Uscire dal periodo ...
 
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Uscire dal periodo peggiore non migliora affatto le cose


GioCo
Noble Member
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Per l'orologio cosmico siamo in ascesa (=recupero di consapevolezza storico~antropico) e questo (per chi Vede) è solo evidenza. Eppure ogni cosa che ci circonda pare solo peggiorare e in particolare la minaccia che il dominio tecnofeudale (come lo chiama Varoufakīs) ci sommerga in una realtà futuribile non dissimile da quella distopica di un Philip Dick (alla Blade Runner) o dei Borg di Star Treck: "...le vostre peculiarità biologiche e tecnologiche saranno assimilate. La resistenza è inutile". Che rieccheggia il TINA thatcheriano secondo schemi ben oliati hollywoodisti ma anche l'ingresso agli inferi dantesco con relativa disperazione in allegato. Non a caso (ovviamente).

Ricordo sempre che secondo l'analisi coerente siamo in piena guerra ibrida asimmetrica a bassa intensità e queste sono (in evidenza) solo conseguenze in linea con le necessità belliche. Non molto di più...

Tuttavia, se vi dicessi che questo passaggio è noto ed è stato osservato infinite volte svolgersi sempre con lo stesso identico schema dal nostro animo ? Non sto dicendo che sia "solo" una copia di eventi cosmici ripetuti a pappagallo, ma di un procedere generico, un po' come la pianta che nasce dal seme. Poi cresce, fruttifica e rilascia altri semi e segue sempre lo stesso ciclo. Non è mai la stessa pianta a fruttificare, non è mai lo stesso seme a mettere radici. Ma il "giro del fumo" è quello lì...

Quando si tocca il punto umanamente più basso della consapevolezza collettiva, abbastanza vicina a quella bestiale e selvatica, il ciclo ci porta a vivere un periodo che è simile a quello medievale. La "natura" selvaggia di fatto prende il sopravvento, fuori e dentro di noi. Nella fase di risalita però le cose non migliorano affatto. C'è una sorta di effetto elastico o di inerzia. Perché prevale l'idea che l'Uomo possa dominare la natura e il suo lato selvaggio (insieme) che fino un attimo prima (nella conta delle varie ere cicliche) aveva prevalso. Ovviamente l'attenzione non può in alcun modo elevarsi (sempre per quanto concerne la coscienza collettiva mentre singolarmente e per piccole minoranze le cose possono andare in tutt'altro modo) al di sopra del paesaggio materiale, perché si procede dall'oscurità e in ogni intervento di analisi, per quanto questo sia pregevole, è l'ignoranza che guida il risultato, non la sapienza. Perché se non vi fosse ignoranza, non servirebbe alcuna analisi, banalmente.

Facciamo un esempio. Se dico che c'è un bicchiere sul tavolo e siamo davanti al tavolo con sopra un bicchiere, faccio un affermazione (inutile) che si limita a constatare che c'è effettivamente un bicchiere sul tavolo. Se qualcuno non lo aveva notato prima, ora può constatare anche lui la presenza di quel bicchiere. Ma cosa succede se arriva qualcuno e replica: "no, quello è un babbalucco" ? Se siamo in periodo come quello attuale si può replicare una scenetta simile a quella del sarchiappone (QUI) dato che non sappiamo cosa sia un babbalucco... Gran parte dei dialoghi oggi sono dello stesso tenore e in specie quelli scientifici umanistici: a parole del tutto sconosciute si associa una ricerca che deve arrivare a determinare "cosa non è un babbalucco". Un processo lungo e a tratti demenziale, ciò non di meno "obbligatorio". L'educazione è un evidenza plastica di questo procedere... Basta dire che non sappiamo cosa sia "umano" e non sappiamo distinguerlo da ciò che lo nega, quindi usiamo indistintamente il termine per indicare il massimo del moralmente positivo ("restiamo umani") e il massimo del negativo: l'essere umano è il Male del Mondo.

