A Roma Tre studenti contestano il presidente della Comunità Ebraica per il Giorno della Memoria
“Perché il corteo pro Palestina del 27 gennaio dovrebbe essere un problema?”. È quanto chiedono studentesse e studenti all’università di Roma Tre durante un evento organizzato per la Giornata della Memoria.
A cura di Beatrice Tominic
"Mi dispiace ma non posso fare a meno che chiedere per quale motivo in questa sede non possiamo prendere anche le parti dei palestinesi che stanno vivendo un genocidio". Questo l'intervento di una degli studenti e delle studentesse presenti oggi nell'aula magna dell'Università di Roma Tre per un'iniziativa dedicata alla Giornata della Memoria, alla presenza del presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun.
Ne è seguito un applauso. "Mi dispiace che non voglia utilizzare il termine genocidio, ma non saprei come definirlo un Paese in cui, negli ultimi mesi, sono stati sterminati almeno 20mila civili – continua la studentessa – Più volte è stata definita rivisitazione storica, ma come vogliamo definire quello che sta succedendo in Palestina da 75 anni a questa parte?"
La protesta degli studenti e delle studentesse in ateneo
Così studenti e studentesse sono intervenute durante l'evento. "Il presidente della Comunità Ebraica Italiana è lo stesso che proprio ieri ha definito una sconfitta per tutti il corteo contro il genocidio in Palestina organizzato per sabato 27 gennaio e ha invitato le istituzioni a vietarlo, definendolo marcia antisemita nel Giorno della Memoria".
E poi attaccano: "Mi sembra evidente che si stia facendo confusione fra l'antisemitismo e l'antisionismo – aggiunge una studentessa – Esistono anche ebrei che vanno contro il sionismo, quindi non confondiamo le cose. Noi studenti abbiamo dimostrato varie volte che siamo dalla parte del popolo palestinese. Perché il corteo del 27 gennaio per la Palestina dovrebbe essere un problema? Davanti alle menzogne della propaganda sionista rispondiamo dicendo che il nuovo genocidio è quello in Palestina".
L'invito accolto dal ministro
Un invito, quello di Fadlun, che sembrerebbe essere stato accolto dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha avanzato la possibilità di un rinvio delle manifestazioni: "La libertà di pensiero non viene messa in dubbio: gli eventi subirebbero degli spostamenti, non delle cancellazioni – ha spiegato il ministro – Ma non possiamo non prendere in considerazione la possibilità che si creino problemi di ordine pubblico". Per questo, secondo quanto spiegato, le autorità di pubblica sicurezza stanno incontrando gli organizzatori dei cortei: "Qualora non riuscissimo a spostare gli eventi, faremo le nostre valutazioni e agiremo di conseguenza".
La replica della Comunità palestinese
Non ha tardato ad arrivare la risposta della Comunità Palestinese che ha ribadito che il Giorno della Memoria non è solo degli ebrei. "Il 27 gennaio serve per non dimenticare tutte le tragedie. E oggi è il popolo palestinese a subire un orrendo sterminio da parte degli occupanti sionisti israeliani . Non mi risulta che in Italia ci sia una legge che impedisca di organizzare manifestazioni nel Giorno della Memoria – ha fatto sapere il presidente della comunità Palestinese di Roma e del Lazio Yousef Salman – La lotta dei palestinesi non è contro gli ebrei, vogliamo scendere in piazza per chiedere un cessate il fuoco".
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