo delle armi
di Lorenzo De Cicco
ROMA - Cercasi formule lasche, per ribadire il sostegno all'Ucraina, senza dire armi. Martedì in Parlamento si torna a parlare degli aiuti a Kiev. L'innesco della discussione è una mozione presentata alla Camera dei deputati dal M5S, prime firme di Giuseppe Conte e del capogruppo Francesco Silvestri. Per ora i 5 Stelle sono gli unici a porre il tema delle "forniture militari" in modo netto, ma per smarcarsi da ulteriori invii. Battono sullo stesso tasto da mesi: è l'ora di proporre un negoziato di pace, dice Conte, e dunque il governo deve impegnarsi a "illustrare preventivamente alle Aule parlamentari l'indirizzo politico da assumere in occasione di consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina". Insomma, qualsiasi nuovo invio deve prima essere esaminato e "vistato" da Camera e Senato.
La maggioranza è al lavoro per una contro-mozione, che compatti il centrodestra. Il testo definitivo ancora non c'è: il dossier è nelle mani dei capigruppo di FI, Lega e FdI. L'idea è di sfornare un documento che confermi l'ancoraggio dell'Italia al blocco Nato e Ue e gli aiuti all'Ucraina. Ma non è ancora chiaro se saranno menzionati esplicitamente gli aiuti militari. "Il punto è il sostegno a Kiev, non le armi", spiega un'autorevole fonte di maggioranza che sta lavorando alla mozione. A destra, come noto, FdI è il partito più favorevole alla spedizione di nuove forniture belliche. Si è già espresso sul punto il ministro della Difesa, Guido Crosetto: se non cambierà lo scenario di guerra, sarà varato il sesto pacchetto di aiuti. La Lega invece tentenna, anche perché Salvini da mesi, da prima delle elezioni, ripete in loop: basta parlare di armi. La quadra va trovata in fretta.
L'opposizione marcerà divisa. Per evitare che le correnti vadano in ordine sparso e che qualcuno ceda alle lusinghe del M5S, il Pd si asterrà sulla mozione dei 5 Stelle e ne proporrà una alternativa. Nella bozza che circola a Montecitorio fra i deputati dem si chiede al governo di sostenere l'avvio di una conferenza di pace e di prevedere il coinvolgimento delle Camere, anche attraverso un nuovo provvedimento legislativo, nel caso in cui gli aiuti dovessero proseguire nel 2023. Nel testo del Pd si ribadirà il "pieno sostegno" alla resistenza di Zelensky. Ma, almeno nella bozza, la parola armi non c'è.
Padellaro domenica, Ci saranno sorprese,
Ma non cita la mozione di Sinistra, che comunque io avevo già pubblicato su CDC sabato sera
(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Il Pd assicura: “Mozione M5s sulle armi in Ucraina? Non ci spaccheremo”. Ma Boccia: “Chi enfatizza l’atlantismo a oltranza è in malafede”. Il Fatto Quotidiano.it
Una data da sottolineare in rosso: le mozioni su armi e Ucraina già calendarizzate alla Camera per il prossimo 29 novembre. Non un dibattito qualsiasi e che farà sicuramente emergere posizioni differenziate, sia nella opposizione che nella maggioranza. Come conclusione un voto favorevole all’invio di altri armamenti a Kiev ma non affatto scontato sui numeri. Il dato politico di fondo è che, trascorsi nove mesi dall’aggressione di Putin si rafforzano all’interno degli schieramenti parlamentari domande più che legittime sulla carneficina che non accenna ad esaurirsi, anzi. Fermo restando il sostegno al popolo aggredito si può proseguire in una guerra senza sbocchi apparenti continuando a camminare a occhi chiusi sull’orlo del baratro?
Che, come tutti sappiamo è quel conflitto nucleare che potrebbe deflagrare a seguito non di un atto criminale premeditato ma di uno stupido incidente. Gli ordigni della difesa ucraina esplosi in territorio polacco non ci hanno fatto temere, per qualche ora, il peggio? Un quadro buio nel quale il presidente Zelensky ha tutto il diritto di affermare che il suo popolo non chiederà mai la pace finché i russi non saranno ricacciati dal Donbass e la Crimea riconquistata. Uno scenario irrealistico, diciamolo. E privo di sbocco. Insomma, tra pochi giorni il parlamento sarà chiamata a decidere se l’Italia dovrà continuare a essere cobelligerante, in una prospettiva senza se, senza ma e senza fine? O se si possa, e si debba, insieme all’invio delle armi contribuire a creare le condizioni per una pressione internazionale, al momento inesistente, per sperare, almeno, in un cessate il fuoco?