Notate come si passi (nella scenetta del sarchiappone) da una conversazione di poche parole a una valanga di scambi sempre più surreali tutti guidati dall'ignoranza per qualcosa che non esiste. Internet e i suoi "gattini pucciosi" in questo senso fanno sQuola.

Quando è il vuoto di significato che parla, le parole diventano un fiume per compensare quel vuoto. Allo stesso modo tutto il paraverbale diventa caotico: ipergestualità, frequenza di scatti, aumento di volume ed enfasi nel tono di voce... Si ha la sensazione di dire qualcosa, di volerla affermare, di essere certi e di andare a parare da qualche parte ma la coscienza (nel caos) procede con lentezza, come fosse frenata e solo per determinare alla fine l'ovvio, cioè che "il babbalucco non esiste". Meglio, ribadisco: cosa non è il babbalucco... Tutto fuorchè un bicchiere (perché è un bicchiere). Nell'assurdita di un atto folle, conta sempre quello che manca o "fatto mancare", non quello che c'è...

In questo momento e per ben altre proporzioni, allo stesso modo stiamo procedendo con fatica per arrivare a determinare che: "il primato della materia sulla psiche non esiste". Perché la psiche non è il cervello e non c'è più dubbio possibile che non sia determinato dal capriccio infantile, esattamente come un messaggio radio non è "le casse acustiche". Esiste un Mondo nel Mondo e noi viviamo in tutti e due contemporaneamente, ma siccome emergiamo da una condizione di estrema povertà e oscurità della coscienza collettiva tutta concentrata nell'identificazione fisica e materiale, della privazione e del dolore, la tecnologia prende inevitabilmente il sopravvento paventando la falsa promessa che sia possibile un primato della materia sulla psiche. Per esempio con il microchip innestato nel sistema nervoso per connettere direttamente il cervello alla rete e formare una sorta di "rete biotecnologica" scevra da qualsiasi stato patologico (in realtà foriera di ben altre patologie più importanti).

In altre parole si cerca di limitare o proprio eliminare con la tecnologia la superiorità della coscienza collettiva, per consentire a un grumo di individui più refrattari a crescere individualmente, di dominare come sono abituati a fare tradizionalmente: cambianto tutto (nelle apparenze) per non cambiare niente (nella sostanza). Dal loro punto di vista (correttamente) non c'è motivo per non riuscire e per ciò "osano" e osando esagerano andando pure fuori tempo massimo...

Non hanno motivo per non tentare il tutto per tutto al fine di salvaguardare con ogni mezzo a loro disposizione la loro posizione sociale, il loro prestigio e in particolare il loro privilegio elitario. Insomma, faranno qualsiasi cosa pur di riaffermare il piedistallo eretto unilateralmente da loro per loro stessi e accettato (sommariamente) fin'ora dal resto degli umani (fortemente dipendenti dalla identificazione fisica e sensibile). Cioè l'assoluta maggioranza. Certo il Re è nudo ma è ancora il Re e può comandare alle guardie di giustiziare i "bambini" (saggi) che parlano troppo... Ed è esattamente quello che sta accadendo !

La psiche (cioè l'unità fisica che comprende il corpo materico - QUI) però non comunica tramite la parola, dato che nell'ambiente ove si muove non c'è "aria", ma tramite il pensiero che di fatto rende inutile non solo la parola, ma pure il "farsi capire". Nel pensiero infatti è incluso tutto il complesso mataforico e simbolico racchiuso nell'archetipo animico (cioè l'emozione). Nel corpo avviene una sorta di scissione tra la componente semantica e quella rappresentativa che poi è riadattata nel linguaggio corrente. Ma in questo processo di smembramento e ricomposizione si perde tantissismo del pensiero originario. Tanto che poi fare confusione è il minimo sindacale.

Noi possiamo "scassare il corpo" rendendolo incapace di scindere e riassemblare significazione, ma non toccheremo in ogni caso la psiche che giace su tutt'altro piano "sensibile" da cui ovviamente continua ad agire rendendo ineluttabile la conseguenza, cioè "il miracolo" (apparente) di trasformare un apparente disastro nel suo opposto: una presa di coscienza collettiva.

