Martedì 23 gennaio il Parlamento sarà finalmente chiamato al voto in aula per convertire in legge il decreto che consente al governo di continuare a inviare armi all’Ucraina.
In piena continuità con il governo Draghi, a dicembre l’attuale esecutivo aveva presentato il nuovo pacchetto di aiuti in forma secretata al Copasir, prorogando il già anomalo e anticostituzionale decreto che sancisce una volta di più l’obbedienza del Paese alla linea guerrafondaia della Nato e la cobelligeranza al fianco del regime nazi-golpista di Kiev.
Il dibattito sulle comunicazioni del ministro della Difesa alle Camere della scorsa settimana ha fatto emergere tutto l’asservimento del governo alla linea dell’Unione europea che vuole la continuazione della guerra e l’imbarazzo della sedicente opposizione dinanzi al nuovo costosissimo pacchetto di aiuti militari.
Se la contrarietà del Movimento 5 stelle all’invio di armi ha tutta l’aria dell’ennesimo atto di trasformismo e opportunismo politico a cui ci ha abituato sin dal Conte I, il Partito democratico ha svelato ancora una volta la sua natura guerrafondaia, non votando la riduzione delle spese militari e lo stop all’invio di armamenti all’Ucraina.
Il Comitato Angelo Baracca, in continuità con quanto espresso il 4 novembre per le strade di Roma e il 19 dicembre al Pantheon, ripudia fermamente il sostegno alla guerra, la sudditanza della Repubblica alla logica guerrafondaia della Nato e la mancanza di coraggio e coerenza dell’intero arco d’opposizione che siede oggi in Parlamento.
Per questo, invita alla partecipazione per martedì 23 gennaio alle piazze che di terranno nelle varie città italiane.
A Roma, l’appuntamento è per le ore 18:00 a piazza della Rotonda, difronte al Pantheon, per far sentire al Senato la voce di coloro che si oppongono alla guerra come risoluzione dei conflitti, all’invio di armi all’Ucraina e alla Nato in quanto alleanza fondata sulla guerra e pertanto incapace di sostenere qualsiasi ipotesi negoziale e diplomatica.
La funzione cobelligerante assunta dal Paese in Ucraina, così come nel genocidio in corso in Palestina, provoca morte nei teatri di guerra, impoverimento degli abitanti del Paese e soffia sul vento dell’estensione del conflitto bellico.
Al contrario, la popolazione italiana ha espresso a più riprese la sua contrarietà all’operato in Ucraina del governo Draghi prima e Meloni poi. Manifestare per fermare la guerra è un passaggio fondamentale per dare alla pace e giustizia sociale la possibilità di imporsi.
L’appuntamento è per martedì nelle piazze