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La democrazia è di fatto compatibile con pratiche di violenza su larga scala – bellicista, non solo belligerante “
La frase precedente conclude il primo paragrafo del quarto capitolo del manuale di Johan Galtung “ Pace con mezzi pacifici”, pubblicato in Italia nel 2.000 dalla casa editrice Esperia.
Johan Galtung è considerato il più importante studioso della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Prima che in sociologia si è specializzato in matematica e per questo nelle sue esposizioni si trovano espressioni e termini più presenti nella logica e nelle matematica che nella saggistica. Così il titolo del capitolo è un singolare :
“ democrazia: dittatura = pace : guerra ? ”.
Per fortuna il titolo del primo paragrafo del capitolo è un più chiaro “ Le democrazie sono belligeranti o pacifiche ? ” e Galtung spiega subito che nelle pagine successive indagherà sul possibile collegamento tra democrazia interna e belligeranza esterna.
Secondo lo studioso norvegese “ Nell’ immagine che hanno di se stesse, le democrazie non sono belligeranti (impegnate nella guerra) e neppure belliciste (inclini alla guerra )“ “Tuttavia gli USA, per esempio, hanno usato le armi all’ estero più di 200 volte ( mediamente una volta l’ anno) “. “Le attività di guerra sono state spesso definite con altri nomi “come spedizione punitiva” o “azione per proteggere i nostri cittadini o i nostri interessi all’ estero “. “Ma perché tanta belligeranza se non a causa di un’ inclinazione bellicista ?” Un terzo argomento che porta alla guerra è, anche se non dichiarato, “per scopi elettorali, per la rielezione di un Reagan o di una Tatcher, di un Bush o di un Maior”.
Un altro aspetto “piuttosto fastidioso “ di quasi tutte le democrazie occidentali è il coinvolgimento in forme di violenza internazionale come lo schiavismo o il colonialismo. Questo avvenne in gran parte quando “le pietre miliari sul sentiero della democrazia” il 1668,il 1776, il 1789, erano state superate.
Galtung inizia allora a studiare il rapporto tra le democrazie e le guerre e individua 9 fattori principali di collegamento tra la democrazia interna e la belligeranza in politica estera. Alcuni di questi favoriscono la belligeranza altri la limitano:
1- Cultura individualista, competitiva, aggressiva
2- Una storia di traumi inflitti agli altri
3- Alta posizione nella piramide mondiale
4- Isomorfismo tra struttura interna e struttura mondiale
5- Decisioni condivise
6- Applicazione dei diritti umani
7- Lotta di potere interna
8- Surplus di pace interna
Per il nono fattore scrivo, invece della definizione sintetica che troviamo nell’ elenco a pag. 105 del volume, una definizione più estesa che troviamo nella pagina precedente insieme a una breve spiegazione del fattore di collegamento
Teorema 9
Più è democratico il paese, più sono compiaciuti i leader/ i cittadini
e più sono compiaciuti i leader/i cittadini, più belligerante è il paese
Spiega Galtung “vivere in una democrazia è fonte di prestigio, vivere in una non democrazia costituisce un marchio…come far parte di una casta di paria internazionali , meritevoli di marginalizzazione tramite il boicottaggio politico ed economico, o addirittura di sanzioni “
“Perciò le democrazie fanno la guerra contro le dittature malvagie, proiettando su di esse la propria repressione e il proprio espansionismo al modo di chi è davvero autocompiaciuto “
La conclusione del professore norvegese è che “il tono scettico” di questo capitolo non è un sintomo di una posizione contraria alla democrazia, e non significa che, se le democrazie possono essere belliciste, allora le non democrazie sono pacifiche.
La tesi finale potrebbe essere che il bellicismo non dipende dall’ essere un paese democratico o no, ma dipende da altre variabili, come la cultura “profonda” che è trasversale rispetto alla distinzione tra democrazia/non democrazia.
La mia conclusione:
Queste mie righe sono solo un accenno alla questione della guerra condotta dalle democrazie occidentali, ma questo è un tema che i pacifisti dell’ occidente non possono eludere.
E non devono iniziare da zero, basta pensare all’ impegno pacifista di Bertrand Russell, nato con l’ opposizione alla prima guerra mondiale e terminato con l’ opposizione alla guerra in Vietnam. Un pacifismo che non era certo anti occidentale o filo comunista, ma che fu sempre impegnatissimo a contrastare le derive belliciste dei paesi considerati democratici.
La cultura nonviolenta, nel caso di guerre condotte dalle democrazie, non deve solo impedirci di fare azioni violente o indurci a stigmatizzare paesi considerati antidemocratici, ma deve aiutarci a leggere le situazioni oltre le semplificazioni che nascondono la realtà complessa, come nel caso della guerra in Ucraina "c'è un aggredito e un aggressore", e a smascherare la propaganda e l’ ipocrisia dei paesi occidentali.
Cercando la verità, praticando la nonviolenza, cioè non rispondere alla violenza altrui con altra violenza, e non collaborando con chi, in buona o cattiva fede, sostiene la necessità della guerra.
Marco Palombo
Interessante, da approfondire. Se pensi ad Atene, la culla della "democrazia", é stato in realtà uno degli stati più imperialisti di sempre.
Mi fa piacere la tua espressione "da approfondire",
perché penso che farlo sia importante per tutto il pacifismo dei paesi occidentali e del mondo intero.
Un dibattito che ora manca, ma che paradossalmente era presente soprattutto in Europa tra la prima e la seconda guerra mondiale.
i protagonisti: Gandhi, Rolland, Cerkov (segretario e collaboratore di Tolstoi, che invece era scomparso da tempo, nel 1910) e altri.