Qualcosa su ciò che si muove nell’opposizione ce lo ha fatto capire la risoluzione del Parlamento Ue che il 24 novembre ha condannato i “mezzi terroristici” di Mosca: votata trasversalmente ma con l’astensione dei Cinquestelle e il no di tre deputati della sinistra democratica. Una situazione che potrebbe ripetersi a Montecitorio, con il probabile distinguo del gruppo Sinistra Italiana-Verdi dagli alleati (elettorali) del Nazareno. Partito favorevole a nuovi invii di armi ma dove, per esempio, le parole di Francesco Boccia (non un pericoloso bolscevico) contro l’“estremismo atlantico” lasciano presagire quel che si definisce un franco dibattito.
Attenzione però che anche nel destracentro la mozione pro-armi del governo Meloni non ha in tasca l’unanimità. Che atteggiamento assumerà Silvio Berlusconi i cui fuorionda, piuttosto “comprensivi” verso l’amico Putin, misero quasi alla corde la premier alla vigilia della fiducia? Così come c’è da chiedersi se l’affettuoso filoputinismo di Matteo Salvini e dei suoi, occultato per un’evidente ragion di stato, riemergerà in forme diverse, magari con la richiesta di ancorare a condizioni “pacifiste” il sostegno armato italiano? In una ipotetica scomposizione dei blocchi sull’Ucraina potremmo ritrovarci con un Sì imperniato su FdI, larga parte del Pd e Terzo Polo. Mentre, le perplessità di Forza Italia e Lega potrebbero non risultare troppo lontane dagli argomenti del M5s e di Sinistra italiana. È solo fantapolitica?
Armi inviate all’Ucraina, “finora il costo per l’Italia è stato di 450 milioni di euro”: la stima dell’Osservatorio Mil€x
Il costo reale della spesa del nostro Paese, come di tutti i Paesi Ue, è da calcolare in riferimento allo European Peace Facility, strumento di copertura scelto dal Consiglio Europeo
450 milioni di euro. Alla vigilia del nuovo dibattito parlamentare in vista di un sesto decreto per l’invio di armi all’Ucraina, l’Osservatorio Mil€x stima il costo dei sistemi d’arma inviati finora per combattere contro le forze russe. Domani e mercoledì il tema sarà discusso a Montecitorio, dove ai deputati sarà sottoposta anche la mozione del Movimento 5 Stelle. Il testo non chiede uno stop all’invio di armi a Kiev, bensì impegna il governo “a voler illustrare preventivamente alle Aule l’indirizzo politico da assumere in occasione di consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l’eventuale invio di forniture militari“; in più chiede all’esecutivo di essere “protagonista” in “una nuova fase di sforzi diplomatici“. Impegni che persino il governo potrebbe accettare e che anche i Dem avrebbero difficoltà a non condividere. Il successo di Conte consisterebbe nel far votare un proprio documento ai Dem, che infatti stanno predisponendo una propria mozione, che però deve mettere d’accordo anche l’intero gruppo del Pd
A fronte di questi dati, l’Osservatorio sulle spese militari italiane calcola il peso effettivo sulle casse italiane: “Partendo dall’unica cifra diffusa in qualche modo dal Ministero della Difesa il nostro Paese si dovrebbe vedere restituiti 75 dei 150 milioni spesi ma a fronte di una “quota Epf” di circa 387 milioni di euro. Cioè un totale complessivo per le casse pubbliche che supera abbondantemente i 450 milioni di spesa“. Senza contare che “l’eventuale aumento del “controvalore dichiarato” dall’Italia (assumendo che la cifra fornita da Guerini mesi sia solo una stima minima di base, superata dagli invii successivi) non anderebbe a migliorare l’impatto finanziario, anzi lo peggiorerebbe per vari motivi. Da un lato – scrive l’Osservatorio – perché la segnalazione spregiudicata di alti “valori di magazzino” per ottenere più rimborsi da parte di alcuni Paesi UE sta già creando tensione tra gli alleati, senza dimenticare che l’Epf – come visto – già ora non è in grado di coprire interamente le richieste: se l’Italia chiedesse un maggiore rimborso la quota non coperta supererebbe dunque per mera algebra i 75 milioni stimati al momento. Dall’altro perché l’intensificarsi di richieste da parte degli Stati Membri potrebbe spingere a decisioni di irrobustimento del totale del Fondo, a cui l’Italia come detto contribuisce per un non residuale 12,5%, di fatto aumentando e non certo diminuendo la forbice tra erogato e ricevuto”. La cifra, in ogni caso, è soltanto una stima dedotta dalle cifre finora a disposizione. In base “a quale sarà l’indirizzo preso, che potrebbe essere definito e chiarito nell’ambito delle decisioni sulla Legge di Bilancio in discussione a breve, la stima complessiva del costo per l’Italia del sostegno militare all’Ucraina potrebbe dover essere significativamente ritoccata, in aumento”.