Il linguaggio è un invenzione che ha come compito originario quello di indicare. Indicizza. Come il cartello stradale, basta conoscere la segnaletica e banalmente l'interpretazione è poi accessibile a tutti e in via univoca. Non si fa "confusione". Non credo che vedremo mai gente davanti un cartello di STOP stare ferma per ore e ore ad aspettare che il cartello stesso gli dica "a voce" quando ripartire. Anche se all'inzio può essere difficile imparare a gestire questo genere di indicazioni che spesso sono molteplici, come le strisce a terra che delimitano dove fermare il mezzo, poi con l'esperienza "si impara" a guardare la faccenda "nel complesso" adeguando il comportamento un po' in tutte le differenti situazioni che sono di fatto infinite (=analogiche).

Come il cartello stradale anche il linguaggio deve essere onesto, in specie verso noi stessi, sintentico, chiaro e immediato e riferito ai principi. Un linguaggio particolarmente forbito può starci in un poema epico, in una fiaba o in una allegoria... Qualsiasi altro uso diventa di fatto un atto "magico". Cioè un tentativo di fascinazione o uso "tecnico" di possessione e in specie se si picca di "interpretare" come nel parere e nel giudizio. La pubblicità, un rotocalco o un quotidiano, una chiacchierata tra amici, un dialogo in un reality o un articolo di un paparazzo... Sono tutti esempi di un uso del linguaggio manipolativo "preterintenzionale" (cioè che va sempre oltre le intenzioni di chi lo propugna) per l'attenzione di quanti sono coinvolti. Per i tonti (tipo me) equivale a "fare casino". Perché (per quanto detto) sovraccarica la comunicazione verbale di compiti che non sono quelli suoi originari. Per ciò tanto più ne siamo dipendenti, ne facciamo uso e abuso, tanto più saremo dominati dalla confusione, senza soluzione di continuità...

Tale sovraccarico porta sempre verso una evoluzione alla "sarchiappone". Cioè si crea un frastuono che riempie tutti gli spazi... Di vuoto dentro e fuori da noi. Entro quel frastuono capire cosa c'è di buono e cosa no, diventa sempre più arduo se non proprio del tutto impossibile. Senza contare il rapporto di pura follia tra costi e benefici. Per ciò ci si deve poi affidare a mezzi sempre più follemente complessi, gratuitamente energivori e pericolosi (con sempre meno garanzie di risultati sensati) al fine di sondare questo Oceano di assoluto vuoto e "sperare" di strizzare fuori qualche stilla di buon senso per "prendere decisioni" di qualunque natura e tipo. Faccio un esempio: un PM usa un I.A. per determinare se un certo detenuto ha commesso infrazioni di qualche genere, spazza la rete e questa risponde con una lista che non lo soddisfa. Lo rifà più volte e infine trova quel che cerca. Peccato che l'I.A. per contentare il togato se lo sia inventato di sana pianta quel risultato. Perché mentre per noi il collegamento primario è quello implicito tra il reo e il reato ed è innato, ovvio, non può essere altrimenti, per l'I.A. ogni associazione è libera e se ne fotte del nostro intento. Non ha modo di allinearsi alle nostre intenzioni perché la sua base di funzionamento banalmente non puo replicare qualcosa che somigli a "un intenzione". Ma nemmeno animale, figuriamoci umana !!! Tutto ciò che può fare è "imparare" cosa ci accontenta (alla cieca) per assecondarlo.

Si sta ora progettando di creare sistemi decisionali che determinano il reato "prima che sia commesso" e in automatico prendono decisioni per impedire il reato non ancora commesso: se vi sembra folle, sappiate che tutta la struttura decisionale "politica" è immaginata così... E per un periodo lo sarà... Non per tutti e non d'appertutto ma ce la dovremo sorbire per arrivare a capire che "non esiste"... Era ed è un parto allucinatorio di assoluti svarionamenti "sarchiapponeschi"... Da ridere se non fosse che verrà sterminata un sacco di gente innocente per sta cosa surrealista.

