Milano, 21 luglio 2023 – Sembra di intravedere il fumo in quel cielo che si fa sempre più nero prima dell'arrivo delle salme in Duomo di Laura Blasek , 86 anni, Paola Castoldi, 75 anni, Mikhail Duci, 73 anni, Anna Maria Garzia, 85 anni Loredana Labate, 84 anni e Nadia Rossi, 69 anni, le vittime dell’incendio alla Casa per Coniugi dello scorso 7 luglio. È il giorno del lutto cittadino e dei funerali. Sembra notte. Alle 10.49 i lampeggianti della polizia locale aprono il lungo corteo di carri funebri, silenzioso. Il vento fa crollare le transenne. Fuori, in piazza Duomo ne parlano (quasi) tutti. In Cattedrale entrano in pochi, una cinquantina di persone.
Le bare vengono posate una dopo l'altra ai piedi dell'altare. Ci sono il sindaco Giuseppe Sala, il questore Giuseppe Petronzi, il prefetto Renato Saccone, il comandante dei carabinieri, i vigili del fuoco, il pm Tiziana Siciliano. Per la Regione Gianluca Comazzi. A celebrare le esequie è monsignor Mario Delpini.
Nonostante il funerale fosse aperto a tutta la cittadinanza sono poche le persone arrivate in Duomo. A parte autorità e parenti, pochi hanno voluto rendere omaggio, complice forse il maltempo. La cattedrale appare semideserta.
"No, non è vero. Tu non sei un niente che si perde nel nulla. No, non è vero. Tu non sei una solitudine desolata che è destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza”. Lo ha detto l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Delle sei vittime del rogo due erano infatti senza famiglia. «Anche se non hai nessuno della famiglia, anche se nessuno verrà alla tua tomba per deporre un fiore, tu non sei solo - ha aggiunto l'arcivescovo - No, non è vero. Tu non sei una storia che nessuno ascolta, anche se il tuo racconto è talvolta un pò confuso e tra i tuoi ricordi fatichi a ripescare un nome». «No, non è vero. Tu non sei solo il fascicolo di una pratica che a un certo punto finisce in archivio, una patologia da associare a un medicinale, un posto letto occupato - ha detto ancora - No, non è vero che l'unica parola che abbiamo da dire sulla tua città e sulla tua vita è che sia una storia di desolata solitudine».