Soltanto un invasato e assoluto "cretino" (nel senso etimologico di "povero cristiano") tipo Schwab può pensare che l'I.A. (o qualunque altra fetecchia del genere) possa arrivare ad avere un qualsiasi ruolo attivo futuro nel prendere decisioni al nostro posto e credere fermamente che questo possa portare a un miglioramento delle condizioni di vita, loro o di tutti. Siamo solo obbligati e questi sono solo gli escutori, i celerini che hanno il compito di rendere obbligatoria sta assoluta imbecillità dettata unicamente dal grado di fascinazione con cui ci faremo sedurre...

Indubbiamente, fuori di metafora, svilupperemo tecnologie interessanti e indubbiamente queste rivestiranno un ruolo di crescente importanza in futuro, ma in questa fase storica il loro sviluppo ha un significato "esotico" (=esoterico) molto preciso completamente differente: dobbiamo imparare (paradossalmente) perché (quando, quanto e come) ha senso farne a meno.

Tutto ciò che ora accade è che la tecnologia ha assunto il ruolo di nuovo vizio e per ciò ne stiamo facendo largo abuso. Come il fumo, come i dolci, come tanto e tanto altro che il benessere ci obbliga in qualche modo a considerare positivamente, ma che è positivo solo per il fascino che esercita sui semplici. Cioè coloro che rimangono totalmente dipendenti dall'identificazione e pur ammettendo che tutto questo (cellulare incluso) "fa male" poi lo mettono tranquillamente in mano ai loro pargoli (=futuro) nel passeggino quando magari nemmeno hanno ancora imparato a parlare e camminare ma sanno già come usare quel "coso infernale" e questo fa stare loro tranquilli così che pure i genitori "incoscienti".

Se riuscite a capire la metafora, da qui alla pedofilia legale e gli snaff movie come passatempo accettato e normale, il passo è brevissimo.

Il vizio di cui parliamo oggi è molto più sottile di quello che siamo abituati a vedere. Se per esempio un tempo avevamo sentore di come certe situazioni fossero velenose e in generale da "moderare", tipo l'ozio, poi con l'arrivo delle radiazioni ci siamo scontrati con un altra dimensione di veleni ambientali di cui non avevamo contezza e che sono "invisibili" ai sensi del corpo. C'è voluto molto tempo per capire che erano anche queste forme di avvelentamento (per il corpo) che in certi casi sono lente e in altre veloci, come per tutti i veleni. Un aspide o un crotalo tendono a dare effetti visibili piuttosto rapidamente se inoculano il loro veleno, tant'è che erano noti anche a popolazioni più arretrate, mentre il mercurio è letale solo se a piccole dosi e viene assunto per un periodo di tempo molto lungo, tant'è che in antichità non veniva associato alle conseguenze di chi ne faceva uso per esempio in alchimia. Se passa troppo tempo, collegare le cause agli effetti può essere un operazione tutt'altro che semplice e provare la correlazione può svelarsi arduo.

I militari che portano avanti strategie di guerra ibrida asimmetrica a bassa intensità stanno giocando proprio su questo fattore. Per questo "hanno fretta". Sanno benissimo che i veleni immessi nelle differenti catene come quella alimentare, con i pesticidi e gli OGM, quella sanitaria con il guadagno di funzione e la bioguerra contro la fertilità, quella distributiva, come le farine importate che oltre a fare concorrenza ai prodotti locali e a provenire da culture intensive non certo rispettose dell'ambiente sviluppano tossine nelle navi che provocano celiachia tra le altre cose, l'idrica che è pesantemente inquinata da metalli usati nella geoingegneria per la manipolazione climatica che per "l'ecologismo d'accatto" alla gretina non esiste se no la storiella del "clima impazito per causa antropoca" assumerebbe tutt'altre (e più idonee) suggestioni, alla fine diventano quello che sono: una palese ed evidentissima forma di aggressione.

Come a Gaza, come in Ucraina... Ma cosa ci vuole a capire che "tutto il Mondo è Gaza" ?!? Lo chiedo spesso al mio demone. Lui tace e di un silenzio che parla più di tutto il digimondo di sto inferno terreno.


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